Tim ha ricevuto l’assenso all’esecuzione dell’operazione di cessione di NetCo al fondo infrastrutturale statunitense KKR ai fini della normativa ‘Golden power’. Lo annuncia la società in una nota, precisando che “il provvedimento autorizzativo, con il quale il Consiglio dei Ministri ha esercitato i poteri speciali nella sola forma delle prescrizioni, ha fatto propri gli impegni presentati nel corso del procedimento. Si tratta – prosegue Tim – di impegni ritenuti dal Governo pienamente idonei a garantire la tutela degli interessi strategici connessi agli asset oggetto dell`operazione”.
Per parte propria, Palazzo Chigi sottolinea che il via libera da parte del Governo rappresenterebbe un ulteriore step “a tutela dell’interesse nazionale e a garanzia del controllo statale sugli asset strategici della rete primaria di telecomunicazione. Si prevede un ruolo del Governo nella definizione delle scelte strategiche, vengono assicurati tutti i presidi essenziali e garantita la supervisione allo Stato di tutti gli aspetti inerenti la sicurezza, la difesa e la strategicità della rete e dei relativi asset” prosegue il governo.
“La delibera del Consiglio dei ministri – sottolinea ancora la nota governativa – recepisce nelle prescrizioni gli impegni che le parti hanno assunto a cominciare dalla creazione dell`organizzazione di sicurezza, dalla nomina del preposto di cittadinanza italiana, dalla competenza esclusiva su tutte le questioni incidenti sugli asset strategici, dal mantenimento in Italia delle attività di ricerca e manutenzione, e dal monitoraggio. Si delinea quindi un quadro certo di supervisione strategica affidata allo Stato. Un passo avanti importante nella definizione complessiva dell’operazione, che procede secondo le tempistiche annunciate” conclude Palazzo Chigi.
Ma a fronte di queste dichiarazioni, per Cgil e Slc-Cgil permangono dubbi. “Vogliamo sapere se fra le garanzie degli interessi strategici nazionali ci sono anche quelle sulla tenuta occupazionale”, interroga il sindacato, preoccupato non solo per il destino dei dipendenti della Netco, “d’ora in poi nelle mani dello stesso soggetto finanziario che sta chiudendo gli stabilimenti Marelli in Italia e in Europa”, ma anche per i 16 mila dipendenti a carico della società di servizi di cui rimarrà proprietaria Tim.
“Si consegna ad un soggetto privato estero il controllo della rete di telecomunicazioni, ignorando del tutto la portata strategica di un asset fondamentale per il Paese”, dichiarano il segretario confederale della Cgil, Pino Gesmundo, e il segretario nazionale Slc Cgil, Riccardo Saccone. “Purtroppo – osservano – dobbiamo constatare come tutta questa vicenda continui ad essere avvolta da una coltre di opacità intollerabile. Ma oramai i nodi stanno arrivando al pettine”. A fine febbraio, infatti, scadranno gli ammortizzatori sociali e allo stesso tempo dovrebbe finalmente essere presentato il piano industriale delle due aziende. “Davvero qualcuno al governo – chiedono critici i due dirigenti sindacali – pensa di poter evitare il confronto con il sindacato sulle ricadute infrastrutturali e, soprattutto, occupazionali di questa operazione?”.
Per Gesmundo e Saccone “ad oggi non esiste più lo strumento dei contratti di espansione, la base esodabile in Tim per eventuali uscite in prepensionamento è praticamente esaurita almeno per tutto il 2024 e nessuna risposta abbiamo ricevuto alla richiesta di una partecipazione delle Istituzioni alla dotazione di partenza del neonato Fondo di Solidarietà di settore che pure potrebbe essere indispensabile alla gestione di questa delicatissima fase. Se non arriveranno risposte – concludono – metteremo in campo tutte le azioni sindacali a nostra disposizione”.
e.m.