“In questi anni di crisi il sistema di ammortizzatori sociali ha tutelato oltre un milione di lavoratori e migliaia di aziende, che in assenza di questi strumenti avrebbero visto la perdita del posto di lavoro e il fallimento d’impresa. Se i dati del primo trimestre (si vedano i rapporti dell’Osservatorio Cig Cgil su cig marzo 2015 e Causali aziende cigs marzo 2015) dimostrano che il volume delle ore di Cig conferma l’assenza di attività produttiva, essendo in presenza di autorizzazioni a zero ore per potenziali 330 mila posizioni lavorative dalle prospettive sempre più incerte, i dati di aprile diffusi oggi dall’Inps segnano un nuovo rialzo (+ 3,6%) delle ore autorizzate, nonostante il crollo della deroga. Le riforme se fatte in stagioni di crescita hanno una loro efficacia, fatte nella crisi rischiano di determinare solo tagli ed esclusione”. Così Serena Sorrentino, segretario confederale della Cgil, a seguito della diffusione dei dati Inps.
“Siamo tuttavia ad un punto cruciale – prosegue Sorrentino – in ragione di alcune questioni aperte: la fine della deroga e la mancata sostituzione di uno strumento che copra i settori scoperti da Cig; il mancato rifinanziamento dei contratti di solidarietà difensivi; l’approssimarsi della scomparsa della mobilità ed il suo assorbimento nella Naspi”.
“Ad oggi – spiega – siamo ancora in attesa dei pagamenti per la deroga del 2014 in molte regioni, per le quali anche il recente decreto di sblocco dei fondi non sarà sufficiente a coprire il fabbisogno reale, producendo il fatto che molti lavoratori, seppur coperti da accordi di cassa in deroga, non si vedranno riconosciute le indennità. E questo giustifica il dato diffuso oggi di un – 77,3% delle autorizzazioni per la Cig in deroga”.
“Ancora incerto – aggiunge la dirigente sindacale – è il destino degli accordi del 2015 e, in assenza dei contratti di solidarietà, molte aziende si trovano senza nessuno strumento di riorganizzazione che consenta di uscire dalla crisi e agganciare una timida ripresa, che per ora non ha effetti significativi sull’occupazione e sui fatturati aziendali”. “Lo dimostrano i tavoli di crisi aperti presso i ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro, le decine di crisi aziendali che ogni giorno sono alla ribalta della cronaca e per le quali, in assenza di strumenti, non c’è altra risoluzione che la fine del lavoro”. Per Sorrentino “occorre considerare che la crisi continua a non pesare su tutti allo stesso modo, e certo non va meglio per chi è in cassa integrazione e continua a perdere salario: ogni lavoratore in Cig a zero ore nel 2015 ha già perso oltre 1.900 euro al netto delle tasse, e si è già determinata una riduzione nel monte salari di oltre 650 milioni di euro netti nelle tasche dei lavoratori coinvolti“.
Come ricorda la segretaria confederale, le richieste della Cgil al governo in vista dell’avvio della discussione del decreto sul riordino degli ammortizzatori sociali, contenuto come delega del Jobs Act, sono chiare e semplici: rifinanziare e generalizzare i contratti di solidarietà espansivi e difensivi; evitare la proliferazione dei fondi di solidarietà previsti dalla legge 92/2012 estendendo la cassa integrazione come forme di tutela in costanza di rapporto di lavoro a tutte le imprese (che dovranno contribuire al nuovo ammortizzatore in misura congrua per settore) e a tutti i lavoratori, garantendo una durata dei trattamenti misurata sulla durata dei piani di riorganizzazione o ristrutturazione aziendale e dei relativi accordi sindacali; prevedere sempre che alle misure di politica passiva si accompagni una misura di politica attiva; nominare il comitato di gestione del fondo di solidarietà residuale per rendere accessibili le risorse accantonate in questi mesi da gran parte delle imprese, bloccate a causa dell’inadempienza di questo obbligo da parte del ministero del Lavoro, e garantire così la definizione e l’accesso alle prestazioni per chi ha versato in questi mesi al fondo; rifinanziare gli ammortizzatori in deroga fino all’entrata a regime del nuovo sistema, affinché nessun settore, dimensione di impresa e lavoratore rimanga scoperto da forme di sostegno in caso di sospensione dell’attività; correggere il decreto sulla Naspi estendendo a tutti, senza distinzioni, la tutela nei confronti della disoccupazione involontaria.
Dello stesso avviso il segretario confederale della Cisl Gigi Pettini: “I dati che stamane l’Inps ha comunicato rispetto alla cassa integrazione per il mese di aprile 2015 fanno registrare un calo molto deciso rispetto ad ogni tipologia di strumento adottato nel confronto con lo stesso mese (aprile) del 2014: un -13,6% per le ore autorizzate di cassa ordinaria, -32,8% per quelle di straordinaria ed un -77,3% per gli interventi di cassa in deroga. Il calo complessivo quindi fa segnare un -39,6% rispetto allo stesso mese del precedente anno. Ma il dato è fortemente condizionato dalla pesantissima carenza di stanziamenti e dalle restrizioni progressive imposte dalle recenti normative relative alla cassa integrazione in deroga”.
“Anche per tale motivo questi dati non possono essere considerati positivi – prosegue Petteni – ossia figli di un reale, calo di utilizzo della cassa integrazione a vantaggio di una ripresa dell’occupazione, in quanto si dovrà ora verificare l’impatto occupazionale immediatamente successivo: ossia ci può essere il rischio che anziché un rientro in azienda o un nuovo lavoro, i cassintegrati enumerati nel calo di utilizzo siano passati ad una fase di disoccupazione o di altra tipologia di ammortizzatori, mobilità e disoccupazione per chi ne può ancora fruire o Aspi e Miniaspi”.
“Quindi è ancora presto per parlare di minor utilizzo – conclude – aspettiamo prima di verificare se il calo non sia prevalentemente dovuto invece ad una impossibilità di utilizzo”.



























