Lo sciopero generale c’e’, ma resta per ora sullo sfondo. È quasi scontato che il finale sarà quello che Landini, in fondo, sta ventilando da mesi: prima, però, la Cgil ha intenzione di privilegiare il confronto con le altre due confederazioni, per costruire, come proposto dal segretario generale della Uil Bombardieri, un percorso unitario nelle reazioni sindacali alla manovra del governo. E’ questo, in sintesi, il senso del documento approvato dall’Assemblea della Cgil (il testo integrale si può leggere nella sezione documentazione del Diario) che boccia totalmente la manovra e che di conseguenza, forte anche del successo della manifestazione del 7 ottobre scorso, afferma l’intenzione di “proseguire la mobilitazione nei luoghi di lavoro e nei territori, dando mandato alla Segreteria nazionale di proclamare con tutte le Categorie intere giornate di sciopero e organizzare manifestazioni in tutto il Paese a partire dal prossimo mese di novembre, nelle forme e nelle modalità ritenute più opportune, incluso lo sciopero generale”. In altre parole: gli scioperi al momento potranno anche essere territoriali, o regionali, come proposto dalla Uil, dovranno riguardare tutte le categorie, anche se non tutte assieme e, soprattutto, essere di almeno otto ore, non limitarsi a quattro. In seguito, si vedrà come proseguire: anche fino allo sciopero generale, nel caso.
L’Assemblea generale, si legge nel documento, “valuta positivamente la proposta avanzata dalla UIL di sostenere le rivendicazioni unitarie avanzate dalle organizzazioni sindacali al Governo ed alle controparti datoriali, avviando un percorso di mobilitazione comune con manifestazioni e ore di sciopero”. Pertanto, “sulla base del mandato ricevuto, la Segreteria della CGIL confermerà alla UIL ed alla CISL la piena disponibilità ad incontrarsi per una valutazione comune sulla fase e definire un percorso di mobilitazione con assemblee, manifestazioni e giornate di sciopero di tutte le categorie, fino allo sciopero generale”. Dunque, lo sciopero generale al momento viene spostato in avanti: arriverà nel caso in dicembre, al termine di un percorso che per una parte, almeno per il mese di novembre, dovrebbe essere unitario. Molto dipenderà dalla posizione della Cisl, che sulla manovra da’ un giudizio meno drastico rispetto alla Cgil e anche alla Uil. E se un tema unificante per le tre confederazioni potrebbe essere la stretta decisa dal governo sulle pensioni, su diversi altri capitoli i punti di vista restano divergenti.
La Cgil, nel documento dell’Assemblea, ripropone anche la questione dei referendum di cui si era parlato a luglio scorso. Nel testo si propone di convocare una “riunione di carattere seminariale” nel corso della quale riflettere e approfondire le ‘’specifiche decisioni’’ rispetto a una legge sulla rappresentanza e sul salario minimo, e a eventuali referendum abrogativi: “in coerenza con quanto definito all’Assemblea generale del 19/20 luglio a sostegno di una legge sulla rappresentanza di rafforzamento della contrattazione nazionale e per il salario minimo in attuazione degli art. 39 e 36 della Costituzione, e sulla base del possibile ricorso a leggi di iniziativa popolare per superare la precarietà, le norme che hanno deregolamentato il subappalto a cascata nei settori pubblici e non tutelato le lavoratrici e i lavoratori negli appalti privati, nonché referendum abrogativi a supporto di queste rivendicazioni e per abrogare le norme che minano la tenuta del sistema istituzionale – l’Assemblea generale dà mandato alla Segreteria di convocare, a breve, una riunione di carattere seminariale per un confronto e una riflessione ampi e approfonditi e per assumere le specifiche decisioni conseguenti”.
Il documento affronta poi il tema del Cnel, definendo “inaccettabile l’utilizzo politico che si è deciso di fare del CNEL – snaturandone la funzione di luogo di confronto terzo e arrivando, per la prima volta, a un voto a maggioranza come prima deliberazione della nuova consiliatura – per sostenere le posizioni del Governo contro l’introduzione del salario minimo, disconoscendo, nei fatti, il principio di rappresentanza in perfetta coerenza con il metodo con cui l’esecutivo ha impostato il rapporto con le Organizzazioni sindacali in tutti questi mesi, negando sistematicamente qualsiasi confronto negoziale e di merito, e procedendo sempre per atti unilaterali”. Infine, richiamandosi anche alle recenti sentenze della Corte di Cassazione in materia di giusta retribuzione, la Cgil si impegna a “rivendicare un minimo orario sotto il quale i contratti non possono andare, e a proseguire, nei confronti delle controparti datoriali, una vertenza salariale, generale e coordinata, finalizzata al rinnovo dei contratti nazionali ed alla reale difesa ed aumento del potere di acquisto dei salari”.
Nunzia Penelope