Mercoledì 18 ottobre 2006. – Presidenza del presidente Gianni PAGLIARINI. – Intervengono il sottosegretario di Stato della pubblica istruzione Mariangela Bastico e il sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale Rosa Rinaldi.
La seduta comincia alle 14.25.
5-00210 Motta: Personale docente impiegato nelle biblioteche scolastiche.
Gianni PAGLIARINI, presidente, invita il rappresentante del Governo a rispondere all’interrogazione 5-00210.
Il sottosegretario Mariangela Bastico risponde all’interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).
Carmen MOTTA (Ulivo), replicando, ringrazia il Sottosegretario per la risposta esauriente, della quale si dichiara interamente soddisfatta. La questione coinvolge, come sottolineato dalla rappresentante del Governo, 7.000 persone in una condizione di costante incertezza rispetto al proprio futuro. Per tale motivo, già nella scorsa legislatura aveva presentato una interrogazione sul medesimo oggetto e, sebbene il Sottosegretario alla Pubblica Istruzione onorevole Aprea si fosse impegnata sul punto, non si era pervenuti ad alcun risultato. Ritenendo assai opportuna la valorizzazione delle competenze acquisite da tali lavoratori, confida nell’attenzione che il Governo dedicherà alla loro situazione, valorizzandone l’indubbio patrimonio professionale.
5-00296 Burgio: Situazione dell’ANCR-IVU (Associazione nazionale combattenti e reduci-Istituto vigilanza dell’Urbe).
Gianni PAGLIARINI, presidente, invita il rappresentante del Governo a rispondere all’interrogazione 5-00296.
Il sottosegretario Rosa RINALDI risponde all’interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2), sottolineando come la vicenda in questione sia particolarmente complessa, anche sotto il profilo dell’acquisizione di dati e di documentazione sulle reali condizioni, anche finanziarie, dell’ Associazione nazionale combattenti e reduci. Vi è pertanto per il Governo l’esigenza di meglio comprendere la vicenda; in ogni caso sottolinea come il Ministero del Lavoro si sia adoperato affinché che lo scorso agosto non si compiesse la prevista cessione di ramo d’azienda, avente ad oggetto l’Ivu.
Alberto BURGIO (RC-SE), replicando, ringrazia il sottosegretario per la risposta fornita e conviene con il giudizio espresso circa la complessità della situazione, che coinvolge mille lavoratori a rischio di privatizzazione, ossia di precarizzazione.
Desidera innanzitutto premettere, da un punto di vista giuridico, che vi sono quattro sentenze – un pronunciamento della Corte dei Conti, una sentenza del Tar del Lazio e due sentenze della Cassazione – che attestano la natura pubblica dell’ Ancr-Ivu, cui corrisponde il dato incontrovertibile che i lavoratori dell’ente, in quanto dipendenti pubblici, sono iscritti obbligatoriamente alla Cassa pensioni per i dipendenti degli Enti locali e, dal 1997, all’Inpdap.
Passando quindi ad esaminare i dati di fatto che connotano la vicenda, rileva innanzitutto come la dirigenza dell’Ancr parli della cessione dell’Ivu come di una cessione di ramo d’azienda, benché in realtà non vi sia alcuna distinzione giuridica, ma piena identità tra Ancr e Ivu. In secondo luogo, appare piuttosto misteriosa la crisi finanziaria dell’ente, sostenuta dalla dirigenza: alla fine del 2003 si registrava infatti un attivo pari a oltre 9 milioni di euro, mentre a metà del 2006 il passivo ammontava a circa 33 milioni di euro, con una perdita – che appare quantomeno sorprendente – di oltre 42 milioni di euro in due anni e mezzo. Lo stato di crisi appare peraltro smentito dal fatto che i lavoratori dell’ente svolgono in media tre ore di straordinari al giorno e che l’Ancr-Ivu è partner di un progetto finanziato dalla comunità europea.
Richiama quindi l’attenzione dei colleghi sul fatto che la dirigenza dell’ente non concorre a gare d’appalto sostenendo che sia preferibile affidare i lavori ad una cooperativa, tra i cui soci figurano dirigenti stessi dell’ente. Su tale circostanza, che adombra un grave conflitto di interessi, ha rivolto insieme all’onorevole Pagliarini una interrogazione al Ministro della Difesa, ad oggi ancora senza risposta.
Desidera infine ricordare che il Presidente dell’Ancr è l’onorevole De Meo, condannato dalla Corte dei Conti nel 2004 al pagamento di 211 milioni di euro per irresponsabile condotta e gestione dell’Ente Cellulosa e Carta.
In conclusione, condivide l’esigenza di una vigilanza da parte del Ministero dello Sviluppo economico sulla situazione del bilancio dell’ente, oltre che in ordine alla condizione dei lavoratori, anche tenuto conto del fatto che l’articolo 36 dello statuto attribuisce alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministero dell’Economia la vigilanza sulla gestione dell’ente, configurandosi in tal modo una piena responsabilità governativa. Ritiene in tale quadro opportuno riflettere sulla possibilità di un commissariamento dell’ente, ritenendo in ogni caso necessario che il Governo intervenga al fine di bloccare la procedura d’asta in scadenza nella giornata di domani, anche al fine di tutelare i numerosi lavoratori coinvolti.
Gianni PAGLIARINI, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all’ordine del giorno.
La seduta termina alle 14.55.
RISOLUZIONI
Mercoledì 18 ottobre 2006. – Presidenza del presidente Gianni PAGLIARINI. – Interviene il sottosegretario di Stato per le riforme e innovazioni nella pubblica amministrazione Gian Piero Scanu.
La seduta comincia alle 14.55.
7-00058 Cordoni ed altri: Precariato nelle pubbliche amministrazioni.
(Discussione e rinvio).
La Commissione inizia la discussione.
Elena Emma CORDONI (Ulivo) illustrando la risoluzione in titolo, sottolinea l’importanza del tema affrontato, che riguarda la condizione soggettiva di molti lavoratori e che coinvolge anche la qualità della pubblica amministrazione e dei servizi da questa rivolti ai cittadini. Per tali motivi è opportuno costruire un processo di stabilizzazione volto a ridurre le situazioni di precariato, in tal modo ponendo fine ad una prassi che – anche a fronte dei reiterati blocchi delle assunzioni previsti nelle precedenti leggi finanziarie – non sempre ha risposto ad una effettiva necessità di strumenti di lavoro flessibili. La risoluzione non si limita a prendere in considerazione il precariato nella pubblica amministrazione in senso stretto ma intende riferirsi anche agli enti locali, alla scuola e al sistema sanitario, realtà che rispondono a logiche ed esigenze diverse, con distinte modalità di impiego delle figure precarie. Se si guarda, ad esempio, al sistema sanitario si può osservare come siano coinvolte nel processo di precarizzazione anche professionalità elevate, quali le figure mediche, assai di frequente assunte a tempo determinato.
L’auspicio che formula è che il confronto in Commissione possa, senza essere banalizzato, cogliere da vicino la problematicità dell’argomento, anche al fine di verificare le effettive esigenze, dal punto di vista delle risorse lavorative, delle amministrazioni pubbliche. Ciò al fine di delineare possibili percorsi di stabilizzazione, rispetto ai quali occorrerà tenere conto, come detto, di una molteplicità di situazioni e di forme contrattuali. Ricorda in proposito come nel corso dell’audizione svoltasi in Commissione, il Ministro Nicolais aveva espresso la volontà di definire tali percorsi e come sul punto alcune soluzioni siano state inserite nel disegno di legge finanziaria all’esame del Parlamento, mentre altre sono state rinviate, mediante normative di proroga o di rifinanziamento.
Ritiene, in ogni caso, che non si debba ridurre la risoluzione in esame ad una mera discussione sui numeri della stabilizzazione, ma piuttosto sulle strategie da porre in campo per rendere più efficaci e razionali i percorsi che consentono di pervenire ad una maggiore stabilità degli organici. Rileva in proposito come, da questo punto di vista, sia opportuno intervenire, fra l’altro, anche rispetto agli enti locali, ai quali va lasciata – pur sottolineando le esigenze di contenimento della spesa e di rispetto del patto di stabilità – la libertà di operare in piena sovranità nella direzione di una stabilizzazione del personale; giudica opportuno, in proposito, che possa essere acquisito anche l’orientamento del Ministero degli Affari Regionali e delle autonomie locali.
Auspica, in conclusione, che la risoluzione possa essere condivisa, invitando ad un impegno comune della Commissione.
Simone BALDELLI (FI) esprime perplessità sulla risoluzione in discussione, sollevando innanzitutto un problema di metodo, che incide anche sul merito del tema affrontato. Non è infatti corretto, a suo avviso, definire costantemente la flessibilità come precariato. Non si tratta di concetti assimilabili, anche se la precarietà può essere una conseguenza negativa della flessibilità.
Inoltre, la risoluzione afferma che il precariato nelle pubbliche amministrazioni ha ormai raggiunto dimensioni inaccettabili: risulta assai curioso che, a fronte di una tale affermazione si chieda poi al Governo di fornire dati relativi all’entità del fenomeno. Giudica altresì discutibile e testimonianza di un atteggiamento prettamente politico e di parte, l’esclusione dei dati relativi al comparto della scuola, tenuto conto del fatto che nella passata legislatura il settore ha registrato l’assunzione di 130 mila dipendenti.
Con specifico riferimento alla situazione degli enti locali, osserva che si deve registrare una perdita di controllo della spesa pubblica, prevalentemente attribuibile alla contrattazione decentrata; appare pertanto opportuno un maggiore controllo sugli enti locali, anche rispetto al ricorso massiccio a strumenti di lavoro flessibile.
Il pericolo che intravede è che si intraprenda un percorso parallelo a quello assai nefasto dei lavoratori socialmente utili, prevedendo la stabilizzazione di lavoratori scelti discrezionalmente, senza alcun criterio. Al contrario occorre inserire nel dispositivo della risoluzione un riferimento stringente a forme concorsuali, poiché non si può pensare, per quanto concerne la pubblica amministrazione, a modalità diverse di assunzione, anche in una necessaria ottica di meritocrazia. Quello dell’anzianità è, ad esempio, un criterio iniquo, che penalizza spesso le risorse più giovani, magari più capaci.
La risoluzione impegna inoltre il Governo a porre termine al ricorso delle forme contrattuali flessibili: non si tratta tuttavia di forme illegali, ma previste dalla legge e che non sono negative in quanto tali.
Per tali motivi ritiene che la risoluzione rechi una impostazione pregiudiziale, che deve essere rivista, affrontando la materia più serenamente. Peraltro, ricorda che la Commissione è in procinto di varare un indagine conoscitiva sul precariato e appare quindi dubbia l’opportunità di intervenire su un tema che deve ancora essere analizzato. Auspica quindi che si possa pervenire ad una rimodulazione della risoluzione, anche alla luce dei primi risultati dell’indagine che la Commissione si appresta ad avviare.
Alberto BURGIO (RC-SE) considera assai opportuna, o meglio indispensabile, la risoluzione in discussione, che dichiara di voler sottoscrivere. Sottolinea in proposito come non vi sia una sovrapposizione con il tema dell’indagine conoscitiva che la Commissione intende avviare, poiché la risoluzione si basa su assunti a tutti noti. Occorre infatti distinguere tra forme di flessibilità accettabili e situazioni inaccettabili di precariato – in particolare quando si verificano presso una pubblica amministrazione – che derivano da un uso distorto e non giustificato di forme di lavoro flessibile, che divengono una condizione stabile del lavoratore, in assenza perfino di motivazioni funzionali. Cita in proposito il caso di Poste Italiane Spa, laddove si registrano migliaia di cause vinte dai lavoratori, proprio per l’impossibilità dell’ente di addurre giustificazioni in ordine all’uso di forme di lavoro flessibile.
La risoluzione in discussione appare particolarmente urgente e intende rimarcare – pur ringraziando il sottosegretario per la sua presenza – l’assenza del Ministro: teme infatti che il precariato possa configurarsi come una patologia la cui gravità viene sottostimata e che, a forza di protrarsi, viene scambiata per normalità.
Donata LENZI (Ulivo) sottolinea la propria adesione alla risoluzione in discussione rilevando come il problema del precariato nella pubblica amministrazione non si sarebbe dovuto verificare. Richiama in proposito la propria esperienza di amministratore locale e l’uso improprio che in tale ambito viene fatto di forme di lavoro flessibile, anche per aggirare procedure di assunzione spesso complicate e lunghi. Si determinano in tal modo, per rispondere ad effettive esigenze di lavoro, sovente rivolte anche a professionalità elevate, situazioni di precarietà. Si dichiara senz’altro favorevole all’opportunità di ricorrere in via ordinaria a procedure concorsuali, ma ciò può avverarsi unicamente in una situazione di normalità e non in una fase di emergenza quale è quella attuale, rispetto alla quale – per fare fronte alle distorsioni determinatasi – occorre intervenire anche con altre forme di stabilizzazione. Richiama quindi l’attenzione dei colleghi sulla situazione delle collaborazioni continuate e continuative che non offrono presso le pubbliche amministrazioni alcun punteggio aggiuntivo ai fini della stabilizzazione e che invece meriterebbero qualche forma di riconoscimento, come ogni attività prestata presso pubbliche amministrazioni.
Sestino GIACOMONI (FI) ricorda come l’onorevole Burgio abbia definito indispensabile la risoluzione in esame, definizione che appare a suo avviso esagerata. Sottolinea tuttavia l’intenzione da parte dell’opposizione di collaborare alla definizione di una risoluzione condivisa. Ritiene a tal fine necessario rivederne alcuni aspetti, con particolare riferimento al concetto di flessibilità, che per quanto riguarda la sua parte politica, viene intesa come un’opportunità, mentre la maggioranza la identifica con la precarietà. Sarebbe quindi opportuno a suo avviso – e ciò vale anche per l’indagine conoscitiva che la Commissione si appresta a deliberare – utilizzare il termine neutro di flessibilità per valutare successivamente quali sono le sue eventuali trasformazioni. Cita in proposito le parole del Ministro Nicolais, che ha parlato di percorsi volti a garantire il passaggio dalla flessibilità alla stabilizzazione. Si tratta di una terminologia corretta, che auspica possa essere adottata anche in seno alla Commissione. Occorre inoltre procedere con criteri definiti alla stabilizzazione dei lavoratori, dove ve ne sia un effettivo bisogno e non indiscriminatamente. Da questo punto di vista resta ferma la necessità di procedere mediante concorsi, anche eventualmente prevedendo un punteggio aggiuntivo per coloro che, quali ad esempio i collaboratori coordinati e continuativi, hanno acquisito esperienza nella pubblica amministrazione.
Augusto ROCCHI (RC-SE) segnala l’opportunità di pervenire rapidamente ad una votazione della risoluzione, affinché questa – come aveva avuto già modo di sottolineare in ufficio di Presidenza – sia approvata in tempi coincidenti con quelli dell’esame parlamentare del disegno di legge finanziaria. Il protrarsi della discussione farebbe infatti, a suo avviso, venir meno il senso della risoluzione stessa. Ritiene quindi accettabile che il voto sulla risoluzione avvenga nel corso della prossima settimana, ma si dichiara invece fortemente contrario ad uno slittamento ulteriore della discussione.
Gianni PAGLIARINI, presidente, ricorda che l’Ufficio di Presidenza aveva stabilito di avviare nella settimana corrente la discussione della risoluzione e che tale decisione è stata rispettata. Circa la questione dei tempi politici della sua approvazione, con riferimento alla connessione tra risoluzione e disegno di legge finanziaria, si impegna a far sì che tale nesso possa essere mantenuto.
Il sottosegretario di Stato Gian Piero SCANU conferma l’intenzione del Governo di disporsi operativamente per la conclusione della risoluzione nel corso della prossima settimana. Sottolinea l’interesse particolare del professor Nicolais ai temi affrontati e assicura la presenza del Ministro la prossima settimana, purtroppo impedita oggi da impegni istituzionali. Anticipa sin d’ora che il Governo è lieto di vedere così utilmente rappresentata l’ampiezza di un fenomeno, qual è quello del precariato nella Pubblica amministrazione, rispetto al quale occorre avere comuni responsabilità. Auspica pertanto che sul testo della risoluzione si possa pervenire ad un’ampia condivisione.
Elena Emma CORDONI (Ulivo) è a conoscenza dell’intenzione del Ministero di seguire personalmente la risoluzione in discussione, sulla quale ha espresso particolare attenzione. Per tale motivo, sebbene abbia ritenuto utile avviare sin d’oggi l’esame dell’atto ritiene comunque opportuno attendere la presenza del Ministro per la conclusione della discussione. Il protrarsi della discussione alla prossima settimana potrebbe anche consentire la partecipazione alle sedute del Ministro Lanzillotta, come in precedenza auspicato.
Gianni PAGLIARINI, presidente, alla luce del dibattito svoltosi e nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito della discussione ad altra seduta.
La seduta termina alle 15.55.
Mercoledì 18 ottobre 2006. – Presidenza del presidente Gianni PAGLIARINI.
La seduta comincia alle 15.55.
Deliberazione di un’indagine conoscitiva sul precariato nel mondo del lavoro.
(Deliberazione).
Gianni PAGLIARINI, presidente, ricorda che, sulla base di quanto convenuto in seno all’ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione del 3 ottobre scorso, ed essendo stata acquisita l’intesa del Presidente della Camera dei deputati, ai sensi dell’articolo 144, comma 1, del regolamento, la Commissione è oggi chiamata a deliberare lo svolgimento di un’indagine conoscitiva sul precariato secondo il programma in distribuzione.
Sestino GIACOMONI (FI), facendo riferimento al proprio intervento svolto in sede di discussione della risoluzione, propone di sostituire, a partire dal titolo dell’indagine, il termine precarietà con quello di flessibilità. Giudica inoltre riduttivo limitare l’ambito dell’indagine agli ultimi cinque anni e riterrebbe opportuno espungere il riferimento al DPEF 2007-2011.
Titti DI SALVO (Ulivo) ritiene necessario integrare il programma di audizioni previsto con l’audizione del Ministro per le pari opportunità.
Elena Emma CORDONI (Ulivo) riterrebbe opportuno ascoltare anche il Ministro per gli affari regionali e gli enti locali.
Gianni PAGLIARINI, presidente, ricorda che l’intesa del Presidente della Camera dei deputati è stata espressa sul programma in distribuzione; nulla esclude tuttavia che, nel corso dell’indagine, l’ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, valuti proposte di integrazione, sulle quali sarà comunque necessario acquisire nuovamente l’intesa di cui all’articolo 144, comma 1, del regolamento.
Luigi FABBRI (FI) osserva come l’impiego del termine precarietà si configuri come un giudizio che prefigura in qualche misura le conclusioni dell’indagine.
Gianni PAGLIARINI, presidente, ricorda che il programma di indagine conoscitiva è stato oggetto di unanime approvazione in sede di ufficio di presidenza e si chiede pertanto se vi sia un ripensamento da parte dell’opposizione sulle deliberazioni assunte.
Alberto BURGIO (RC-SE) rileva l’opportunità dell’indagine conoscitiva in oggetto, sottolineando come i giudizi di valore espressi nel programma dell’indagine non attengano alla flessibilità che ci si propone di studiare, ma piuttosto alla sua degenerazione, che è innegabile e sulla quale tutti convengono.
Elena Emma CORDONI (Ulivo) ritiene che occorra procedere senza pregiudizi e sulla base di criteri oggettivi. La flessibilità nel lavoro ha infatti diverse accezioni ed è evidente che l’indagine intenda occuparsi di quella degenerazione specifica della flessibilità che è la precarietà. Parlare di precariato non significa affatto sostenere che tutta la flessibilità è precariato.
Emilio DELBONO (Ulivo) osserva come occorra sgombrare il campo da diffidenze, poiché l’indagine ha come obiettivo di esaminare il rapporto tra flessibilità e precariato, sulla scorta di elementi oggettivi, senza che vi sia alcuna conclusione predefinita. Il titolo dell’indagine è quello previsto sin dall’inizio ed è una semplice fotografia del suo contenuto.
Carmen MOTTA (Ulivo) rileva come il quadro di riferimento concettuale e di contenuto dell’indagine è esattamente quello concertato in sede di ufficio di presidenza.
Alberto BURGIO (RC-SE) osserva come l’indagine sul precariato abbia ad oggetto un fenomeno degenerativo, così come lo sarebbe un’indagine rivolta al fenomeno del caporalato o della mafia.
Federica ROSSI GASPARRINI (Misto) cita il programma dell’indagine che si propone di verificare «in che misura le forme di lavoro flessibile siano funzionali ad un corretto funzionamento del mercato del lavoro» e «in che misura invece i rapporti di lavoro flessibile diventino penalizzanti per i lavoratori coinvolti». Si tratta a suo avviso di finalità chiare e prive di ambiguità.
Augusto ROCCHI (RC-SE) sottolinea come in ufficio di presidenza si fosse raggiunto un punto di condivisione, indipendentemente dai giudizi individuali sulla flessibilità. Sulla precarietà vi è unanime giudizio negativo ed è proprio questo l’oggetto dell’indagine.
Gianni PAGLIARINI, presidente, propone di sospendere la seduta, e di convocare immediatamente un Ufficio di presidenza, al fine di valutare in quella sede se vi siano le condizioni per procedere, nella seduta odierna, ad una deliberazione dell’indagine.
La seduta sospesa alle 16.35 è ripresa alle 16.55.
Gianni PAGLIARINI, presidente, avverte che, in sede di ufficio di presidenza è emersa una unanimità di consensi in ordine ai contenuti dell’indagine conoscitiva e all’opportunità del suo svolgimento. Si è in tale quadro previsto di apportare talune modifiche al programma, che non ne modificano affatto l’impostazione sostanziale e che sono volte a meglio chiarire la formulazione del programma medesimo. In particolare il titolo dell’indagine viene modificato nel senso di prevedere una indagine conoscitiva sulle cause e le dimensioni del precariato nel mondo del lavoro, a fronte della precedente dizione che si limitava a prevedere un’indagine conoscitiva sul precariato nel mondo del lavoro. Inoltre viene eliminato il riferimento al DPEF 2007-2011, ritenuto non essenziale ai fini della definizione dell’oggetto dell’indagine. Infine, laddove si indica che l’indagine dovrà cercare di verificare la dimensione del fenomeno del precariato, si elimina l’inciso che specificava «anche nella sua evoluzione negli ultimi cinque anni».
Luigi FABBRI (FI) dichiara il voto favorevole del proprio gruppo sul programma di indagine conoscitiva, con gli aggiustamenti illustrati dal presidente.
Emilio DELBONO (Ulivo) dichiara a sua volta il voto favorevole dell’Ulivo sul programma di indagine conoscitiva.
Augusto ROCCHI (RC-SE) preannuncia il voto favorevole di Rifondazione Comunista sul programma di indagine conoscitiva.
Gianni PAGLIARINI presidente, propone di deliberare lo svolgimento di un’indagine conoscitiva secondo il seguente programma:
«PROGRAMMA DI UNA
INDAGINE CONOSCITIVA SULLE CAUSE E LE DIMENSIONI DEL PRECARIATO NEL MONDO DEL LAVORO
Quadro di riferimento:
Il recente dibattito su occupazione e mercato del lavoro si è soffermato spesso sulla questione della precarietà nel mondo del lavoro, con posizioni e opinioni certamente non univoche.
Gli interventi nel settore del lavoro e nelle procedure di accesso al lavoro hanno caratterizzato la XIII legislatura prima e successivamente la XIV legislatura, introducendo ulteriori forme di rapporto di lavoro diverse dal rapporto subordinato a tempo pieno ed indeterminato.
Difatti già la legge n. 196 del 1997 (c.d. Legge Treu) ha provveduto ad introdurre il contratto di lavoro interinale (o temporaneo) e modifiche legislative volte a promuovere il ricorso a forme contrattuali quali il rapporto part-time, l’apprendistato, il contratto di formazione e lavoro.
La XIV legislatura è ritornata sugli stessi argomenti attraverso la legge n. 30 del 2003 (cd. Legge Biagi) che ha attribuito deleghe legislative per l’introduzione di ulteriori elementi di flessibilità nella disciplina del lavoro, per quanto riguarda sia la possibilità di ricorrere a forme contrattuali diverse dal contratto a tempo pieno ed indeterminato, sia misure per favorire l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro. In attuazione della legge n. 30, il D.Lgs. n. 276 del 2003 ha introdotto ulteriori elementi di flessibilità nella disciplina del rapporto di lavoro, perseguiti attraverso la previsione di ulteriori forme di lavoro flessibile quali il lavoro intermittente, il lavoro ripartito, il lavoro occasionale e il contratto di inserimento, nonché attraverso modifiche normative su istituti contrattuali già esistenti quali il lavoro temporaneo, il contratto part-time e l’apprendistato.
Differenti opinioni sono state espresse relativamente agli effetti della legislazione su citata in materia di occupazione e più in particolare sull’efficacia, sull’entità e sulla qualità del lavoro precario, intendendosi come tale tutti i rapporti di lavoro mancanti della stabilità assicurata invece dal rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato.
Obiettivi dell’indagine conoscitiva:
Sulla base di tali considerazioni, appare opportuno avviare una attività di indagine che consenta di approfondire il fenomeno del precariato non solamente nel settore privato, ma anche per quanto riguarda il lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni, tenendo conto delle peculiarità che lo stesso fenomeno presenta nei due settori (pubblico e privato).
L’indagine si porrà l’obiettivo non solamente di quantificare l’entità del fenomeno al momento attuale, ma anche di cercare di coglierne l’andamento negli ultimi cinque anni. Al fine di verificare l’idoneità del quadro normativo attuale, appare opportuno valutare le caratteristiche e l’impatto sociale del fenomeno nel tempo.
Inoltre l’indagine cercherà di effettuare una comparazione della situazione nazionale del lavoro precario rispetto a quella di altre realtà europee, con particolare riferimento alla Francia, alla Germania e alla Spagna.
Per quanto riguarda il settore privato, l’indagine dovrà porsi l’obiettivo di effettuare un approfondimento analitico del lavoro precario, verificandone l’entità e le caratteristiche nei diversi settori produttivi e nei diversi ambiti geografici. Un approfondimento particolare merita il tema delle collaborazioni coordinate e continuative. In particolare andrà valutata l’entità della utilizzazione dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, verificando se e in quale misura tali forme di lavoro, anche in seguito all’entrata in vigore della nuova disciplina, continuino ad essere utilizzati strumentalmente mascherando in realtà rapporti di lavoro tipicamente di natura subordinata.
L’indagine dovrà quindi cercare di verificare, tenendo conto delle caratteristiche dei lavoratori precari con riferimento al sesso, all’età, al titolo di studio, al settore produttivo, alla mansione e all’inquadramento contrattuale:
la dimensione del fenomeno del precariato, stimando il numero di lavoratori precari sia in assoluto sia rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato; in che misura le forme di lavoro flessibile siano funzionali ad un corretto funzionamento del mercato del lavoro e quindi rappresentino solamente una prima tappa dell’ingresso nel mercato del lavoro di nuovi soggetti, che successivamente sono destinati ad essere stabilizzati entro un periodo ragionevole;
in che misura invece i rapporti di lavoro flessibile diventino penalizzanti per i lavoratori coinvolti, che rimarrebbero invischiati nel lavoro precario passando da un rapporto di lavoro a termine (o addirittura «atipico») all’altro, senza beneficiare anche dopo numerosi anni di precariato della stabilizzazione del proprio rapporto;
l’efficacia del quadro normativo, per quanto attiene alle politiche formative e di orientamento, alle misure di sostegno al reddito ed al sistema dei diritti;
la durata media dei contratti di lavoro flessibile nonché il numero di tali contratti che, a partire dal 2000, si sono trasformati in contratti a tempo indeterminato e i settori relativi interessati dal fenomeno.
Un approfondimento specifico, come detto, va condotto con riferimento al lavoro precario presso le pubbliche amministrazioni.
Al riguardo l’indagine si propone in primo luogo di quantificare il fenomeno, anche nella sua dinamica temporale, in particolare:
a seconda della tipologia di amministrazione interessata, distinguendo le amministrazioni statali da quelle locali;
a seconda dell’area geografica interessata;
a seconda della tipologia di rapporto di lavoro;
a seconda delle caratteristiche dei lavoratori (sesso, età, titolo di studio, posizione, anzianità di lavoro).
Sarà inoltre opportuno verificare:
in che misura il precariato incide sul funzionamento della pubblica amministrazione, anche in termini di qualità del servizio offerto ai cittadini;
l’impatto sulla finanza pubblica della stabilizzazione del personale precario.
Soggetti da audire:
Ministro del lavoro e previdenza sociale;
Ministro delle riforme e innovazioni nella pubblica amministrazione;
Ministro della solidarietà sociale;
CNEL;
ISTAT;
ARAN;
Ragioneria dello Stato;
INPS;
INPDAP;
Rappresentanti della Conferenza Stato-Regioni, dell’UPI e dell’ANCI;
Rappresentanti dei sindacati confederali (CGIL, CISL, UIL, UGL);
Rappresentanti di Confindustria;
Rappresentanti di Confcommercio e di Confesercenti;
Rappresentanti di CONFAPI;
Rappresentanti di CIA, Coldiretti e Confagricoltura;
Rappresentanti di CNA, Confartigianato, Casartigiani;
Rappresentanti delle agenzie di lavoro interinale;
Rappresentanti dell’Ordine dei consulenti del lavoro;
Rappresentanti di Centri ricerche e Centri studi ed esperti della materia.
Sopralluoghi:
La Commissione, al fine di raccogliere elementi di conoscenza diretta sul fenomeno del lavoro precario, acquisita volta per volta apposita autorizzazione da parte del Presidente della Camera, intenderebbe svolgere alcuni specifici sopralluoghi.
Tali sopralluoghi dovrebbero riguardare realtà del sistema produttivo (per esempio call center; stabilimenti industriali, aziende di credito, strutture commerciali della grande distribuzione e imprese del settore agroalimentare) e del settore pubblico.
Ulteriori sopralluoghi potrebbero interessare le realtà europee (Francia, Germania, Spagna) con cui, come detto, si intende effettuare una comparazione.
Durata dell’indagine:
L’indagine dovrebbe concludersi entro il 31 marzo 2007».
La Commissione delibera di svolgere l’indagine conoscitiva sulla base del programma illustrato dal presidente.
La seduta termina alle 17.
UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI
L’ufficio di presidenza si è svolto dalle 16.35 alle 16.55.




























