Tutti assolti gli 8 ex manager coinvolti nel processo denominato “Breda Termomeccanica-Ansaldo” di Sesto San Giovanni. imputati per la morte di 12 operai che avevano lavorato nella fabbrica tra l’inizio degli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta. Morti dovute a patologie come mesiotelioma pleurico o tumori polmonari e dunque provocate, secondo l’accusa, dalla massiccia presenza di amianto nello stabilimento.
Da qui la richiesta del pm Nicola Balice di condannare tutti gli imputati (vale a dire i componenti del consiglio di amministrazione del gruppo e l’ex direttore di produzione della fabbrica di Sesto San Giovanni, tutti in carica nel periodo compreso tra il 1973 e il 1985 e accusati a vario titolo di omicidio colposo e lesioni) a pene comprese tra i 4 anni e 11 mesi e i 2 anni di carcere. I giudici della nona sezione penali di Milano li hanno invece tutti assolti, pronunciando una sentenza di proscioglimento per i tre imputati (all’inizio sotto processo c’erano 11 persone) deceduti nel corso del dibattimento.
La lettura della sentenza è stata accolta dai familiari delle vittime e dai rappresentanti delle associazioni a difesa dei morti di amianto con dure proteste. In aula è stato anche esposto uno striscione bianco con una scritta rossa: “Per ricordare tutti i lavoratori uccisi in nome del profitto”.
Presente in aula anche Michele Michelino, portavoce del comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro: “Questa – si è sfogato – è giustizia di classe. La legge è uguale solo per chi ha i soldi. Al Tribunale di Milano le vittime pagano e gli assassini restano impuniti. Chi muore per l’amianto può continuare a morire, tanto nessuno pagherà mai”.
La Fiom di Milano, che si è costituita parte civile al processo, e la Camera del Lavoro Metropolitana esprimono sconcerto per la sentenza. Per il sindacato, la decisione dei giudici, oltre a non rendere giustizia alle famiglie dei lavoratori, rappresenta una tappa allarmante rispetto alla responsabilità dei gruppi dirigenti aziendali nella tutela della salute dei propri dipendenti. La Fiom di Milano, insieme al proprio legale Ettore Zanoni, valuterà l’ipotesi di proporre impugnazione dopo aver letto le motivazioni della sentenza.