• Chi siamo
  • Abbonamenti
  • Contatti
venerdì, 24 Ottobre 2025
  • Accedi
No Result
View All Result
Il Diario del Lavoro

Quotidiano online del lavoro e delle relazioni industriali

Il Diario del Lavoro

Direttore responsabile: Massimo Mascini
Vicedirettrice: Nunzia Penelope
Comitato dei Garanti: Mimmo Carrieri, Innocenzo Cipolletta, Irene Tinagli, Tiziano Treu

  • Rubriche
    • Tutti
    • Poveri e ricchi
    • Giochi di potere
    • Il guardiano del faro
    • Giurisprudenza del lavoro
    Amazon diventa un operatore postale in Italia

    Il futuro del lavoro che non c’è

    Due leghe e due leader. Il modello tedesco della Cdu-Csu nei piani di Zaia

    Due leghe e due leader. Il modello tedesco della Cdu-Csu nei piani di Zaia

    Meloni, l’underdog dal consenso inossidabile ottenuto rinnegando sé stessa

    Meloni, l’underdog dal consenso inossidabile ottenuto rinnegando sé stessa

    L’evasione fiscale: un fenomeno ancora da interpretare

    Quel che il governo non dice sull’economia italiana

    La profezia di Renzi e l’ostacolo-Vannacci sulla strada del bis di Meloni

    La profezia di Renzi e l’ostacolo-Vannacci sulla strada del bis di Meloni

    Istat, a giugno inflazione accelera all’1,3%, in un mese prezzi +0,2%

    L’inflazione che fa paura è quella da supermercato

  • Approfondimenti
    • Tutti
    • I Dibattiti del Diario
    • L'Editoriale
    • Diario delle crisi
    • La nota
    • Interviste
    • Analisi
    Saccone (Slc Cgil): questo contratto servirebbe anche alle aziende per scommettere sul loro futuro

    Saccone (Slc Cgil): questo contratto servirebbe anche alle aziende per scommettere sul loro futuro

    Pam Panorama, Filcams, Fisascat e Uilticus di Roma e Lazio proclamato lo sciopero

    Pam Panorama, Filcams, Fisascat e Uilticus di Roma e Lazio proclamato lo sciopero

    Appalti Nexive, Cgil e Slc: imprenditore sotto inchiesta, lavoratori in mezzo a una strada 

    Appalti Nexive, Cgil e Slc: imprenditore sotto inchiesta, lavoratori in mezzo a una strada 

    Agenzia Dire, sindacati: il 26 gennaio incontro con il sottosegretario Barachini

    Editoria, sciopero all’Agenzia Dire per stipendi mancanti

    Federmeccanica, il terzo trimestre 2019 conferma la recessione

    La Cgil lancia l’allarme: è notte fonda per l’industria italiana. Landini: dal governo solo propaganda, mancano politiche industriali

    Sottoscritta ipotesi d’accordo per le piccole e medie imprese tessili e chimiche

    La tutela dei lavoratori con patologie oncologiche, croniche o invalidanti: novità normative e prospettive di uguaglianza sostanziale

  • Fatti e Dati
    • Tutti
    • Documentazione
    • Contrattazione
    Federmanager e AIDP, firmato il protocollo d’intesa per valorizzare il management italiano

    Federmanager e AIDP, firmato il protocollo d’intesa per valorizzare il management italiano

    Vetro, varata la piattaforma di rinnovo del contratto, 205 euro di aumento

    Contratti, varata la piattaforma per il rinnovo del vetro e lampade, 235 euro la richiesta di aumento

    La bozza della legge di bilancio 2026 bollinata dalla Ragioneria

    Siglata l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto chimico-farmaceutico

    Artigiani, contratto Pmi moda, chimica, ceramica: firmata l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto

    McDonald’s Italia, al via la trattativa per la sottoscrizione del primo contratto integrativo aziendale

    McDonald’s Italia, sindacati e azienda siglano il primo contratto integrativo

    Il report Istat sulle previsioni di forze di lavoro al 2050

  • I Blogger del Diario
  • Biblioteca
    Capitalismo di guerra. Perché viviamo già dentro un conflitto globale permanente (e come uscirne), di Alberto Saravalle e Carlo Stagnaro

    Capitalismo di guerra. Perché viviamo già dentro un conflitto globale permanente (e come uscirne), di Alberto Saravalle e Carlo Stagnaro

    Il costruttore e il giocatore. Serafino Ferruzzi, Raul Gardini, e la fine di un grande gruppo industriale, di Luciano Segreto, Feltrinelli

    Il costruttore e il giocatore. Serafino Ferruzzi, Raul Gardini, e la fine di un grande gruppo industriale, di Luciano Segreto, Feltrinelli

    L’umanità di domani. Dieci numeri per comprendere il nostro futuro, di Paul Morland

    L’umanità di domani. Dieci numeri per comprendere il nostro futuro, di Paul Morland

    La rivoluzione della longevità, di Myriam Defilippi e Maurizio De Palma. Editore Il Sole 24 Ore

    La rivoluzione della longevità, di Myriam Defilippi e Maurizio De Palma. Editore Il Sole 24 Ore

    Anche i ricchi piangono. La crisi del modello Milano e delle global city. Editore Baldini+Castoldi

    Anche i ricchi piangono. La crisi del modello Milano e delle global city. Editore Baldini+Castoldi

    Sfruttare i viventi, di Paul Guillibert. Editore Ombre Corte

    Sfruttare i viventi, di Paul Guillibert. Editore Ombre Corte

  • Appuntamenti
Il Diario del Lavoro
  • Rubriche
    • Tutti
    • Poveri e ricchi
    • Giochi di potere
    • Il guardiano del faro
    • Giurisprudenza del lavoro
    Amazon diventa un operatore postale in Italia

    Il futuro del lavoro che non c’è

    Due leghe e due leader. Il modello tedesco della Cdu-Csu nei piani di Zaia

    Due leghe e due leader. Il modello tedesco della Cdu-Csu nei piani di Zaia

    Meloni, l’underdog dal consenso inossidabile ottenuto rinnegando sé stessa

    Meloni, l’underdog dal consenso inossidabile ottenuto rinnegando sé stessa

    L’evasione fiscale: un fenomeno ancora da interpretare

    Quel che il governo non dice sull’economia italiana

    La profezia di Renzi e l’ostacolo-Vannacci sulla strada del bis di Meloni

    La profezia di Renzi e l’ostacolo-Vannacci sulla strada del bis di Meloni

    Istat, a giugno inflazione accelera all’1,3%, in un mese prezzi +0,2%

    L’inflazione che fa paura è quella da supermercato

  • Approfondimenti
    • Tutti
    • I Dibattiti del Diario
    • L'Editoriale
    • Diario delle crisi
    • La nota
    • Interviste
    • Analisi
    Saccone (Slc Cgil): questo contratto servirebbe anche alle aziende per scommettere sul loro futuro

    Saccone (Slc Cgil): questo contratto servirebbe anche alle aziende per scommettere sul loro futuro

    Pam Panorama, Filcams, Fisascat e Uilticus di Roma e Lazio proclamato lo sciopero

    Pam Panorama, Filcams, Fisascat e Uilticus di Roma e Lazio proclamato lo sciopero

    Appalti Nexive, Cgil e Slc: imprenditore sotto inchiesta, lavoratori in mezzo a una strada 

    Appalti Nexive, Cgil e Slc: imprenditore sotto inchiesta, lavoratori in mezzo a una strada 

    Agenzia Dire, sindacati: il 26 gennaio incontro con il sottosegretario Barachini

    Editoria, sciopero all’Agenzia Dire per stipendi mancanti

    Federmeccanica, il terzo trimestre 2019 conferma la recessione

    La Cgil lancia l’allarme: è notte fonda per l’industria italiana. Landini: dal governo solo propaganda, mancano politiche industriali

    Sottoscritta ipotesi d’accordo per le piccole e medie imprese tessili e chimiche

    La tutela dei lavoratori con patologie oncologiche, croniche o invalidanti: novità normative e prospettive di uguaglianza sostanziale

  • Fatti e Dati
    • Tutti
    • Documentazione
    • Contrattazione
    Federmanager e AIDP, firmato il protocollo d’intesa per valorizzare il management italiano

    Federmanager e AIDP, firmato il protocollo d’intesa per valorizzare il management italiano

    Vetro, varata la piattaforma di rinnovo del contratto, 205 euro di aumento

    Contratti, varata la piattaforma per il rinnovo del vetro e lampade, 235 euro la richiesta di aumento

    La bozza della legge di bilancio 2026 bollinata dalla Ragioneria

    Siglata l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto chimico-farmaceutico

    Artigiani, contratto Pmi moda, chimica, ceramica: firmata l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto

    McDonald’s Italia, al via la trattativa per la sottoscrizione del primo contratto integrativo aziendale

    McDonald’s Italia, sindacati e azienda siglano il primo contratto integrativo

    Il report Istat sulle previsioni di forze di lavoro al 2050

  • I Blogger del Diario
  • Biblioteca
    Capitalismo di guerra. Perché viviamo già dentro un conflitto globale permanente (e come uscirne), di Alberto Saravalle e Carlo Stagnaro

    Capitalismo di guerra. Perché viviamo già dentro un conflitto globale permanente (e come uscirne), di Alberto Saravalle e Carlo Stagnaro

    Il costruttore e il giocatore. Serafino Ferruzzi, Raul Gardini, e la fine di un grande gruppo industriale, di Luciano Segreto, Feltrinelli

    Il costruttore e il giocatore. Serafino Ferruzzi, Raul Gardini, e la fine di un grande gruppo industriale, di Luciano Segreto, Feltrinelli

    L’umanità di domani. Dieci numeri per comprendere il nostro futuro, di Paul Morland

    L’umanità di domani. Dieci numeri per comprendere il nostro futuro, di Paul Morland

    La rivoluzione della longevità, di Myriam Defilippi e Maurizio De Palma. Editore Il Sole 24 Ore

    La rivoluzione della longevità, di Myriam Defilippi e Maurizio De Palma. Editore Il Sole 24 Ore

    Anche i ricchi piangono. La crisi del modello Milano e delle global city. Editore Baldini+Castoldi

    Anche i ricchi piangono. La crisi del modello Milano e delle global city. Editore Baldini+Castoldi

    Sfruttare i viventi, di Paul Guillibert. Editore Ombre Corte

    Sfruttare i viventi, di Paul Guillibert. Editore Ombre Corte

  • Appuntamenti
No Result
View All Result
Il Diario del Lavoro
No Result
View All Result

Home - Senato - Commissione Lavoro, previdenza sociale (Dai Resoconti Sommari)

Commissione Lavoro, previdenza sociale (Dai Resoconti Sommari)

2 Agosto 2017
in Senato

Riunione n. 114

MERCOLEDÌ 2 AGOSTO 2017

 

Presidenza del Presidente

SACCONI 

                      

 

Orario: dalle ore 8,15 alle ore 9

 

 

AUDIZIONE INFORMALE IN MERITO ALL’ESAME DELL’AFFARE ASSEGNATO SULL’IMPATTO SUL MERCATO DEL LAVORO DELLA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE (N. 974)  

 

338ª Seduta
Presidenza del Presidente
SACCONI 
Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Franca Biondelli.                                                                                           

La seduta inizia alle ore 15.

SULLA PUBBLICAZIONE DI DOCUMENTI ACQUISITI NEL CORSO DELLE AUDIZIONI  

Il presidente SACCONI annuncia che la documentazione riferita all’affare assegnato n. 974 (Impatto sul mercato del lavoro della quarta rivoluzione industriale), consegnata nel corso dell’audizione informale svoltasi nella giornata di oggi, in sede di Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi parlamentari, sarà resa disponibile sulla pagina web della Commissione.

IN SEDE CONSULTIVA SU ATTI DEL GOVERNO 

Schema di decreto legislativo recante disposizioni per l’introduzione di una misura nazionale di contrasto alla povertà (n. 430)

(Parere al Ministro per i rapporti con il Parlamento, ai sensi dell’articolo 1, commi 1, 2 e 5, della legge 15 marzo 2017, n. 33. Seguito e conclusione dell’esame. Parere favorevole con osservazioni)

Prosegue l’esame, sospeso nella seduta del 27 luglio.

Il PRESIDENTE, nessuno chiedendo di intervenire, dichiara conclusa la discussione generale.

La relatrice PARENTE (PD) dà conto di uno schema di parere favorevole con osservazioni, pubblicato in allegato, nel quale ha accolto le indicazioni emerse in discussione generale e quelle pervenutele per le vie brevi, in particolare dai senatori Berger e Gatti. Richiama l’importanza del provvedimento, che non si caratterizza come una misura di natura assistenzialistica, ma come un insieme coordinato di strumenti volti a potenziare i servizi di prossimità. Si sofferma sul reddito di inclusione e sul ruolo che l’INAPP avrà nell’Osservatorio sulla povertà.

La senatrice CATALFO (M5S) illustra uno schema di parere di segno contrario, pubblicato in allegato, rimarcando il carattere contraddittorio delle disposizioni previste nel provvedimento, nonché la confusione sul piano organizzativo fra i vari enti coinvolti nel contrasto alla povertà. Critica il carattere eccessivamente selettivo delle misure che saranno erogate e che determineranno inaccettabili discriminazioni. In particolare, lamenta che i sussidi erogati al capo famiglia introducano inammissibili diseguaglianze fra uomini e donne. Auspica che siano definiti con maggiore precisione i compiti di monitoraggio assegnati all’INAPP.

Il senatore BAROZZINO (Misto-SI-SEL), dopo aver lamentato che la proposta della relatrice non tiene conto di tutte le sollecitazioni emerse nel corso del dibattito, dà conto di uno schema di parere di segno contrario, pubblicato in allegato. Invita a considerare le condizioni di quei lavoratori espulsi dal ciclo produttivo e  non tutelati dagli ammortizzatori sociali.

La senatrice GATTI (Art.1-MDP) ringrazia la relatrice per aver accolto le sue indicazioni. Riguardo alla seconda osservazione dello schema da lei proposto, auspica formulazioni più puntuali relative ai servizi di prossimità. Annuncia conclusivamente il proprio voto favorevole sullo schema della relatrice.

Il senatore BERGER (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE) precisa che le formulazioni degli articoli 24 e 25 dello schema di decreto legislativo sono il frutto di un’intesa avvenuta nella Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. Richiama a tale proposito la normativa in materia di contrasto alla povertà definita dalla provincia autonoma di Bolzano.

Il presidente SACCONI ricorda di aver espresso critiche, in sede di approvazione della legge n. 33 del 2017, riguardanti in particolare l’erogazione del sussidio, ritenuto misura non sufficiente in situazione di particolare degrado, e le modalità di collegamento fra erogazione del sussidio e servizi di prossimità. Il provvedimento in esame in parte supera i limiti della legge delega, caratterizzata da un eccessivo centralismo. Ritiene opportuno inoltre non duplicare le banche dati della pubblica amministrazione e definire invece una disciplina appropriata sul fascicolo elettronico del cittadino.

La relatrice PARENTE (PD) ribadisce che lo schema di decreto in esame individua i livelli essenziali di prestazione, all’interno di una programmazione generale degli interventi di prossimità, consentendo di superare ritardi storici del welfare italiano.

Presente il prescritto numero di senatori, il PRESIDENTE mette ai voti lo schema di parere favorevole con osservazioni formulato dalla relatrice, che è approvato a maggioranza. Risultano quindi precluse le votazioni sullo schema di parere a prima firma della senatrice Catalfo e su quello presentato dal senatore Barozzino.


SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE
  

La senatrice CATALFO (M5S), lamentando la mancata calendarizzazione dei disegni di legge presentati dai Gruppi di opposizione, chiede che ricevano adeguata considerazione nella prossima programmazione dei lavori i disegni di legge sul reddito di cittadinanza (nn. 1148 e 1697).

Il senatore BAROZZINO (Misto-SI-SEL), nell’associarsi alle richieste della senatrice Catalfo, sottolinea la necessità che venga ripreso l’esame del disegno di legge sul reddito minimo garantito (n. 1670). Invita altresì ad affrontare il tema dei rischi derivanti dall’esposizione dei lavoratori all’amianto, riprendendo l’esame dei disegni di legge n. 8 e connessi.

Il presidente SACCONI assicura che alla ripresa dei lavori parlamentari saranno presi in considerazione i disegni di legge ancora all’esame della Commissione. Precisa di aver manifestato l’opportunità che le iniziative legislative testé ricordate fossero esaminate congiuntamente al provvedimento sul contrasto alla povertà, ma che l’abbinamento dei disegni di legge venne respinto, proprio per l’opposizione del senatore Barozzino e dei componenti della Commissione appartenenti al Gruppo Movimento 5 Stelle nella seduta del 29 settembre scorso, obiettando la non omogeneità fra le materie. Relativamente al tema dell’amianto, invita a valutare se vi siano le condizioni per definire un intervento normativo di tale rilevanza negli ultimi mesi della Legislatura.

La senatrice CATALFO (M5S), con riferimento all’odierna audizione informale presso l’Ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi parlamentari, riguardante l’Affare assegnato n. 974, chiede di approfondire il tema delle tecnologie applicate all’apprendimento dei minori diversamente abili.

Il PRESIDENTE, pur riconoscendo l’importanza della tematica sollevata dalla senatrice Catalfo, precisa le competenze della Commissione e i limiti di materia dell’affare assegnato, di cui auspica la conclusione entro il mese di settembre.


SCONVOCAZIONE DELLA SEDUTA NOTTURNA DI OGGI E DELLA SEDUTA DI DOMANI
  

Il presidente SACCONI avverte che, in considerazione dell’andamento dei lavori, la seduta notturna di oggi, convocata alle ore 20, e la seduta di domani, convocata alle ore 13,30, non avranno luogo.

La seduta termina alle ore 15,50.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE SULL’ATTO DEL GOVERNO N. 430

L’11a Commissione permanente, esaminato lo schema di decreto legislativo in titolo, condivise le finalità previste dalla legge del 15 marzo 2017, n. 33, relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni di natura assistenziale e al rafforzamento del sistema degli interventi e dei servizi sociali;

valutata positivamente l’istituzione, a decorrere dal 1° gennaio 2018, del Reddito di inclusione (ReI), quale misura unica a livello nazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, che potrà essere richiesto dal 1° dicembre 2017;

tenuto conto che il 14 aprile 2017 è stato sottoscritto il Memorandum d’intesa tra il Governo e l’Alleanza contro la povertà in merito all’attuazione della legge 15 marzo 2017, n. 33, che ha definito i seguenti impegni circa il profilo degli interventi da realizzare in attuazione della legge delega per il contrasto alla povertà: 

– superamento dell’utilizzo esclusivo dell’ISEE del richiedente e affiancamento di una soglia di accesso legata al reddito disponibile ISR, per quanto riguarda i criteri di accesso dei beneficiari; 

– beneficio differenziato in base al reddito disponibile e commisurato al numero di componenti il nucleo famigliare; 

– beneficio definito in modo da evitare disincentivi al lavoro. L’obiettivo è costruire una misura effettivamente inclusiva e non uno strumento che spinga le persone a rimanere inattive; 

– previsione di affiancare al contributo economico un progetto personalizzato di inclusione sociale e lavorativa realizzato attraverso il finanziamento strutturale dei servizi di inclusione sociale connessi al ReI; 

– l’affiancamento ai territori e il supporto tecnico deve avvenire attraverso una struttura nazionale permanente;

– la necessità di una raccolta dati e definizione degli indicatori per la verifica dell’efficacia; 

– promozione della gestione associata dei servizi sociali da parte dei Comuni;

considerato che nella prima fase, il ReI è riservato a una platea molto ampia, anche se non esaustiva delle persone in povertà assoluta, intercettando le fasce di popolazione più fragili, in continuità con il SIA (Sostegno per l’inclusione attiva) e l’ASDI (Assegno di disoccupazione), che il ReI sostituisce;

premesso che è stato costituito l’Istituto Nazionale per l’analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP) e che si auspica una sua collaborazione ai lavori dell’osservatorio sulle povertà;

sottolineato che la legge delega prevede un graduale incremento del beneficio e una estensione dei beneficiari da attuarsi mediante il Piano nazionale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale e grazie alle risorse attese dal riordino delle prestazioni di natura assistenziale finalizzate al contrasto della povertà e da eventuali ulteriori risorse da definire mediante specifici provvedimenti legislativi;

tenuto conto che una misura definita essenziale ed universale deve necessariamente tradursi in un diritto esigibile per tutta la popolazione individuata in condizioni di fragilità economica e sociale, e non nei limiti delle risorse disponibili;

osservato che il tema delle risorse adeguate e sufficienti riguarda sia la misura passiva del trasferimento monetario ai beneficiari sia la quota di risorse destinata ai servizi;

considerato che il ReI è una misura nazionale e di prossimità nello stesso tempo, perché affida ai Comuni l’attuazione del Reddito di inserimento, con la responsabilità agli enti locali di individuazione dei punti di Accesso e attribuisce agli ambiti la destinazione delle risorse per il rafforzamento dei servizi sociali territoriali e ai Comuni la valutazione multidimensionale per identificare i bisogni del nucleo familiare e dei suoi componenti; 

ricordato che la legge delega e il decreto attuativo intervengono su una carenza atavica del sistema sociale nazionale, con l’assenza di una normativa statale di puntuale determinazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni ed è per questo che si valuta positivamente che il ReI sia un LEP. Si ricorda che sono Livelli Essenziali delle Prestazioni anche i servizi per l’informazione e l’accesso al ReI, la valutazione multidimensionale, il progetto personalizzato e l’offerta integrata di interventi e servizi secondo le modalità coordinate definite dalle regioni e province autonome;

considerata la necessità di un rilancio della programmazione sociale, i cui risultati non sono stati soddisfacenti in questi anni, per connettere responsabilità, risorse e risultati conseguiti; 

valutati positivamente il forte richiamo alla legge n. 328 del 2000 per una sua effettiva attuazione in tema di contrasto alla povertà ed il collegamento con la normativa del terzo settore, legge n. 106 del 2016 ed i suoi recenti decreti attuativi; 

considerata la messa a sistema del ruolo degli enti del terzo settore nel contrasto alla povertà, includendoli anche nella progettazione personalizzata, promuovendo in particolare forme di collaborazione con gli enti attivi nella distribuzione alimentare a valere sulle risorse del Programma Operativo del Fondo di aiuti europei agli indigenti (Fead); 

ritenuto strategico l’approccio per il contrasto alla povertà fatto con i soggetti stessi in difficoltà, definendo il progetto personalizzato con la più ampia partecipazione del nucleo familiare, in considerazione dei suoi desideri, aspettative e preferenze, prevedendo il suo coinvolgimento nel monitoraggio e nella valutazione degli interventi; 

condiviso il richiamo ad un utilizzo delle risorse dei Programmi Operativi Nazionali (Pon) e regionali (Por) riferite all’obiettivo tematico della lotta alla povertà e della promozione dell’inclusione sociale; 

richiamata la necessità di un rafforzamento del personale dei servizi sociali e dei centri per l’impiego perché il sistema possa prendere in carico le persone e le famiglie in difficoltà, con l’ottica di “aiutare chi deve aiutare”; 

ritenuti fondamentali il rafforzamento del coordinamento degli interventi in materia di servizi sociali attraverso la Rete della protezione e dell’inclusione sociale per stabilire un’omogeneità territoriale nell’erogazione delle prestazioni e il richiamo alla gestione associata dei servizi sociali, per evitare un’ottica burocratica delle misure di contrasto alla povertà, ma rilanciando partecipazione e cura delle persone fragili;

preso atto positivamente di un intervento e di risorse dedicate alle persone senza fissa dimora. 

Esprime, per quanto di competenza, parere favorevole, con le osservazioni di seguito riportate:

all’articolo 5, comma 1, ultimo periodo, si segnala la necessità di aggiungere dopo le parole: “da ciascun ambito territoriale” le seguenti: “all’INPS,”;

all’articolo 7, comma 1, lettera e), in fine, appare opportuno aggiungere le seguenti parole: “e servizi di prossimità”;

all’articolo 8, comma 1, lettera f), in fine, si ritiene necessario aggiungere le seguenti parole: “; il massimale del beneficio è eventualmente rivedibile oltre il valore di cui alla presente lettera a decorrere dal terzo Piano”;

all’articolo 9, comma 4, si invita il Governo a valutare l’ipotesi di sostituire l’ultimo periodo con il seguente: “Il possesso dei requisiti, anche ai fini della determinazione del beneficio, è verificato dall’INPS con cadenza trimestrale, ove non diversamente specificato, ferma restando la necessità di aggiornare l’ISEE alla scadenza del periodo di validità dell’indicatore.”;

all’articolo 10, comma 7, in principio, si invita a valutare l’ipotesi di aggiungere le seguenti parole: “A decorrere dalla data di cui al comma 3,” ;

all’articolo 12, comma 11, in fine, appare opportuno valutare l’ipotesi di aggiungere le seguenti parole: “nei casi di cui al comma 8, e decorsi sei mesi negli altri casi”;

all’articolo 15, comma 2, lettera d), in fine, appare opportuno aggiungere le seguenti parole: “; nel monitoraggio delle criticità rilevate, specifica attenzione è rivolta all’adeguatezza di professionalità sociali in organico ed alle ragioni dell’eventuale insufficienza”;

all’articolo 24, in fine, si rileva la necessità di aggiungere il seguente comma: “14. Le province autonome di Trento e Bolzano adempiono agli obblighi informativi previsti dal presente articolo secondo procedure e modelli concordati con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, nel rispetto delle competenze ad esse attribuite, comunque provvedendo nei limiti delle risorse finanziarie, umane e strumentali già previste a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.”;

all’articolo 25, comma 1, in fine, appare opportuno aggiungere il seguente periodo: “Per coloro, non già beneficiari del SIA, che effettuano la richiesta del ReI nel dicembre 2017, l’ISEE deve essere aggiornato entro il termine del primo trimestre 2018.”;

all’articolo 25, in fine, si ritiene necessario aggiungere il seguente comma: “7. Sono in ogni caso fatte salve le potestà attribuite alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e Bolzano dai rispettivi statuti speciali e dalle relative norme di attuazione.”.

 

SCHEMA DI PARERE PROPOSTO DAI SENATORI Nunzia CATALFO, Sara PAGLINI e PUGLIA SULL’ATTO DEL GOVERNO N. 430

 

La Commissione 11a del Senato, in sede d’esame dello schema di decreto legislativo recante disposizioni per l’introduzione di una misura nazionale di contrasto alla povertà (AG 430);

premesso che:

nella relazione illustrativa del disegno di legge di delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali (poi legge 15 marzo 2017, n. 33) il Governo dichiarava di volersi impegnare a realizzare un intervento di profonda riforma delle politiche sociali nel nostro Paese, ammettendo che da troppi anni si è operato solo con interventi per stratificazione, aggiungendo ulteriori prestazioni rispetto a quelle esistenti senza ordinarle, bonificarle, ridare razionalità e finalizzazione a scelte che inevitabilmente sono diventate farraginose, e dunque inadeguate ad affrontare i problemi legati alla povertà;

nonostante i propositi del Governo, la misura proposta dalla disposizione dello schema di decreto in esame pare largamente insufficiente a garantire tutti coloro che oggi vivono in una condizione di povertà e non appare certo uno strumento strutturale ed universale di lotta alla povertà nel medio e lungo periodo. Appare infatti del tutto evidente l’impossibilità di configurare il ReI come un reddito minimo, essendo destinato non all’individuo ma al nucleo familiare ed essendo il contributo esiguo (187-485 euro mensili) e fisso (anziché a compensazione), la durata limitata (18 mesi), gli stanziamenti assolutamente insufficienti persino a coprire l’intera platea di persone in condizione di povertà assoluta, e dunque, a maggior ragione, quelle in povertà relativa, compresi disoccupati, inoccupati, NEET e working poors;

a tal proposito, si ricorda che il Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale (istituito dall’articolo 1, comma 386 della legge n. 208 del 2015) presentava una previsione per il 2017 pari a 1.030 milioni di euro. Nel biennio 2018-2019, il relativo capitolo di bilancio, con una dotazione iniziale pari a 1.054 milioni, riceve dalla legge n. 232 del 2016 per il 2018 un rifinanziamento di 500 milioni di euro, che porta la dotazione dei prossimi due anni a 1.554 milioni di euro. A tali risorse per il triennio, i commi 238 e 239 dell’articolo 1 della medesima legge hanno autorizzato, dal 2017, un incremento a regime di 150 milioni di euro;

a ciò si deve aggiungere la mancanza di fondi per ulteriori strumenti finalizzati a favorire il reinserimento dei disoccupati all’interno del mercato del lavoro e l’affrancamento degli stessi dalla condizione di povertà, in primis i contratti di ricollocazione (articolo 17, decreto legislativo n. 22 del 2015), di cui ad oggi hanno beneficiato solo 30.000 soggetti;

secondo i dati recentemente diffusi dall’ISTAT, nel 2016 in Italia si stimano in 1.619.000 le famiglie in condizione di povertà assoluta, pari al 6,3 per cento delle famiglie residenti. In termini di individui si tratta di 4.742.000 persone, il 7,9 per cento dell’intera popolazione. Negli ultimi quattro anni l’incidenza di povertà assoluta, con riferimento alle famiglie, è rimasta sostanzialmente stabile intorno al 6 per cento. Nel 2016, soltanto nel Centro Italia si registra un incremento significativo rispetto all’anno precedente (5,9 per cento da 4,2 per cento) sebbene continui a essere il Mezzogiorno l’area del Paese con l’incidenza più elevata (8,5 per cento). Per quanto riguarda il numero di individui, seppure nel contesto di una sostanziale stabilità dell’incidenza di povertà assoluta rispetto all’anno precedente, si registra il valore più alto dal 2005: ciò è avvenuto perché il fenomeno è andato via via ampliandosi tra le famiglie con quattro componenti e oltre e tra quelle con almeno un figlio minore. Anche in questo caso tra le ripartizioni si confermano la crescita al Centro (da 5,6 per cento del 2015 a 7,3 per cento del 2016) e la maggiore incidenza nel Mezzogiorno (9,8 per cento);

la misura disegnata dallo schema di decreto in esame non risponde in concreto agli obblighi imposti dall’Unione Europea che in merito al contrasto alla povertà, con diverse raccomandazioni e comunicati (già dal 1992!), invita gli Stati membri a dotarsi di adeguati sistemi di protezione sociale, raccomandando di riconoscere il diritto basilare di ogni persona di disporre di un’assistenza sociale e di risorse sufficienti per vivere in modo dignitoso. Nell’allegato alla COM(216) 127 recante la prima stesura del Pilastro dei diritti sociali della “Comunicazione della commissione al parlamento europeo, al consiglio, al comitato economico e sociale europeo e al comitato delle regioni” incentrato sull’avvio di una consultazione su un pilastro europeo dei diritti sociali, al punto 15 sul Reddito minimo, la Commissione sottolinea che: “La maggior parte degli Stati membri, ma non tutti, erogano un reddito minimo alle persone in condizioni di povertà o a rischio di povertà che non dispongono di altri mezzi di sussistenza. Tra i problemi attuali figurano però l’inadeguatezza della prestazione, che non permette ai beneficiari di sottrarsi alla povertà, una copertura ridotta e il mancato ottenimento di tale sostegno a causa della complessità delle procedure… Per le persone anziane nella maggior parte degli Stati membri le disposizioni sul reddito minimo non sono sufficienti a sottrarre alla povertà coloro che non dispongono di altre risorse”;

considerato che:

lo schema di decreto legislativo in esame viene a porre in essere una misura complessa, farraginosa sotto il profilo gestionale e gravosa per i cittadini, in termini di adempimenti necessari per accedere alla prestazione e conservarne il godimento;

il REI è una misura basata su molte condizioni categoriali, che configurano la stessa come una misura altamente selettiva, con conseguente frammentarietà nelle condizioni di accesso: presenza in famiglia di un componente minore oppure di una persona con disabilità, di una donna in gravidanza o di un disoccupato con più di 55 anni. Queste condizioni sono la chiara manifestazione della volontà di anteporre un contenimento delle spese al rischio di escludere molte persone bisognose di aiuto. L’obiettivo, invece, dovrebbe essere quello di offrire un sostegno a tutti quelli che ne hanno davvero bisogno, condizionando l’accesso ad una prova dei mezzi;

come rilevato dai rappresentanti dell’INPS in sede di audizione presso le Commissioni XI e XII della Camera, la disposizione di cui all’articolo 3, comma 2, lettera d), (che prevede che tra i requisiti riferiti alla composizione del nucleo vi sia la presenza di almeno un lavoratore di età pari o superiore a 55 anni in stato di disoccupazione per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale ed abbia concluso da almeno tre mesi di godere dell’intera prestazione per la disoccupazione a lui spettante) esclude disoccupati di lunga durata di età inferiore ai 55 anni ed anche i lavoratori con età pari o superiore a 55 anni in stato di disoccupazione a seguito di scadenza del termine finale di un contratto di lavoro a tempo determinato e gli ultracinquantacinquenni collaboratori. Differenze di trattamento che si giustificano, come già evidenziato, solo in termini di contenimento della spesa. Inoltre i giovani, che pure presentano un rischio povertà più alto delle altre fasce d’età, non sono inclusi tra i gruppi sociali selezionati come maggiormente meritori d’aiuto, come target, del provvedimento;

peraltro, le disposizioni di cui al decreto non tengono conto della differenziazione territoriale del costo che uno stesso bene o servizio ha nelle diverse zone del paese e nei contesti locali e le soglie per poter accedere ai benefici economici (ISEE, ISRE, patrimonio immobiliare, patrimonio mobiliare…) sono stabilite a livello esclusivamente nazionale, così come l’importo del contributo economico stesso;

a ciò si unisce, sempre con riferimento alla condizione economica dei beneficiari del ReI, che l’utilizzo dell’ISEE come attualmente configurato, introduce de facto requisiti più stringenti per poter beneficiare della misura di sostegno, con la conseguenza che molte famiglie potrebbero esserne escluse;

in merito, si ricorda che Parlamento e Governo sono stati più volte sollecitati a valutare attentamente l’utilizzo dell’ISEE quale parametro di riferimento per l’accertamento delle condizioni d’accesso al beneficio prefigurato dalla legge n. 33 del 2017. A più riprese è stata infatti segnalata nel corso dell’attuale legislatura (si veda su tutte la mozione n. 1-00532) la inadeguatezza del nuovo ISEE a certificare la reale situazione economica delle famiglie. All’esito della prima applicazione, da più parti si è segnalato che il nuovo ISEE ha di fatto escluso dall’accesso a prestazioni agevolate milioni di famiglie che invece ne avrebbero bisogno;

in sostanza, l’articolo 3 dello schema di decreto in esame prevede, in linea peraltro con la normativa di delega, di ricorre a uno strumento cui peraltro si dovrà metter necessariamente mano a seguito delle recenti sentenze del Consiglio di Stato: una scelta inopportuna, temporanea e con ampie possibilità di rivelarsi fallimentare;

sarebbe stato invece assolutamente opportuno che il Governo avesse prima proceduto ad una definitiva e seria riforma dello strumento ISEE affinché il calcolo fosse effettuato tutelando realmente i soggetti più deboli della nostra società in maniera del tutto conforme alle citate pronunce del giudice amministrativo, e non preferire invece l’adozione di una soluzione temporanea, per utilizzarla poi come parametro fondamentale di riferimento e con funzione centrale e determinante per l’erogazione della misura prevista dallo schema di decreto in esame;

per parametrare efficacemente una misura che dovrebbe riguardare tutte le famiglie e i cittadini in difficoltà, sarebbe stato necessario individuare con chiarezza la “soglia del bisogno”, quindi i beneficiari della misura, prevedendo un sistema di verifica del bisogno/erogazione del sostegno capace di raggiungere la popolazione senza dover escludere alcuno, come, ad esempio, la soglia di rischio di povertà intesa come il valore convenzionale, calcolato dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) nel rispetto delle disposizioni del quadro comune per la produzione sistematica di statistiche europee sul reddito e sulle condizioni di vita (EU-SILC), di cui al regolamento (CE) n. 1177/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 116 giugno 2003, definito secondo l’indicatore ufficiale di povertà monetaria dell’Unione europea, pari ai 6/10 del reddito mediano equivalente familiare, al di sotto del quale un nucleo familiare, composto anche da un solo individuo, è definito povero in termini relativi, ossia in rapporto al livello economico medio di vita locale o nazionale;

si devono inoltre rilevare rischi di gravi difficoltà di compilazione della domanda, da parte dell’utenza e di verifica del rispetto delle condizioni categoriali, da parte dell’INPS. I requisiti per la concessione della misura (previsti al comma 1 dell’articolo 3) sono più numerosi e maggiormente dettagliati rispetto a quelli previsti dal SIA, misura che il ReI intende superare;

in particolare, in sede di istruttoria dovranno essere verificati, oltre al valore dell’attestazione ISEE, anche il valore dell’ISRE, quello del patrimonio immobiliare e del patrimonio mobiliare. Tali verifiche rendono indispensabile la creazione di una specifica piattaforma telematica, necessità che richiede tempi di realizzazione non in linea con quelli di avvio della misura, così come delineati nel testo (1° dicembre 2018);

il coinvolgimento, nel processo di attività disegnato dallo schema di decreto in esame, di una pluralità di soggetti, rischia di allungare i tempi di istruttoria e di messa in pagamento della misura;

un primo punto di criticità è rappresentato dalla fase di presentazione delle domande, che avviene per il tramite dei comuni o degli ambiti territoriali, i quali successivamente la trasmettono all’INPS. La complessa fase dell’istruttoria, inoltre, è in parte in capo all’ente locale ed in parte all’INPS, con inevitabile frammentazione delle attività;

anche la fase dell’erogazione del benefìcio economico, che avviene attraverso una carta elettronica prepagata, gestita da Poste italiane S.p.A, presenta potenziali criticità per l’utenza, già evidenziate nel corso degli anni per le misure che prevedono analoghe modalità di pagamento (SIA e carta acquisti). Come evidenziato dalla stessa INPS nel corso della già citata audizione: “accade sovente, infatti, che all’accoglimento della domanda non segua l’immediato rilascio della carta prepagata, o che nel corso dell’erogazione vi siano problemi di accredito”;

per quanto concerne la durata del beneficio, il comma 5 dell’articolo 4 dello schema di decreto in esame prevede l’interruzione della fruizione del beneficio economico per 6 mesi dopo un periodo di fruizione di 18. L’obiettivo sembra consistere nell’incentivare i nuclei beneficiari a compiere ogni sforzo per uscire dalla povertà. Tuttavia questo obiettivo condivisibile sembra qui declinato in modo non opportuno. Infatti, altri paiono gli strumenti da utilizzare per spingere le famiglie ad uscire dalla povertà: la presa in carico, la progettazione personalizzata, la condizionalità e le relative sanzioni, compresa l’interruzione del beneficio, ma motivata, non indistinta per tutti. Invece, l’interruzione dell’erogazione del contributo per meri motivi temporali rischia di danneggiare la difficile, e lunga, costruzione di un rapporto di fiducia tra operatori sociali e famiglie. Inoltre, un meccanismo di interruzione come quello previsto, applicato in modo indifferenziato a tutti i casi, rischia di produrre particolari difficoltà nel soddisfare i propri bisogni primari ad alcuni dei nuclei coinvolti;

sembra invece opportuno prevedere la verifica regolare della persistenza delle condizioni per ricevere il beneficio previste all’articolo 3, così da essere anche più in linea con quanto indicato dalla legge n. 33 del 2017, la quale non contempla interruzioni indistinte nell’erogazione del beneficio ma periodiche verifiche, prevedendone la possibilità di rinnovo subordinatamente alla verifica del persistere dei requisiti, ferme restando, ovviamente, le interruzioni dovute all’applicazione dei meccanismi sanzionatori per il mancato rispetto del progetto personalizzato;

ulteriore preoccupazione desta la grossa mole di lavoro che l’applicazione della misura implica a carico delle amministrazioni, in particolare quelle comunali, e delle relative risorse per farvi fronte. I Comuni, con le poche risorse a disposizione dovranno prendere in carico le situazioni disagiate, creare dei progetti sociali, monitorarli, coordinarli, a fronte dei continui e ingenti tagli di risorse registrati negli ultimi anni. A tal proposito, si deve inoltre osservare come lo schema di decreto in esame non preveda misure concrete volte a garantire la continuità e il rafforzamento delle amministrazioni competenti sul territorio in materia di servizi per l’impiego. Secondo i dati dell’ISTAT, i Comuni spendono circa 44 milioni l’anno per l’inserimento lavorativo ma solo il 28 per cento dei comuni risulta offrire il servizio con una variabilità territoriale particolarmente elevata (si passa dal 62 per cento dei comuni del Veneto al 2 per cento della Calabria) e una posizione generalmente peggiore delle regioni meridionali. Se si attribuisce, opportunamente, notevole rilievo alla valutazione multidimensionale dei casi ed alla stesura di un progetto personalizzato occorre riconoscere il ruolo imprescindibile che gli operatori sociali svolgono nella realizzazione di tali attività. Oggi, tuttavia, in molti territori non c’è una presenza di operatori sociali numericamente adeguata a tal fine. E’ altresì noto che se si vuole puntare sul progressivo rafforzamento delle capacità di svolgere valutazione multidimensionale e progettazione personalizzata è necessario investire su professionalità inserite stabilmente nelle amministrazioni locali. Senza la possibilità di effettuare nuove assunzioni di operatori sociali, dunque, l’obiettivo di puntare su valutazione multidimensionale e progettazione personalizzata è destinato a rimanere, in misura significativa, puramente teorico;

il sistema sanzionatorio collegato al mancato rispetto del progetto personalizzato o del patto di servizio, (disegnato dall’articolo 12) appare di complessa realizzazione. In particolare, il sistema sanzionatorio relativamente alle dichiarazioni false in DSU comporta il rischio di sanzionare anche meri errori materiali, laddove non si volesse lasciare all’INPS il compito di esprimersi sulla volontarietà dell’errore. Si evidenzia, ancora una volta che la pluralità dei soggetti coinvolti inciderà pesantemente sul processo di gestione del sistema sanzionatorio, traducendosi ragionevolmente in una serie di comunicazioni tardive che comporteranno difficoltà nel recupero delle somme dovute all’INPS, come evidenziato dallo stesso istituto;

considerato inoltre che:

in merito alle disposizioni di cui all’articolo 16 dello schema di decreto in esame, si deve rilevare che, ben lungi dagli intenti di razionalizzazione e semplificazione, ci si trova di fronte all’istituzione di ben due nuovi organismi, (peraltro privi di una sufficiente dotazione di risorse per funzionare adeguatamente e privi di autonomi poteri di monitoraggio e controllo, i quali permangono in capo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali) a cui si deve aggiungere la Rete di cui all’articolo 21. Ci si chiede peraltro perché funzioni di verifica non siano state affidate piuttosto ad organismi già esistenti come l’INAPP (ex ISFOL) che hanno già dimostrato di possedere le competenze, l’indipendenza e le professionalità necessarie per assolvere tali compiti;

l’articolo 20 prevede al comma 3 un sistema di monitoraggio e rendicontazione mensile, in capo all’INPS, il quale tuttavia dovrebbe provvedere a tutte le attività connesse alla concessione e gestione della misura a risorse umane e finanziarie invariate, una disposizione la cui insensatezza i rappresentanti dello stesso istituto, in sede di audizione, non hanno mancato di sottolineare;

in merito alle disposizioni di cui all’articolo 23, si rileva come esse svelino la ormai palese e dichiarata volontà di privatizzare il sociale laddove, in attuazione dell’articolo 1, comma 4, lettera h) della normativa di delega, si fa riferimento alla promozione di accordi territoriali tra i servizi sociali e gli altri enti od organismi competenti per l’inserimento lavorativo, l’istruzione e la formazione e la salute. Il provvedimento contempla il rafforzamento della gestione associata nella programmazione e nella gestione degli interventi a livello di ambito territoriale. Gli ambiti territoriali, ai sensi dell’articolo 8, comma 3, lettera a) della legge n. 328 del 2000, sono definiti dalle regioni e comprendono il territorio di più comuni che si associano per gestire i servizi sociali e assistenziali di base e solitamente coincidono coi distretti sanitari per le prestazioni sanitarie che già sono stati diffusamente accorpati, per esigenze di spending review, con conseguenti disagi per gli utenti. Una riorganizzazione è possibile a patto che garantisca il mantenimento di servizi sanitarie e sociali integrati e soprattutto vicini al cittadino;

non si comprende infine la scelta operata all’articolo 24 dello schema di decreto in esame di prevedere l’istituzione di un nuovo sistema informatico dei servizi sociali (peraltro non richiesta dalla disposizione di delega, la quale prescriveva un rafforzamento delle strutture già esistenti): l’articolo 13 del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 150, ha infatti già previsto l’istituzione del sistema informativo unitario delle politiche del lavoro (e del fascicolo elettronico del lavoratore) il quale, in base alla vigente normativa, dovrebbe già fungere da unica banca dati in materia ed ha già le caratteristiche per costituire uno strumento informativo per tutte le amministrazioni, sia per l’erogazione del beneficio sia per l’attuazione delle prestazioni di inserimento nel mercato del lavoro;

esprime parere contrario.

SCHEMA DI PARERE PROPOSTO DAL SENATORE BAROZZINO SULL’ATTO DEL GOVERNO N. 430

La Commissione Lavoro del Senato, esaminato lo schema di decreto legislativo recante disposizioni per l’introduzione di una misura nazionale di contrasto alla povertà (Atto del Governo n. 430);

premesso che:

l’Istat stima che nel 2016 siano un milione e 619 mila le famiglie residenti in tale condizione, per un totale di 4 milioni e 742 mila individui. In confronto con i dati relativi al 2015, l’Istat rileva una sostanziale stabilità della povertà assoluta in termini sia di famiglie sia di individui;

le famiglie che risultano in povertà assoluta sono pari al 6,3 per cento, in linea con i valori stimati negli ultimi quattro anni; mentre la quota di individui, aumenta al 7,9 per cento con una variazione statisticamente non significativa rispetto al 2015, ma comunque in aumento quando era al 7,6 per cento. Risultano in aumento le famiglie con tre o più figli minori in povertà assoluta che salgono al 26,8 per cento dal 18,3 per cento del 2015 coinvolgendo nell’ultimo anno 137 mila 771 famiglie e 814 mila 402 individui;

la povertà assoluta aumenta anche fra i minori, da 10,9 per cento a 12,5 per cento, ovvero 1 milione e 292 mila nel 2016. L’incidenza della povertà assoluta aumenta al Centroin termini sia di famiglie (5,9 per cento da 4,2 per cento del 2015) sia di individui (7,3 per cento da 5,6 per cento), a causa soprattutto del peggioramento registrato nei comuni fino a 50 mila abitanti al di fuori delle aree metropolitane (6,4 per cento da 3,3 per cento dell’anno precedente);

il valore di povertà assoluta massimo si registra tra le famiglie con persona di riferimento sotto i 35 anni, il 10,4 per cento, segno inequivocabile della perdurante precarietà lavorativa o della disoccupazione che incide pesantemente sui giovani e sui quali le politiche dei Governi che si sono succeduti fondate su precarietà e agevolazioni contributive non hanno in alcun modo inciso e invertito la situazione;

per le famiglie in cui è un operaio la persona di riferimento l’incidenza della povertà assoluta è doppia (12,6 per cento) rispetto a quella delle famiglie nel complesso (6,3 per cento), confermando quanto registrato negli anni precedenti, la povertà assoluta è, al contrario, contenuta tra le famiglie con persona di riferimento dirigente, quadro e impiegato, 1,5 per cento, e ritirata dal lavoro, 3,7 per cento;

a tale situazione molto sinteticamente rappresentata il Governo tenta una risposta con l’istituzione dal gennaio 2018 del reddito di inclusione (ReI), quale misura universale che costituisce livello essenziale delle prestazioni ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione composta da benefici economici e da servizi alla persona. L’erogazione della misura è subordinata alla prova dei mezzi, rappresentata dall’ISEE;

una misura che viene presentata e rappresentata come universale ma che stante la assoluta insufficienza delle risorse ad essa destinate si rivolge a meno del 30 per cento delle famiglie e dei soggetti in povertà assoluta;

l’articolo 3 dello schema di decreto legislativo in esame, prevede l’adesione a un progetto personalizzato di inclusione sociale e lavorativa e definisce l’ambito soggettivo dei beneficiari, la sottoscrizione del progetto personalizzato costituisce una condizione per l’erogazione del beneficio economico;

il Reddito di inclusione (ReI) risulta quindi apparentemente una  misura nazionale di contrasto alla povertà, condizionata alla prova dei mezzi e a vocazione universale, come livello essenziale delle prestazioni da garantire uniformemente in tutto il territorio nazionale ai nuclei familiari in condizione di povertà ma questo, comunque e in ogni caso  nei limiti delle risorse disponibili nel Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale di cui all’articolo 1, comma 386, della legge n. 208 del 2015;

la relazione tecnica che accompagna lo schema di decreto legislativo in esame afferma che le risorse disponibili complessivamente nel Fondo sono pari a 1.759 milioni di euro nel 2018, di cui 15 milioni di euro accantonati per eventuali ulteriori oneri connessi all’ASDI, e a 1.845 milioni di euro a decorrere dal 2019, mentre per le erogazioni del ReI il limite di spesa è pari a 1.482 milioni di euro nel 2018 e a 1.568 milioni di euro annui a decorrere dal 2019, risorse del tutto insufficienti e che certo non rappresentano compiutamente un intervento universale in quanto con le risorse disponibili si interviene su una quota minoritaria delle famiglie in povertà assoluta;

nella prima fase di avvio, il ReI sarà prioritariamente rivolto alle famiglie con figli minorenni, con figli con disabilità, con una donna in stato di gravidanza o con componenti disoccupati ultra cinquantacinquenni;

l’articolo 8 indica i principi ai quali deve attenersi  il Piano nazionale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, individuato come  strumento amministrativo per procedere alla progressiva estensione dei beneficiari e all’incremento del beneficio ma solo in presenza di ulteriori risorse eventualmente disponibili nel Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale e nei limiti delle medesime, senza fornire una credibile indicazione che dia certezza almeno di un aumento  delle risorse costante negli anni che porti almeno a coprire l’intera fascia di famiglie e individui in povertà assoluta;

gli articoli dal 9 al 12 disciplinano le modalità di richiesta, concessione ed erogazione del ReI, le richieste sono comunicate per via telematica all’INPS, che verifica i requisiti sulla base di quanto disponibile nei propri archivi e in quelli delle amministrazioni collegate, in caso di esito positivo delle verifiche, il beneficio è concesso dall’INPS,  tramite la Carta acquisti, che viene denominata Carta ReI; si prevede la cooperazione nello scambio dei dati tra l’INPS e l’Agenzia delle entrate del resto già attivo;  si determinano le compatibilità del ReI con eventuali attività lavorative; infine si prevedono sanzioni per i beneficiari del ReI che possono prevedere riduzioni o decadenze delle prestazioni con eventuale restituzione delle somme percepite indebitamente;

gli articoli 13 e 14 disciplinano le funzioni dei comuni e le funzioni delle regioni e delle province autonome per l’attuazione del ReI, queste ultime sono chiamate ad adottare il Piano regionale di lotta alla povertà, le regioni e le province autonome, con proprie risorse possono incrementare la platea dei beneficiari o il beneficio per i residenti nel territorio;

lo schema di decreto legislativo reca i principi per un’offerta territoriale integrata tra i servizi sociali e gli altri enti od organismi competenti per l’inserimento lavorativo, l’istruzione e la formazione, le politiche abitative e la salute e per la gestione associata dei servizi sociali, ma l’offerta di servizi integrati che attengono ad ambiti di grande rilevanza quali l’inserimento lavorativo o la salute o le politiche abitative se sottoposti alle politiche di bilancio e di spending rewiew che hanno colpito pesantemente con tagli ai trasferimenti agli enti locali o azzerato ad esempio il fondo contributo affitto, appaiono di difficile attuazione anche se condivisibili e necessari;

lo schema di decreto legislativo in esame rappresenta quindi solo un parziale intervento che non ha nulla di strutturale, limitato nelle risorse e nelle famiglie che ne beneficeranno, perché lontano dall’essere universale e in quanto inserito all’interno di politiche del mercato del lavoro attuate dai Governi che si sono succeduti del tutto fallimentari e i dati sulla creazione di posti di lavoro stabili a fronte di ingenti risorse stanziate, a favore delle imprese, stanno lì a dimostrarlo;

lo schema in esame pone in capo agli ambiti territoriali la predisposizione del progetto personalizzato per il superamento della condizione di povertà, il reinserimento lavorativo e l’inclusione sociale, e in tale ambito è basilare la valutazione multidimensionale e la presa in carico dei servizi sociali e territoriali;

lo schema di decreto in esame prevede che al fine di assicurare omogeneità nei criteri di valutazione, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, su proposta del Comitato per la lotta alla povertà, siano approvate apposite linee guida che definiscano gli strumenti operativi per la valutazione multidimensionale ma non è prevista alcuna forma di coinvolgimento, nelle definizione delle stesse, degli enti territoriali e locali e in particolare non sono fissati i termini per l’adozione delle linee guida;

sarebbero necessarie ben altre misure e ben altri interventi sostenuti da risorse economiche adeguate, sarebbe necessario il superamento del jobs act e delle forme di precariato che sono alla base dello stesso, si dovrebbe arrivare al superamento completo delle decontribuzioni in cambio di assunzioni che hanno prodotto l’esplosione delle assunzioni ma a tempo determinato che solo in minima parte si sono trasformate in assunzioni a tempo indeterminato, nonostante decine di miliardi spesi per sostenere le decontribuzioni sono aumentati licenziamenti, precarietà e la disoccupazione giovanile continua ad essere elevatissima;

a detta del Governo il ReI sarebbe una forma di reddito minimo ma questo non corrisponde al vero in quanto il reddito minimo si determina come un intervento strutturale che il ReI non è, e in quanto intervento strutturale dovrebbe essere accompagnato da piani straordinari per il lavoro che si fondino sulle necessità reali quali la lotta al dissesto idrogeologico, il sostegno all’innovazione ad una formazione e un accesso ai saperi che vengono di fatto negati con leggi come la cosiddetta ” buona scuola”;

non può dichiararsi, il ReI, né una misura universale né un diritto universale in quanto questi non è in grado, neanche al 30 per cento di famiglie e individui in povertà assoluta, di garantire, di collocarsi e di vivere al di sopra della soglia della povertà, infatti il ReI stabilisce che la famiglia beneficiaria goda di un trattamento di circa 400 euro al mese, quando i minimi vitali anche basati su calcoli diversi, si attestano a non meno di 600 euro;

la lotta alla povertà non può essere affrontata con scarsità di mezzi e senza una visione complessiva e innovativa del mercato del lavoro e del mondo del lavoro, non si contrasta la povertà riducendo i salari e i diritti dei lavoratori né con lo sfruttamento sotto gli occhi di tutti come avviene nella gig economy, tantomeno non si risponde alla scelta da parte di 11 milioni di italiani di abbandonare le cure e la prevenzione tagliando i posti letti e privatizzando la sanità;

Per i motivi esposti in premessa si esprime parere contrario.

Riunione n. 113

MARTEDÌ 1° AGOSTO 2017

Presidenza del Presidente

SACCONI 

Orario: dalle ore 14,30 alle ore 15

AUDIZIONE INFORMALE IN MERITO ALL’ESAME DELL’AFFARE ASSEGNATO SULL’IMPATTO SUL MERCATO DEL LAVORO DELLA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE (N. 974)  

 

redazione

redazione

In evidenza

Padoan, 3 mln disoccupati? Valutare non solo dati ma qualità lavoro

Contratto metalmeccanici, trattativa in salita ma il confronto prosegue

23 Ottobre 2025
Bombardieri, condanniamo l’attacco alla Global Flotilla, bene Crosetto

Manovra, Bombardieri: accolte alcune nostre proposte. Male su fisco e pensioni

23 Ottobre 2025
Migranti, la Flai Cgil in visita sulla nave di Mediterranea. Mininni: Chi salva vite in mare va sostenuto e non criminalizzato

Migranti, la Flai Cgil in visita sulla nave di Mediterranea. Mininni: Chi salva vite in mare va sostenuto e non criminalizzato

23 Ottobre 2025
Cgil, inflazione a due cifre richiede misure immediate e importanti

Manovra, Cgil in piazza a Roma per la manifestazione nazionale ‘Democrazia al lavoro’

23 Ottobre 2025
Inps, a febbraio Cig in calo, ore autorizzate -32,2%

Pensioni, Inps: nel 2024 la spesa sale oltre quota 364 miliardi, +4,9%

23 Ottobre 2025
Ulteriori informazioni

Quotidiano online del lavoro e delle relazioni industriali

Direttore responsabile: Massimo Mascini
Vicedirettrice: Nunzia Penelope
Comitato dei Garanti: Mimmo Carrieri,
Innocenzo Cipolletta, Irene Tinagli, Tiziano Treu

© 2024 - Il diario del lavoro s.r.l.
Via Flaminia 287, 00196 Roma

P.IVA 06364231008
Testata giornalistica registrata
al Tribunale di Roma n.497 del 2002

segreteria@ildiariodellavoro.it
cell: 349 9402148

  • Abbonamenti
  • Newsletter
  • Impostazioni Cookies

Ben Tornato!

Accedi al tuo account

Password dimenticata?

Recupera la tua password

Inserisci il tuo nome utente o indirizzo email per reimpostare la password.

Accedi
No Result
View All Result
  • Rubriche
    • Poveri e ricchi
    • Giochi di potere
    • Il guardiano del faro
    • Giurisprudenza del lavoro
  • Approfondimenti
    • L’Editoriale
    • La nota
    • Interviste
    • Analisi
    • Diario delle crisi
  • Fatti e Dati
    • Documentazione
    • Contrattazione
  • I Blogger del Diario
  • Appuntamenti
Il Diario del Lavoro

Direttore responsabile: Massimo Mascini
Vicedirettrice: Nunzia Penelope
Comitato dei Garanti: Mimmo Carrieri, Innocenzo Cipolletta, Irene Tinagli, Tiziano Treu

  • Accedi