Modifiche “sostanziali per cancellare e semplificare il più possibile tutta la rigidità regolatoria sui contratti d’ingresso”. È la richiesta del Pdl sulla riforma del mercato del lavoro, come spiega l’ex ministro Maurizio Sacconi al Sole 24 Ore.
La soluzione individuata dal governo, per l’ex titolare del Welfare, “prevede una flessibilità in uscita incerta e rinviata a una giurisprudenza non molto affidabile, una maggiore protezione sociale e una maggiore ed esagerata rigidità in entrata” che “non ha uguali in Europa” e che corrisponde “a una visione vecchia e industrialista del nostro assetto produttivo”. Mentre secondo Sacconi il dualismo del mercato del lavoro “è destinato a rimanere, perchè la causa principale, l’articolo 18, non è stata rimossa”.
La parte “più rilevante del testo – sottolinea – sembra scritta sulla base di verbali ispettivi dedicati agli aspetti più patologici” che si è deciso di “tradurre in norme rigide e vincolanti, una sorta di regolazione ossessiva su tutto ciò che non è contratto a tempo pieno”.
Quanto agli ammortizzatori, “il riassetto va bene, ma prevede un saldo netto di 3 miliardi di maggiore spesa che è quasi tutta a carico delle imprese” e “non è questo il tempo per caricare il costo del lavoro e il prelievo sulle imprese”.