SEDE CONSULTIVA
Mercoledì 20 aprile 2011. – Presidenza del presidente Silvano MOFFA indi del vicepresidente Giuliano CAZZOLA.
La seduta comincia alle 9.15.
Documento di economia e finanza 2011.
Doc. LVII, n. 4.
(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell’esame e rinvio).
La Commissione prosegue l’esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta di ieri.
Alessia Maria MOSCA (PD), espresso preliminarmente il proprio disappunto per il fatto che un documento di importanza strategica sotto il profilo economico e programmatico sia discusso in tempi contingentati e nella sostanziale assenza dei gruppi di maggioranza, fa notare che – rispetto al dibattito di ieri – sono nel frattempo emersi elementi di novità in relazione ai fattori numerici e quantitativi inseriti nel DEF, come dimostrato soprattutto dal contenuto dell’audizione svolta nella serata di ieri dal Ministro Tremonti, presso le Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato, in cui hanno cominciato ad affiorare i veri dati macroeconomici che riguardano il Paese.
Fa notare che, in realtà, il documento in esame prospetta esclusivamente una manovra correttiva, senza alcuna visione di crescita, a differenza di quanto realizzato da altri Paesi europei, che, pur essendo impegnati in programmi di contenimento della spesa pubblica, hanno anche avviato da tempo linee strategiche per il rilancio degli investimenti e dello sviluppo. Rileva, pertanto, che il Governo avrebbe dovuto considerare nel merito gli interventi da porre in essere, piuttosto che concentrarsi su misure propagandistiche, evidentemente collocate nel testo in un vero e proprio clima da campagna elettorale.
Passando al contenuto del documento di più diretto interesse della Commissione, si sofferma anzitutto sul problema del lavoro dei giovani, osservando che – a fronte di un tasso di disoccupazione giovanile che in Italia raggiunge il 30 per cento – sarebbe necessario un impegno collettivo per l’adozione di politiche attive; al contrario, all’interno del DEF non vi è alcuna proposta su tale argomento, soprattutto sul versante della formazione e dell’orientamento al lavoro. A suo avviso, il Governo preferisce trovare alibi, legati alla presunta mancanza di interesse dei giovani per i lavori più umili, piuttosto che utilizzare leve fiscali e finanziarie per promuovere l’innovazione e, con essa, l’occupazione giovanile. Evidenzia inoltre l’assoluta carenza di indicazioni sul piano di rilancio della pubblica amministrazione, settore nel quale – dopo la tanto «sbandierata» riforma del Ministro Brunetta – si vedono ormai solo i fallimenti, legati anche ai tagli lineari promossi dalle ultime manovre economiche, che hanno prosciugato le risorse per attuare la riforma stessa.
Lamenta poi l’insufficienza delle indicazioni del DEF in materia di politiche di conciliazione e di lavoro femminile, facendo notare che l’assoluta inesistenza di politiche attive allontana ulteriormente l’Italia dagli obiettivi della strategia di Lisbona. Inoltre, sottolinea che il documento non investe sulla promozione dell’innovazione tecnologica nelle aziende, in quanto ignora il grande movimento di piccole imprese, create prevalentemente da giovani che escono dalle Università, caratterizzate da un elevato contenuto tecnologico al servizio dello sviluppo: l’impostazione del DEF, su questo versante, risulta vecchia, in quanto basata sul rifinanziamento di fondi esistenti, che si limitano, di fatto, a sostenere l’attuale impalcatura imprenditoriale, senza investire nell’innovazione e nella creatività giovanile.
In conclusione, giudica il documento ampiamente deludente, privo di prospettiva politica e incapace di avviare una seria riflessione sulla necessità di presentare proposte innovative al Paese: in questo senso, dichiara il proprio sconforto rispetto alla totale inidoneità del Governo in carica nel ragionare su quanto le forze di opposizione, sin dall’inizio della legislatura, hanno cercato di prospettare per l’uscita dalla crisi economica e per la promozione dello sviluppo.
Giuliano CAZZOLA (PdL) fa presente che, a dispetto di talune dichiarazioni di eminenti esponenti del Governo circa la futura permanenza dell’Italia in ambito europeo – rispetto alle quali erano state manifestate forti preoccupazioni anche dal Quirinale (da lui, peraltro, condivise) – il provvedimento in esame appare pienamente in linea con gli indirizzi europei e inquadrato nel contesto politico e giuridico comunitario. Osserva, inoltre, che esso mira ad intraprendere l’unica via possibile in un momento di crisi economica, ovvero quella del risanamento dei conti pubblici, che prevede necessariamente anche un’azione di contenimento della spesa, in vista del conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica fissati in sede europea per l’anno 2014. Ciò, a suo avviso, permetterà di incrementare l’avanzo primario e di incidere sull’ammontare del debito pubblico, nella prospettiva di porre le basi per una futura azione di promozione dello sviluppo e della crescita, evitando, al contempo, di assumere misure straordinarie largamente impopolari ed inefficaci, magari di carattere patrimoniale, come sembrerebbe emergere da recenti dichiarazioni di esponenti dei gruppi di opposizione.
Fa quindi notare che l’Europa, non soltanto non ha valutato in termini critici la posizione finanziaria dell’Italia, ma ha anche accolto positivamente il cambiamento da essa operato nel campo della governance economica e delle procedure di bilancio, in coordinamento con le linee di azione comunitarie. Segnala poi che il PNR (Programma nazionale di ricerca), contenuto nel provvedimento in esame, illustra i numerosi interventi posti in essere dall’Esecutivo in diversi settori della vita pubblica, quali la scuola e l’università, il pubblico impiego, la previdenza e il sostegno al reddito, evidenziando che gli sforzi del Governo in tali ambiti sono stati notevoli e hanno portato a buoni risultati, nonostante in taluni casi – cita, in proposito, il caso del pubblico impiego – per vedere gli effetti concreti di tali iniziative occorrerà attendere la fine della crisi economica.
Soffermandosi, in particolare, sul tema degli strumenti di sostegno al reddito dei lavoratori, rileva che l’impegno del Governo su tale versante è stato significativo, dal momento che le risorse stanziate a tal fine sono state incrementate nel tempo fino a raggiungere cifre ragguardevoli. Ricorda inoltre che il Governo sta portando a compimento l’importante riforma del federalismo fiscale, anche grazie alla collaborazione fruttuosa dell’opposizione, fatta eccezione per taluni elementi di contrasto emersi in sede di esame del decreto sul federalismo municipale. Segnala che il DEF affronta poi taluni nodi strutturali dell’economia, contemplando misure di riforma fiscale e di sostegno alle aree del Mezzogiorno, nonché ulteriori misure settoriali suscettibili di rilanciare taluni settori produttivi.
Dichiara, altresì, di non condividere le considerazioni svolte nella seduta di ieri da parte di taluni deputati dei gruppi di opposizione, secondo i quali gli interventi del Governo in materia previdenziale sarebbero gravemente da condannare; in proposito, rileva che le misure assunte in tale ambito – in particolare, quelle che hanno innalzato l’età pensionabile delle donne nel pubblico impiego e che hanno collegato alle aspettative di vita la maturazione del diritto, con la previsione di determinate finestre di uscita – sono state volte esclusivamente a contenere la spesa pensionistica in un periodo di grave crisi economica, peraltro in coerenza con il quadro normativo delineato dai precedenti Governi.
Passando ad esaminare la questione occupazionale, ritiene che i dati allarmanti riferiti dai gruppi di opposizione sul tema del precariato siano quantomeno discutibili, atteso che, sulla base di informazioni in suo possesso, risulta che il ricorso a contratti flessibili costituisce una parte residuale del complesso delle assunzioni, osservando, altresì, che continua a rimanere insoluto il problema del lavoro rifiutato dai lavoratori italiani – svolto oggi solo dagli immigrati – e quello, più generale, delle modalità di incontro tra domanda e offerta di lavoro e del raccordo tra imprese e mondo dell’istruzione e della formazione. Esaminando poi la questione del lavoro intellettuale, fa notare che esso non appare certo in declino, considerato che si è registrato recentemente un deciso incremento del numero degli iscritti agli ordini professionali, che sottolinea la vitalità del mercato del lavoro.
In conclusione, ritiene che il provvedimento in esame testimoni un’attività governativa intensa e caratterizzata da scelte importanti, che – condivise o meno dai gruppi di opposizione – hanno comunque segnato una linea di azione precisa e coerente, nel tentativo di rilanciare l’economia del Paese.
Silvano MOFFA, presidente e relatore, avverte che, essendo imminente l’inizio della chiama dei deputati nella riunione del Parlamento in seduta comune, occorre sospendere la seduta, che riprenderà al termine della seconda chiama dei deputati nella predetta seduta comune.
La seduta, sospesa alle 9.40, è ripresa alle 10.55.
Lucia CODURELLI (PD) lamenta anzitutto la scarsa partecipazione dei deputati dei gruppi di maggioranza al presente dibattito, osservando che la mancanza di un serio confronto parlamentare rischia di svilire il ruolo della Commissione.
Mette poi in evidenza le contraddizioni di un Governo che al suo interno presenta voci discordanti, atteso che, in una recente trasmissione televisiva, il Ministro Gelmini – invocando generiche rassicurazioni del Ministro dell’economia e delle finanze – ha negato l’esistenza di una riduzione della spesa pubblica destinata al suo dicastero e al complesso del sistema di istruzione, con ciò smentendo dati oggettivi contenuti in documenti ufficiali, prodotti dallo stesso Esecutivo, che dimostrano inequivocabili tagli di risorse: invita, pertanto, gli esponenti della compagine governativa a mettersi d’accordo su tali importanti questioni finanziarie, al fine di fornire informazioni più chiare all’opinione pubblica ed evitare di prendere in giro milioni di cittadini.
Passando al merito del provvedimento in esame, rileva la mancanza nel DEF di una visione organica sulla politica economica, sottolineando l’assenza di adeguate misure in favore della crescita e l’insufficienza degli interventi in materie quali la tutela dell’occupazione giovanile e femminile, la riforma delle pensioni, il sostegno al reddito, la contrattazione decentrata.
Si sofferma, in particolare, sulle politiche di conciliazione e sugli obiettivi di inclusione delle donne nel mercato del lavoro, facendo notare come la maggioranza non sia stata in grado di realizzare alcun tipo di intervento credibile sul punto, dando vita soltanto a iniziative propagandistiche e demagogiche, collocate strategicamente a ridosso di importanti scadenze simboliche, ma totalmente prive di qualsivoglia efficacia e, dunque, incapaci di dare risposte concrete ai reali problemi del mondo femminile.
In conclusione, ritiene che l’azione del Governo abbia portato come unico risultato un impoverimento complessivo dei diritti e delle condizioni socio-economiche della popolazione, con conseguente crescita delle disuguaglianze a svantaggio dei soggetti più deboli della società.
Maria Grazia GATTI (PD) rileva preliminarmente che il suo gruppo ha espresso con coerenza, negli ultimi anni, un orientamento positivo rispetto ai cambiamenti negli strumenti di governance europea definiti per gestire la politica economica e finanziaria da parte dell’Unione; tuttavia, intende rilevare come l’attuale, preponderante, dimensione intergovernativa delle istituzioni comunitarie segni una linea politica che può destare preoccupazioni, soprattutto a causa di alcuni recenti risvolti che sembrano spostare verso posizioni fortemente conservatrici l’asse di direzione dell’UE. Osserva quindi che, anche per questi motivi, il Partito Democratico ha predisposto un proprio progetto alternativo per la crescita, che raccoglie le elaborazioni svolte negli ultimi anni e che è stato presentato al Ministro dell’economia e delle finanze, con l’auspicio che la stessa discussione in Assemblea del DEF possa tenere conto anche di questo contributo.
In proposito, ritiene peraltro utile rimarcare gli elementi di discrimine tra il citato progetto del Partito Democratico e il documento oggi all’esame della Commissione: si tratta, in particolare, della proposta di lanciare un piano europeo degli investimenti, da sostenere attraverso l’aumento della tassazione sulle transazioni finanziarie; della proposta di introdurre nuovi indicatori economici in grado di misurare la capacità di performance del Paese; della proposta di ridurre le differenze territoriali tra le varie zone dell’Italia. Sotto quest’ultimo profilo, peraltro, osserva che il DEF ripete il solito, vizioso, refrain in base al quale solo il Nord sarebbe in grado di stare al passo con i dati di crescita europea, a differenza del Sud, destinato a rimanere invischiato nella recessione; al contrario, fa notare che, rispetto al 1998 (anno in cui i valori erano fortemente divaricati), a partire dal 2007 i dati di crescita tra il Nord-Est produttivo e il Sud si sono molto avvicinati, a testimonianza del fatto che il Paese può crescere solo unito e insieme, altrimenti è indirizzato al declino nel suo complesso.
Si sofferma, quindi, su ulteriori elementi di indirizzo contenuti nel richiamato documento del Partito Democratico, che fanno riferimento all’esigenza di innalzare il tasso di occupazione femminile e di elevare la capacità di innovazione tecnologica italiana; obiettivi da raggiungere, a suo giudizio, senza il ricorso ad alcuna scelta di natura patrimoniale, bensì mediante una politica fiscale imperniata sulla tassazione delle rendite finanziarie. Sotto il profilo dell’innovazione, dichiara di non comprendere, in particolare, le scelte di strategia energetica che il Governo si accinge a compiere dopo avere rinunciato al nucleare, se è vero che non vi sono allo studio proposte alternative sulle fonti rinnovabili, che appaiono, invece, decisive per la crescita del Paese, coinvolgendo anche numerosi lavoratori, il cui futuro appare, ad oggi, molto incerto. Al contempo, giudica irritante la proposta, contenuta nel DEF, di ripresentare come dato decisivo il finanziamento di 40 milioni di euro per le azioni positive in favore dell’inclusione delle donne nel mercato del lavoro; in realtà, il Governo non ha previsto alcuno stanziamento aggiuntivo per l’intera legislatura e, da ultimo, ha anche fatto incomprensibilmente sparire dall’agenda parlamentare la proposta di legge sulle cosiddette «quote rosa» nei consigli di amministrazione. Aggiunge, peraltro, che lo stesso piano di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, recentemente siglato dalle parti sociali, presenta come unico dato positivo il fatto di essere stato firmato da tutte le organizzazioni sindacali e datoriali, ma – per il resto – appare quanto mai vuoto e generico.
In conclusione, dopo avere criticato il cenno che il DEF effettua rispetto all’importanza dell’Accordo-quadro sugli assetti contrattuali del gennaio 2009, che non ha risolto alcun problema se – come primo risultato – ha prodotto la rottura delle relazioni sindacali nella principale azienda metalmeccanica del Paese, esprime la preoccupazione del suo gruppo sulle misure del documento in esame, che non risolvono i problemi relativi alla crescita e sono incapaci di prefigurare interventi che possano evitare il prevedibile shock occupazionale del 2011.
Marialuisa GNECCHI (PD) stigmatizza in primo luogo la quasi totale assenza dei deputati di maggioranza al dibattito in corso, associandosi alle considerazioni critiche svolte dai deputati del suo gruppo intervenuti in precedenza. Soffermandosi poi sulla parte del provvedimento in esame riguardante la materia previdenziale, ritiene che essa non faccia altro che ripercorrere le iniziative sbagliate assunte dal Governo, in particolare con l’ultima manovra economica del luglio 2010. Ritiene che tali misure abbiano penalizzato pesantemente i lavoratori, pregiudicando la loro possibilità di accedere ai trattamenti previdenziali e determinando, peraltro, condizioni di iniquità e ingiustizia sociale, soprattutto a scapito delle lavoratrici. Sottolinea, inoltre, che gli interventi assunti dall’Esecutivo su tale settore sono risultati, oltre che dannosi, anche contraddittori e disomogenei, atteso che, soprattutto nel settore pubblico, per un verso si è cercato di elevare l’età pensionabile delle donne e, per altro verso, si è disposto il pensionamento coatto dei pubblici dipendenti con 40 anni di contribuzione. Osserva, inoltre, che la manovra dello scorso luglio ha introdotto misure penalizzanti nei confronti di determinate categorie di lavoratori – tra i quali gli elettrici e i telefonici, ma non solo – per quanto riguarda la ricongiunzione onerosa dei contributi previdenziali, nonché meccanismi di finestre di uscita che rischiano di lasciare senza alcuna forma di copertura i soggetti più deboli del mercato del lavoro, con il pericolo di dar luogo a un lungo contenzioso giurisdizionale. Nel ritenere, pertanto, che l’azione di riforma del Governo in tale materia sia stata realizzata sulla pelle dei lavoratori, sui quali si fanno ricadere gli oneri derivanti dall’esigenza di risanare i conti pubblici, richiama la necessità di adottare con urgenza – in attesa della conclusione dell’iter dei provvedimenti in tema di totalizzazione, attualmente all’esame della Commissione, ritenuti suscettibili di risolvere le problematiche testé citate – anche misure che sospendano in via immediata gli effetti negativi della manovra di luglio, al fine di evitare che numerosi lavoratori rimangano a lungo senza alcuna forma di remunerazione.
In conclusione, rilevando che il provvedimento in esame presenta un contenuto vago, generico e privo di misure concrete, soprattutto sul versante pensionistico e occupazionale, ritiene doverosa una inversione di tendenza delle politiche governative su tali argomenti, affinché si possano ristabilire principi di equità e di giustizia sociale.
Elisabetta RAMPI (PD) fa notare che il provvedimento in esame testimonia la rinuncia del Governo a intraprendere serie politiche attive per la crescita economica e l’occupazione, dal momento che si prevedono ingenti tagli alla spesa pubblica, che richiederanno la messa in atto di una manovra correttiva, in vista del conseguimento dell’equilibrio di bilancio.
Osserva, peraltro, che l’operazione di risanamento dei conti pubblici prospettata dal Governo avviene a scapito dei soggetti deboli della società, tra i quali cita le donne, i giovani e gli anziani, con il rischio di determinare gravi ricadute sul fronte dello sviluppo e della crescita. Nel giudicare grave che il provvedimento non disponga alcunché in materia di lavorio precario, fa presente che il suo gruppo, al contrario, ha presentato una serie di proposte tese a promuovere politiche attive sul lavoro e sulla formazione, in vista della valorizzazione del capitale umano.
Si dichiara poi preoccupata dalle linee di azione del Governo in carica, che mira a ridimensionare il ruolo della contrattazione collettiva e a privare i lavoratori di fondamentali diritti e garanzie. Inoltre, evidenzia che il documento in esame, oltre a presentare una povertà di contenuti in materia di sostegno al reddito e di riforma delle pensioni, indica misure totalmente insufficienti sul versante della promozione dell’occupazione femminile; a ciò, peraltro, ritiene che si debba aggiungere il fatto che i risparmi di spesa conseguiti negli ultimi anni, soprattutto sulla pelle delle donne, non siano stati investiti per rafforzare i servizi all’infanzia e per garantire condizioni di pari opportunità.
In conclusione, dichiara la propria convinta contrarietà al provvedimento in esame, esprimendo la forte preoccupazione che esso possa produrre gravi conseguenze sul fronte della coesione sociale.
Amalia SCHIRRU (PD) osserva che il Governo presenta ogni anno documenti di programmazione economica che, pur cambiando denominazione, mantengono la stessa filosofia di fondo, ispirata alla mera riduzione della spesa. Il provvedimento in esame, a suo avviso, rappresenta un «libro dei sogni», privo di reali contenuti, che reca misure tese a danneggiare i lavoratori. Fa notare, quindi, che si punta esclusivamente a favorire incrementi della produttività attraverso la promozione della contrattazione decentrata, la quale, tuttavia, se non ancorata ad oggettivi parametri, rischia di determinare gravi fratture nel Paese, penalizzando le aree più depresse del territorio e pregiudicando le garanzie dei lavoratori.
Rileva che il Governo, con la sua azione, alimenta la precarietà dei rapporti di lavoro e non favorisce una giusta mediazione tra interessi dei lavoratori ed esigenze delle imprese, le quali, peraltro, sono sempre più costrette a fare i conti con un costo del lavoro elevato e con una forte pressione fiscale. Nel far notare che il provvedimento risulta gravemente carente sul fronte della salvaguardia del lavoro giovanile e femminile, non prevedendo alcun intervento di sostegno in favore dei soggetti deboli del mercato del lavoro, quali i disabili, ritiene lacunose e dannose le recenti misure assunte dal Governo in materia di pensioni, formazione professionale e pubblico impiego, osservando che la linea politica della maggioranza non farà altro che alimentare conflitti e squilibri sociali.
Auspica, in conclusione, che nel corso del dibattito parlamentare si possano apportare rilevanti modifiche all’impostazione del documento in esame, affinché, da una politica economica fatta di soli tagli e contenimenti di spesa, si passi ad iniziative di reale sostegno allo sviluppo economico ed occupazionale del Paese.
Ivano MIGLIOLI (PD), segnalato lo sconcerto per la quasi totale assenza della maggioranza nel dibattito in corso, ricorda che l’Italia è inserita all’interno del sistema europeo per una scelta risalente: pertanto, se è giusto riflettere sul ruolo dell’Europa e dell’Italia in Europa, occorre anche riconoscere che il Governo ha approvato e presentato al Parlamento il documento in esame in un modo quanto meno sbrigativo. Fa notare, peraltro, che il DEF si limita a rivedere al ribasso la crescita del Paese, a mantenere invariati i saldi di finanza pubblica e a diminuire gli investimenti pubblici tenendo inalterata la pressione fiscale: si tratta, con tutta evidenza, di un documento che prefigura, senza dirlo esplicitamente, una manovra correttiva, non tenendo conto che l’Italia non è ancora uscita dalla crisi, come dimostra il giudizio preoccupato espresso anche ieri dal sistema delle imprese.
Ripercorre, quindi, alcuni dati macroeconomici forniti dall’OCSE, che dimostrano, ad esempio, il basso livello dei salari italiani e le difficoltà esistenti sul versante del lavoro e dell’occupazione, oltre che una politica discutibile sul fronte degli ammortizzatori sociali, che ha portato i giovani con contratti flessibili a subire le peggiori conseguenze della crisi, senza che il Governo abbia ritenuto opportuna una riforma del mercato del lavoro e degli stessi strumenti di sostegno al reddito.
Osserva, pertanto, che il Governo non è stato in grado di prevedere alcuna fase di sviluppo, ha fallito sulle scelte strategiche di natura energetica (ora aggravate dalla improvvisa – anche se condivisibile – rinuncia al nucleare, non accompagnata da un rilancio delle fonti rinnovabili), non è riuscito ad attivare le preannunciate politiche di liberalizzazione e non ha introdotto alcun elemento di novità in materia di fisco, se è vero che la pressione fiscale è aumentata nell’ultimo biennio e che il DEF non prevede di intervenire su di essa, mantenendola inalterata.
Evidenziato il fallimento della riforma della pubblica amministrazione, che giudica sintomatico della confusione in atto, ritiene dunque che il documento in esame non affronti i problemi del Paese, contorcendosi su quelli della maggioranza e del Governo e, per tali ragioni, riducendosi ad un atto meramente burocratico: in questo modo, non sarà di certo facile risolvere i problemi strutturali che impediscono la crescita e lo sviluppo dell’Italia.
Giuliano CAZZOLA, presidente, essendosi conclusi gli interventi di carattere generale, rinvia il seguito dell’esame alla odierna seduta, già convocata al termine della prevista riunione dell’ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, avvertendo che – non essendosi registrate obiezioni in proposito – in tale seduta si procederà alla deliberazione di competenza della Commissione sul provvedimento in titolo.
La seduta termina alle 12.10.
UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI
Mercoledì 20 aprile 2011.
L’ufficio di presidenza si è riunito dalle 12.30 alle 12.40.
SEDE CONSULTIVA
Mercoledì 20 aprile 2011. – Presidenza del presidente Silvano MOFFA.
La seduta comincia alle 12.40.
Documento di economia e finanza 2011.
Doc. LVII, n. 4.
(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell’esame e conclusione – Parere favorevole con osservazioni).
La Commissione prosegue l’esame del provvedimento in titolo, rinviato nella precedente seduta antimeridiana odierna.
Silvano MOFFA, presidente e relatore, avverte di avere predisposto, in esito al dibattito svolto, una proposta di parere favorevole con osservazioni sul documento in esame (vedi allegato 1). Comunica, inoltre, che sono state nel frattempo depositate due proposte alternative di parere, rispettivamente da parte dei deputati Paladini e Aniello Formisano (vedi allegato 2) e dei deputati Damiano ed altri (vedi allegato 3).
Cesare DAMIANO (PD), intervenendo per dichiarare il voto del suo gruppo, manifesta una forte contrarietà sul provvedimento in esame e sulla proposta di parere del relatore. Richiamando le osservazioni svolte nel corso del dibattito di carattere generale, lamenta la mancanza di una precisa strategia industriale da parte dell’Esecutivo, che, a suo avviso, appare solo preoccupato di realizzare obiettivi di contenimento della spesa, non curandosi di intraprendere serie politiche di sviluppo. Il quadro che traspare dal documento all’esame del Parlamento, a suo avviso, è desolante, sia sul versante dell’occupazione – come testimoniano i dati ufficiali comunicati dai competenti organismi statistici – sia sul versante previdenziale e del welfare locale, rischiando di produrre gravi effetti sul piano della coesione sociale.
Soffermandosi sul tema del precariato dei giovani e su quello dell’occupazione femminile, ritiene poi che l’azione del Governo sia stata tale da peggiorare la qualità del mercato del lavoro, dal momento che, a differenza del precedente Governo di centrosinistra, si è incentivato il ricorso a strumenti contrattuali eccessivamente flessibili e si sono abrogate importanti norme che erano state adottate in favore delle donne (come quella sul divieto delle «dimissioni in bianco»). Segnala, inoltre, che le previsioni contenute nel documento in esame non riflettono le reali condizioni del mercato del lavoro italiano, caratterizzato in realtà da una forte dualità e da significativi squilibri, soprattutto per quanto concerne il lavoro delle donne e la situazione del Mezzogiorno.
In conclusione, giudicato grave il tentativo di svuotare la normativa in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, perseguito attraverso un affievolimento del quadro sanzionatorio che rischia di mettere a repentaglio la salute dei lavoratori, preannuncia il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere favorevole con osservazioni formulata dal relatore, raccomandando, al contrario, l’approvazione della propria proposta alternativa di parere.
Guido BONINO (LNP), nell’evidenziare che l’azione del Governo, pur in presenza di oggettive difficoltà economiche, è stata volta alla risoluzione delle problematiche reali dei cittadini, auspica che le opposizioni rinuncino a posizioni meramente demagogiche, preannunciando il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere formulata dal relatore.
Michele SCANDROGLIO (PdL) fa notare che l’Esecutivo ha operato in condizioni di massima difficoltà, cercando di affrontare le emergenze in atto con spirito pragmatico e scevro da pregiudizi ideologici, in vista del raggiungimento degli obiettivi di risanamento dei conti pubblici. Nell’osservare pertanto che, così facendo, il Governo ha posto le premesse per un futuro intervento di sostegno allo sviluppo, preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.
Silvano MOFFA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che sarà ora posta in votazione la proposta di parere del relatore; in caso di sua approvazione, risulteranno conseguentemente precluse le proposte alternative di parere.
La Commissione approva la proposta di parere favorevole con osservazioni del relatore, risultando conseguentemente precluse le proposte alternative di parere dei deputati Paladini e Aniello Formisano e dei deputati Damiano ed altri.
La seduta termina alle 12.55.
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA
Martedì 19 aprile 2011
Presidenza del presidente Silvano MOFFA. – Interviene il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento, Laura Ravetto.
La seduta comincia alle 14.40.
Silvano MOFFA, presidente, ricorda che, ai sensi dell’articolo 135-ter, comma 5, del Regolamento, la pubblicità delle sedute per lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata è assicurata anche attraverso l’impianto audiovisivo a circuito chiuso. Ne dispone, pertanto, l’attivazione.
5-04628 Damiano: Interventi in materia di sicurezza sul lavoro.
Antonio BOCCUZZI (PD), cofirmatario dell’interrogazione in titolo, ne illustra il contenuto, facendo notare che la recentissima sentenza relativa alla tragedia verificatasi nel dicembre del 2007 alla ThyssenKrupp di Torino impone ora il ripristino del quadro sanzionatorio previsto originariamente dal decreto legislativo n. 81 del 2008 – successivamente modificato dal Governo in carica con il decreto legislativo correttivo n. 106 del 2009 – nonché il completamento del processo di attuazione del richiamato testo unico in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Il sottosegretario Laura RAVETTO risponde all’interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).
Antonio BOCCUZZI (PD), pur condividendo la necessità di porre la prevenzione come elemento centrale di un’azione politica a tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro, ritiene importante anche rafforzare il regime sanzionatorio attualmente previsto dalla legge, precisando che ciò non risponde ad un intento persecutorio nei confronti delle aziende, ma ad un semplice spirito di giustizia secondo il quale vanno severamente puniti coloro che, violando la normativa vigente, mettono in serio pericolo l’incolumità dei lavoratori. Nell’osservare che la linea di azione del Governo in carica, tesa ad un affievolimento delle sanzioni a carico dei datori di lavoro, è stata smentita dalla richiamata sentenza pronunciata sul caso della ThyssenKrupp, segnala la necessità di rafforzare le tutele della sicurezza dei lavoratori, sia accelerando i tempi per l’attuazione definitiva del decreto legislativo n. 81 del 2008, sia rafforzando gli organismi preposti allo svolgimento dei controlli ispettivi, tenuto conto che gli ultimi tragici accadimenti verificatisi in Sardegna hanno testimoniato ancora una volta l’inefficacia dell’apparato legislativo e amministrativo attualmente esistente.
5-04629 Paladini: Problematiche relative al contratto di apprendistato.
Giovanni PALADINI (IdV) illustra l’interrogazione in titolo, chiedendo al Governo di fornire informazioni circa le concrete modalità di applicazione dell’apprendistato, al fine di valutarne la reale capacità di raggiungere le finalità di formazione per le quali è stato istituito.
Il sottosegretario Laura RAVETTO risponde all’interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).
Giovanni PALADINI (IdV), nel giudicare interessanti taluni degli elementi di conoscenza offerti nella sua risposta dal rappresentante del Governo, auspica che venga mantenuto alto il livello di attenzione sull’impiego del contratto di apprendistato, attraverso un monitoraggio costante delle sue modalità di applicazione. Fa notare, in proposito, che il contratto di apprendistato, concedendo ai datori di lavoro che se ne avvalgono indubbi vantaggi fiscali e contributivi, potrebbe prestarsi a un utilizzo distorto e non pienamente rispondente alla propria natura, sia per quanto concerne l’inquadramento del lavoratore sia per quanto riguarda il superamento dei limiti di età previsti dalla legge. Si augura, in conclusione, che l’Esecutivo passi dalle parole ai fatti, facendo seguito ai propositi annunciati in tale campo (da ultimo nel DEF, attualmente all’esame della Camera).
5-04630 Poli: Situazione occupazionale nel sito industriale di Piombino.
Nedo Lorenzo POLI (UdC) illustra l’interrogazione in titolo, chiedendo al Governo quali urgenti iniziative intenda porre in essere al fine di assicurare la salvaguarda occupazionale e la tutela dei lavoratori coinvolti nella crisi dell’importante polo siderurgico di Piombino.
Il sottosegretario Laura RAVETTO risponde all’interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).
Nedo Lorenzo POLI (UdC), nel ringraziare il rappresentante del Governo per la risposta fornita, auspica che il Governo possa continuare a monitorare la situazione descritta nell’interrogazione, al fine di individuare una soluzione positiva che tuteli i lavoratori interessati e favorisca il processo di ristrutturazione di un sito industriale fondamentale per il rilancio produttivo del territorio toscano, oltre che per la ripresa economica del Paese. Dichiara che continuerà a seguire gli sviluppi della vicenda, anche attraverso un’interlocuzione diretta con i rappresentanti del dicastero dello sviluppo economico, per verificare che agli impegni assunti dal Governo seguano fatti concreti.
Silvano MOFFA, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata all’ordine del giorno.
La seduta termina alle 14.55.
SEDE CONSULTIVA
Martedì 19 aprile 2011. – Presidenza del presidente Silvano MOFFA. – Interviene il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento, Laura Ravetto.
La seduta comincia alle 14.55.
Documento di economia e finanza 2011.
Doc. LVII, n. 4.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).
La Commissione inizia l’esame del provvedimento in titolo.
Silvano MOFFA, presidente e relatore, avverte preliminarmente che, in relazione all’esame in sede consultiva del Documento di economia e finanza 2011, l’ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi ha convenuto, nella riunione del 13 aprile scorso, di svolgere il dibattito di carattere generale nella giornata odierna e nella seduta antimeridiana di domani; considerato che il termine per l’espressione del parere da parte delle Commissioni in sede consultiva è fissato per il prossimo 21 aprile, la deliberazione di competenza della Commissione dovrebbe avere luogo nella stessa giornata di domani, fatta salva l’eventuale possibilità di prevedere – ove consentito in base all’andamento dei lavori parlamentari – il differimento della votazione del parere sul Documento, secondo modalità da definire nell’ambito della prossima riunione dell’ufficio di presidenza.
La Commissione prende atto.
Silvano MOFFA, presidente e relatore, osserva che il Documento di economia e finanza (DEF), all’esame della Commissione, è stato predisposto in attuazione dell’articolo 2 della legge 7 aprile 2011, n. 39, che ha previsto la presentazione alle Camere, da parte del Governo, entro il 10 aprile di ogni anno, del Documento di economia e finanza (DEF), in sostituzione dei precedenti strumenti (ossia il Documento di programmazione economico-finanziaria e, nel 2010, la Decisione di finanza pubblica). Al riguardo, intende brevemente ricordare che la recente introduzione, a livello comunitario, di moduli decisionali ed operativi tesi a favorire un più intenso coordinamento ex ante delle politiche economiche e di bilancio degli Stati membri della UE e una più stretta sorveglianza in campo fiscale e macro-economico, ha condotto, sul versante nazionale, ad una complessiva riscrittura delle procedure di bilancio nazionale; in tale ambito, il Documento di economia e finanza diviene il principale strumento della programmazione economico finanziaria, che ricomprende il Programma di stabilità e il Programma nazionale di riforma, documenti, questi ultimi, che dovranno essere presentati al Consiglio dell’Unione europea e alla Commissione europea entro il 30 aprile.
Fa notare che il DEF si articola in tre sezioni: la prima sezione espone lo schema del Programma di stabilità, che dovrà contenere tutti gli elementi e le informazioni richiesti dai regolamenti dell’Unione europea e, in particolare, dal nuovo Codice di condotta sull’attuazione del patto di stabilità e crescita, con specifico riferimento agli obiettivi da conseguire per accelerare la riduzione del debito pubblico; la seconda sezione contiene una serie di dati e informazioni che il Governo era in passato tenuto a fornire nell’ambito della Relazione sull’economia e la finanza pubblica e, in misura minore, nella Decisione di finanza pubblica (in questa sezione è previsto che siano individuate regole generali sull’evoluzione della spesa delle amministrazioni pubbliche, in linea con l’esigenza, evidenziata in sede europea, di individuare forme efficaci di controllo dell’andamento della spesa pubblica, anche attraverso la fissazione di tetti di spesa); la terza sezione reca, infine, lo schema del Programma Nazionale di riforma (PNR), recante gli elementi e le informazioni previsti dai regolamenti dell’Unione europea e dalle specifiche linee guida per tale Programma. Fa presente che il PNR, che costituisce la più rilevante novità del DEF, è un documento strategico che, in coerenza con il Programma di Stabilità, definisce gli interventi da adottare per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità delineati dalla nuova Strategia «Europa 2020». Rileva che in tale ambito sono indicati: lo stato di avanzamento delle riforme avviate, con indicazione dell’eventuale scostamento tra i risultati previsti e quelli conseguiti; le priorità del Paese, con le principali riforme da attuare, i tempi previsti per la loro attuazione e la compatibilità con gli obiettivi programmatici indicati nel Programma di stabilità; gli squilibri macroeconomici nazionali e i fattori di natura macroeconomica che incidono sulla competitività; i prevedibili effetti delle riforme proposte in termini di crescita dell’economia, di rafforzamento della competitività del sistema economico e di aumento dell’occupazione.
Per quanto concerne il quadro macroeconomico e gli aspetti generali del Documento, segnala tra i dati di maggiore rilievo i seguenti: un incremento (in termini reali) del PIL pari all’1,1 per cento nel 2011, all’1,3 per cento nel 2012, all’1,5 per cento nel 2013 e al 1,6 per cento nel 2014; un valore del tasso di disoccupazione pari all’8,4 per cento per il 2011, all’8,3 per cento per il 2012, all’8,2 per cento per il 2013 e all’8,1 per cento per il 2014; un tasso di occupazione pari al 57,1 per cento nel 2011, al 57,5 per cento nel 2012, al 57,9 per cento nel 2013 e al 58,4 per cento nel 2014; un tasso di inflazione programmata pari all’1,5 per cento per ciascuno degli anni 2011-2014; il conseguimento dell’obiettivo di ricondurre l’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni al di sotto del 3 per cento del PIL entro il 2012 (il tasso previsto è pari al 3,9 per cento per il 2011, al 2,7 per cento per il 2012, all’1,5 per cento per il 2013 e allo 0,2 per cento per il 2014).
Passando, quindi, ai profili di più immediato interesse della XI Commissione, ritiene che si debba fare riferimento alla terza sezione del Documento, recante il Programma nazionale di riforma e, in particolare, ai paragrafi II e V, relativi, rispettivamente, alle tematiche del lavoro e delle pensioni.
Per quanto concerne il mercato del lavoro, osserva che il Documento fornisce in primo luogo una serie di dati relativi agli effetti della crisi e alle tendenze in atto nei mesi più recenti; nel 2010 l’occupazione ha registrato una contrazione dello 0,7 per cento, che ha interessato soprattutto il settore dell’industria, mentre il tasso di disoccupazione si è collocato all’8,4 per cento; nei primi mesi del 2011 il mercato del lavoro sarebbe caratterizzato da un moderato recupero, con una crescita degli occupati dello 0,3 per cento; il tasso di disoccupazione si stabilizzerebbe, invece, all’8,4 per cento, per poi ridursi gradualmente all’8,1 per cento nel 2014. Sottolinea che un fattore che incide negativamente sulla competitività internazionale del Paese è invece l’andamento del costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP), che ha subito nel corso degli ultimi 3 anni un incremento (legato essenzialmente agli sviluppi non favorevoli della produttività del lavoro) del 9,1 per cento, al di sopra della media europea. Per quanto concerne la cassa integrazione, nel 2010 si è registrato un aumento delle ore autorizzate del 32 per cento rispetto al 2009, con una riduzione del 41 per cento della CIG e un aumento del 155 per cento della CIGS e degli interventi in deroga. Evidenzia poi che l’obiettivo nazionale 2020 è un tasso di occupazione tra il 67 per cento e il 69 per cento (pari a un aumento di 1,6-1,8 milioni di occupati), ben al di sotto (13 punti) dell’obiettivo programmatico UE (75 per cento). La fissazione dell’obiettivo tiene conto del basso livello di partenza dell’indicatore (61 per cento nel 2009) e del più grave ritardo di molte regioni del centro-sud.
Si sofferma, quindi, sui più rilevanti interventi sinora realizzati, o in corso di implementazione, per contenere gli effetti della crisi sull’occupazione e rilanciare una dinamica positiva del mercato del lavoro, rilevando che il Programma ricorda, in particolare: l’Accordo quadro sulla riforma degli assetti contrattuali del 22 gennaio 2009, (sottoscritto da tutte le parti sociali esclusa la CGIL), volto a promuovere la contrattazione decentrata e a favorire una dinamica dei salari coerente con la stabilità dei prezzi; l’Accordo Stato-Regioni del 12 febbraio 2009, con il quale sono stati destinati 8 miliardi di euro, nel biennio 2009-2010, per azioni di sostegno al reddito e di politica attiva del lavoro (in particolare, gli stanziamenti sono stati ripartiti tra un intervento statale, per una somma di 5.350 milioni di euro, e contributi regionali, pari a 2.650 milioni di euro, a valere sui programmi regionali del Fondo Sociale Europeo (FSE); l’Accordo Stato-Regioni del 29 aprile 2010, in materia di formazione professionale; le norme volte a defiscalizzare gli incrementi salariali corrisposti a livello decentrato e legati ad incrementi di produttività, prorogate a tutto il 2011 della legge di stabilità 2011; le norme volte ad ampliare e rafforzare gli strumenti a sostegno del reddito (ordinari, straordinari e in deroga); le norme volte a consentire la deducibilità dell’IRAP sul costo del lavoro ai fini dell’IRES e delle imposte societarie; il Piano triennale per il lavoro (Ministero del lavoro e delle politiche sociali, 30 luglio 2010), che individua tra le priorità la lotta al lavoro irregolare, l’intensificazione dell’attività di vigilanza e il decentramento della regolazione in ossequio al principio di sussidiarietà; il Programma di azioni per l’inclusione delle donne nel mercato del lavoro (Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Ministero pari opportunità, 1o dicembre 2009), per il quale è previsto uno stanziamento di 40 milioni di euro; il Piano per la conciliazione lavoro-famiglia (Conferenza unificata, 29 aprile 2010) e il recente «avviso comune» siglato tra il Ministero del lavoro e le parti sociali; le nuove norme contenute nella legge n.183 del 2001 (cosiddetto «Collegato lavoro») in materia di apprendistato in azienda; il nuovo portale «Cliclavoro» del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro; il disegno di legge delega per lo Statuto dei lavori (all’esame delle parti sociali), che porterà alla definizione di un Testo unico della normativa vigente in materia lavoristica; le nuove norme sul contrasto al lavoro irregolare, con le modifiche al sistema sanzionatorio e l’intensificazione dell’attività di vigilanza.
Per quanto concerne le priorità da perseguire in vista degli obiettivi occupazionali fissati, segnala che il Programma sottolinea il rilievo strategico della formazione professionale, l’importanza di intensificare il legame tra istruzione e mondo del lavoro, la necessità di prevedere incentivi per il prolungamento dell’attività lavorativa degli anziani e il ruolo di un efficiente mercato del lavoro per promuovere l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Fa poi notare che, con specifico riferimento agli strumenti di sostegno al reddito, il Documento evidenzia che nell’esercizio della delega contenuta nella legge n. 183 del 2010 (cosiddetto «Collegato lavoro») per la riforma degli ammortizzatori sociali, il Governo valuterà gli effetti delle misure sperimentali introdotte nella fase di crisi, mirando al superamento della distinzione tra politiche attive e passivo nel quadro di un nuovo sistema di tutele «condizionate» a comportamenti attivi da parte dei lavoratori.
Pone in risalto, altresì, l’ampio spazio del Documento dedicato alla riforma dei sistemi pensionistici e ai conseguenti effetti sulla dinamica della spesa pubblica: il Programma, infatti, passa in rassegna le principali modifiche normative in materia pensionistica introdotte nel recente passato (legge n. 234 del 2004 e decreto-legge n. 78 del 2010), evidenziandone gli effetti di medio-lungo periodo sulla dinamica della spesa pensionistica rispetto al PIL. Osserva che il Programma, in particolare, richiama le norme con le quali sono stati innalzati i requisiti anagrafici per il pensionamento di vecchiaia, sono stati aggiornati i coefficienti di trasformazione, è stato rivisto il regime delle decorrenze (cosiddette «finestre») ed è stata agganciata l’età pensionabile all’incremento della speranza di vita. Per quanto riguarda gli effetti in termini finanziari degli interventi fin qui realizzati, fa notare che il Programma evidenzia come il processo di riforma sia riuscito in larga parte a compensare i potenziali effetti di transizione demografica sulla spesa pubblica nei prossimi decenni; infatti, come evidenziato anche in sede internazionale, l’Italia presenta una crescita del rapporto spesa pensionistica/PIL inferiore alla media dei Paesi europei, nonostante una dinamica demografica comparativamente meno favorevole.
Segnala che la revisione del regime delle decorrenze produce una riduzione dell’incidenza della spesa pensionistica sul PIL dello 0,2 per cento dal 2013 al 2030 e dello 0,1 per cento fino al 2040; l’adeguamento dell’età pensionabile all’incremento della speranza di vita (che si stima sarà pari a circa 3,5 anni al 2050) produce una riduzione dell’incidenza della spesa pensionistica sul PIL dello 0,1 per cento attorno al 2020, crescente fino allo 0,3 per cento nel decennio 2030-2040, per poi decrescere allo 0,1 per cento nel 2045 e progressivamente annullarsi successivamente. Pertanto, rileva che complessivamente gli interventi adottati (considerando, quindi, anche l’aumento dei requisiti disposto dalla legge n. 243 del 2004 e l’attuazione del sistema di aggiornamento triennale dei coefficienti di trasformazione) comportano una riduzione della spesa pensionistica rispetto al PIL di circa 1 punto percentuale annuo nel periodo 2015-2035, con un effetto cumulato pari a circa il 26 per cento al 2050.
In conclusione, si riserva di predisporre, al termine del dibattito in Commissione, una proposta di parere sul Documento in esame.
Giovanni PALADINI (IdV) ritiene che nel provvedimento in esame il Governo abbia indicato obiettivi prioritari irrealizzabili, peraltro senza menzionare le modalità con cui intende portarli a compimento, ignorando o sottacendo le reali condizioni economiche del Paese. Giudica grave, soprattutto, che l’Esecutivo abbia deciso sostanzialmente di rinviare sine die qualsiasi forma di intervento – ricorrendo a continue deleghe o a proroghe di misure precedentemente assunte – in materie importanti quali il rilancio dell’economia e dell’occupazione, la tutela del lavoro femminile e giovanile, la promozione della contrattazione decentrata, l’incentivazione dello strumento dell’apprendistato, il collocamento e la formazione dei lavoratori la tutela della sicurezza sul lavoro, il sostegno al reddito. In particolare, dichiara di non condividere l’azione del Governo in materia previdenziale, sottolineando ironicamente che l’Esecutivo, elevando di anno in anno l’età pensionabile, anche attraverso un discutibile meccanismo di finestre di uscita, mira sostanzialmente a rendere impossibile la maturazione del diritto pensionistico, nella prospettiva di risolvere i problemi della spesa pubblica previdenziale.
Si sofferma poi sul tema della tutela occupazionale delle fasce deboli del mercato del lavoro, evidenziando come gli interventi indicati nel documento in esame contrastino con quanto intrapreso in concreto dal Governo su tale materia, considerata la mancanza di finanziamenti sul versante delle politiche di conciliazione in favore delle donne e su quello della stabilizzazione dei precari, a dispetto di importanti accordi conclusi anche a livello locale.
In conclusione, complimentandosi ironicamente con la maggioranza e con il Governo per aver saputo nascondere – con maestria ed abilità – le gravi difficoltà che il Paese sta attraversando, preannuncia sin d’ora l’orientamento contrario del suo gruppo sul DEF, ribadendo su di esso un giudizio fortemente negativo.
Giulio SANTAGATA (PD) lamenta anzitutto la scarsa partecipazione dei deputati dei gruppi di maggioranza in occasione dell’esame di un provvedimento economico come quello in esame, facendo notare ironicamente che i deputati assenti hanno probabilmente giudicato inutile una discussione articolata secondo le modalità temporali previste. Passando al merito del provvedimento, nel porre in evidenza il quadro macroeconomico del documento in esame, nonché gli elementi di finanza pubblica in esso contenuti, ritiene che emerga chiaramente la rinuncia del Governo ad intraprendere reali politiche per la crescita, a fronte di dati preoccupanti del PIL e di una inflazione programmata che, tenuta lontana dalla realtà dei consumi, viene variata, a suo avviso, a seconda delle convenienze del momento.
Segnala che l’azione del Governo continua a essere contrassegnata esclusivamente da una politica di tagli della spesa, in particolare sul versante del pubblico impiego, facendo notare che ciò è testimoniato da una significativa riduzione della spesa corrente, attuata in vista del raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica. Fa presente che i dati dell’avanzo primario contenuti nel provvedimento in esame, dai quali traspare una sottostima della spesa per interessi, inducono a pensare ad un sovradimensionamento delle previsioni di maggiori entrate, che vengono ricondotte peraltro ad una manovra correttiva da realizzare nei prossimi anni, basata esclusivamente sulla riduzione della spesa primaria. In proposito, ritiene che il Governo voglia nascondere la propria incapacità di intervento, rinviando agli anni successivi alle prossime elezioni l’individuazione delle misure necessarie al raggiungimento degli obiettivi finanziari, ignorando la necessità di forti investimenti sul fronte del rilancio occupazionale e produttivo: un’azione politica di tale portata, che giudica poco seria e decisamente inaccettabile, rischia – a suo avviso – di colpire con forza i consumi delle famiglie, penalizzando soprattutto i soggetti deboli della società, quali pensionati, giovani e donne, per i quali non si prevede alcun intervento di sostegno.
Cesare DAMIANO (PD) dichiara di non condividere l’impostazione complessiva del provvedimento in esame, giudicando insufficienti le misure ivi richiamate e poco realistici gli obiettivi indicati. Nell’esaminare, in particolare, i profili di più diretto interesse della XI Commissione, fa notare che il documento in esame testimonia la politica di tagli messa in campo dall’Esecutivo, soprattutto sul versante del welfare locale e su quello della spesa previdenziale. Su tale secondo aspetto, giudica grave che l’Esecutivo, nel tentativo di risanare i conti pubblici, abbia seguito linee di azione radicalmente diverse da quelle del precedente Governo di centrosinistra, adottando – peraltro a «colpi di decreto» – misure volte all’innalzamento dell’età pensionabile e al posticipo dell’uscita dal lavoro, suscettibili di pregiudicare il raggiungimento di finalità di equità sociale. Ritiene, pertanto, che il Governo in carica, nel perseguire obiettivi (pur condivisibili) di equilibrio di bilancio, miri esclusivamente a colpire i soggetti deboli della società, come i pensionati, i giovani e le donne, ignorando la possibilità di percorrere altre strade più virtuose di risanamento, quale, ad esempio, il «congelamento temporaneo» della rivalutazione delle pensioni più elevate (misura proposta dal Governo Prodi).
Segnala, inoltre, che i dati sui tassi occupazionali contenuti nel documento in esame non riflettono le reali condizioni del mercato del lavoro italiano, caratterizzato, a suo avviso, da un basso tasso di attività, da una forte dualità e da significativi squilibri, soprattutto per quanto concerne il lavoro femminile e la situazione del Mezzogiorno. Nel sottolineare il forte incremento della CIG in deroga, giudica necessario che il Governo passi da politiche meramente assistenziali ad un’azione di promozione attiva del lavoro, in mancanza della quale potrebbero verificarsi serie ricadute occupazionali sin dal corrente anno, su cui ritiene che il Governo abbia il dovere, una volta per tutte, di dire la verità al Paese.
Nel dichiarare dannosi gli elementi contenuti nel documento in esame in relazione al tasso di inflazione programmata, che giudica in ogni caso non corrispondente all’incremento dei prezzi, atteso che qualsiasi aumento stipendiale dei pubblici dipendenti è stato di fatto reso impossibile dal Governo in carica con l’ultima manovra finanziaria, conclude dichiarandosi fortemente contrario al provvedimento in esame.
Silvano MOFFA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell’esame ad altra seduta.
Sull’ordine dei lavori.
Maria Grazia GATTI (PD) segnala che il Governo non ha dato alcun seguito alla risoluzione approvata dalla Commissione in merito alla prosecuzione del rapporto di lavoro dei cosiddetti «somministrati INPS»: infatti, dopo il periodo transitorio di prolungamento dei relativi contratti (ottenuto, peraltro, grazie a un inciso inserito nella predetta risoluzione), tali lavoratori hanno ricevuto la formale comunicazione della fine del rapporto di lavoro. Atteso che sul tema si era creata una forte aspettativa, anche a seguito dell’adozione di un importante atto di indirizzo in sede parlamentare, chiede alla presidenza di indicare le iniziative che essa intende intraprendere per ripristinare la lealtà nei rapporti istituzionali tra Governo e Parlamento, gravemente alterata dal mancato rispetto di impegni assunti dall’Esecutivo.
Silvano MOFFA, presidente, fa notare che la presidenza si sarebbe comunque riservata di affrontare la questione nella riunione dell’ufficio di presidenza già fissata per domani, considerata la mancanza di risposte concrete da parte del Governo alla risoluzione appena citata, che solleva forti perplessità: in tal senso, invita i gruppi a rinviare alla predetta riunione ogni valutazione sull’argomento.
Giulio SANTAGATA (PD) giudica inaccettabile che il Governo disattenda precisi impegni assunti di fronte ad una Commissione permanente, senza peraltro sentire il dovere di informarne il Parlamento; altrettanto inaccettabile risulta, a suo avviso, il principio per cui l’adozione della risoluzione, citata nei precedenti interventi, possa essere stata interpretata come un mero strumento per «giocare» sulla pelle dei lavoratori interessati. Poiché, dunque, il suo gruppo non intende avallare tali situazioni, invita la presidenza a richiedere l’intervento diretto del Presidente della Camera, affinché il Governo sia richiamato al rispetto di una responsabilità che non può travalicare i limiti della legittima tollerabilità.
A tal fine, preannunzia l’intenzione di occupare sin d’ora – e ad oltranza – l’aula della Commissione, fino a quando il Governo non riterrà di dover spiegare al Parlamento e ai lavoratori coinvolti le cause della situazione venutasi a determinare.
Nedo Lorenzo POLI (UdC) ritiene che la Commissione abbia cercato di individuare ogni possibile soluzione per fare fronte al problema dei lavoratori in somministrazione dell’INPS: a questo punto, sta al Governo decidere se e come intervenire, considerato anche che in queste settimane è previsto l’esame di diversi decreti-legge, all’interno dei quali ben potrebbe trovare collocazione una norma in materia, vista la sua assoluta e oggettiva urgenza. Ritiene, pertanto, che – qualora il Governo non fosse nelle condizioni di rispettare gli impegni assunti di fronte alla Commissione – sarebbe opportuno investire direttamente l’Assemblea della questione, invitando l’Esecutivo a riferire alla Camera sulla situazione che si è venuta a creare sulla pelle dei lavoratori interessati.
Silvano MOFFA, presidente, fa notare di non avere alcuna intenzione di sottovalutare la questione appena sollevata, della quale tuttavia intenderebbe discutere, con tutti i gruppi rappresentati in Commissione, nella sede più appropriata, costituita dall’ufficio di presidenza.
Cesare DAMIANO (PD) fa presente come, essendo al momento presenti ai lavori della Commissione i rappresentanti di tutti i gruppi, si possa decidere subito sulle iniziative da intraprendere, senza rinviare una decisione urgente e indifferibile: a tal fine, prospetta l’opportunità di richiedere un’audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Silvano MOFFA, presidente, in considerazione dell’invito testé rivolto dal deputato Damiano, si domanda se non possa essere utile che i gruppi si avvalgano della seduta di domani dell’Assemblea, dedicata allo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, per porre la questione ai ministri competenti.
Giulio SANTAGATA (PD) ritiene che ogni iniziativa che sia rimessa alla valutazione dei gruppi, e non dell’intera Commissione, sia inidonea a ripristinare la serenità di rapporti tra Governo e Parlamento, fortemente messa in discussione dal mancato rispetto degli impegni assunti: conferma, in proposito, che, senza un’eventuale iniziativa sull’argomento, si troverà costretto ad adottare drastiche misure di protesta, nel senso indicato nel suo precedente intervento.
Silvano MOFFA, presidente, si dichiara preoccupato del fatto che taluni gruppi sembrano prospettare, in realtà, esclusivamente una forma di protesta, piuttosto che una proposta concreta, diretta a risolvere i problemi esistenti.
Antonino FOTI (PdL) invita i gruppi a distinguere il dato sostanziale da quello formale: se è vero, infatti, che il Governo non ha rispetto gli impegni assunti di fronte alla Commissione, è altrettanto vero che, a questo punto, occorre individuare le possibili soluzioni ancora aperte. A tal fine, rimarca l’utilità del ricorso alla seduta di domani dell’Assemblea, destinata allo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
Giulio SANTAGATA (PD), alla luce delle considerazioni da ultimo svolte dalla presidenza, dichiara di non comprendere le ragioni dell’impossibilità di chiedere da subito al Governo di informare la Commissione, anche per iscritto, circa le motivazioni che lo hanno indotto a disattendere un impegno assunto in sede parlamentare.
Silvano MOFFA, presidente, nell’apprezzare lo spirito propositivo che ha animato l’ultimo intervento del deputato Santagata, si dichiara disponibile – ove si registrasse l’assenso dei gruppi – ad accogliere un mandato per inviare una lettera al Ministro del lavoro e delle politiche sociali e al Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione, con la quale l’intera Commissione possa chiedere di essere informata sugli sviluppi della risoluzione approvata lo scorso 30 marzo.
Nedo Lorenzo POLI (UdC) ritiene che la lettera debba essere inviata, per opportuna conoscenza, anche al Presidente del Consiglio dei ministri.
Giuliano CAZZOLA (PdL), pur prendendo atto del consenso che sembra registrarsi sull’ipotesi di indirizzare una lettera ai ministri interessati, ritiene che l’unica soluzione possibile sia rappresentata da un intervento normativo, in grado di superare i vincoli legislativi esistenti, accompagnato da una forte pressione politica che consenta di giungere alla sua definitiva approvazione da parte delle Camere.
Silvano MOFFA, presidente, preso atto del consenso registrato tra i gruppi, fa presente che invierà oggi stesso una lettera sull’argomento ai ministri Sacconi e Brunetta, che sarà trasmessa per conoscenza anche al Presidente del Consiglio dei ministri.
Giulio SANTAGATA (PD) fa presente che, essendo stata accolta la sua richiesta di promuovere sin da oggi un intervento sulla problematica in questione, non darà seguito al proposito di occupare l’aula della Commissione in attesa degli auspicati chiarimenti del Governo.
Silvano MOFFA, presidente, ringrazia i rappresentanti dei gruppi per il contributo fornito e auspica che si possa individuare una soluzione in grado di fare fronte alla situazione venutasi a determinare nei confronti dei lavoratori in somministrazione dell’INPS.
La seduta termina alle 16.10.
SEDE REFERENTE
Martedì 19 aprile 2011. – Presidenza del presidente Silvano MOFFA.
La seduta comincia alle 16.10.
Disposizioni in materia di totalizzazione dei periodi assicurativi e di estensione del diritto alla pensione supplementare.
C. 3871 Gnecchi e C. 4260 Cazzola.
(Seguito dell’esame e rinvio – Nomina di un Comitato ristretto).
La Commissione prosegue l’esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 14 aprile 2011.
Silvano MOFFA, presidente, fa presente che – anche alla luce degli elementi emersi dal dibattito svoltosi nella precedente seduta – può ormai considerarsi concluso l’esame preliminare dei provvedimenti abbinati.
Propone, quindi, che – anche al fine di verificare la possibile definizione, in tempi celeri, di un testo unificato dei progetti di legge in esame – la Commissione proceda alla nomina di un Comitato ristretto per il seguito dell’istruttoria legislativa delle proposte di legge nn. 3871 e 4260.
La Commissione delibera di nominare un Comitato ristretto, riservandosi la presidenza di indicarne i componenti sulla base delle designazioni dei gruppi.
Silvano MOFFA, presidente, rinvia, quindi, il seguito dell’esame ad altra seduta.
Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, concernenti il sostegno alla maternità e l’introduzione del congedo di paternità obbligatorio.
C. 2618 Mosca, C. 3023 Saltamartini, C. 15 Brugger, C. 2413 Caparini, C. 2672 Calabria, C. 2829 Jannone, C. 2993 Reguzzoni, C. 3534 Donadi, C. 3815 Golfo.
(Seguito dell’esame e rinvio).
La Commissione prosegue l’esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 29 marzo 2011.
Silvano MOFFA, presidente e relatore, avverte che – in esito ai lavori del Comitato ristretto nominato per lo svolgimento dell’attività istruttoria sui provvedimenti in esame – è stata elaborata una proposta di testo unificato dei progetti di legge nn. 2618, 3023, 15, 2413, 2672, 2829, 2993, 3534 e 3815 (vedi allegato 4). Considerate, peraltro, le richieste formulate dai gruppi nell’ultima riunione del Comitato ristretto, avverte che nelle prossime settimane avrà luogo un dibattito di carattere generale sul predetto testo, per poi procedere alla sua eventuale adozione come testo base per il seguito dell’esame in sede referente.
La Commissione prende atto.
Silvano MOFFA, presidente, rinvia, quindi, il seguito dell’esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 16.15.