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Amianto, Fincantieri condannata a risarcire famiglia di operaio morto

redazione
Febbraio07/ 2022

Il Tribunale di Genova ha condannato Fincantieri a risarcire 695 mila euro da versare a favore della vedova e del figlio di un operaio genovese deceduto il 7 luglio 2018 di mesotelioma peritoneale per esposizione ad amianto nello stabilimento di Riva Trigoso.

La vittima aveva lavorato per tutta la vita e fino alla pensione con la stessa società, prima come tubista e poi gruista, occupandosi della smerigliatura, taglio, smusso dei tubi coibentati con materiali in amianto, o contenenti la fibra killer, senza tute di protezione monouso o mascherine con il grado di protezione P3, e senza essere stato informato della pericolosità del materiale che ogni giorno utilizzava nei cantieri navali Fincantieri. Inoltre svolgeva il suo lavoro in ambienti sempre ristretti e privi di aspirazione localizzata e di ricambio d`aria. Nel gennaio 2018 fu stato sottoposto ad indagini mediche ed esami clinici all’ospedale di Sestri Levante, scoprendo di essere stato colpito da mesotelioma e morendo nel giro di 6 mesi.

L’Inail ha riconosciuto la natura professionale della patologia e la rendita diretta già prima della morte del 71enne. Secondo l’ente previdenziale, Fincantieri avrebbe “violato gli obblighi di tutela della salute perché ha disatteso gli obblighi cautelari”. L’Istituto ha constatato, inoltre, che in tutti i cantieri navali, per lo meno fino alla metà degli anni ’90, “vi è stata una generalizzata condizione di rischio amianto, per esposizioni elevate, dirette, indirette, e per contaminazione dell`ambiente lavorativo”.

Soddisfatto per la sentenza l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, che ha assistito in giudizio la famiglia della vittima: “La Fincantieri S.p.A. e prima la Cantieri Navali del Tirreno e Riuniti – puntualizza il legale – informati dal loro corpo medico della lesività dell’amianto, ne hanno continuato l’uso fino all’entrata in vigore dell’art. 1, comma 1, della Legge 257 del 1992. Le esposizioni nel cantiere di Riva Trigoso sono proseguite anche nei periodi successivi”.

Secondo l’avvocato della famiglia del 71enne, “se il datore di lavoro avesse rimosso l’amianto per tutto il periodo lavorativo e dotato la vittima di maschere protettive e rispettato le altre regole cautelari, evidentemente la patologia non sarebbe insorta o lo sarebbe stata in epoca successiva, con aumento dei periodi di sopravvivenza della vittima”.

E.G.

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