“L’accordo tra maggioranza e opposizione sul tema del consenso è un’ottima notizia”, ha sottolineato la segretaria confederale della Uil, Ivana Veronese, sul voto della Commissione Giustizia della Camera per la modifica dell’articolo 609-bis del codice penale in materia di violenza sessuale e di libera manifestazione del consenso.
“L’emendamento bipartisan al disegno di legge di Laura Boldrini, approvato ieri alla Camera, in Commissione Giustizia – ha proseguito Veronese – finalmente inserisce nel nostro ordinamento un concetto tanto apparentemente ovvio quanto, purtroppo, negato nei fatti e, a volte, anche nelle aule dei tribunali: il sesso senza consenso è stupro e solo un ‘sì’ vuol dire sì”.
“Un tema, questo, che non dovrebbe ammettere divisioni. Poche settimane fa il Senato francese ha votato un provvedimento simile all’unanimità ed è importante che anche da noi – ha rimarcato Veronese – si sia raggiunto questo risultato facendo fronte comune. Tra pochi giorni cadrà la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: il miglior modo per celebrarla è con cambiamenti concreti e significativi. Questo – ha concluso Veronese – senza alcun dubbio lo è”.
Per Lara Ghiglione, segretaria confederale della Cgil, il via libera della Commissione Giustizia “è un passo avanti importantissimo, che recupera un vulnus legislativo per il quale tanto hanno pagato le donne vittime di stupro. D’ora in poi, un giudice non potrà più scagionare uno stupratore con la scusa che la vittima non aveva detto di no, perché, come sosteniamo da tempo insieme a tutte le associazioni femministe, senza consenso è stupro”.
Per la dirigente sindacale “il testo, approvato all’unanimità dalla Commissione, conferma che questa battaglia deve continuare ad essere di tutti e tutte, e che ora deve diventare anche culturale, in particolare tra gli adolescenti, fascia d’età in cui purtroppo la violenza è in aumento”. “L’eliminazione della violenza sulle donne – prosegue – non è un obiettivo che si può raggiungere solo sul piano penale. Serve una forte campagna di informazione e formazione su cosa vuol dire consenso, rispetto delle differenze e abbattimento degli stereotipi”.
“Lo stupro è anche la conseguenza di un forte divario di potere, della marginalizzazione e oggettificazione delle donne. Per questo – conclude Ghiglione – è necessario agire sulla cultura del rispetto e promuovere la libertà e l’emancipazione delle donne attraverso la loro piena partecipazione alla vita economica, politica e sociale del Paese, con investimenti mirati e adeguati per migliorarne la condizione di vita e di lavoro”.


























