“Quale peccato originale deve scontare il mondo del lavoro pubblico – sottolinea il segretario generale della federazione Confsal-UNSA Massimo Battaglia – per dover attendere sette mesi, e non tre come i privati, per accedere alla Quota 100? Finirà mai questo accanimento nei confronti dei lavoratori pubblici?”.
Sul TFS, “anziché una soluzione definitiva – prosegue Battaglia – viene propinata una pillola avvelenata. Dalle notizie si apprende che per l’anticipo si tratterà di un prestito, fra l’altro molto parziale, sul quale il lavoratore comunque dovrà pagare parte degli interessi. Nulla cambia in merito alla rateizzazione, pertanto il dipendente sarà costretto ad attendere 2 o 3 anni per avere l’interezza del suo TFS”.
“Consideriamo questa soluzione un palliativo che mortifica i dipendenti pubblici – sottolinea il sindacalista -. Contro queste mortificazioni, proposte e riproposte nel tempo, abbiamo promosso il nostro ricorso alla Corte costituzionale nella quale confidiamo affinché siano cancellate le inique norme sul differimento e la rateizzazione del TFS per i dipendenti pubblici.”
“Il nostro obiettivo – conclude Battaglia – è ridare dignità al lavoro pubblico durante l’attività lavorativa e anche quando si giunge al termine della carriera: il TFS è un diritto maturato con i propri puntuali versamenti contributivi e quindi deve essere erogato immediatamente nella sua interezza, senza differimenti e senza rateizzazioni e senza elemosine.”
e.g.