di Raffaella Vitulano – giornalista
Un partenariato europeo nell’industria automobilistica per favorire l’adattamento al cambiamento di 12 milioni di lavoratori dipendenti ed aumentare la competitività: la Commissione europea e le principali federazioni industriali ed organizzazioni di lavoratori dipendenti del settore hanno annunciato il lancio di un nuovo partenariato per migliorare l’anticipo e la gestione dei cambiamenti nell’industria automobilistica dell’Unione europea. Questo passo fa seguito al dibattito ad alto livello sulle ristrutturazioni, che si è svolta il mese scorso a Bruxelles tra la Commissione europea, l’Associazione dei produttori europei di macchine (Acea), il Comitato di collegamento europeo dei fabbricanti di attrezzature e di parti automobili (Clepa) e la Federazione europea dei sindacati metallurgici (Fem). Tale partenariato permetterà di seguire l’evoluzione dell’industria automobilistica e favorirà lo scambio di ‘know-how’ sulla gestione socialmente responsabile delle ristrutturazioni. Nell’Unione europea, 12 milioni di famiglie vivono dell’industria automobilistica ed il settore si confronta con sfide considerevoli, fra le quali l’intensificazione della concorrenza e delle ristrutturazioni. Per questo partenariato, imprese, organizzazioni sindacali, governi e regioni si sono impegnate a collaborare per preparare meglio i cambiamenti e gestirli in modo attivo, dato che l’industria automobilistica è una fonte importante di prosperità, d’occupazione e d’innovazione nell’Unione europea.
Il partenariato ha ricevuto il sostegno di tutti i soggetti economici e sociali dell’industria, ed i partner (Unione europea, governi, imprese, organizzazioni sindacali e regioni) si impegnano ad adottare una serie di misure, fra le quali la creazione di un nuovo osservatorio dei cambiamenti nell’industria automobilistica, anche sul piano dell’occupazione e delle necessità di competenze; il censimento e lo scambio di buone pratiche in materia di ristrutturazioni socialmente responsabili, con l’obiettivo di formulare successive raccomandazioni; un migliore utilizzo dei fondi (e, in particolare, del Fondo Sociale Europeo e del fondo europeo d’adeguamento alla mondializzazione) per favorire l’anticipo dei cambiamenti e l’adattamento.
L’industria automobilistica coinvolge oltre 2 milioni di europei ed è all’origine di 10 milioni di occupazioni indirette. Rappresenta circa il 3% del pil dell’Unione europea e contribuisce alle esportazioni con 60 miliardi di euro (cioè circa il 4% delle esportazioni comunitarie di prodotti manifatturieri). È anche il principale investitore privato europeo nel settore della R&S (ricerca e sviluppo) , con più di 20 miliardi di euro annuali destinati ogni anno all’innovazione (4% del suo fatturato e 20% del totale degli investimenti dell’Unione nel R&S). Tuttavia si confronta a problemi diversi, dicevamo, tra i quali si può citare la concorrenza internazionale crescente, l’evoluzione delle società nei settori della mobilità, della tutela dell’ambiente e della sicurezza stradale, i cambiamenti della domanda mondiale o anche la carenza di competenze, che complicano la sostituzione di manodopera anziana.
La conferenza del mese scorso ha segnato il punto di partenza di un passo destinato ad iniziare un dialogo tra i destinatari ed aiutarli a adattarsi meglio al cambiamento. Circa 250 rappresentanti ad alto livello delle istituzioni europee, imprese, organizzazioni sindacali ed autorità nazionali e regionali vi hanno partecipato. Una nuova conferenza ‘ristrutturazioni’, il 26 novembre, riguarderà, questa volta, l’adattamento delle piccole imprese al cambiamento.
Obiettivo del partenariato biennale è dunque di mantenere e rafforzare la posizione competitiva dei produttori di automobili europei, creando impieghi di qualità e migliorando la capacità di impiego dei lavoratori nel settore, condizione preliminare ad una crescita duratura ed alla coesione sociale. Le trasformazioni dovuta alle tendenze del mercato, alla concorrenza internazionale, all’innovazione tecnologica ed ai cambiamenti regolamentari offrono al contempo nuove opportunità per il settore automobile europeo, nel reimpiego dell’economia europea verso attività a più forte valore aggiunto e che creino nuovi posti di lavoro di migliore qualità, con un investimento massiccio nell’innovazione e le risorse umane del settore.
Cambiamenti e ristrutturazioni non sono – per i firmatari del partenariato – sinonimi di declino sociale e di perdita di sostanza economica. Al contrario, il cambiamento è alla base del progresso sociale ed economico quando è anticipato in un contesto di reale dialogo sociale e quando le parti sociali e le autorità pubbliche fanno in modo che ciò avvenga in condizioni sane, durature e socialmente responsabili. L’assoluta priorità per le parti sociali è di proseguire il lavoro di miglioramento della competitività della produzione europea, riconoscendo che questo sarà ottenuto attraverso miglioramenti nella qualità, la produttività, le qualificazioni dei lavoratori e l’innovazione. Le parti ritengono poi necessari: la fiducia reciproca ed il partenariato; una migliore regolamentazione e il coordinamento delle politiche (in particolare nei settori della concorrenza, dell’ambiente e dell’occupazione); l’innovazione come fattore chiave della competitività; l’investimento nel miglioramento delle competenze dei lavoratori; miglioramenti continui della produttività; una gestione efficace dei cambiamenti, sostenuta dall’anticipo, la facilitazione ed il seguito, tramite un dialogo regolare e la mobilizzazione degli strumenti di sostegno, se necessario. Quando l’adattamento si riterrà necessario, le parti ed i loro membri utilizzeranno la ricca esperienza già sviluppata in materia d’adattamento industriale.
Le parti invitano quindi tutti gli altri attori (governi, autorità regionali, imprese, comitati d’impresa europei ed altri rappresentanti dei lavoratori) a prendere conoscenza di questo partenariato e a cooperare alle azioni e politiche previste. Le responsabilità ed il ruolo di ogni attore a tutti i livelli di gestione (europeo, nazionale, regionale), di tutti i soggetti economici e sociali (associazioni settoriali, parti sociali ed imprese) devono essere esercitate in modo articolato tale da permettere un rafforzamento reciproco, secondo le competenze di ciascuno.
A livello europeo, la Commissione è invitata a sostenere la creazione di strumenti d’analisi e di previsione precisi ed efficaci, in cooperazione stretta con tutti gli attori.
Tra gli obiettivi del partenariato, anche una pratica commerciale che miri a garantire la competitività globale dell’industria europea sul mercato europeo come su quelli dei paesi terzi. E questo comporta un pieno utilizzo dei fondi strutturali, in particolare il Fondo Sociale Europeo, per sostenere l’anticipo del cambiamento e le ristrutturazioni nelle regioni suscettibili di essere interessate dai cambiamenti. Ciò può implicare un utilizzo del Fondo Sociale Europeo per sostenere l’investimento dedicato alla formazione ed alla riconversione dei lavoratori, e del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale per incoraggiare la riconversione economica e sociale a livello regionale come complemento dell’intervento anticipatore ed a lungo termine dei fondi strutturali. Senza trascurare l’utilizzo del fondo europeo d’adeguamento alla mondializzazione, per aiutare i lavoratori licenziati del settore a ritornare rapidamente sul mercato del lavoro.
Il Comitato di dialogo sociale settoriale che la Fem e la Clepa desiderano istituire costituirà una piattaforma per la preparazione delle azioni suddette. I soggetti economici del settore automobile sottolineano infatti la necessità di un adattamento permanente alle pressioni concorrenziali. Riconoscono che il dialogo sociale anticipatore è una delle condizioni preliminari al conseguimento di quest’obiettivo. Continueranno quindi a sviluppare, conformemente alle legislazioni e disposizioni in vigore, pratiche interne per una partecipazione impegnata, anticipatrice ed efficace dei rappresentanti dei lavoratori (in particolare dei comitati d’impresa europei, dei comitati d’impresa nazionali e dei sindacati) informandoli in modo permanente dei cambiamenti e consultandoli prima di ogni evoluzione prevedibile suscettibile di influire sull’occupazione nell’impresa. A tale scopo, i rappresentanti delle imprese e dei lavoratori continueranno a mettere a punto meccanismi e disposizioni di pianificazione prospettiva (quantitativa e qualitativa) in materia di occupazioni e di competenze, adeguate alla loro situazione. Lavoreranno insieme a migliorare la competitività della produzione allo scopo di ridurre al minimo il ricorso ad azioni di ristrutturazioni significative. In occasione delle fasi specifiche di ristrutturazione, continueranno a sostenere gli sforzi che mirano ad attenuare le conseguenze sociali per il personale e per la regione interessata.

























