Valeria Fedeli, segretario generale della Filtea Cgil, come valuta il fatto che il ministro del Lavoro abbia emanato le linee guida per una riforma dei contratti a termine? A suo giudizio, la decisione rientra nei suoi poteri e doveri o si sostituisce all’autonomia delle parti sociali?
Il ministro del Lavoro ha la responsabilità di una proposta a nome di tutto il Governo per affrontare il confronto con le parti sociali. Al tempo stesso le parti sociali devono impegnarsi a costruire una propria proposta sul tema della riforma dei contratti a termine, in modo tale che il metodo e il merito siano innanzitutto condivisi dal sindacato, anche se il problema è complesso, viste le divisioni precedenti, scegliendo ciò che unitariamente si è determinato negli ultimi rinnovi contrattuali.
Entrando nel merito, condivide le linee guida?
Sì, in particolare la definizione del contratto a termine come eccezione, nel senso che esso deve rispondere ad esigenze della produzione diverse da quelle “ordinarie”, e il fatto di riconsegnare alla contrattazione l’individuazione delle casistiche e delle percentuali.
Quanto alla possibilità di un avviso comune delle parti sociali, ritiene che ci siano le condizioni per un accordo unanime, dopo la mancata firma della Cgil all’avviso comune che nel 2001 recepì la direttiva comunitaria?
Penso che si debba tentare di raggiungere un accordo, insisto, anche facendo tesoro in positivo della capacità che le categorie hanno avuto nei rinnovi contrattuali di regolamentare contrattualmente gli effetti negativi della direttiva.
Altra questione. Il congresso della Cgil ha sancito l’unificazione della Filtea, federazione dei tessili, con la Filcem, federazione della chimica e dell’energia. Quali, in sintesi, le ragioni di tale scelta?
La nascita di una categoria nuova della Cgil che mette insieme, valorizzandole, le storie sindacali e contrattuali dei tessili, dei chimici e dell’energia, è una importante scelta strategica per meglio corrispondere ai cambiamenti avvenuti in questi settori e a fronte dei cambiamenti che la globalizzazione impone anche al sindacato, ai suoi modelli organizzativi, alle sue politiche di filiera, sia sul piano nazionale che europeo ed internazionale. Tutto ciò contribuirà a mantenere, innovandola e adeguandola in modo efficace e più incisivo, la tutela del lavoro in questi settori, la capacità di nuove relazioni industriali, politiche contrattuali più unitarie, il rilancio del sindacato e delle Rsu nelle filiere e nei territori. Per governare i processi di trasformazione in atto, rendere il lavoro, i lavoratori e il sindacato protagonisti di tali processi, dare sostanza concreta alla competizione di prodotti di qualità.
Quali sono i modi e le scadenze dell’unificazione?
Abbiamo elaborato un manifesto-documento tra le due categorie e la Cgil, che deve essere pronto entro fine anno. Il documento verrà poi discusso negli organismi dirigenti, sarà la carta fondamentale delle ragioni e dell’impegno futuro della nuova categoria. Contemporaneamente si procede in tutti i territori, partendo da quelle realtà che sono già pronte, a realizzare le sinergie e formare i nuovi gruppi dirigenti. Il cammino dell’unificazione si dovrebbe concludere entro il dicembre 2007.




























