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British Telecom, i sindacati: no ai licenziamenti coatti

redazione
Giugno14/ 2023

Lo scorso 9 giugno, si è svolto il primo incontro presso il Ministero del Lavoro tra i rappresentanti aziendali di BT Italia assistita da Unindustria Roma e le parti sociali, in cui BT Italia ha ribadito che qualunque strumento risulterebbe inutile senza garanzie di una uscita certa, entro l’anno fiscale, dei lavoratori dichiarati in eccedenza. L’azienda BT Italia si è dichiarata disponibile a valutare la cassa integrazione per crisi per la durata di 6 mesi (1 luglio – 31 dicembre), con un utilizzo fino al 100% per le risorse che, dal prossimo mese, saranno in reparti privi di attività. In questo periodo l’azienda aprirebbe ad un incentivo all’esodo volontario, per poi procedere, al termine della cigs, con i licenziamenti coatti qualora non fosse raggiunto il numero di 128 uscite.

Secondo le segreterie nazionali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, la proposta aziendale non farebbe altro che rimandare di soli sei mesi il licenziamento delle lavoratrici e dei lavoratori che non aderiranno a misure di incentivazione all’esodo. Il Ministero ha rinviato la parti ad un incontro conclusivo il prossimo 21 giugno, chiedendo ad azienda e sindacato di continuare a confrontarsi, nel frattempo, con l’obiettivo di trovare un equilibrio tra gli interessi posti in campo.

Infine, i sindacati “auspicano che questi giorni siano utili a far riflettere l’azienda, su quale dramma sociale deriverebbe, nel continuare ad approcciarsi con mero approccio finanziario, dimenticando che all’obiettivo aziendale del taglio di costi corrispondono 128 persone, 128 famiglie, che dal 22 giugno si ritroverebbero senza occupazione”.

e.m.

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