Il mobbing al lavoro è un fenomeno che, da semplice forma di repressione nei confronti di un lavoratore, si è ormai delineato come problematica complessa e il 23,5% degli occupati intervistati ne riconosce i sintomi, dichiarando di aver subìto almeno una volta forme di sopruso o persecuzione da parte del datore di lavoro. È quanto emerge dal Rapporto Italia 2013 presentato oggi dall’Eurispes.
I principali responsabili di azioni di mobbing sono, per la grande maggioranza dei casi, i superiori (87,6%). Questo tipo di mobbing, definito verticale, è il più frequente ma allo stesso tempo, dice l’Eurispes, non andrebbe sottovalutata l`alta percentuale di quanti si ritengono vittime dei propri colleghi (39,2%). Si tratta del cosiddetto mobbing orizzontale o trasversale che – attraverso atti o pratiche dei pari grado – tende ad isolare il lavoratore.
Solo l`8 dichiara di non essere sottoposto alla ‘pressione’ di eventi psicologici a causa del lavoro, il restante 92%, seppur con modalità e intensità differenti, al contrario, riconosce sintomi di stress derivanti dal lavoro e dalle mansioni che svolge. Tra le principali fonti di stress dichiarato dal campione ci sono le scadenze e le pressioni sui tempi di consegna (59,5%), la mancanza di tempo da dedicare a se stessi (51,7%) e i carchi eccessivi di lavoro (51,5%). La precarietà lavorativa (28%), i rapporti con i colleghi (27,8%), la scarsa copertura previdenziale e assicurativa (25,2%) e, da ultimo, l`irregolarità nei pagamenti (24,7%), non vengono percepiti come fattori particolarmente critici.