• Chi siamo
  • Abbonamenti
  • Contatti
domenica, 14 Settembre 2025
  • Accedi
No Result
View All Result
Il Diario del Lavoro

Quotidiano online del lavoro e delle relazioni industriali

Il Diario del Lavoro

Direttore responsabile: Massimo Mascini
Vicedirettrice: Nunzia Penelope
Comitato dei Garanti: Mimmo Carrieri, Innocenzo Cipolletta, Irene Tinagli, Tiziano Treu

  • Rubriche
    • Tutti
    • Poveri e ricchi
    • Giochi di potere
    • Il guardiano del faro
    • Giurisprudenza del lavoro
    Nemmeno la confessione costituisce prova se il fatto è frutto di un controllo illecito sull’account della posta elettronica del dipendente

    La Cassazione stoppa il datore di lavoro curioso: email off-limits

    Governo, associazioni e movimenti della società civile chiedono a Draghi di continuare

    Il Rapporto Draghi si sta arenando, ma di tempo non ce n’è piu

    Il mondo all’indietro del governo Meloni

    Meloni si prepara alla campagna elettorale e punta, come al solito, sulle paure dei cittadini

    Crescita Eurozona prosegue a ritmi sostenuti

    La netclass, una bomba in attesa di innesco

    Il futuro di Salvini è già passato

    Salvini, il Tafazzi insidiato da Vannacci

    Istat, reddito famiglie nel 2015 +0,9%, potere acquisto +0,8%

    Cassazione: stop ai rimborsi forfettari nel volontariato

  • Approfondimenti
    • Tutti
    • I Dibattiti del Diario
    • L'Editoriale
    • Diario delle crisi
    • La nota
    • Interviste
    • Analisi
    Après moi, nessuno. L’ultima volontà di Armani è fare quello che non ha mai voluto: vendere. Il testamento impone la cessione entro 18 mesi, indicando Lvhm, Essilux o Oreal come acquirenti

    Après moi, nessuno. L’ultima volontà di Armani è fare quello che non ha mai voluto: vendere. Il testamento impone la cessione entro 18 mesi, indicando Lvhm, Essilux o Oreal come acquirenti

    Trasporto aereo, sciopero di piloti e assistenti di volo della compagnia Vueling

    Vueling, Filt Cgil: licenziamenti inaccettabili

    Trasporto pubblico, lunedì a Genova l’incontro tra Salis e i sindacati sulla crisi di Amt

    Trasporto pubblico, lunedì a Genova l’incontro tra Salis e i sindacati sulla crisi di Amt

    Federmeccanica, contro l’incertezza serve una politica industriale

    Federmeccanica, contro l’incertezza serve una politica industriale

    Galbusera (Fondazione Kuliscioff) la contrattazione aziendale come cura per la crisi delle relazioni industriali

    Galbusera (Fondazione Kuliscioff) la contrattazione aziendale come cura per la crisi delle relazioni industriali

    Bellono (Cgil-Torino), vogliamo mobilitare le energie presenti nei territori

    Bellono (Cgil-Torino), vogliamo mobilitare le energie presenti nei territori

  • Fatti e Dati
    • Tutti
    • Documentazione
    • Contrattazione

    Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2025-2029)

    Programmi occupazionali delle imprese rilevati dal sistema delle Camere di Commercio – Settembre 2025

    I dati Istat sul mercato del lavoro – II trimestre 2025

    La 175° indagine congiunturale di Federmeccanica

    Innovatek, incontro sul piano industriale, Mantovan: si procede verso un nuovo accordo

    Innovatek, incontro sul piano industriale, Mantovan: si procede verso un nuovo accordo

    Piaggio, Fim Cisl: accordo innovativo, bene la contrattazione decentrata

    Piaggio, sindacati: con la crisi del mercato e i costi in crescita a rischio l’uso della Cig

  • I Blogger del Diario
  • Biblioteca
    Anche i ricchi piangono. La crisi del modello Milano e delle global city. Editore Baldini+Castoldi

    Anche i ricchi piangono. La crisi del modello Milano e delle global city. Editore Baldini+Castoldi

    Sfruttare i viventi, di Paul Guillibert. Editore Ombre Corte

    Sfruttare i viventi, di Paul Guillibert. Editore Ombre Corte

    Ciò che era giusto. Eredità e memoria di Alexander Langer, di Goffredo Fofi. Editore Alphabeta

    Ciò che era giusto. Eredità e memoria di Alexander Langer, di Goffredo Fofi. Editore Alphabeta

    Con la testa e con le mani. Quando la classe si fa racconto. Edizioni Alegre

    Con la testa e con le mani. Quando la classe si fa racconto. Edizioni Alegre

    L’armonia degli sguardi, di Emiliano Manfredonia. Edizioni: San Paolo

    L’armonia degli sguardi, di Emiliano Manfredonia. Edizioni: San Paolo

    Appunti su Gino Giugni, riformista, di Francesco Liso. Editore Cacucci

    Appunti su Gino Giugni, riformista, di Francesco Liso. Editore Cacucci

  • Appuntamenti
Il Diario del Lavoro
  • Rubriche
    • Tutti
    • Poveri e ricchi
    • Giochi di potere
    • Il guardiano del faro
    • Giurisprudenza del lavoro
    Nemmeno la confessione costituisce prova se il fatto è frutto di un controllo illecito sull’account della posta elettronica del dipendente

    La Cassazione stoppa il datore di lavoro curioso: email off-limits

    Governo, associazioni e movimenti della società civile chiedono a Draghi di continuare

    Il Rapporto Draghi si sta arenando, ma di tempo non ce n’è piu

    Il mondo all’indietro del governo Meloni

    Meloni si prepara alla campagna elettorale e punta, come al solito, sulle paure dei cittadini

    Crescita Eurozona prosegue a ritmi sostenuti

    La netclass, una bomba in attesa di innesco

    Il futuro di Salvini è già passato

    Salvini, il Tafazzi insidiato da Vannacci

    Istat, reddito famiglie nel 2015 +0,9%, potere acquisto +0,8%

    Cassazione: stop ai rimborsi forfettari nel volontariato

  • Approfondimenti
    • Tutti
    • I Dibattiti del Diario
    • L'Editoriale
    • Diario delle crisi
    • La nota
    • Interviste
    • Analisi
    Après moi, nessuno. L’ultima volontà di Armani è fare quello che non ha mai voluto: vendere. Il testamento impone la cessione entro 18 mesi, indicando Lvhm, Essilux o Oreal come acquirenti

    Après moi, nessuno. L’ultima volontà di Armani è fare quello che non ha mai voluto: vendere. Il testamento impone la cessione entro 18 mesi, indicando Lvhm, Essilux o Oreal come acquirenti

    Trasporto aereo, sciopero di piloti e assistenti di volo della compagnia Vueling

    Vueling, Filt Cgil: licenziamenti inaccettabili

    Trasporto pubblico, lunedì a Genova l’incontro tra Salis e i sindacati sulla crisi di Amt

    Trasporto pubblico, lunedì a Genova l’incontro tra Salis e i sindacati sulla crisi di Amt

    Federmeccanica, contro l’incertezza serve una politica industriale

    Federmeccanica, contro l’incertezza serve una politica industriale

    Galbusera (Fondazione Kuliscioff) la contrattazione aziendale come cura per la crisi delle relazioni industriali

    Galbusera (Fondazione Kuliscioff) la contrattazione aziendale come cura per la crisi delle relazioni industriali

    Bellono (Cgil-Torino), vogliamo mobilitare le energie presenti nei territori

    Bellono (Cgil-Torino), vogliamo mobilitare le energie presenti nei territori

  • Fatti e Dati
    • Tutti
    • Documentazione
    • Contrattazione

    Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2025-2029)

    Programmi occupazionali delle imprese rilevati dal sistema delle Camere di Commercio – Settembre 2025

    I dati Istat sul mercato del lavoro – II trimestre 2025

    La 175° indagine congiunturale di Federmeccanica

    Innovatek, incontro sul piano industriale, Mantovan: si procede verso un nuovo accordo

    Innovatek, incontro sul piano industriale, Mantovan: si procede verso un nuovo accordo

    Piaggio, Fim Cisl: accordo innovativo, bene la contrattazione decentrata

    Piaggio, sindacati: con la crisi del mercato e i costi in crescita a rischio l’uso della Cig

  • I Blogger del Diario
  • Biblioteca
    Anche i ricchi piangono. La crisi del modello Milano e delle global city. Editore Baldini+Castoldi

    Anche i ricchi piangono. La crisi del modello Milano e delle global city. Editore Baldini+Castoldi

    Sfruttare i viventi, di Paul Guillibert. Editore Ombre Corte

    Sfruttare i viventi, di Paul Guillibert. Editore Ombre Corte

    Ciò che era giusto. Eredità e memoria di Alexander Langer, di Goffredo Fofi. Editore Alphabeta

    Ciò che era giusto. Eredità e memoria di Alexander Langer, di Goffredo Fofi. Editore Alphabeta

    Con la testa e con le mani. Quando la classe si fa racconto. Edizioni Alegre

    Con la testa e con le mani. Quando la classe si fa racconto. Edizioni Alegre

    L’armonia degli sguardi, di Emiliano Manfredonia. Edizioni: San Paolo

    L’armonia degli sguardi, di Emiliano Manfredonia. Edizioni: San Paolo

    Appunti su Gino Giugni, riformista, di Francesco Liso. Editore Cacucci

    Appunti su Gino Giugni, riformista, di Francesco Liso. Editore Cacucci

  • Appuntamenti
No Result
View All Result
Il Diario del Lavoro
No Result
View All Result

Home - Approfondimenti - Analisi - Biden, il sovranismo e l’Europa

Biden, il sovranismo e l’Europa

di Walter Cerfeda
16 Novembre 2020
in Analisi

Trump ha perso, anche se non vuole ancora ammetterlo, ma perché? Biden invece ha vinto, ma in che modo? E tutto ciò ha a che fare con noi e l’Europa? E se sì, come?

Trump non ha perso le elezioni  perché truffato da una frode elettorale. Le ha perse perché la sua idea di società, di Stato e di mondo non ha convinto gli americani che l’hanno così battuta con il voto. E non può rammaricarsene per non aver fatto tutto ciò che aveva avuto intenzione di fare. Tutto si può dire infatti tranne che, per quattro anni, non abbia provato a fare tutto quanto aveva promesso. Ma man mano che realizzava il suo programma, gli americani che pure erano stati avvinti dall’accattivante slogan dell’American first, hanno capito cosa ci fosse dietro quel first. Hanno compreso che quel first non era solo un’idea di protezionismo economico, bensì un’idea generale di società, civile, etica e morale. Un’idea così estrema da includere anche lo stesso concetto di razza. Tutto ciò che è avvenuto in questi quattro anni sono stati peraltro inequivocabili. Alla fine dei quali si è dovuto anche misurare con il flagello della pandemia. Non è certo dimostrabile, ma forse è anche probabile che se si fosse votato nel novembre del 2019 o nello stesso mese del 2021, a vaccino speriamo somministrato, le cose avrebbero potuto prendere un corso diverso. Ma è successo nel 2020, ed il suo modo cinico, immorale ed irresponsabile di affrontare quel virus, non con l’equilibrio bensì con il rovesciamento dei valori tra vita e business , ne ha costituito il colpo di grazia.

E davanti ad una società lacerata, intimorita e incerta nel futuro, bisognosa di rassicurazioni, di sicurezza e di protezioni, il messaggio quieto e riconciliatorio di Joe Biden è stata una vera e propria arma vincente. Altro che l’ironia su “sleep Joe”. Biden aveva ben compreso cosa si stesse agitando nella società americana e ne ha saputo interpretare i suoi umori più profondi. Anche per questo è stato il presidente più votato, il che vuol dire che ha saputo andare ben oltre i confini elettorali del proprio partito. Basta guardare lo scarto di voti tra quelli presi da Trump e quelli presi dal suo partito, per averne la conferma. Sono stati tanti gli elettori repubblicani che questa volta hanno scelto il candidato democratico. Anzi proprio in quegli Stati dove Trump ha fatto una campagna elettorale  ancora più rabbiosa ed aggressiva convinto di giocare in casa, come l’Arizona o la Georgia, è proprio dove i suoi elettori sono invece passati armi e bagagli, dall’altra parte.

Ma tutto ciò non sarebbe sufficiente a spiegare quanto avvenuto se non si comprendesse il ruolo giocato da Kamala Harris. Biden ha vinto anche perché l’accoppiata è risultata vincente. Perché mentre Biden si dedicava a curare le ferite inferte nel corpo sociale da Trump, Kamala Harris  invece riusciva ad interpretare il sentimento profondo di quella parte di America vogliosa di cambiamento. L’America delle opportunità, ciascuno con il proprio sogno da provare a realizzare. L’America giovane, moderna e dinamica. Ambiziosa, tollerante, civile. E Kamala Harris di tutto ciò ne costituiva un simbolo vivente, impersonando in se medesima la possibilità di poterlo realizzare davvero quel sogno, anche se donna, anche se di colore, anche se figlia di immigrati. E quando gli analisti del voto ci fanno sapere che i giovani in massa hanno votato per un presidente quasi ottantenne, ciò vuol dire che quel messaggio era penetrato fin nel profondo.

Dunque i democratici hanno vinto proprio perché hanno saputo offrire agli elettori “un campo largo” di proposte e di rappresentanza. Probabilmente Biden non ce l’avrebbe fatta se, come Trump con Pence, avesse presentato, come vice, solo un alter ego. Così come nessun candidato democratico, Sanders compreso, ce l’avrebbe fatta se non avesse avuta l’ambizione di andare ben oltre il recinto del proprio partito  e dei suoi ceti tradizionali di riferimento.

Ora però viene il difficile. Perché Trump ha perso, ma ha perso bene. L’eredità di Trump è quella di un’America spaccata tra due modelli alternativi di società, che per riavvicinarsi hanno ora bisogno di atti e fatti, non solo di parole conciliatrici. La scommessa più difficile di Biden sarà proprio quella di riuscire ad interpretare  il nocciolo profondo di quel malessere sociale, di quel sentimento che Trump era riuscito a catturare così bene nel 2016, chiamandolo sovranismo, con un termine allora ancora non chiaro di cosa ciò significasse anche per i suoi stessi entusiasti elettori. L’America non scintillante, ma quella dura, difficile degli operai, degli agricoltori di sperdute zone interne, di milioni e milioni di poveri, disagiati e ultimi, senza assistenza e senza diritti.

La risposta del programma di Biden su questo malessere non è però evasiva e si può sintetizzare così: un welfare più generoso e più umano, con più rispetto della persona e dei loro diritti e con un’ economia più protettiva, ma prudente.

Welfare generoso riallacciando l’Obama care nella sanità oltre ad allargare la fascia di assistenza pubblica, gratuita ed universale, con un programma di assistenza per gli ultrasessantacinquenni (il Medicare) al di là del reddito; e un altro programma di aiuto alle famiglie o individui a basso reddito per poter, anche loro, avere il diritto ad assicurarsi (il Medicaid). Ma welfare generoso anche nel sostegno al reddito, con la proposta di raddoppiare il salario minimo da 7.25 a 15 $, visto che la soglia precedente non era mai più stata ritoccata da più di dieci anni.

Ma invece molto prudente sul terreno economico. Biden sa bene che davanti all’America che il virus ha portato in profonda recessione, al primo punto non può non esserci che proprio la priorità dell’uscita dalla crisi. Ecco perché i suoi programmi, Made America e Buy America, finiscono per riecheggiare quelli della presidenza precedente. Al centro del programma economico c’è infatti l’uso massiccio della leva fiscale per poter rilanciare la produzione ed il lavoro americano. Ad esempio la riduzione del 10% delle tasse per tutti coloro che investono e creano occupazione negli Stati Uniti; la riduzione del 20% invece per tutti coloro che riportassero a casa, imprese attualmente delocalizzate fuori dai confini; aumento invece del 28% per quanti allungassero fuori dai confini parte della produzione o dislocassero all’estero funzioni come quelle dei call center. Ed ancora divieto per imprese straniere di poter partecipare a gare di appalto.

Inoltre viene pienamente confermata la politica dei dazi verso la Cina. Anzi con la Cina la sfida per chi sarà a detenere la primazia del mondo, resterà del tutto aperta. Peraltro il “Made America” di Biden non è che l’alternativa, anche linguistica al programma cinese lanciato da Xj del “Made China 2025”. E visti i programmi di entrambi, si prefigura uno scontro, certo più civile ed educato nei toni, ma senza esclusioni di colpi: dall’aerospazio al settore degli armamenti; dall’intelligenza artificiale alle energie rinnovabili; dalle biotecnologie fino alle auto di terza generazione.

E l’Europa? L’Europa nel mondo che ha in testa Biden, riveste  un ruolo decisivo, forse un po’ tradizionale, ma strategico. Peraltro è tutto scritto chiaramente nello stesso programma di Biden, al cui centro c’è la proposta di un patto stretto tra Stati Uniti ed Unione europea, per le regole e per la democrazia. La logica cioè di un patto da sancire dentro una visione bipolare, dove da una parte c’è il rispetto delle regole di un mondo multilaterale con società profondamente democratiche per sfidare un’altra parte del mondo, invece autoritaria e con una concezione bilaterale delle relazioni con gli Stati, così da poter imporre agli altri sempre la propria forza.

L’Unione europea, credo, non potrà che essere d’accordo, non solo a Bruxelles, ma anche a Berlino e Parigi. D’altronde la caduta della sponda di Trump ai nazionalismi e sovranisti di casa nostra, finirà con l’indebolire tutti quegli Stati, con quelli di Visegrad in testa, che hanno osteggiato tutto ciò che prefigurava un’Europa più unita ed integrata e metterà oggettivamente in estrema difficoltà Johnson e la sua Brexit così come tutti i fautori delle varie exit. Il 2020, in sostanza è l’anno della rivincita sul 2016, quando ci fu il referendum contro l’Europa e poi la vittoria di Trump alle elezioni. Dopo le incertezze di Theresa May, infatti Johnson ha proceduto con strappi ripetuti e violenti contro l’Ue, spalleggiato dalla sponda che offriva Trump, che ora, purtroppo per lui, invece non c’è più.

Ma in Europa non si potrà che essere d’accordo anche per i rapporti con la Cina. Prima ancora infatti che Biden vincesse, i rapporti con la Cina si erano profondamente deteriorati. Gli ultimi documenti ufficiali dell’Unione definiscono la Cina concorrente economico e “avversario strategico”. Il vertice di fine ottobre ai massimi livelli è fallito e quello previsto per il 16 novembre, rinviato sine die. Si è arrivati a questo punto non solo per il comportamento a dir poco opaco della Cina nella pandemia, ma ancora di più per una concezione, come per la via della Seta, dove la Cina ha negato qualsiasi forma di reciprocità nei rapporti commerciali.

In tutto questo, more solito, un problema in più potrà esserci a casa nostra, visto che non più di qualche giorno fa, il nostro Governo ha appena siglato un accordo facendo alla Cina un gran regalo geopolitico, con l’utilizzo del porto di Taranto che dopo quello di Vado Ligure, fa del Mediterraneo il loro mare privilegiato per traffici a senso unico. D’altronde sappiamo che a casa nostra, fin dentro la stessa maggioranza di governo, permangono ancora sbandamenti, nodi irrisolti e sinologi “a prescindere”. C’è solo da augurarsi che non siano di lunga durata. Perché il mondo adesso prenderà a correre ancora più veloce di prima e la voglia di rallentare, sia a Washington che a Bruxelles, per attenderci rischia davvero di essere sempre meno. Anzi, ad essere più precisi, sempre di più molto meno.

 

Walter Cerfeda

Walter Cerfeda

Walter Cerfeda

In evidenza

Gaza, Freedom Flotilla a Cgil, Cisl e Uil e associazioni: sosteneteci

Gaza, l’Usb proclama sciopero generale il 22 settembre in sostegno della Flotilla

12 Settembre 2025
Trasporto aereo, sciopero di piloti e assistenti di volo della compagnia Vueling

Vueling, Filt Cgil: licenziamenti inaccettabili

12 Settembre 2025
Trasporto pubblico, lunedì a Genova l’incontro tra Salis e i sindacati sulla crisi di Amt

Trasporto pubblico, lunedì a Genova l’incontro tra Salis e i sindacati sulla crisi di Amt

12 Settembre 2025
Ilva, l’aut aut di Calenda: ritirare il ricorso, o Taranto rischia la chiusura

Ex Ilva, i sindacati chiedono un incontro urgente a Palazzo Chigi. Proroga dei termini per la presentazione delle offerte al 26 settembre

12 Settembre 2025
Sciopero Metalmeccanici, sindacati: punte di adesione del 100%

Contratto Metalmeccanici, i sindacati: clima costruttivo nel confronto con Federmeccanica

12 Settembre 2025
Ulteriori informazioni

Quotidiano online del lavoro e delle relazioni industriali

Direttore responsabile: Massimo Mascini
Vicedirettrice: Nunzia Penelope
Comitato dei Garanti: Mimmo Carrieri,
Innocenzo Cipolletta, Irene Tinagli, Tiziano Treu

© 2024 - Il diario del lavoro s.r.l.
Via Flaminia 287, 00196 Roma

P.IVA 06364231008
Testata giornalistica registrata
al Tribunale di Roma n.497 del 2002

segreteria@ildiariodellavoro.it
cell: 349 9402148

  • Abbonamenti
  • Newsletter
  • Impostazioni Cookies

Ben Tornato!

Accedi al tuo account

Password dimenticata?

Recupera la tua password

Inserisci il tuo nome utente o indirizzo email per reimpostare la password.

Accedi
No Result
View All Result
  • Rubriche
    • Poveri e ricchi
    • Giochi di potere
    • Il guardiano del faro
    • Giurisprudenza del lavoro
  • Approfondimenti
    • L’Editoriale
    • La nota
    • Interviste
    • Analisi
    • Diario delle crisi
  • Fatti e Dati
    • Documentazione
    • Contrattazione
  • I Blogger del Diario
  • Appuntamenti
Il Diario del Lavoro

Direttore responsabile: Massimo Mascini
Vicedirettrice: Nunzia Penelope
Comitato dei Garanti: Mimmo Carrieri, Innocenzo Cipolletta, Irene Tinagli, Tiziano Treu

  • Accedi