I ministri del Lavoro della Ue, riuniti a Lussemburgo, hanno raggiunto un accordo su una proposta di regolamento che sancisce l’uguaglianza di trattamento tra i cittadini comunitari e non comunitari in materia di sicurezza sociale.
La proposta – che dovrà ora essere esaminata dal parlamento europeo – prevede di estendere le nuove regole sul coordinamento dei sistemi di sicurezza (che dovranno essere adottate antro il 2003) anche ai cittadini degli Stati terzi. Il trasferimento, che avverrà in modo progressivo, riguarderà tutti i lavoratori dei paesi terzi legalmente residenti nei paesi dell’Unione, al di là della loro cittadinanza, che si spostano da uno Stato all’altro per ragioni di lavoro.
L’accordo è stato raggiunto a 14, con l’eccezione della Danimarca che, come stabilito dal protocollo di adesione alla Ue, non partecipa all’adozione di atti relativi alle politiche di asilo, immigrazione e altre questioni legate alla libera circolazione delle persone. Germania e Austria – che avevano posto riserve – hanno aderito al testo finale, dopo avere ottenuto una deroga per il settore delle prestazioni familiari.
E anche la Gran Bretagna e l’Irlanda hanno deciso di partecipare all’adozione del regolamento, rinunciando alla possibilità di opting out, prevista dal Trattato.
L’Italia ha appoggiato la proposta ritenendo che l’applicazione del regolamento ai cittadini dei paesi terzi non conferisce loro il diritto all’ingresso, al soggiorno o alla residenza, nè l’accesso al mercato del lavoro di uno Stato membro. Il regolamento, infatti, si limita ad assicurare al cittadino legalmente residente nell’Unione lo stesso diritto alla sicurezza sociale che hanno i cittadini europei quando si spostano da un paese all’altro.
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