Con il direttivo del 9 e 10 novembre la Cgil ha avviato ufficialmente il percorso che la portera’ a celebrare il Congresso nazionale dal 5 all’8 di maggio 2010. Non si trattera’ di una passeggiata. A confrontarsi saranno infatti due mozioni contrapposte: ‘’I diritti e il lavoro oltre la crisi”, presentata dalla maggioranza che fa capo a Guglielmo Epifani, e ‘’La Cgil che vogliamo”, piu’ che un documento programmatico un vero e proprio‘’manifesto” dei dissidenti, i quali chiedono una netta discontinuita’ rispetto all’attuale gestione.La novita’ rispetto al passato e’ che la mozione di opposizione non e’ presentata da un’Area programmatica ma dai segretari generali di tre categorie, Carlo Podda per la Funzione Pubblica, Gianni Rinaldini per la Fiom, Domenico Moccia per la Fisac (bancari), cui si aggiungono Nicoletta Rocchi, esponente della segreteria confederale, e tre camere del lavoro, Brescia, Reggio Emilia e Venezia. Il che apre un problema nuovo per la Cgil, che si trovera’ a discutere, indirettamente, anche della validita’ del modello confederale da sempre sua stella polare.
Ma quanto pesano le forze in campo? secondo i primi calcoli, la mozione di opposizione conta, sulla carta, circa il 25% dei voti nell’attuale Direttivo, anche se la speranza e’ di raggiungere, al termine dell’iter congressuale, almeno il 30%.
Difficile dire se si tratti di un obiettivo realistico. Di certo, si trattera’ di un congresso ‘’vero”, e anche duro. La battaglia sara’ voto per voto, territorio per territorio, categoria per categoria. Con possibili sorprese: le stesse tre categorie di opposizione potrebbero, alla fine, non risultare del tutto compatte dietro ai loro leader (per esempio, e’ possibile che la Funzione Pubblica della Lombardia, alla fine, risulti schierata con Epifani invece che con Podda). Molto pesano, infatti, i rapporti personali e trasversali, le simpatie e le alleanze. Al centro della partita, anche se nessuno lo dichiara apertamente, c’e’ la successione a Epifani, il cui mandato scade a settembre 2010, tre mesi dopo il congresso.
A eleggere il nuovo segretario generale sara’ il Direttivo, che a sua volta verra’ eletto dal Congresso di maggio. Dunque, la prima partita e’ a conquistare posti, e dunque voti, nell’organismo che votera’ il nuovo leader. In questo senso l’azione dei sostenitori di ‘La Cgil che vogliamo’ ha una sua ragione: tanto piu’ sara’ presente nel nuovo Direttivo, tanto piu’ potra’ condizionare la scelta del futuro leader.
Altra differenza con il passato: questa volta non c’e’ un delfino ufficiale (come era avvenuto nel passaggio di testimone fra Sergio Cofferati ed Epifani, nel 2002), ma nemmeno due contendenti, come nel 1994, quando si sfidarono lo stesso Cofferati ed Alfiero Grandi (quest’ultimo poi si ritiro’); e nemmeno c’e’ un leader decisionista alla Luciano Lama, che nel 1987, per evitare la scelta tra i due eterni contendenti al trono Bruno Trentin e Sergio Garavini, spariglio’ i giochi imponendo l’outsider Antonio Pizzinato.Una decisione non felicissima, visto che Pizzinato, dopo qualche tempo, fu costretto a dimettersi sull’onda delle pressioni interne che ritenevano inadeguata la sua leadership.
Oggi la situazione e’ ancora diversa: in mancanza di un candidato forte c’e’ una folla di candidati. In pratica quasi tutta la segreteria confederale e’ in campo: Enrico Panini, Agostino Megale, Morena Piccinini, Fulvio Fammoni, Fabrizio Solari, piu’ la Rocchi, come candidata della corrente di opposizione, e la stessa Camusso. Quest’ultima e’ indicata da tempo come candidata prescelta da Epifani (che tuttavia sul tema successione si e’ pronunciato solo per sottolineare la sua preferenza per un leader donna), ma contro ha schierata la Fiom, che non le ha mai perdonato la solitaria battaglia riformista condotta nel 1980, ai tempi dello scontro con la Fiat. Il che apre una riflessione sull’attuale gruppo dirigente della confederazione, ancora pesantemente influenzato da eventi che risalgono ormai a 20, 30 anni fa; giustificando cosi’ anche l’appello ‘’generazionale” lanciato da Alessandro Genovesi, uno dei pochi dirigenti cigiellini giovani (classe 1977), che si dichiara pronto a schierarsi con la mozione che mettera’ al centro il tema di un vero ricambio.
Del resto, il ricambio sara’ nei fatti: oltre ad Epifani altri tre membri della segreteria confederale dovranno lasciare a settembre per scadenza degli otto anni di mandato: si tratta di Paola Aniello Modica, Morena Piccinini e Nicoletta Rocchi. Quindi, quattro su nove degli attuali segretari. Epifani accarezza l’idea di cogliere l’occasione per una iniezione di sangue giovane, scegliendo dirigente di quarant’anni al massimo. Il problema sara’ trovarli, in una organizzazione che sta invecchiando come il suo gruppo dirigente, come tutto il Paese.
Nunzia Penelope
11 novembre 2009
























