Prosegue l’emorragia di posti di lavoro nella City di Londra. La banca d’affari UBS Warburg ha deciso di ridurre di oltre il 10% l’organico delle proprie attività di ”investment banking” nella cittadella finanziaria della capitale. La notizia, anticipata ieri dal quotidiano britannico ”Financial Times”, è stata confermata oggi dalla banca, che però non ha voluto precisare se i tagli riguardano anche il personale italiano. Già lo scorso anno nella City sono stati eliminati 25.000 posti di lavoro ma le misure adottate dalla UBS Warburg – che dà lavoro nella sede di Londra a 6.000 persone, di cui 800 nella divisione ‘investment banking’ – non ha precedenti perchè riguarda anche posizioni al vertice ritenute fino ad oggi intoccabili. ”Adesso stanno tagliando anche chi è bravo perchè non c’è abbastanza lavoro”, ha commentato al ”Financial Times” un banchiere della UBS Warburg che ha voluto mantenere l’anonimato. La settimana scorsa, ha anticipato ”l’Ft”, la banca d’affari ha comunicato a 100 banchieri (di cui 75 di grosso calibro) nell’investment banking che dovranno lasciare entro questa estate. Oltre a questi, prosegue la testata, ne seguiranno altri 100 in altri settori della banca. Ma il settore dell’investment banking non è l’unico a soffrire: anche quello azionario e della ricerca sono stati colpiti dalla debolezza dei mercati e dalla mancanza di un numero sufficiente di nuove quotazioni. La scorsa settimana la Deutsche Bank ha annunciato 365 esuberi nella divisione azionaria, mentre il gruppo creditizio Hsbc ha registrato un esodo di analisti finanziari delusi per la mancanza del ‘bonus’ di fine anno. Non più tardi di aprile, infine, la banca d’affari Dresdner Kleinwort Wasserstein ha eliminato 200 posti di lavoro ed ha avvertito che altri tagli seguiranno presto.
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