Sebbene il numero di occupati abbia superato i livelli pre-crisi il numero di ore lavorate “è ancora significativamente inferiore” e si tratta di condizioni di lavoro più fragili visto che crescono soprattutto i posti a tempo determinato ed il part-time involontario. E’ quanto emerge dal Rapporto annuale 2019 dell’Istat.
L’anno scorso, sottolinea l’Istituto, l’occupazione è aumentata per il quinto anno consecutivo (+0,8%) “sebbene con minore intensità rispetto ai due anni precedenti (+1,2 e +1,3%)” superando di 125 mila unità quella del 2008 (+0,5%).
Il ritorno dell’occupazione ai livelli pre-crisi è dovuto esclusivamente al lavoro dipendente che, in dieci anni, è aumentato di 682 mila unità (+4,0%). Ma si tratta essenzialmente di posti a tempo determinato (+760mila unità rispetto al 2008) mentre quello a tempo indeterminato dopo un nuovo arretramento nel 2018 (-108mila pari a -0,7%) “ha mostrato segni di recupero nei primi mesi del 2019”.
Rispetto al periodo pre-crisi, poi, “il volume di lavoro misurato in termini di ore lavorate è ancora significativamente inferiore” si legge nel Rapporto in cosiderazione del fatto che “rispetto al 2008 si contano complessivamente 876 mila occupati a tempo pieno in meno e un milione di occupati part-time in più” e “sono aumentati in particolare gli occupati in part-time involontario (quasi un milione e mezzo in più rispetto al 2008), il cui peso sul totale dei lavoratori a orario ridotto ha raggiunto nel 2018 il 64,1%”.
La dinamica dell’occupazione nel decennio post-crisi è stata positiva soltanto per le donne (+5,3%) mentre per gli uomini il recupero degli ultimi cinque anni (+532 mila; +4,1%) non è stato sufficiente a colmare la perdita di 900 mila occupati subita durante la crisi.
Ma, segnala l’Istat, l’andamento positivo dell’occupazione femminile si è accompagnato “a una riduzione della stabilità e delle ore lavorate” oltre che al permanere di penalizzazioni per le madri con figli minori. Infatti delle 492 mila occupate in più tra il 2013 e il 2018, il 40,4% svolge un lavoro part-time involontario, mentre l’aumento dell’occupazione delle donne tra i 25 e i 49 anni “la fascia di età nella quale si registra la maggiore concentrazione di madri con figli minori” è stato solo dell’1,5%.
Continua ad aumentare poi il divario territoriale: nel 2018 il Centro-nord ha superato il numero di occupati rispetto al 2008 (384 mila, +2,3%) mentre nel Mezzogiorno il saldo è ancora ampiamente negativo (-260 mila; -4,0%). Non solo, nel Centro-nord vi sono 195 mila dipendenti a tempo indeterminato in più rispetto al 2008 (+1,8%) mentre nel Mezzogiorno ve ne sono 273 mila in meno (-7,0%).
Nel 2018, infine, meno della metà degli occupati nel Mezzogiorno può contare su un lavoro stabile e a tempo pieno (48,8%, in calo di 5,5 punti percentuali), contro il 54% del Centro-nord (-2,6 punti percentuali).
E.G.




























