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Home - Approfondimenti - La nota - Ex Ilva Story, cronaca di due appuntamenti inconclusi, tra il Mimit e Palazzo Chigi

Ex Ilva Story, cronaca di due appuntamenti inconclusi, tra il Mimit e Palazzo Chigi

di Fernando Liuzzi
1 Agosto 2025
in La nota
Ex Ilva Story, cronaca di due appuntamenti inconclusi, tra il Mimit e Palazzo Chigi

EX ILVA DI TARANTO, RIUNIONE FRA GOVERNO E SINDACATI A PALAZZO CHIGI

Eccoci dunque a una nuova puntata della Ilva Story. Una nuova puntata che assomma in sé, per così dire, due mezze puntate, entrambe ambientate a Roma. La prima, è quella relativa all’incontro che si è svolto al Ministero delle Imprese e del Made in Italy nel pomeriggio di giovedì 31 luglio. Mentre la seconda è quella relativa all’incontro che si è svolto stamattina a Palazzo Chigi.

Invertendo l’ordine – consueto – dei fattori, partiamo dalla seconda (mezza) puntata. Qui, la notizia dominante è quella che è stata data ai cronisti, radunati in piazza Colonna, dai segretari generali dei tre maggiori sindacati dei metalmeccanici: Ferdinando Uliano (Fim-Cisl), Rocco Palombella (Uilm-Uil) e Michele De Palma (Fiom-Cgil). I quali, uscendo dal portone principale di Palazzo Chigi a fine mattinata, hanno detto di aver deciso di chiedere un incontro a tutti i gruppi parlamentari, sia di maggioranza che di opposizione.

In un comunicato diffuso dopo poco dai tre sindacati, si può infatti leggere che “a fronte dell’incontro tenutosi questa mattina a Palazzo Chigi sull’ex Ilva, e alla luce anche dello scenario drammatico prospettato”, nonché “in assenza di garanzie occupazionali e di decarbonizzazione”, i succitati segretari generali di Fim, Fiom e Uilm “chiedono un incontro a tutti i gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione”. Obiettivo dell’iniziativa, spiega la nota, “è quello di discutere e chiarire lo stato attuale della vertenza e i problemi che si stanno sempre più acutizzando sulla pelle dei lavoratori e di intere comunità”.

Questo è stato l’esito, abbastanza paradossale, di un appuntamento cui i sindacati della maggiore categoria dell’industria erano stati invitati dal Governo che avrebbe dovuto informarli sull’esito dell’incontro programmato per il giorno precedente al Mimit fra il titolare del Dicastero, Adolfo Urso, e i rappresentanti degli Enti locali coinvolti con le vicende tarantine: Regione Puglia, Provincia di Taranto, Comuni di Taranto e di Statte. Ma le cose, in questo primo incontro, non sono andate come il Governo avrebbe voluto e ciò ha reso molto più difficile anche lo svolgimento del secondo incontro, quello di Palazzo Chigi.

Nei disegni del ministro Urso, infatti, lo scopo dell’incontro convocato per il pomeriggio di giovedì 31 luglio era quello di arrivare alla stesura e all’approvazione dell’atteso accordo interistituzionale di programma relativo all’impostazione e all’avvio del processo di decarbonizzazione dell’impianto siderurgico di Taranto. Un processo che dovrebbe essere basato sulla progressiva sostituzione degli altiforni presenti nel centro siderurgico con almeno 3 forni elettrici.

Purtroppo, però, nel corso dell’incontro non è stato possibile raggiungere tale accordo a causa di una serie di perduranti o riproponentesi diversità progettuali fra i soggetti partecipanti. Al termine, è stato quindi solo steso e approvato un verbale relativo alla riunione stessa.

Su questa base, il ministro Urso ha dato ai Commissari di Acciaierie d’Italia in Amministrazione straordinaria, la società che gestisce gli impianti della ex Ilva, l’indicazione di inserire, nel nuovo bando di vendita di Adi, la clausola che impone la decarbonizzazione totale dell’impianto siderurgico di Taranto. Urso ha quindi confermato che, sulla base del verbale citato e della nuova Autorizzazione integrata ambientale (Aia), concessa nei giorni scorsi dal Ministero dell’Energia e dell’Ambiente (Mase), entro la settimana prossima sarà completato l’aggiornamento dei termini relativi alla gara per la vendita di Adi. A quanto si è poi saputo, le manifestazioni di interesse relative a questa nuova gara dovranno essere comunicate, dai soggetti industriali che volessero proporsi come possibili acquirenti, entro il prossimo 15 settembre.

Tutto bene, dunque? Purtroppo no. Perché nonostante l’accelerazione impressa dal Ministro Urso alla questione della definizione del nuovo bando di gara qui sopra citato, la mancata firma dell’accordo interistituzionale di programma blocca ogni passo avanti relativo alla costruzione delle strutture materiali necessarie anche solo per avviare qualsiasi operazione di decarbonizzazione. Quanti forni elettrici dovranno essere allestiti: 3 o 4? E collocati dove: solo a Taranto o forse anche uno a Genova? E quali e quanti impianti dovranno essere allestiti per la fabbricazione del cosiddetto preridotto di ferro, ovvero del materiale che viene trattato nei forni elettrici per produrre l’acciaio? E Si dovranno o no predisporre impianti volti allo stoccaggio della CO2? E con quali fonti di energia si potrà alimentare il tutto: ricorrendo alle reti esistenti, che appaiono assolutamente insufficienti, o potenziando la disponibilità di gas grazie all’impiego di una nave rigassificatrice che trasformi gas liquido in gas immesso nella rete?

Per non parlare delle questioni relative all’occupazione. Tenendo presente che, quando si parla di decarbonizzazione, si parla di un processo che, per essere completato, avrà bisogno di non meno di 8 anni. E nel frattempo chi sarà impiegato, e in quali lavorazioni? A questo proposito, circa la vaghezza della situazione, basterà dire che il ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone, presente oggi a Palazzo Chigi, ha fatto sapere che il prossimo incontro in cui discutere di Cassa integrazione si terrà in settembre.

L’unico punto fermo è quello del via libera dato ieri dal Parlamento al cosiddetto decreto Ilva. Un provvedimento il cui principale effetto, se abbiamo ben compreso, sarà quello di mettere 200 milioni di euro a disposizione per mandare ancora un po’ avanti la vicenda Ilva in attesa del momento in cui saranno finalmente prese delle decisioni concrete.

Se ci perdonate il bisticcio, visto che stiamo parlando di un grande impianto industriale sito in una città portuale, ci pare di potere dire che molte cose sono ancora in alto mare. Di qui, la motivata insoddisfazione, per non dire la profonda preoccupazione, manifestata oggi dai sindacati dei metalmeccanici.

Prossimo appuntamento? Martedì 12 agosto. È questa la giornata in cui dovrebbe tornare a riunirsi il tavolo interistituzionale.

Fernando­ Liuzzi

Fernando Liuzzi

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