Ma ve la ricordate l’Europa di Schengen? Quel periodo meraviglioso iniziato a metà negli anni Ottanta e culminato nel 1996 con l’abolizione delle frontiere, quando 450 milioni di persone di 27 paesi scoprirono di poter girare per tutto il continente senza mostrare un documento, senza una dogana, un controllo? Una libertà che andava in parallelo col mito dell’Erasmus, e che ha rappresentato, assieme alla moneta unica, il senso più profondo dell’Europa: la sua anima, la sua identità.
Ci riporta a tutto questo Valerio Nicolosi nelle prime pagine del suo saggio “Attraversare i confini”, edito da Utet; ma è un ricordo che serve soprattutto a risvegliare la nostalgia collettiva per quei vent’anni in cui si era davvero creduto che “l’idea di confini ereditata dai nostri padri” fosse “qualcosa di vecchio, superato, novecentesco”, e che purtroppo sono ormai alle nostre spalle. Dal 2015, infatti, l’Europa senza confini esiste in pratica solo sulla carta, mentre la maggioranza degli stati ha reintrodotto frontiere coi propri vicini. E lo ha fatto ricorrendo alla possibilità, prevista dallo stesso trattato di Schengen, di ristabilire “controlli eccezionali e temporanei”, giustificati da una “minaccia grave per l’ordine pubblico e la sicurezza interna” o da “gravi lacune relative al controllo delle frontiere esterne” che potrebbero mettere in pericolo “il funzionamento generale dello spazio Schengen”, come si legge nella documentazione della Commissione europea.
La ‘’minaccia grave’’, dal 2015, è identificata nell’immigrazione, e prende spunto dalla crisi dei profughi siriani di quell’anno. Nel solo mese di settembre del 2015 accade questo: la Germania ripristina i controlli al confine con l’Austria, che a sua volta lo fa nei confronti dell’Ungheria; la Slovacchia si blinda sia con l’Austria che con l’Ungheria. E ancora: la Repubblica Ceca spedisce 200 poliziotti ai passi di confine con l’Austria, l’Olanda introduce controlli a campione su tutti gli accessi al paese, la Francia blocca la frontiera di Ventimiglia con l’Italia, la Danimarca interrompe addirittura i collegamenti ferroviari e stradali con la Germania, per impedire il passaggio dei migranti diretti in Svezia. Era, quella, la prima volta che le frontiere venivano chiuse a causa della pressione migratoria; ma da allora, e sono passati dieci anni, è diventata una costante che ha indotto i diversi Stati a ‘’chiudersi’’ sia all’interno ma soprattutto verso l’esterno: la pacifica Europa di Schengen si trasforma nel suo doppio crudele, la Fortezza Europa.
La mappa dettagliata e attuale dei confini chiusi, quando non dei veri e propri muri, alzati nei vari paesi per proteggersi dalla ‘’minaccia grave’’, la disegna Nicolosi, con la cura e la passione del reporter che le cose non si è limitato a studiarle sulle carte ma ne e’ stato testimone diretto. Il libro ripercorre, una per una, tutte le tappe di questa colossale Via Crucis che coinvolge da anni milioni e milioni di profughi. Nicolosi inizia da Cipro, passa per le colonne d’Ercole di Ceuta e Melilla, tra reti di filo spinato e muraglie alte sei metri, arriva in Grecia, nell’inferno di Moria e Lesbo, si spinge lungo i 160 chilometri del fiume Evros, che segna i confini tra Turchia e Grecia, e quindi Europa; esplora la rotta balcanica, dove tra il 2016 e il 2017 affluirono oltre un milione e mezzo di profughi, si spinge fino al confine tra Finlandia e Ucraina, alle foreste gelide della Polonia dove i migranti muoiono di fame e di freddo, e dove, per la prima volta, vengono utilizzati fondi europei per costruire un muro, dotato di termoscanner e altri sistemi di rilevazione ultra tecnologici, lungo il confine bielorusso con Polonia e Lituania. E ancora, corre lungo il muro che Victor Orban improvvisamente alza tra l’Ungheria e la Serbia, che a sua volta chiude il confine con la Macedonia, che a sua volta sbarra quello con la Grecia, in un effetto domino allucinato: ‘’in poche ore, quel corridoio umanitario che collegava il confine est dell’Unione con la vecchia Europa di Berlino, Bruxelles o Parigi, si era chiuso’’, mentre migliaia di migranti restavano imprigionati lungo quella rete invalicabile, in una storia horror infinita.
Ci sono, nel libro, piccole, brevi testimonianze capaci di accendere un faro potentissimo sulla realtà dei nostri tempi. “Siamo curdi, veniamo da Mosul, siamo in viaggio da quattro anni’’, sono le parole di Mustafa, che attraversa i campi minati della Bosnia con una mappa di Google sul cellulare. Quattro anni. È in viaggio con tutta la famiglia, 19 persone e molti bambini che non conoscono altra vita che quel girovagare; respinti venti volte dalla polizia croata, ci proveranno la ventunesima, e la ventiduesima, e via così. E ancora: il campo profughi di Moria, in Grecia, tremila posti, 21mila persone, violenze e stupri ogni giorno, “uno dei pochi posti al mondo dove anche i bambini tentano il suicidio”. E poi, naturalmente, c’è il confine del Mediterraneo, il mare nostrum, la frontiera naturale che per secoli ha unito i popoli sulle due sponde, ma oggi mare dei morti, quasi 31 mila accertati in dieci anni, poi ci sono quelli che nessuno ha mai saputo, e sono assai di più. Intanto, i numeri parlano: nel 2005 il budget dell’Agenzia Europea della guardia di frontiera e costiera era di 6 milioni di euro, nel 2024 sono saliti a 859 milioni, di cui solo lo 0,5 per cento è destinato alla difesa dei ‘’diritti umani’’. È questa ‘’la sintesi di come i confini e le frontiere siano diventati centrali per l’Unione, per i governi nazionali, per l’opinione pubblica’’. Le destre di tutta Europa ci hanno costruito campagne elettorali vittoriose, e se una volta le elezioni si vincevano promettendo tagli fiscali, oggi il successo arriva promettendo la caccia ai migranti.
“Attorno a noi abbiamo costruito una fortezza, la Fortezza Europa – scrive Nicolosi- dentro la quale ci siamo chiusi impedendo l’entrata a chi arriva da est o da sud, anche se la nostra demografia è in calo e la forza lavoro di alcuni paesi, tra cui l’Italia, è ai minimi storici”. Ma nei confronti di un fenomeno globale non ci sono muri o reti o confini che tengano: i migranti, i profughi, non si arrestano mai, di fronte a nessuna delle innumerevoli, selvagge, disumane prove cui vengono sottoposti: “Nei molti anni in cui ho seguito i flussi migratori ho capito che è impossibile chiudere le rotte, che la disperazione è più forte di un muro, di una rete, ma anche delle botte delle polizie di frontiera. La disperazione dei migranti è feroce come non può esserlo la violenza di Stato, perché chi agisce violenza con un manganello o con un bastone, per quanto convinto di una causa, lo fa per lavoro, chi scappa della guerra o dalla fame lo fa per necessità”. Lo fa per vivere, pur sapendo di rischiare di morire. “Nostra patria è il mondo intero’’ scriveva Seneca molti secoli fa, e prima o poi sarà cosi.
Nunzia Penelope
Titolo: Attraversare i confini
Autore Valerio Nicolosi
Editore Utet
Pagine 176
Prezzo 15 euro
Data di pubblicazione marzo 2025
ISBN 9791221215144