A marzo 20018 sono circa 900mila i nuclei e le persone beneficiarie di misure di contrasto alla povertà collegate al Sia (Sostegno inclusione attiva) e Rei (Reddito di inserimento). In questo numero sono comprese anche misure regionali integrative. Lo sottolinea l’Inps nell’Osservatorio statistico sul reddito di inclusione.
Secondo il report è stato già raggiunto il 50% della platea potenziale. Sette su dieci nuclei beneficiari sono al Sud, confermando dunque che la povertà è molto più diffusa nelle regioni meridionali. Per il solo Rei la platea raggiunta è pari a circa 317mila.
Secondo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, il Rei “è uno strumento importante. Credo che questo Governo sul piano delle politiche sociali abbia fatto importanti cose e sarebbe un peccato interrompere o smontare uno strumento come questo”.
Poletti ha poi sottolineato che quello del reddito di inclusione “sia un buon impianto sul quale si possono innescare valutazioni e considerazioni per il futuro. Credo sia qualcosa di importante che deve durare nel tempo, è un bene partire da quello che c’è.
Poi tutti hanno possibilità di migliorare, di fare meglio e di più e questo è l’auspicio di tutti noi”.
Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha spiegato che il Rei “sembra essere una misura legata all’incidenza della disoccupazione. C’è una relazione molto stretta tra disoccupati e beneficiari, con una parziale eccezione della regione Puglia, perché è una di quelle regioni in cui esistono misure integrative al Rei”. Il reddito di inclusione “ha dato un aiuto a famiglie monocomponenti – ha aggiunto – ha tappato un’altra falla presente nel nostro sistema di protezione di base”.

























