Lo scorso martedì 2 maggio i sindacati dei metalmeccanici Fim Cisl, Uilm Uil, Fismic, Uglm e Aqcf hanno siglato un intesa che prevede l’uscita di un numero massimo di 500 lavoratori dalla Stellantis di Melfi (Potenza) entro la fine dell’anno. L’intesa è in continuità dell’accordo del 25 giugno 2021 e del contratto di solidarietà del 20 luglio 2022, con le “stesse modalità dell’ultimo accordo nazionale del 27 febbraio 2023, con il criterio esclusivo della non opposizione e un incentivo variabile in funzione dell’età anagrafica”. Al centro dell’incontro tra azienda e sindacati l’entrata nel merito del processo di elettrificazione dello stabilimento di Melfi e nel corso del vertice le organizzazioni firmatarie hanno “sollecitato, a tutti i livelli, un incontro in tempi brevi che entri nel merito industriale dei futuri modelli e i relativi volumi produttivi”.
Assente dalla firma la Fiom Cgil, così motivando: “Stellantis sta portando avanti la dismissione del sito produttivo di Melfi. L’azienda ha motivato la decisione con la riorganizzazione del lavoro nello stabilimento in vista della produzione dei nuovi modelli elettrici, ma riteniamo che la transizione energetica vada governata e non subita, mantenendo i livelli occupazionali”.
“I 500 esuberi a dicembre 2023 si vanno ad aggiungere ai già 1.130 fuoriusciti con incentivo all’esodo dal 2021 a oggi – sottolinea la segretaria generale Fiom Cgil Basilicata, Giorgia Calamita- . L’azienda ha anche annunciato una riduzione da 17 a 15 turni per la lastratura e la verniciatura, come già avvenuto da un mese per il montaggio, con una ulteriore riduzione da 21 a 18 turni per la manutenzione. Siamo contrari a tale decisione in quanto non rispetta gli accordi del giugno 2021”.
“Questa non è una riorganizzazione dovuta alla transizione elettrica – aggiunge Calamita -: la produzione dei nuovi quattro veicoli elettrici, infatti, garantiva la tenuta occupazionale”. Inoltre, sottolinea la segretaria, “con il trasferimento di 500 lavoratori in Francia e negli stabilimenti di Pomigliano, Termini Imerese e Rivalta, e la riduzione delle turnazioni, di fatto Stellantis sta portando avanti la dismissione del sito produttivo di Melfi”.
L’azienda ha motivato la decisione con la riorganizzazione del lavoro nello stabilimento in vista della produzione dei nuovi modelli elettrici. “Riteniamo che la transizione energetica vada governata e non subita, mantenendo i livelli occupazionali”. Per questo motivo la Fiom Cgil, dunque, chiede la riapertura del tavolo automotive in Regione Basilicata, alla presenza di Stellantis. “Occorre fare chiarezza – conclude la segretaria calamita – e porre in atto azioni che possano governare la transizione ecologica del nostro Paese, ma che tutelino il settore, l’occupazione e il salario dei lavoratori. L’istituzione dell’area di crisi complessa non è sufficiente a superare la crisi. È necessario che Stellantis dia risposte sul piano industriale e sullo stato di avanzamento della produzione dei nuovi quattro modelli”.
e.m.