L’Italia esce lentamente dalla crisi e gli italiani sembrano tornare alla normalità, seppur con paura e preoccupazione. Ma se il ritorno della fiducia nel futuro incalza nel nord del paese, non è così al sud, dove questi segni sono molto poco presenti, quando non del tutto assenti. Lo rileva l’Acri nell’indagine annuale realizzata con l’Ipsos per la Giornata mondiale del risparmio in programma domani, 31 ottobre.
Dai calcoli del rapporto emerge dunque un’Italia divisa: il miglioramento è concentrato nel Nord, soprattutto nel Nord-ovest (oggi c’è il 69% di soddisfatti, 16 punti in più del 2016, mentre nel Nord-est i soddisfatti sono il 64%, 6 punti in più del 2016).
Il Centro e il Sud invece arretrano lievemente (-3 punti percentuali), dove i soddisfatti sono il 52% al Centro e il 43% al Sud”. Si allarga inoltre “la forbice tra chi se la cava e chi rimane in seria difficoltà. Rimangono infatti costanti coloro che si trovano in una situazione di grande insoddisfazione: negli ultimi tre anni sono stabilmente al 15%”.
Nel complesso, l’indagine rileva che il numero dei fiduciosi sul miglioramento della propria situazione personale è nettamente superiore a quello degli sfiduciati (12% gli sfiduciati, 22% i fiduciosi, saldo +10 a favore di questi ultimi come l’anno scorso), anche se il 64% degli intervistati non si attende cambiamenti della propria situazione economica. Il maggior recupero di fiducia è “tra gli individui fra i 31 e i 44 anni, con un saldo positivo superiore alla media della popolazione (+19) e un aumento di 9 punti percentuali rispetto al 2016 (era +10)”.
Le famiglie italiane, dunque, stanno meglio dal punto di vista economico, ma il 19% (contro il 28% del 2016) è ancora penalizzato direttamente dalla crisi.
Oggi i soddisfatti superano gli insoddisfatti (sono il 56% contro il 44% di insoddisfatti), con un incremento di 5 punti percentuali rispetto al 2016.
L’attenuarsi della percezione della crisi si riverbera anche su una maggiore propensione al consumo, anche a scapito del risparmio. E se l’uscita definitiva da essa (tuttora percepita come grave dall’83% degli italiani) appare ancora lontana, lo è meno dell’anno scorso: ci si attende che duri ancora quattro anni e mezzo contro i cinque del 2016.
Il 6% degli italiani “dichiara che nel 2017 la propria situazione economica è migliorata, il 35% che ha mantenuto con facilità il proprio tenore di vita (nel 2016 erano il 32%), mentre sono il 42% (44% nel 2016) coloro che dichiarano di avere sperimentato qualche difficoltà nel mantenerlo. Prosegue, seppur lievemente, il calo della quota di famiglie che segnalano difficoltà serie a mantenere il proprio tenore di vita: sono il 17% (il 18% nel 2016 e nel 2015, il 23% nel 2014)”.
“Si assiste a una ripresa di ottimismo (+2% rispetto al -6% dell’anno scorso), trainata, oltre che dalla percezione legata al futuro personale, anche da una rinata fiducia nel futuro del proprio territorio (saldo +3), specie nel Nord, e da aspettative nettamente migliori circa l’economia europea (saldo +5 contro il -10 del 2016)”, aggiunge l’Acri.
Se si riduce la negatività “sul futuro dell’Italia (con un saldo tra fiduciosi e sfiduciati che va dal -12 del 2016 al -4 del 2017), è la situazione internazionale a destare minore entusiasmo e una crescente preoccupazione (+1 di saldo positivo, era +3 nel 2016)”.
E.M.