Presentato di recente dal ministro della Pubblica Amministrazione Giulia Buongiorno, il decreto “Concretezza” ha tra i suoi punti principali una maxi staffetta generazionale, il rinnovo della pubblica amministrazione attraverso informatizzazione e digitalizzazione, e un maggior controllo, attraverso le impronte digitali, per combattere i furbetti del cartellino. Ne abbiamo parlato con Massimo Battaglia, segretario generale della Unsa.
Battaglia, come valuta questo decreto?
Nel complesso apprezziamo i punti che contiene il testo del decreto ‘’Concretezza’’. Se si fosse esclusivamente limitato al tema delle impronte digitali, allora ci sarebbe stata una semplice e inutile caccia alle streghe. Aspettiamo, in ogni caso, di vedere se ci sono le coperture finanziare per implementare tutti i punti presenti e un maggior coinvolgimento delle parti sociali.
Un tema molto controverso riguarda le impronte digitali per combattere i cosiddetti furbetti del cartellino. Pensa che sia uno strumento utile? Ci potrebbe essere un problema di privacy?
Partendo da questo ultimo punto, credo che non ci sarà nessun tipo di problema. Basti pensare che oggi per rinnovare la carta d’identità sono già richieste le impronte digitali. Se poi guardiamo ai decreti passati, vediamo che in quello promosso dal ministro Madia c’era stato un rafforzamento dei controlli, attraverso le telecamere, il monitoraggio della timbratura del cartellino e una maggiore sinergia con la Guardia di Finanza. Sull’efficacia dello strumento bisogna prima capire come verrà implementato e se ci saranno le risorse per farlo.
Altro elemento centrale riguarda il maxi ricambio generazionale da attuare nel prossimo triennio.
Sul versante delle assunzioni, il decreto prevede un ricambio cospicuo, con un rapporto di uno a uno. Questo sulla base dei fabbisogni che ogni amministrazione pubblica ha denunciato. Sicuramente le ultime leggi di bilancio e la Fornero hanno bloccato il turn over, assieme allo stop dei concorsi. Da qui al 2021 avremo un’uscita di 800 mila dipendenti, su un totale di 3 milioni circa. È dunque indispensabile avviare un rapido processo di ricambio.
C’è poi il tema delle competenze. Digitalizzazione e informatizzazione dovrebbero essere il futuro prossimo della pubblica amministrazione.
Nel decreto si fa chiaramente riferimento a dei profili tarati sull’utilizzo delle nuove tecnologie. Ovviamente affinché questo avvenga è indispensabile fare nuove assunzioni.
Ci sono dei settori della pubblica amministrazione più in difficoltà di altri?
Ci sono dei settori nevralgici, e fondamentali nell’impalcatura dello stato, che più di altri hanno risentito del blocco del turn over. Mi riferisco alle forze dell’ordine, alla sanità, alla giustizia, al fisco e alla scuola. Credo che queste cinque braccia del sistema pubblico abbiamo bisogno di un sostegno maggiore di altre.
Pensa che questo abbia comportato delle ripercussioni sulle prestazioni lavorative?
Certamente. È impossibile pensare che un poliziotto o un infermiere di più di cinquant’anni riescano a garantire gli stessi livelli di un collega più giovane. Inoltre, in molti settori, come la sanità, ci sono situazioni di forte precariato. Tutto questo ha comparato anche un forte disservizio per l’utenza.
Ci sono altri aspetti sui quali è possibile intervenire e migliorali?
Si potrebbe migliorare la dimensione organizzativa, rendendo il pubblico più a misura di utente. Naturalmente non bisogna dimenticare la questione salariale, e fare leva sulle retribuzioni più basse. Se questo Governo vuole veramente essere del cambiamento non potrà ignorare questo aspetto, valorizzando così il lavoro di chi opera nel pubblico.
Tommaso Nutarelli
@tomnutarelli