“Nella fase di conversione in Legge del decreto Dignità, vengano previste misure che garantiscano per lavoratrici e lavoratori continuità occupazionale”. La sollecitazione è giunta dalla Cgil di Torino, che ha espresso “forte preoccupazione per la sorte delle migliaia di lavoratrici e lavoratori con contratto a termine o in somministrazione che, avendo superato 12 mesi o 24 mesi, rischiano di non continuare a lavorare ed essere sostituiti”.
Stando alle stime del sindacato in provincia di Torino “sono circa 15 mila le persone che, tra contratti a termine e in somministrazione, lavorano attualmente senza interruzioni da più di 12 mesi”.
“Tale dato è molto sottostimato in quanto include solo i contratti stipulati in origine con durate previste superiori all’anno. Non si tiene conto, infatti, che a questi andrebbero sommati i contratti di durata iniziale inferiore e che successivamente sono stati prorogati o rinnovati, superando i 12 mesi di anzianità”, è stato spiegato dal sindacato.
Tra le richieste della Cgil “una norma che, se resa strutturale, eviterebbe il rischio concreto del turn-over per cui scaduti i 12 mesi o i 24 con causale, si avvierebbe la stabilizzazione.
“Con l’inserimento della causale, il decreto si muove timidamente nella direzione giusta ma non è sufficiente. La centralità e la tutela del lavoro passano attraverso una riforma complessiva che estenda i diritti e le tutele, a prescindere dalla tipologia del rapporto di lavoro”, è stato sottolineato.
Infine, il sindacato ha denunciato “il rischio che con l’introduzione dei voucher in agricoltura e turismo e senza una modifica del lavoro intermittente (a chiamata), una parte consistente delle professionalità più basse si spostino su questi rapporti di lavoro ancora più precari”.
“Il risultato degli interventi sarebbe, di conseguenza, una ulteriore precarizzazione e sfruttamento in particolare per le fasce più deboli nel mercato del lavoro”, ha messo in guardia il sindacato, annunciando che “con le proprie categorie di settore, aprirà confronti nelle aziende con l’obiettivo di stabilizzare gli attuali precari e per garantirne la continuità occupazionale”.