Confindustria è tornata al centro delle relazioni industriali. Negli scorsi anni la confederazione degli industriali era entrata in un pericoloso cono d’ombra ed era praticamente scomparsa dal mondo del lavoro. Non le federazioni di categoria, naturalmente, che hanno continuato a rinnovare i contratti; ma a livello confederale l’unico momento importante risale al 2018, con la firma del Patto della fabbrica. Un importante accordo interconfederale, fortemente voluto dall’allora vicepresidente Maurizio Stirpe, che conteneva spunti interessanti e innovativi e che però avrebbe dovuto avere un seguito negoziale altrettanto importante, che invece è mancato. Forse per colpa degli interlocutori sindacali, per lo più sfuggiti a una prosecuzione del confronto, ma la realtà è stata quella. Carlo Bonomi, divenuto presidente nel 2020 con l’impegno di risollevare il prestigio della confederazione, non è riuscito a portare a casa risultati concreti.
Emanuele Orsini, in carica come presidente degli industriali da un anno e mezzo, ha rivoltato questa realtà, riuscendo soprattutto a riprendere il dialogo con Cgil, Cisl e Uil e avviando con i sindacati un confronto serio e ricco di contenuti. Un nuovo protagonismo, quello della Confindustria di Orsini -forte anche di una squadra che con la materia ha consuetudine, dal vicepresidente per le relazioni industriali Marchesini al Dg Tarquini – che ha subito portato alcuni risultati. Il primo, la ripresa, su un piano di assoluta concretezza, delle trattative per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Questo negoziato si era bruscamente interrotto alla fine del 2024, lasciando le parti ferme sulle posizioni iniziali senza che fosse avviato un vero confronto. Orsini ha dichiarato subito di voler riannodare la trattativa e con le giuste pressioni è riuscito a riportare le parti al tavolo, come nelle migliori tradizioni confindustriali.
Ma soprattutto, conta la ripresa del dialogo interconfederale perché la struttura della contrattazione ha bisogno di una profonda revisione che tenga conto dei cambiamenti avvenuti nella realtà economica italiana. Un confronto non facile, anche perché le visioni strategiche delle tre confederazioni dei lavoratori sono tra loro assai dissimili e questo porta non pochi problemi nella conduzione della trattativa. Sono state proprio queste distanze a impedire un primo risultato, e cioè che le parti sociali mettessero a punto un documento comune con precise richieste al governo in vista della manovra economica. Sarebbe stato importante, ma non è stato possibile. Il confronto tra le parti non si è però interrotto, sta andando avanti sui temi di fondo: la contrattazione, la rappresentanza, la dinamica dei salari, la battaglia contro gli incidenti sul lavoro. Ce ne è a sufficienza per credere che il risultato finale sarà decisamente importante.
Anche i rapporti tra Confindustria e governo hanno risentito positivamente di questo rinnovato protagonismo. Orsini è stato capace di mantenere ottimi rapporti con l’esecutivo, ma senza per questo accettare diktat o lasciarsi imporre posizioni non condivise. La riprova è venuta in occasione dell’assemblea confederale di primavera, quando Giorgia Meloni ha illustrato alla platea degli imprenditori una realtà economica idilliaca, mentre il presidente, di contro, è stato fermo nel denunciare tutti i guasti di una politica economica incapace di raggiungere lo sviluppo e soprattutto l’assenza di qualsiasi forma di politica industriale. Un colpo su colpo che ha manifestato la volontà di mantenere buoni rapporti con Palazzo Chigi, ma su un piano di verità e soprattutto di parità. E non è un caso, del resto, che la manovra economica in fieri tenga in buona considerazione molte delle richieste avanzate dagli industriali. Proprio il contrario di quanto avvenuto negli anni scorsi, in cui non era stato possibile ottenere la giusta attenzione.
Non sappiamo dove condurrà questa rinnovata presenza di Confindustria, perché le difficoltà sono tante ed è possibile che si incontrino ostacoli difficili da superare o aggirare; ma certamente riavere Confindustria tra i protagonisti delle relazioni industriali è un dato importante. Come è rilevante che al tavolo interconfederale sia intervenuta anche l’altra grande confederazione imprenditoriale, Confcommercio, che ha manifestato la volontà di partecipare al confronto e ha avviato i primi incontri con i sindacati. La realtà della nostra economia è profondamente cambiata in questi anni, il terziario ha assunto dimensioni rilevanti e pensare di mettere a punto una nuova struttura della contrattazione o nuove regole per delineare la rappresentanza senza questa parte sociale sarebbe stato quanto meno leggero. Adesso il tavolo è composto, la speranza è che funzioni davvero.
Massimo Mascini



























