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Il Diario del Lavoro

Quotidiano online del lavoro e delle relazioni industriali

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Home - Camera - Commissione Lavoro, pubblico e privato (Dai Resoconti Sommari)

Commissione Lavoro, pubblico e privato (Dai Resoconti Sommari)

22 Ottobre 2009
in Camera

SEDE CONSULTIVA


Mercoledì 26 novembre 2008. – Presidenza del presidente Stefano SAGLIA.

La seduta comincia alle 14.15.

Variazione nella composizione della Commissione.

Stefano SAGLIA, presidente, comunica che il deputato Antonino Minardo è entrato a far parte della XI Commissione, in sostituzione del deputato Gianfranco Sammarco.

DL 172/08: Misure straordinarie per l’emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania.
C. 1875 Governo.

Parere alla VIII Commissione.
(Seguito dell’esame e conclusione – Parere favorevole con condizione e osservazione).

La Commissione prosegue l’esame del provvedimento, rinviato da ultimo nella seduta di ieri.




Stefano SAGLIA, presidente, comunica che la Commissione di merito ha trasmesso il nuovo testo del disegno di legge in titolo, come risultante dagli emendamenti approvati nel corso dell’esame in sede referente. Al riguardo, nel segnalare che tale nuovo testo non contiene – per le parti di competenza della XI Commissione – particolari elementi di novità rispetto al provvedimento originario, avverte che il relatore ha predisposto una proposta di parere favorevole con condizione e osservazione (vedi allegato 1).

Antonino FOTI (PdL), relatore, illustra dettagliatamente la sua proposta di parere, facendo presente che essa intende recepire le indicazioni emerse dal dibattito svolto in Commissione sul provvedimento in esame.

Alessia Maria MOSCA (PD) preannuncia l’astensione del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore, dichiarando apprezzamento per la condizione in essa inserita, che contiene un importante richiamo al rispetto dei principi in materia di sicurezza del lavoro. Fa presente, peraltro, che il suo gruppo valuterà, nel seguito dell’esame del provvedimento presso la Commissione di merito e in Assemblea, l’effettiva volontà della maggioranza di muoversi nella direzione indicata, subordinando all’adozione di una apposita proposta emendativa il proprio atteggiamento definitivo sul testo.

Nedo Lorenzo POLI (UdC), considerata l’importanza della condizione inserita nella proposta di parere del relatore e preso atto che tale proposta investe esclusivamente gli specifici aspetti di competenza della XI Commissione, preannuncia il voto favorevole del suo gruppo.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole con condizione e osservazione formulata dal relatore.

Sull’ordine dei lavori.

Stefano SAGLIA, presidente, propone, se non vi sono obiezioni, di procedere ad una inversione dell’ordine del giorno, nel senso di svolgere immediatamente la prevista riunione dell’Ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, per poi passare alla discussione delle risoluzioni all’ordine del giorno e, infine, procedere con lo svolgimento delle interrogazioni iscritte in calendario.

La Commissione concorda.

La seduta termina alle 14.30.

RISOLUZIONI



Mercoledì 26 novembre 2008. – Presidenza del presidente Stefano SAGLIA. – Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Pasquale Viespoli.

La seduta comincia alle 14.35.

7-00075 Mosca: Composizione di genere nelle nomine del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali.
(Discussione e approvazione).

Stefano SAGLIA, presidente, avverte preliminarmente che la risoluzione in titolo è stata sottoscritta anche dai deputati Damiano, Miglioli e Madia.

Il sottosegretario Pasquale VIESPOLI osserva che la parità tra uomini e donne è un valore fondamentale per l’ordinamento giuridico che, all’articolo 51, primo comma, della Costituzione, prevede che «tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alla cariche elettive in condizioni di uguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra uomini e donne». Tale principio vale anche per l’ordinamento dell’Unione Europea, che annovera, tra le missioni fondamentali da perseguire, anche la realizzazione della parità tra i sessi. Rileva che l’azione congiunta della Comunità e degli Stati membri ha, infatti, contribuito a cambiare radicalmente, in numerosi settori, la condizione degli uomini e delle donne in Europa. In proposito, giudica importante citare, nell’ambito della vasta normativa comunitaria in materia, la direttiva 2006/54/CE, riguardante l’attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego, che, una volta recepita nell’ordinamento interno, contribuirà ad introdurre importanti novità in materia.
Per quanto riguarda la legislazione interna, ricorda che il decreto legislativo n. 198 del 2006 dispone misure volte ad eliminare ogni distinzione, esclusione o limitazione basata sul sesso, che abbia come conseguenza, o come scopo, di compromettere o di impedire il riconoscimento, il godimento o l’esercizio dei diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale, culturale e civile o in ogni altro campo. In particolare, il predetto decreto, all’articolo 2, stabilisce che «spetta al Presidente del Consiglio dei ministri promuovere e coordinare le azioni di Governo volte ad assicurare pari opportunità, a prevenire e rimuovere le discriminazioni, nonché a consentire l’indirizzo, il coordinamento e il monitoraggio della utilizzazione dei relativi fondi europei».
Ritiene che, al fine di giungere ad un’autentica parità tra i sessi, sia in termini qualitativi che quantitativi, occorre sicuramente elaborare strumenti di formazione e di attuazione che permettano a tutti i soggetti interessati di integrare una prospettiva di genere nei rispettivi settori di competenza, valutando l’impatto delle politiche dedicate agli uomini e alle donne e tenendo conto della necessità di prevedere anche una qualità dei servizi che permettano una migliore conciliazione tra vita professionale e vita privata. Nel sottolineare l’importanza del principio di parità del quale il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali non può non tener conto – non solo perché, come ampiamente illustrato, si tratta di un principio fondamentale per l’ordinamento, ma anche in considerazione delle proprie competenze istituzionali – intende assicurare che il medesimo principio è stato costantemente preso in considerazione anche nella scelta dei soggetti da nominare negli enti vigilati; il principio sopra richiamato deve comunque essere sempre contemperato, in considerazione della delicatezza degli incarichi conferiti, con requisiti di ordine tecnico e professionale. Fa presente, in ogni caso, che il rispetto del più volte citato principio ha trovato comunque inconfutabile conferma anche nelle nomine relative agli enti vigilati dal Ministero, ad esempio l’Ipsema, l’Inpdap e l’Enpals, che ha, come è noto, un presidente donna.
Osserva, quindi, che – in considerazione del fatto che la risoluzione in discussione si propone di concretizzare un effettivo rafforzamento della pari rappresentanza di genere e, dunque, del principio di parità prima richiamato – il suo dicastero ritiene corretta la sollecitazione contenuta in tale atto di indirizzo, sul quale il Governo esprime, di conseguenza, un orientamento favorevole.

Michele SCANDROGLIO (PdL) osserva che la risoluzione in titolo può essere giudicata convincente solo nella misura in cui non aggiunge nulla alla situazione esistente. Poiché, infatti, ritiene incomprensibile procedere a «forzature» sul tema della composizione di genere, invita la Commissione a considerare il merito come criterio prevalente per la proposizione di nomine governative.
Nel giudicare, altresì, improprio il riferimento all’articolo 51 della Costituzione contenuto nelle premesse dell’atto di indirizzo in discussione, dichiara la propria astensione sulla risoluzione medesima, anche in parziale difformità rispetto all’orientamento che sembra avere carattere prevalente all’interno del suo gruppo.

Massimiliano FEDRIGA (LNP) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla risoluzione in discussione, pur esprimendo talune perplessità sul riferimento all’articolo 51 della Costituzione contenuto in premessa, che giudica sostanzialmente ovvio: sarebbe infatti paradossale, a suo avviso, ritenere che il Governo possa, in astratto, non rispettare la Costituzione nello svolgimento dei propri adempimenti istituzionali.

Maria Grazia GATTI (PD), per sgomberare il terreno da ogni possibile equivoco, ritiene di dover ribadire che la risoluzione in titolo non contiene alcuna accusa al Governo in ordine a profili di legittimità costituzionale: essa, infatti, è nata esclusivamente per dare un segnale di indirizzo al Governo a fronte della nomina, nella presente legislatura, di ben sei uomini ad incarichi di competenza del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali. In questo senso, sottolinea che esistono in Italia ampie competenze femminili, che vanno maggiormente valorizzate, anche per non lasciare che importanti risorse umane e professionali restino ai margini delle decisioni politiche.
Segnala, inoltre, l’esistenza di un problema di scarsa rappresentanza femminile in Parlamento, che segna una seria incapacità da parte della politica di rispondere alle forti sollecitazioni che provengono, in questa direzione, dalla società civile.

Lucia CODURELLI (PD) dichiara di apprezzare l’orientamento favorevole del Governo sulla risoluzione in titolo, il cui obiettivo consiste – più che nell’approvare l’ennesima petizione di principio – nel concordare su valutazioni che sembrano condivise da tutti i gruppi parlamentari. Segnala, peraltro, al rappresentante del Governo che l’adozione dell’impegno odierno dovrà essere seguita da atti concreti, che assicurino il rispetto di una sua chiara assunzione di responsabilità.
Rileva, infine, che occorre tenere presente che il problema della rappresentanza di genere esiste realmente e che vi sono importanti direttive comunitarie alle quali bisogna fare costante riferimento, anche al fine di contrastare una pericolosa tendenza al mancato rispetto della normativa in materia di pari opportunità; ciò vale, a suo giudizio, come metodo di lavoro e base di impegno comune per il futuro, a cominciare dalla presenza delle donne in politica, che attualmente segna una fase di arretratezza che non fa onore al Paese.

Alessia Maria MOSCA (PD) esprime apprezzamento per l’orientamento favorevole del Governo sulla risoluzione in discussione, che è nata con uno spirito chiaramente costruttivo e propositivo. Auspica pertanto che tale atto di indirizzo possa avere una positiva ricaduta futura, a partire dalle prossime nomine che il Ministero dovrà portare all’attenzione del Parlamento. Sottolinea inoltre – anche per evitare facili alibi sulla presunta prevalenza di criteri di merito rispetto a criteri di genere – che qualche tempo fa alcuni autorevoli organi di informazione hanno individuato un ampio numero di donne che avrebbero potuto ricoprire incarichi di rilievo in organismi, di natura pubblica e privata, allo stato in fase di rinnovo. Ritiene, dunque, che – muovendosi nel solco dell’esempio testé evidenziato – sia possibile lavorare per definire un percorso positivo finalizzato al rafforzamento dei principi di pari opportunità tra uomini e donne.

Nedo Lorenzo POLI (UdC) invita la Commissione a concentrarsi su criteri di merito, piuttosto che su principi che fanno riferimento alla composizione di genere. Tale invito, a suo avviso, vale anche e soprattutto per la rappresentanza parlamentare, che dovrebbe essere selezionata in modo diverso rispetto a quello attuale, e cioè assicurando una effettiva capacità di scelta agli elettori. Fa presente, tuttavia, che tale orientamento non sembra, allo stato, essere condiviso dalla maggior parte dei gruppi politici presenti in Parlamento, che preferiscono mantenere in vita le attuali regole elettorali e, semmai, adottarne di simili anche per la composizione di altre Assemblee elettive.
Osserva, infine, di non essere contrario allo spirito complessivo della risoluzione in discussione, pur ritenendo preferibile muoversi lungo la strada del rafforzamento dei criteri di merito.

Teresa BELLANOVA (PD) ritiene del tutto inutili talune polemiche, sollevate nell’odierna seduta sull’argomento trattato dalla risoluzione in discussione, come quelle che hanno ad oggetto la presunta ovvietà del richiamo all’articolo 51 della Costituzione: se tale ovvietà fosse davvero scontata, infatti, le proposte di nomina governativa presentate nella corrente legislatura non vedrebbero un’amplissima maggioranza di presenze maschili. Osserva, inoltre, che il riferimento a criteri meritocratici, più volte emerso nel corso del dibattito, è sempre utilizzato in termini strumentali, poichè – in caso contrario – il ragionamento sottostante a tale riferimento sarebbe quello di ritenere che le donne siano incapaci di raggiungere livelli di merito pari a quelli maschili.
In conclusione, esprime apprezzamento per l’orientamento assunto dal Governo nella seduta odierna, che configura l’atto di indirizzo in discussione come un atto politico realmente impegnativo, anche in occasione delle future proposte di nomina. Al riguardo, peraltro, ritiene che il Governo possa anche impegnarsi – in caso di nomine che prevedano l’indicazione di una «rosa» di nomi – a chiedere alle parti sociali di effettuare designazioni ispirate a principi di equilibrio nella composizione di genere.

Giuliano CAZZOLA (PdL) porta come esempio delle differenza di genere il caso della classificazione dei lavoratori prima dell’entrata in vigore dell’inquadramento unico all’inizio degli anni ’70, quando tutti gli impiegati, anche di livelli non particolarmente elevati, avevano un parametro superiore a quello degli operai, anche dei più qualificati. Poiché, tuttavia, ritiene che nell’attuale situazione sia necessario ragionare secondo criteri per cui – citando un’espressione coniata da un celebre sindacalista – «il migliore è anche quello che fa l’unità», giudica positivo approvare la risoluzione in titolo per il significato che essa può avere.
Osserva, peraltro, che – se è utile che gli organismi pubblici abbiano una rappresentanza più ricca – è anche importante che le donne che assumono incarichi rilevanti rappresentino tutti, e non soltanto la realtà femminile. Si riferisce, infine, alle forti difficoltà che incontra la politica nell’incrementare le percentuali di presenza femminile nelle sedi elettive, attualmente a livelli molto bassi pur a fronte di un sensibile aumento delle «donne manager» che si registra nel Paese, segnalando l’opportunità di incrementare ogni possibile sforzo al riguardo.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la risoluzione in titolo.

7-00074 Scandroglio: Vicende relative alle agevolazioni pensionistiche dei lavoratori esposti all’amianto.
(Discussione e conclusione – Approvazione della risoluzione n. 8-00014).

Il sottosegretario Pasquale VIESPOLI osserva che la questione rimessa all’attenzione del Governo con l’atto di indirizzo in titolo è relativa ai benefici previdenziali per esposizione all’amianto che hanno la loro fonte normativa originaria nella legge n. 257 del 1992, la quale, nel dettare disposizioni per la cessazione dell’impiego di tale sostanza, prevedeva alcune misure di sostegno per i lavoratori occupati nei processi di ristrutturazione e riconversione scaturiti dal divieto di utilizzo del predetto materiale. Successivamente, la legge n. 271 del 1993 ha esteso i predetti benefici a tutti i lavoratori esposti all’amianto.
Fa presente che il suo dicastero, in collaborazione con l’INAIL, l’INPS e le associazioni di categoria, ha elaborato un iter procedurale che consentisse l’attuazione dell’articolo 13, comma 8, della citata legge n. 257 del 1992, in considerazione della mancata definizione del concetto di esposizione all’amianto e delle relative modalità di accertamento. Il contenzioso insorto sulla base di tale procedura ha comportato la certificazione dell’esposizione all’amianto attraverso le previsioni dettate da atti di indirizzo, la cui validità è stata sancita dall’articolo 18, comma 8, della legge n. 179 del 2002. Rileva che, a seguito dell’entrata in vigore dell’articolo 47 della legge n. 326 del 2003, la nuova procedura di accertamento è stata disciplinata dal decreto ministeriale 27 ottobre 2004; da ultimo, in attuazione dell’articolo 1, comma 20, della legge 24 dicembre 2007, n. 247, con decreto ministeriale 12 marzo 2008 sono state introdotte ulteriori innovazioni, con riferimento, però, alle sole aziende interessate dagli atti di indirizzo a suo tempo adottati e attestanti l’esposizione per il periodi successivi all’anno 1992.
Passando, quindi, alle specifiche richieste di impegno rivolte al Governo, fa presente in via preliminare, con riferimento al primo punto del dispositivo, che l’INPS non procede ad alcuna revoca o ricalcolo delle prestazioni concesse a seguito del riconoscimento della maggiorazione contributiva per esposizione all’amianto, in assenza del definitivo annullamento delle certificazioni precedentemente emesse dall’INAIL: infatti, anche in presenza di un provvedimento di sospensione temporanea, perdura la validità dell’attestazione dell’INAIL che impedisce all’INPS di modificare i trattamenti. In questo senso, ritiene che sussista una sostanziale concordanza tra quanto sollecitato dalla risoluzione e quanto avviene nella quotidiana realtà degli Istituti chiamati a trattare questa delicata materia. Si dichiara, quindi, in grado di esprimere l’orientamento favorevole del Governo in ordine all’accoglimento dell’impegno di cui alla lettera a) della risoluzione medesima, con la precisazione che l’INPS non sospenda l’erogazione dei trattamenti e delle agevolazioni pensionistiche sino al definitivo annullamento da parte dell’INAIL, sulla base di elementi certi ed incontrovertibili, delle certificazioni attestanti l’esposizione all’amianto.
Riguardo al secondo punto, avverte che il Governo non è favorevole all’accoglimento dell’impegno così come richiesto, essendo invece orientato a valutare l’opportunità di applicare, nei casi di specie, la disciplina sull’indebito previdenziale, in modo da evitare che i beneficiari di prestazioni pensionistiche, salvo il caso di dolo, siano tenuti a ripetere le somme ricevute. Prospetta, quindi, una seguente riformulazione della lettera b) della risoluzione, che impegni il Governo a valutare l’opportunità di evitare che i beneficiari di prestazioni pensionistiche, salvo il caso di dolo, siano tenuti a ripetere le somme ricevute.
In conclusione, rappresenta l’orientamento favorevole del Governo sulla risoluzione in titolo, subordinatamente alla sua riformulazione nel senso testé indicato.

Michele SCANDROGLIO (PdL) ringrazia il rappresentante del Governo per la tempestività con cui ha assunto un importante impegno in relazione alla tutela dei lavoratori esposti all’amianto. Segnalato che la risoluzione in discussione è condivisa da tutti i gruppi, dichiara di accogliere lo spirito delle proposte di riformulazione illustrate dal Governo, sebbene l’atto di indirizzo ne risulti lievemente indebolito. Poiché, tuttavia, gli impegni contenuti in tale atto colgono chiaramente le preoccupazioni dei lavoratori interessati, ritiene di poter riformulare la sua risoluzione, presentandone conseguentemente una nuova versione (vedi allegato 2), di cui raccomanda l’approvazione da parte della Commissione.

Giuliano CAZZOLA (PdL) ricorda di aver espresso contrarietà sulla versione originaria della risoluzione in discussione; tale contrarietà, tuttavia, è da considerare superata dalla presentazione della nuova versione di tale atto di indirizzo. Ritira pertanto le riserve in precedenza formulate e dichiara il suo voto favorevole sulla nuova versione della risoluzione in titolo.

Ivano MIGLIOLI (PD) segnala che la questione relativa alla tutela previdenziale dei lavoratori esposti all’amianto è particolarmente complessa, tanto che su tale materia sono a più riprese intervenute pronunce della Corte dei conti e della stessa Corte costituzionale. Rilevato che il recente intervento della magistratura ordinaria rischia ora di mettere in discussione numerosi trattamenti pensionistici, auspica che il Governo sappia assumere le iniziative più idonee a scongiurare il rischio dell’adozione di misure inique o addirittura illegittime. In tal senso, pur ritenendo maggiormente condivisibile l’originaria formulazione della risoluzione in titolo, ritiene di poter accogliere anche le ipotesi di riformulazione prospettate dal Governo, dichiarando il voto favorevole del suo gruppo sulla nuova versione della risoluzione medesima.
Invita, in ogni caso, il rappresentante del Governo a non abbandonare la strada di un intervento normativo più ampio sulla materia, che potrebbe dare una giusta soluzione alle questioni attualmente sul tappeto.

Guido BONINO (LNP) concorda con le perplessità manifestate dal deputato Cazzola sull’originaria versione dell’atto di indirizzo in discussione, in quanto il problema reale è quello del limite del rischio. Per tali ragioni, dichiara di condividere le proposte di riformulazioni avanzate dal Governo, pur rilevando l’esistenza di aspetti problematici in relazione al caso di dolo, che dovrebbe portare alla ripetizione delle somme indebitamente ricevute, secondo un principio che – sebbene duro dal punto di vista sociale – sarebbe più equo sotto il profilo sostanziale. Ritenuto, peraltro, difficile intervenire in questa direzione, preannuncia il suo voto favorevole sulla nuova versione della risoluzione in discussione.

Nedo Lorenzo POLI (UdC), nel dichiarare di condividere la nuova versione della risoluzione in discussione, invita il Governo ad affrontare con serietà il problema della puntuale definizione delle norme e degli strumenti regolamentari sull’argomento, come dovrebbe avvenire – a suo avviso – anche in materia di lavori usuranti, anche al fine di evitare la produzione di un contenzioso effettivamente insostenibile.

Stefano SAGLIA, presidente, ringrazia tutti i gruppi per aver voluto intervenire su un tema sociale di estrema importanza, che sta creando forte allarme tra i lavoratori interessati. In proposito, pur riconoscendo le difficoltà che si registrano nel ricostruire le storie professionali dei singoli beneficiari, ritiene tuttavia che il dolo non sia quasi mai imputabile alle responsabilità dei lavoratori, che spesso si sono trovati in situazioni di difficoltà non create da loro. In ogni caso, si dichiara soddisfatto dell’intesa raggiunta in Commissione, ritenendo che l’approvazione della nuova versione della risoluzione in discussione possa porre il Governo nelle condizioni di fornire le più adeguate garanzie ai diretti interessati.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la nuova versione della risoluzione in titolo, che assume il numero 8-00014.

La seduta termina alle 15.20.

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