SEDE REFERENTE
Giovedì 11 ottobre 2018. — Presidenza del presidente della I Commissione Giuseppe BRESCIA. — Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Claudio Cominardi.
La seduta comincia alle 14.
Misure per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno dei minori negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia e delle persone ospitate nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità e delega al Governo in materia di formazione del personale.
C. 1066 Calabria, C. 20 Brambilla, C. 329 Rampelli, C. 480 Calabria e C. 552 Dall’Osso.
(Seguito dell’esame e rinvio – Abbinamento delle proposte di legge C. 20 Brambilla, C. 329 Rampelli e C. 552 Dall’Osso).
Le Commissioni proseguono l’esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 4 ottobre scorso.
Giuseppe BRESCIA, presidente, informa che, come convenuto in occasione della riunione congiunta degli Uffici di Presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite, alle proposte C. 1066 Calabria e C. 480 Calabria, già in esame, sono abbinate le proposte di legge C. 20 Brambilla, C. 329 Rampelli e C. 552 Dall’Osso, le quali sono state riassegnate alle Commissioni riunite ai fini di tale abbinamento.
Così rimane stabilito.
Giuseppe BRESCIA, presidente, avverte che, sempre come convenuto in occasione della riunione congiunta degli Uffici di presidenza, la discussione in Assemblea sui provvedimenti in esame, precedentemente prevista a partire da lunedì 8 ottobre, è stata posticipata a giovedì 18 ottobre.
Informa quindi che sulla proposta di legge C. 1066, adottata come testo base, è pervenuto il parere del Comitato per la legislazione.
Avverte altresì che ieri alle 19 è scaduto il termine di presentazione degli emendamenti al testo base e che sono pervenute 31 proposte emendative; il relativo fascicolo è disponibile su GeoCom ed è stato inviato via email a tutti i componenti delle Commissioni nella mattinata odierna. Al riguardo segnala che l’emendamento 2.10 è stato ritirato dalla presentatrice prima della seduta e che nel fascicolo deve considerarsi inserito anche l’emendamento 2.13.
Informa infine che le relatrici, Dieni, per la I Commissione, e Murelli, per la XI Commissione, hanno presentato nella mattinata odierna gli emendamenti 5.1 e 6.3 (vedi allegato 2), i quali sono anch’essi disponibili su GeoCom.
Chiede, quindi, alle relatrici se intendano esprimere già oggi il parere sulle proposte emendative.
Federica DIENI (M5S), relatrice per la I Commissione, fa presente, d’intesa con la relatrice per la XI Commissione, Murelli, di non poter esprimere nella seduta odierna i loro pareri sulle proposte emendative, considerando necessario approfondirne adeguatamente il contenuto.
Giuseppe BRESCIA, presidente, nessun chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell’esame ad una seduta che sarà convocata per la giornata di martedì 16 ottobre.
La seduta termina alle 14.05.
AUDIZIONI INFORMALI
Giovedì 11 ottobre 2018.
Audizione del Presidente dell’INPS nell’ambito dell’esame delle proposte di legge C. 294 Meloni e C. 1071 D’Uva, recanti disposizioni per favorire l’equità del sistema previdenziale.
L’audizione informale è stata svolta dalle 9.35 alle 10.20.
UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI
L’ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.25 alle 14.30.
AVVERTENZA
Il seguente punto all’ordine del giorno non è stato trattato:
SEDE REFERENTE
Disposizioni per favorire l’equità del sistema previdenziale.
C. 294 Meloni e C. 1071 D’Uva.
AUDIZIONI INFORMALI
Mercoledì 10 ottobre 2018.
Audizioni di rappresentanti di CGIL, CISL, UIL e UGL nell’ambito della discussione congiunta delle risoluzioni 7-00010 Serracchiani, 7-00051 Pallini, 7-00055 Rizzetto, 7-00057 Epifani, 7-00059 Polverini e 7-00060 Murelli in materia di riconoscimento di benefici previdenziali in favore di lavoratori esposti all’amianto.
L’audizione informale è stata svolta dalle 10.10 alle 11.
SEDE CONSULTIVA
Mercoledì 10 ottobre 2018. – Presidenza del vicepresidente Davide TRIPIEDI. – Interviene il sottosegretario al lavoro e alle politiche sociali, Claudio Durigon.
La seduta comincia alle 11.05.
Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018.
Doc. LVII, n. 1-bis, Annesso e Allegati.
(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell’esame e conclusione – Parere favorevole).
La Commissione prosegue l’esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 9 ottobre 2018.
Davide TRIPIEDI, presidente, avverte che la Commissione prosegue l’esame in sede consultiva della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018, ai fini dell’espressione del parere alla V Commissione, che avrà luogo nella seduta odierna.
Renata POLVERINI (FI) lamenta la difficoltà dei deputati a seguire i lavori della Commissione, presi dalla necessità di certificare la propria presenza con un’apparecchiatura non perfettamente funzionante.
Davide TRIPIEDI, presidente, dopo avere assicurato che i deputati possono attendere alla procedura anche nel corso della seduta, chiede al relatore di illustrare la sua proposta di parere.
Gualtiero CAFFARATTO (Lega), relatore, procede a illustrare i contenuti della sua proposta di parere favorevole.
Walter RIZZETTO (FdI), dopo avere chiesto chiarimenti al relatore sulle misure che il Governo intende adottare in particolare in favore delle donne lavoratrici, caratterizzate da una carriera discontinua, dal momento che le ipotesi che circolano sui provvedimenti per anticipare l’accesso al pensionamento in nessun modo appaiono arrecare benefici a tale categoria, rileva l’inopportunità di esprimere un parere su un documento che, a causa dei giudizi unanimemente negativi delle istituzioni competenti, sicuramente dovrà essere modificato, senza peraltro che la Commissione sia a conoscenza degli intendimenti del Governo in tale senso, posto che l’audizione del Ministro dell’economia e delle finanze è attualmente in corso di svolgimento presso le Commissioni bilancio riunite di Camera e Senato. Venendo comunque al merito della Nota attualmente all’esame e riconoscendo che alcune posizioni assunte dal Governo incontrano il suo favore, mette in guardia la maggioranza dai pericoli a cui espone il Paese quando, nel 2019, verrà meno lo scudo del quantitative easing della Banca centrale europea e quando si capirà che gli interventi introdotti con la legge di bilancio non potranno essere realizzati. È questo il vero problema e non lo spread, che incide sulle condizioni del credito. Inoltre, non condivide gli strumenti che il Governo intende adottare per promuovere la crescita economica: il reddito di cittadinanza ha una finalità condivisibile, ma non può essere considerato utile a favorire la crescita economica, soprattutto in presenza di alti tassi di disoccupazione. Anche il parallelismo fatto dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali con il sistema introdotto in Germania da Schröder gli appare inappropriato, viste le grandi differenze tra i due mercati del lavoro e, soprattutto, vista l’opposizione fatta a tale sistema dalla parte politica cui appartiene il ministro, nel corso della passata legislatura. Illusoria è anche la pretesa di creare posti di lavoro attraverso la riforma dei centri per l’impiego, sia perché attualmente i centri intermediano una quota estremamente esigua di domande e offerte di lavoro, sia perché i tempi di realizzazione della riforma non potranno certo esaurirsi nei quattro o cinque mesi sbandierati dal Governo. Passando, quindi, alle proposte in materia pensionistica, i contenuti dati alla cosiddetta «quota 100», con il requisito anagrafico minimo fissato a 62 anni, non saranno di alcun giovamento ai lavoratori precoci, ovvero gli attuali quasi sessantenni che, pur avendo iniziato a lavorare molto presto, anche con una modifica di tale tenore delle disposizioni in vigore, non potranno accedere al pensionamento. Dei provvedimenti che, al contrario, potrebbero contribuire alla soluzione di tali problemi, ovvero, ad esempio, della cosiddetta «quota 41» e della proroga di «Opzione donna», non c’è traccia nel documento del Governo. Anche sulla pubblica amministrazione, le proposte del Governo sono nebulose e, a volte, contraddittorie. Fa riferimento, ad esempio, all’ipotizzata concomitanza tra scorrimento delle graduatorie ancora vigenti ed effettuazione di nuovi concorsi. Si rammarica del fatto che quest’anno non si sia adottata alcuna decisione per salvaguardare la vigenza delle graduatorie scadute, problema su cui nella scorsa legislatura si era particolarmente spesa la collega del Movimento 5 Stelle Tiziana Ciprini. Si parla, piuttosto, di bandire nuovi concorsi, i cui costi, come è noto, sono altissimi. Alla luce, pertanto, di tali rilievi, invita i colleghi della maggioranza a un’ulteriore riflessione, che porti ad introdurre modifiche alla Nota di aggiornamento, dando anche seguito ad alcune delle proposte avanzata da altri gruppi politici.
Paolo ZANGRILLO (FI), condividendo le perplessità espresse dal collega Rizzetto, trova inopportuno che la Commissione esprima un parere su un documento che, assai verosimilmente, subirà tra breve modifiche significative. Passando comunque al merito, definisce imbarazzante la Nota di aggiornamento all’esame, in quanto, pur essendo stata presentata come espressione della volontà del Governo di promuovere la crescita economica, non reca alcun provvedimento che avrà questo risultato. I «numerini», tanto disprezzati dagli esponenti del Governo, sono importanti per la salute del Paese, il resto sono chiacchiere utili a raccogliere consensi. Le stime relative alla crescita del PIL e al rapporto debito/PIL sono state considerate inattendibili da tutti gli istituti che hanno la competenza per esprimere tali giudizi e la sfiducia che ha accolto le previsioni del Governo è stata in questi giorni dimostrata anche dai mercati. Non bisogna trascurare i segnali che il mercato lancia, perché la crescita non è causata dal «decreto Dignità» e dai proclami del ministro Di Maio, ma dalle imprese che, se hanno fiducia, investono e creano lavoro. Ma per fare questo devono avere accesso al credito, cosa difficile se le banche, a causa dell’altalenare dello spread, preferiscono ridurre la liquidità. A tale proposito, inoltre, intende sottolineare l’importanza dell’operato degli istituti di credito, troppo spesso frettolosamente accomunati nel disprezzo riservato dalla maggioranza alle banche che, fallendo, hanno distrutto i risparmi dei correntisti.
Walter RIZZETTO (FdI), intervenendo sull’ordine dei lavori, lamenta il fatto che il rappresentante del Governo si sia allontanato dall’aula della Commissione.
Paolo ZANGRILLO (FI), associandosi alla critica espressa dal collega Rizzetto, considera un atto di scortesia istituzionale l’atteggiamento del sottosegretario. Riprendendo il suo intervento, avendo constatato che il rappresentante del Governo è nel frattempo rientrato in aula, osserva che il reddito di cittadinanza pone il tema serio del contrasto alla povertà, ma lo affronta in maniera inadeguata e menzognera. Concorda con chi ha affermato che i centri per l’impiego, perno della prevista riforma, non potranno operare a pieno regime nel termine di quattro-cinque mesi promesso dal Governo e si stupisce che il ministro Di Maio intenda importare in Italia il modello tedesco. Troppo ampie e profonde sono le differenze tra i mercati del lavoro tra i due Paesi, troppo ampio il gap da colmare in soli cinque mesi. Non solo, ma se anche ci si riuscisse, si chiede come potrebbero i nuovi centri per l’impiego, trovare diciotto milioni di proposte di lavoro che, per legge, saranno tenuti a presentare ai circa sei milioni di potenziali beneficiari del reddito di cittadinanza. Il Governo, piuttosto, dovrebbe tenere in conto l’esperienza delle aziende di somministrazione di lavoro, audite nel corso dell’esame del «decreto Dignità», che, nel corso degli ultimi undici anni, hanno costruito una rete diffusa ed efficiente, posta a rischio dal decreto medesimo, che ha inopinatamente previsto l’estensione delle disposizioni limitative dei contratti a termine anche a tali tipologie di imprese. Passando, quindi, alle proposte in materia pensionistica, reputa illusorio pensare, come scritto dal Governo nella Nota di aggiornamento, che i circa 400 mila lavoratori che, grazie all’introduzione della cosiddetta «quota 100», potranno accedere prima al pensionamento, saranno sostituiti da altrettanti giovani lavoratori. Gli studi e i dati empirici dimostrano che non esiste tale automatismo e, a suo giudizio, se anche ci fosse, non sarebbe positivo per l’impresa perdere l’incrocio virtuoso tra l’entusiasmo e il talento dei giovani e l’esperienza dei lavoratori più anziani. Il ricambio generazionale, la cui importanza non esita a riconoscere, deve essere impostato su basi diverse, assecondando la rivoluzione tecnologica che l’economia sta vivendo attraverso cospicui investimenti in formazione, perché attualmente le offerte di lavoro ci sono, ma mancano le professionalità necessarie a ricoprirle. Fa, quindi, appello alla maggioranza perché ripensi alle scelte che intende adottare.
Debora SERRACCHIANI (PD), dichiarandosi d’accordo con i colleghi che l’hanno preceduta sull’inopportunità di discutere su un documento che subirà modifiche, chiede formalmente la sospensione della seduta fino a che non siano chiarite le intenzioni del Governo, che, nella persona del Ministro dell’economia e delle finanze, è contestualmente audito presso le Commissioni bilancio riunite di Camera e Senato. Stigmatizza la chiusura della maggioranza, sorda alle critiche che unanimemente stanno arrivando da più parti sulle stime delle grandezze macroeconomiche e sulle scelte che il Governo intende adottare con la prossima manovra di bilancio. Annuncia, quindi, la presentazione da parte del suo gruppo di una proposta di parere contrario sulla Nota di aggiornamento (vedi allegato 2). Volendo, quindi, motivare le ragioni di tale parere contrario, osserva, in primo luogo, che la definizione data dal Governo del reddito di cittadinanza, che sarebbe contemporaneamente un intervento di sostegno del reddito e una misura di attivazione lavorativa, è contraddittoria e priva, per questo, di contenuto, accomunando istituti con finalità diverse e basati su principi differenti. La misura pensata dal Governo non sarà in grado, a suo avviso, di intercettare i numerosi soggetti che attualmente passano per i servizi sociali, tralasciati completamente dal disegno del Governo, incentrato esclusivamente sui centri per l’impiego. Si tratta di persone che, a vario titolo, sono stati giudicati inabili al lavoro e che rimarranno fuori dai benefici, che saranno elargiti a pioggia, prima delle elezioni europee, ma per un ammontare sensibilmente inferiore a quello che sarebbe necessario a coprire tutti coloro che sono in reale difficoltà. Le risorse disponibili, infatti, ammonterebbero a circa 10 miliardi di euro, a fronte di un reale fabbisogno di circa 60 miliardi di euro. Concorda con il collega Zangrillo, che nega qualsiasi automatico ricambio generazionale in caso di accesso anticipato al pensionamento e, anzi, ritiene che un tale provvedimento porterà benefici soprattutto al Nord, lasciando insoluti i problemi delle donne lavoratrici e dei lavoratori meridionali, ai quali, peraltro, toccherà anche di pagare i costi di una simile misura. Trova, quindi, contraddittorio preannunciare l’inasprimento della lotta al lavoro sommerso e irregolare, quando ci si appresta a varare un condono che, se riguarderà anche i contributi previdenziali non versati dal datore di lavoro per i suoi dipendenti, avrà connotati ancora più scandalosi. E, in ogni caso, anche un provvedimento del genere contribuirà ad approfondire la voragine delle risorse del sistema pensionistico, già posto a dura prova dalla preannunciata introduzione delle misure per il pensionamento anticipato. Rileva che, tra i disegni di legge collegati alla prossima manovra di bilancio, vi è anche il «Codice del lavoro», che, nelle intenzioni del ministro Di Maio, dovrebbe sostituire ben centoquaranta delle leggi in materia di lavoro attualmente in vigore. Si tratta di un lavoro complesso, che non potrà esaurirsi nel corso del prossimo anno e, per questo, non può essere considerato parte del meccanismo che promuoverà la crescita dell’economia ai livelli ipotizzati nella Nota di aggiornamento. Viene, quindi, a quello che manca nella Nota. Non ritrova nulla sui finanziamenti del cosiddetto Bando per le periferie, nonostante le promesse fatte in occasione dell’esame del «decreto Dignità» e del decreto di proroga di termini legislativi in scadenza: in questo modo si prendono ancora una volta in giro sindaci e cittadini, che contavano di utilizzare tali risorse per provvedimenti di riqualificazione urbana. Ancora, nonostante la Nota esprima l’intenzione del Governo di rendere conveniente il ricorso al contratto a tempo indeterminato, non c’è traccia nel documento di provvedimenti come quelli proposti in numerosi emendamenti presentati dal suo gruppo ai due decreti-legge citati e sistematicamente respinti dal Governo, che rinviava la soluzione del problema proprio alla prossima manovra di bilancio. Analogamente, infine, si potrebbe dire del tema delle stabilizzazioni.
Renata POLVERINI (FI) afferma provocatoriamente che sarebbe pronta a iscriversi al Movimento 5 Stelle o alla Lega se riuscissero a risolvere, come si propongono di fare e in tempi tanto ristretti, tutti i problemi per i quali si è sempre battuta nell’arco della sua esperienza: povertà, funzionamento dei centri per l’impiego, immediato ricambio generazionale nel mercato del lavoro, lavoro sommerso, superamento della riforma Fornero, flat tax, «quota 41», assunzioni mirate nella pubblica amministrazione, turn over, semplificazione, strumenti biometrici per il controllo delle presenze dei dipendenti pubblici, e via dicendo. Purtroppo, la sua lunga esperienza le suggerisce che la maggioranza sta prendendo in giro gli italiani, che scopriranno a loro spese che dietro le promesse non c’è quello che avevano sperato. Si è superata, a suo avviso, la soglia del ridicolo ed è necessario fermarsi e tornare indietro. Non è serio, infatti, affermare che un intero programma di Governo, chiamato ora «contratto», sarà realizzato con un’unica manovra di bilancio, quella per il prossimo anno. Se anche così fosse, o se anche fossero necessari provvedimenti successivi di attuazione, il Parlamento, o meglio, le Commissioni di merito sarebbero completamente esautorate, così come è successo nella scorsa legislatura per il Jobs act: gli schemi dei decreti legislativi sono stati presentati «blindati» e nemmeno l’allora maggioranza ha potuto fare molto per entrare nel merito. Quanto alle proposte elencate nella Nota, il reddito di cittadinanza è chiaramente una presa in giro, potendo interessare una platea ridotta di beneficiari per un ammontare ridotto di risorse, e non sarà in grado di raggiungere l’obiettivo che il Governo si è proposto. Anche la riforma dei centri per l’impiego non sarà in grado di intermediare percentuali soddisfacenti di domanda e offerta di lavoro, posto che non si pensa al trasferimento ai centri delle risorse e delle competenze attualmente in capo all’INPS. Non volendosi dilungare sulla cosiddetta «quota 100», essendo già stata ben esaminata da chi l’ha preceduta, osserva la mancata previsione dei provvedimenti che, al contrario, avrebbero potuto avere un impatto positivo sulle categorie maggiormente colpite dalla riforma Fornero, ovvero i precoci, i cosiddetti «esodati», le donne. Quanto alle proposte in materia di pubblica amministrazione, osserva che le Commissioni parlamentari sono ancora in attesa delle risposte alle domande poste alla Ministra Bongiorno, lo scorso 26 settembre, nel corso dell’audizione sulle linee programmatiche. In ogni caso, i provvedimenti annunciati nella Nota, lungi dal raggiungere gli obiettivi della semplificazione e della maggiore produttività, finiranno per rendere ancora più farraginoso e pesante l’apparato amministrativo. Esorta, quindi, i colleghi della maggioranza ad una maggiore riflessione e ponderazione su materie in cui tecnicismo ed esperienza sono alla base di un corretto agire.
Graziano MUSELLA (FI), concordando con i colleghi di gruppo che lo hanno preceduto, intende sottolineare la mancanza nella Nota di aggiornamento in esame di qualsiasi misura riguardante gli enti locali, in particolare i comuni, che attualmente giocano un ruolo prezioso anche nelle politiche di contrasto alla povertà. I provvedimenti preannunciati in materia di sblocco del turn over e di assunzioni gli paiono avere una impronta eccessivamente centralistica. A parte la mancata previsione, nonostante le promesse, di misure volte ad incentivare le assunzioni a tempo indeterminato, sarebbe stato opportuno indicare provvedimenti per fare fronte alla paventata repentina riduzione del personale medico, che potrebbe accedere anticipatamente al pensionamento grazie alle misure previste dal Governo. Sarebbe stato a tale proposito utile consentire alle strutture sanitarie di procedere a nuove assunzioni in deroga ai vincoli esistenti e alle facoltà di medicina di eliminare il numero chiuso. Sarebbe stato un modo per compensare, sia pure parzialmente, la grave perdita di competenze che anche i centri di eccellenza potrebbero soffrire in caso di pensionamenti di massa. Sul reddito di cittadinanza, condivide la preoccupazione espressa dai colleghi sulla mancanza di dettagli che permettano di inquadrare con chiarezza la misura. Quanto alla riforma dei centri per l’impiego, che necessiterà di diversi anni per entrare a regime, ricorda che gli enti locali hanno un patrimonio di conoscenza ed esperienza in materia che potrebbe essere proficuamente sfruttato per fare partire la riforma e renderla maggiormente incisiva.
Walter RIZZETTO (FdI), intervenendo sull’ordine dei lavori, chiede al presidente di sospendere la seduta, fino al termine dell’audizione del Ministro dell’economia e delle finanze, così come hanno deciso altre Commissioni permanenti.
Paolo ZANGRILLO (FI) si associa alla richiesta di sospensione della seduta avanzata dal collega Rizzetto.
Davide TRIPIEDI, presidente, ritiene opportuno permettere ai colleghi, che già ne hanno fatto richiesta, di intervenire, prima di prendere in considerazione la richiesta di sospensione della seduta.
Ettore Guglielmo EPIFANI (LeU) lamenta l’assoluta mancanza nella Nota di aggiornamento dei dati di conoscenza necessari alla discussione sulle misure che il Governo intende introdurre con la prossima legge di bilancio. Ad esempio, per la cosiddetta «quota 100», la combinazione dei requisiti che sarà scelta potrà avere un impatto differente sulle diverse categorie di lavoratori interessati. Ancora, la prevista franchigia a 65.000 euro di reddito cui applicare un’aliquota forfetaria del 15 per cento presenterebbe profili di iniquità se riferita solo ai lavoratori con partita IVA e non anche ai lavoratori dipendenti che rientrano in tale fascia di reddito. Tale provvedimento, inoltre, si presta, a suo avviso, a favorire l’anomala crescita di aperture di partite IVA a scapito di contratti a tempo indeterminato, vista la convenienza per lavoratori e datori di lavoro, in aperto contrasto con gli obiettivi che il Governo si era posto con il «decreto Dignità». Anche le coperture delle maggiori spese sono estremamente vaghe, non essendo esplicitato come saranno realizzati i 7 miliardi di risparmi di spesa e gli 8 miliardi di entrate aggiuntive nel 2019. In linea teorica, non considera negativo per un Governo sfidare le istituzioni europee superando i vincoli imposti dai Trattati, se si presenta una manovra basata su investimenti dal sicuro impatto sull’economia. Invece, con quello che definisce un vero e proprio azzardo morale, la manovra proposta è impostata su un aumento della spesa corrente che, condivisibile negli obiettivi sociali, non avrà tuttavia l’effetto di fare aumentare il PIL. Questa è la ragione della mancata validazione delle stime del Governo da parte dell’Ufficio parlamentare di bilancio. Il parallelismo con l’analoga bocciatura, poi superata, del 2016 è fuorviante in quanto allora il contesto generale era di crescita del PIL. Oggi, al contrario, tutte le stime concordano nel prevedere il suo rallentamento. Non è preoccupato tanto dalla certezza dell’apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione europea, in quanto questa richiede tempi lunghi. A breve, invece, c’è da temere il giudizio delle agenzie di rating, che, con il possibile declassamento dei nostri titoli di Stato, potrebbe creare seri problemi agli istituti di credito e, di conseguenza, alle imprese, che potrebbero trovarsi senza la necessaria liquidità. La crisi di fiducia, per altro verso, potrebbe contribuire a indurre le imprese stesse a ritardare gli investimenti, innescando una pericolosa spirale di cui faranno le spese anche i cittadini e le famiglie. Infine, trova negativa la crescente tendenza dell’Esecutivo a farsi nemici ovunque, quasi crogiolandosi in un isolamento che non ci gioverà quando avremo bisogno di aiuto per superare le conseguenze dell’azzardo del Governo. Un’ultima notazione negativa la riserva alle parole sprezzanti e delegittimanti pronunciate da esponenti della maggioranza e da membri del Governo nei confronti della stampa, della Banca d’Italia e dell’Ufficio parlamentare di bilancio. Si tratta di un atteggiamento che può, a suo giudizio, prefigurare un vero pericolo per la democrazia.
Carlo FATUZZO (FI), riallacciandosi ad alcuni concetti espressi dai colleghi Serracchiani e Epifani, ritiene che il reddito di cittadinanza ben presto si rivelerà uno strumento assistenziale, a causa della mancanza di lavoro, specialmente in certe zone d’Italia. Teme, peraltro, che nei disegni del Governo vi sia l’assorbimento nel nuovo istituto dell’assegno sociale, in quanto quest’ultimo non è erogato in base all’ISEE. E siccome molti cittadini italiani, pur versando in stato di indigenza, non percepiranno il reddito di cittadinanza perché risultano proprietari della casa di abitazione o perché il nucleo familiare gode di altri redditi, a suo giudizio saranno favoriti gli extracomunitari, perché, in base all’ISEE, non presentano tali caratteristiche reddituali. Anche le proposte di superamento della riforma Fornero non gli paiono in grado di risolvere i problemi di diverse categorie di lavoratori colpiti dall’entrata in vigore delle nuove disposizioni.
Sebastiano CUBEDDU (M5S) ritiene che gli scenari evocati dai colleghi intervenuti prima di lui siano ingiustificatamente apocalittici e artefatti. Ritiene assolutamente realizzabile, e nell’arco di tempo previsto, la riforma dei centri per l’impiego, data l’esperienza da lui maturata presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, prima, e presso un centro per l’impiego, dopo. La riforma potrà essere attuata grazie alla grande professionalità dei lavoratori attualmente inquadrati nei centri per l’impiego, che potranno riappropriarsi delle competenze che la politica ha sottratto in questi anni. A differenza dell’opinione espressa dalla collega Serracchiani, ritiene che i veri poveri non fanno riferimento ai servizi sociali, per ragioni diverse, preferendo canali meno istituzionali, ad esempio le parrocchie. Inoltre, sempre riferendosi a quanto affermato dalla collega, il reddito di cittadinanza può ben definirsi contemporaneamente strumento di sostegno del reddito e misura di politica attiva di promozione del lavoro, se considerato in sinergia con l’attività svolta dai centri per l’impiego. Riprendendo, quindi, quanto affermato dal collega Epifani, osserva che il rispetto per coloro che criticano il Governo deve essere reciproco e che le agenzie di rating non votano i disegni di legge proposti dall’Esecutivo.
Debora SERRACCHIANI (PD), dichiarandosi offesa per le parole e i toni utilizzati dal collega Cubeddu, chiede di poter intervenire.
Sebastiano CUBEDDU (M5S) non ritiene di avere offeso la collega, avendo utilizzato termini forse non appropriati, ma unicamente con riferimento al merito delle obiezioni sollevate dalle opposizioni.
Davide TRIPIEDI, presidente, ritiene che le parole, forse non tutte perfettamente consone alla sede, utilizzate dal collega Cubeddu connotassero comunque il giudizio politico da lui dato alle posizioni espresse dai gruppi di opposizione.
Debora SERRACCHIANI (PD) chiede comunque di poter intervenire nuovamente nel merito del documento in esame.
Walter RIZZETTO (FdI) si unisce alla richiesta della collega Serracchiani, di poter intervenire nuovamente nell’ambito della discussione.
Davide TRIPIEDI, presidente, rassicura i colleghi sulla possibilità di intervenire nuovamente per integrare le considerazioni già svolte.
Antonio VISCOMI (PD) auspica l’abbandono del metodo utilizzato dalla maggioranza, basato sulla comunicazione unilaterale, a scapito del dibattito, unica strada per giungere all’individuazione di punti condivisi. Venendo quindi al merito dell’intervento del deputato Cubeddu, osserva che esso ripropone schemi del passato ormai ampiamente superati. Si associa ai colleghi che hanno messo in luce tutti i limiti del reddito di cittadinanza che il Governo intende introdurre, rilevando, in particolare, come abbia cambiato profondamente i suoi connotati salienti rispetto a quanto promesso in campagna elettorale. Incentrato com’è sui centri per l’impiego, il reddito di cittadinanza non può essere considerato uno strumento globale per la lotta alla povertà, a differenza del reddito di inclusione che agisce su più piani e prevede il coinvolgimento pieno anche dei servizi sociali.
Debora SERRACCHIANI (PD), volendo offrire un contributo concreto alla discussione, ricorda l’esperienza della regione Friuli-Venezia Giulia, che ha disposto la regionalizzazione dei centri per l’impiego e introdotto una misura unica di sostegno al reddito. Proprio in concomitanza con l’istituzione di tale misura, si è appurato che il numero dei soggetti disagiati sarebbe stato ben più alto di quello stimato, proprio perché si sono raggiunti anche coloro che transitavano dai servizi sociali. Ed è per questo motivo che ritiene che una misura unica di contrasto alla povertà non possa prescindere dalla collaborazione tra centri per l’impiego e servizi sociali. Poveri non sono solo coloro che devono essere riqualificati e reinseriti nel mercato del lavoro. Poveri sono anche coloro che, per varie ragioni, sono stati ritenuti inabili al lavoro e che, non avendo altre fonti di reddito, devono essere aiutati.
Romina MURA (PD), condividendo le critiche mosse dai colleghi al reddito di cittadinanza come prefigurato dal Governo, intende criticarne anche l’eccessiva linearità, che non coglie le differenze esistenti tra le diverse aree del Paese, tra lavoratori e lavoratrici, tra giovani e anziani e tra i diversi tipi di bisogno. Anche la volontà di tenere fuori gli enti locali non può essere considerata positivamente. In Sardegna è stato introdotto il reddito di inclusione sociale regionale, che integra il reddito di inclusione nazionale, e sono gli enti locali a coordinare l’erogazione dei due strumenti, essendo essi in grado di conoscere le situazioni su cui agire, calibrando il grado di intervento. La stessa mancanza di linearità e la stessa indifferenza alle condizioni di partenza caratterizza il progetto di riduzione dei requisiti di accesso al pensionamento che, così come sarebbe congegnato con la «quota 100», beneficherebbe soprattutto i lavoratori del Nord, addossandone i costi anche ai lavoratori del Meridione. Del resto, a suo giudizio, il Meridione è del tutto assente dai piani del Governo.
Stefano LEPRI (PD), dopo avere sospeso nei primi mesi della presente legislatura il giudizio sulla nuova maggioranza per attenderla alla prova dei fatti, ritiene giunto il momento di esprimere il suo disappunto e le sue critiche nei confronti della supponenza, della tracotanza e del dilettantismo che caratterizzano, a suo giudizio, l’azione del Governo. Intende quindi soffermarsi su alcuni punti da chiarire sul reddito di cittadinanza, per quanto sia conscio della mancanza di interlocuzione che sta caratterizzando il lavoro della Commissione. In primo luogo, non appaiono chiare le modalità con cui si è giunti a fissare il livello massimo dell’erogazione a 780 euro mensili, comunque ben al di sotto dei livelli promessi in campagna elettorale. Non sono chiari, inoltre, i meccanismi di riduzione dell’importo in presenza di altri redditi, né con quale cadenza tale accertamento dovrà essere fatto. Ancora, subordinare l’erogazione all’offerta di almeno tre proposte di lavoro, soprattutto in certe zone del Paese, equivale a dire che quasi nessuno beneficerà del reddito di cittadinanza. Per non tradire le promesse, pertanto, sarà necessario erogare il beneficio anche ai disoccupati di lungo periodo non ricollocabili. Non è nemmeno chiaro come incida sul livello del reddito di cittadinanza la casa di proprietà e, a suo giudizio, non è nemmeno giusto non prevedere differenze nei casi in cui questa sia stata ereditata o sia stata acquistata a prezzo di grandi sacrifici. Anche la definizione di lavori utili è generica e richiama alla mente la non felice esperienza degli LSU. Sempre nel settore dei lavori di utilità sociale, trova incomprensibile la volontà del Governo di coinvolgere nel progetto il Terzo settore, le cui associazioni svolgono da tempo un lavoro meritorio. Quanto poi ai soggetti beneficiari, Salvini e Di Maio escludono gli stranieri, mentre il presidente Fico è di diverso avviso. Anche l’intenzione di erogare il reddito di cittadinanza agli extracomunitari con permesso di soggiorno da almeno dieci anni restringe ulteriormente la platea dei potenziali beneficiari, dal momento che dopo dieci anni di lavoro regolare gli extracomunitari o hanno assunto la cittadinanza italiana o, comunque, non versano in stato di bisogno. Escludere gli stranieri residenti in Italia da meno di dieci anni e in stato di bisogno significa, pertanto, dare al reddito di cittadinanza un significato diverso da quello di strumento universale di lotta alla povertà. Sull’efficacia del nuovo istituto al fine di contrastare efficacemente la povertà, del resto, esprime la sua perplessità, visto anche il livello esiguo di risorse messe in campo. Sarebbe stato quindi preferibile concentrarsi sui soggetti in stato di povertà assoluta, molto meno numerosi e perciò compatibili con il livello di risorse disponibili. Infine, dato il livello di complessità e tecnicismo in gioco, non condivide l’intenzione della maggioranza di affrontare la questione in occasione della prossima legge di bilancio, piuttosto che seguire la procedura legislativa ordinaria, che permetterebbe alle Commissioni di merito di approfondire il tema, anche coinvolgendo i soggetti interessati e gli esperti in materia.
Walter RIZZETTO (FdI), dopo avere preso atto delle ultime cifre ipotizzate dal Ministro dell’economia e delle finanze per la manovra di bilancio, come risulta dai lanci di agenzia, si richiama a quanto riportato dalla collega Serracchiani sull’esperienza del Friuli-Venezia Giulia, e osserva che, nonostante il bilancio sostanzialmente positivo, qualche difficoltà si è evidenziata anche in tale regione per i ritardi, imputabili all’INPS, nel rilascio della certificazione utile ai fini dell’ISEE. Anche il gruppo regionale del Movimento 5 Stelle si è attivato per chiedere la centralizzazione presso gli enti locali delle procedure per l’erogazione della misura di sostegno al reddito, in una regione in cui i centri per l’impiego funzionano bene. In ogni caso, il problema non sono i centri per l’impiego, il problema è la mancanza di lavoro. Il reddito di cittadinanza come strumento di contrasto alla povertà può andare bene in un contesto in cui il livello di disoccupazione è fisiologico e non patologico come in Italia. Non si possono creare milioni di posti di lavoro in un anno. Per concludere, chiede al Governo se siano allo studio ulteriori misure di flessibilità per l’accesso al pensionamento, oltre alla già dibattuta «quota 100», che non risolve effettivamente i problemi creati con la precipitosa approvazione della riforma Fornero.
Davide TRIPIEDI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, pone in votazione la proposta di parere del relatore. Avverte che, in caso di approvazione della proposta di parere del relatore, la proposta di parere alternativa non verrà posta in votazione.
La Commissione approva la proposta di parere del relatore.
La seduta termina alle 13.20.
ATTI DEL GOVERNO
Mercoledì 10 ottobre 2018. — Presidenza del vicepresidente Davide TRIPIEDI. – Interviene il sottosegretario al lavoro e alle politiche sociali, Claudio Durigon.
La seduta comincia alle 13.20.
Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2016/2341 relativa alle attività e alla vigilanza degli enti pensionistici aziendali o professionali.
Atto n. 47.
(Seguito dell’esame ai sensi dell’articolo 143, comma 4, del regolamento e rinvio).
La Commissione prosegue l’esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 9 ottobre 2018.
Davide TRIPIEDI, presidente, ricorda che nella seduta di ieri il relatore, deputato Amitrano, ha svolto la relazione introduttiva sul provvedimento. Chiede, quindi, ai colleghi se intendano intervenire.
Alessandro AMITRANO (M5S), relatore, rispondendo a quanto richiesto dalla collega Serracchiani nella seduta di ieri relativamente al possibile inserimento nello schema di decreto legislativo di disposizioni in tema di legittimazione ad agire in giudizio, osserva che lo schema di decreto è volto all’attuazione della direttiva europea, che non reca previsioni in merito. Inoltre, per l’attuazione di tale direttiva, la legge di delegazione europea n. 163 del 2017 non ha previsto principi e criteri direttivi ulteriori rispetto a quelli generali indicati all’articolo 1 e, per questo, la direttiva risulta inserita nell’Allegato A alla legge medesima: il Governo è pertanto tenuto ad attenersi strettamente al contenuto della direttiva europea.
Davide TRIPIEDI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell’esame del provvedimento ad altra seduta.
La seduta termina alle 13.25.
RISOLUZIONI
Mercoledì 10 ottobre 2018. — Presidenza del vicepresidente Davide TRIPIEDI. – Interviene il sottosegretario al lavoro e alle politiche sociali, Claudio Durigon.
La seduta comincia alle 13.25.
7-00016 Costanzo: Iniziative per la salvaguardia dei livelli occupazionali dell’azienda COMDATA S.p.a.
7-00063 Gribaudo: Iniziative volte a garantire il rispetto degli impegni assunti dall’azienda COMDATA S.p.a., con particolare riguardo alla sede di Pozzuoli.
(Seguito della discussione congiunta e rinvio).
Davide TRIPIEDI, presidente, avverte che la Commissione prosegue la discussione della risoluzione 7-00016 Costanzo, rinviata nella seduta del 3 ottobre 2018. Comunica che, successivamente a tale seduta, è stata presentata la risoluzione n. 7-00063 Gribaudo, che, vertendo sul medesimo argomento, sarà discussa congiuntamente alla risoluzione già all’esame della Commissione.
Chiede, pertanto, all’onorevole Gribaudo se intenda illustrare il contenuto dell’atto di indirizzo di cui è firmataria.
Chiara GRIBAUDO (PD), rinviando a quanto esposto nella seduta dello scorso 3 ottobre, sottolinea che la sua risoluzione riguarda in particolare il sito di Pozzuoli dell’azienda, i cui lavoratori si sono trovati improvvisamente senza le postazioni di lavoro e quindi impossibilitati a svolgere la loro attività, nonostante gli impegni assunti dalla COMDATA. Rileva la disponibilità della regione Campania a reperire i locali per il prosieguo dell’attività ma, a suo giudizio, il vero problema è il prossimo esaurirsi degli ammortizzatori sociali in mancanza di un piano industriale che coinvolga i lavoratori del sito, che, essendo per lo più ultracinquantenni, avranno difficoltà di ricollocazione. Chiede pertanto al Governo l’impegno di porre la massima attenzione su tali situazioni.
Jessica COSTANZO (M5S) rileva che il rientro dalla CIGS dei lavoratori del sito di Ivrea è stato possibile grazie all’aumento delle commesse. A tale proposito, ritiene utile un esame attento dei criteri di concessione degli ammortizzatori sociali, in quanto, in effetti, l’andamento delle commesse alla COMDATA non sembrava giustificare un provvedimento del genere. Anche nel caso di Pozzuoli, la richiesta di integrazione salariale è dipesa non dalla scarsa produttività del sito, ma dallo spostamento ad altre sedi delle commesse. Altro elemento di debolezza su cui sollecita l’attenzione del Governo è la procedura adottata per l’individuazione degli esuberi, che vede i lavoratori in posizione di debolezza nei confronti dell’azienda.
Alessandro ZAN (PD) intende attirare l’attenzione del Governo sul sito di Padova, i cui lavoratori hanno attivato contratti di solidarietà fino a luglio. Vista l’esperienza pregressa, che dimostra lo scarso rispetto di COMDATA per gli impegni assunti, sollecita l’impegno del Governo a monitorare la situazione anche nel sito di Padova, allo scopo di garantire il rispetto degli attuali livelli occupazionali.
Davide TRIPIEDI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito della discussione ad altra seduta.
7-00021 Rizzetto: Iniziative normative urgenti per attuare il nono e definitivo intervento di salvaguardia in favore dei lavoratori cosiddetti «esodati».
7-00066 Serracchiani: Iniziative normative urgenti per attuare il nono e definitivo intervento di salvaguardia in favore dei lavoratori cosiddetti «esodati».
(Seguito della discussione e rinvio).
Davide TRIPIEDI, presidente, comunica che la Commissione prosegue la discussione della risoluzione 7-00021 Rizzetto, rinviata nella seduta dello scorso 3 ottobre. Avverte che, successivamente a tale seduta, è stata presentata la risoluzione n. 7-00066 Serracchiani, che, vertendo sul medesimo argomento, sarà discussa congiuntamente alla risoluzione già all’esame della Commissione.
Chiede, pertanto, all’on. Serracchiani, se voglia illustrare il contenuto dell’atto di indirizzo di cui è firmataria.
Debora SERRACCHIANI (PD), ringraziando il collega Rizzetto per lo sforzo profuso nel tentativo, cui il PD intende associarsi, di rimediare ai problemi generati dalla necessità di porre mano in tempi strettissimi alla riforma del sistema pensionistico nel 2011, preannuncia l’intenzione di riformulare la risoluzione per ricomprendere nel provvedimento di salvaguardia anche i macchinisti iscritti al Fondo speciale delle Ferrovie dello Stato, esclusi dai precedenti provvedimenti di salvaguardia a causa di un errore materiale nella stesura delle disposizioni.
Walter RIZZETTO (FdI), condividendo quanto affermato dalla collega Serracchiani, si dice disposto a giungere ad una formulazione unitaria delle risoluzioni presentate, a condizione che vi sia l’accordo di tutti i gruppi.
Debora SERRACCHIANI (PD) preannuncia la disponibilità del suo gruppo verso la soluzione proposta dal collega Rizzetto.
Davide TRIPIEDI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito della discussione ad altra seduta.
La seduta termina alle 13.40.
AUDIZIONI INFORMALI
Mercoledì 10 ottobre 2018.
Audizione nell’ambito dello schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2016/2341 relativa alle attività e alla vigilanza degli enti pensionistici aziendali o professionali (Atto n. 47).
Audizione di rappresentanti della COVIP.
L’audizione informale è stata svolta dalle 15.10 alle 15.35.
Audizione di rappresentanti di Assogestioni.
L’audizione informale è stata svolta dalle 15.35 alle 15.45.
AUDIZIONI INFORMALI
Mercoledì 10 ottobre 2018.
Audizioni nell’ambito dell’esame delle proposte di legge C. 294 Meloni, C. 310 Meloni e C. 1071 D’Uva recanti disposizioni per favorire l’equità del sistema previdenziale.
Audizione di esperti in materia pensionistica e di diritto del lavoro.
L’audizione informale è stata svolta dalle 16.45 alle 18.15.
Audizione del Presidente del CNEL.
L’audizione informale è stata svolta dalle 18.15 alle 18.50.
ATTI DEL GOVERNO
Mercoledì 10 ottobre 2018. — Presidenza della presidente della XII Commissione, Marialucia LOREFICE. – Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Claudio Durigon.
La seduta comincia alle 16.05.
Schema di decreto ministeriale recante regolamento per l’applicazione delle norme in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro nell’ambito delle articolazioni centrali e periferiche della Polizia di Stato, del Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco nonché delle strutture del Ministero dell’interno destinate per finalità istituzionali all’attività degli organi con compiti in materia di ordine e sicurezza pubblica.
Atto n. 43.
(Seguito dell’esame, ai sensi dell’articolo 143, comma 4, del Regolamento, e conclusione. Parere favorevole con osservazioni).
Le Commissioni proseguono l’esame dello schema di decreto all’ordine del giorno, rinviato nella seduta del 26 settembre 2018.
Marialucia LOREFICE, presidente, comunica che la V Commissione (Bilancio) non ha ancora espresso i propri rilievi, ai sensi del comma 2 dell’articolo 96-ter, del Regolamento. Tuttavia, tenuto conto dell’impossibilità di rinviare la seduta per la deliberazione del parere da parte delle Commissioni riunite, fa presente che nella proposta di parere sono comunque fatti salvi gli eventuali rilievi della Commissione Bilancio sulle conseguenze di carattere finanziario del provvedimento.
Dà, quindi, la parola alle relatrici, deputata Legnaioli per l’XI Commissione, e deputata Mammì per la XII Commissione, per l’illustrazione della proposta di parere predisposta.
Donatella LEGNAIOLI (Lega), relatrice per la XI Commissione, anche a norme della relatrice per la XII Commissione, deputata Mammì, illustra una proposta di parere favorevole con osservazioni.
Debora SERRACCHIANI (PD) sottolinea che, come evidenziato anche nella proposta di parere delle relatrici, lo schema di decreto in esame rischia di creare confusione sulla nozione di datore di lavoro. Ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera b), del decreto legislativo n. 81 del 2008, per datore di lavoro nelle pubbliche amministrazioni si intende infatti il dirigente al quale spettano i poteri di gestione, ovvero il funzionario non avente qualifica dirigenziale – nei soli casi in cui quest’ultimo sia preposto ad un ufficio avente autonomia gestionale – individuato dall’organo di vertice delle singole amministrazioni tenendo conto dell’ubicazione e dell’ambito funzionale degli uffici nei quali viene svolta l’attività, e dotato di autonomi poteri decisionali e di spesa. Il provvedimento in esame, invece, pone la responsabilità del datore di lavoro anche in capo ai dirigenti che, seppur non dotati di autonomi poteri decisionali e di spesa, siano responsabili della pianificazione e della gestione finanziaria delle risorse di bilancio, ovvero dell’assegnazione agli uffici individuati al precedente articolo 1 delle risorse per il soddisfacimento della sicurezza, limitatamente a tali attività. Al riguardo, ricorda il parere del Consiglio di Stato, che ha chiesto di motivare ulteriormente le ragioni dell’individuazione del datore di lavoro, rilevando la difficoltà di ipotizzare (accanto alla responsabilità del datore di lavoro e del soggetto obbligato alle misure di prevenzione) anche l’ulteriore responsabilità del soggetto che interviene ai soli fini della pianificazione delle risorse.
Su un piano più generale, desidera cogliere l’occasione dell’esame del presente schema di decreto per ricordare che l’attività di vigilanza in materia di sicurezza sul lavoro per i dipendenti della Polizia di Stato e i Vigili del fuoco è svolta esclusivamente dai servizi sanitari e tecnici istituiti presso le rispettive amministrazioni, diversamente da quanto previsto per tutti i lavoratori, per i quali la vigilanza è assicurata dall’ASL competente. Sebbene al personale delle Forze di Polizia e delle Forze armate non si applichi la disciplina in materia di assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro che presuppone trattamenti in capo all’INAIL, il provvedimento in esame prevede, comunque, la trasmissione all’INAIL dei dati relativi agli infortuni e alle malattie professionali di tale personale. Al riguardo, il Garante per protezione dei dati personali ha segnalato l’esigenza che tali comunicazioni avvengano nella cornice normativa del decreto interministeriale 25 maggio 2016 n. 183, che ha individuato le regole tecniche per la realizzazione ed il funzionamento del sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro (SINP).
Riguardo al tema della competenza in materia di tutela della sicurezza dei lavoratori delle forze di polizia e delle forze armate, ricorda che, nella passata legislatura, era stata presentata un’apposita proposta di legge da parte dell’onorevole Scanu, del gruppo del Partito democratico, volta ad assicurare, nella formulazione elaborata nel corso dell’esame in sede referente, che anche al personale delle Forze armate, delle Forze di polizia e dei vigili del fuoco si applichino le disposizioni del testo unico per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, e che l’assicurazione di detto personale sia attuata dall’INAIL. Ovviamente il decreto in oggetto deve intervenire a legislazione invariata; tuttavia, il tema dell’uniformità delle tutele e delle procedure di accertamento degli infortuni potrebbe essere riconsiderato. A tale riguardo, cita, ad esempio, la disposizione di cui all’articolo 7, comma 2, che individua in un’apposita commissione medica di tre membri, costituita da personale indicato dalla stessa amministrazione di appartenenza, la sede nella quale valutare gli eventuali ricorsi avverso i giudizi del medico competente, anch’esso appartenente all’amministrazione di polizia o dei vigili del fuoco.
Osserva, altresì, che, per quanto concerne i requisiti richiesti qualora l’incarico di medico competente sia affidato a sanitari della Polizia di Stato, sembrerebbe preferibile un richiamo a tutti i requisiti previsti dall’articolo 38 del decreto legislativo n. 81 del 2008 e non solo a quelli contenuti nel comma 1 del medesimo articolo, ovvero recuperando il presupposto della partecipazione ai programmi di educazione continua, prevista dal comma 3 dello stesso articolo.
Infine, rileva che la disposizione riguardante il personale della Polizia di Stato, in quanto inserita nel Capo II, prevede che l’attività formativa sia attuata esclusivamente nell’ambito dei cicli formativi e addestrativi di base, nonché per l’immissione nei ruoli che per la progressione in carriera. Diversamente, l’articolo 16, comma 6, relativo al personale del Corpo dei vigili del fuoco, opportunamente dispone che l’attività formativa e aggiornamento siano espletati nell’ambito dei corsi di formazione teorico-pratica e di addestramento per l’immissione in ruolo, dei corsi di progressione in carriera e di aggiornamento nonché dell’attività di addestramento, mantenimento e re-training. Tale asimmetria dovrebbe, a suo avviso, essere eliminata, adottando per entrambe le fattispecie la soluzione più ampia, prevista per il Corpo dei vigili del fuoco.
Per le ragioni esposte, annuncia, conclusivamente, l’astensione del gruppo del Partito democratico sulla proposta di parere delle relatrici.
Vito DE FILIPPO (PD) si associa alla dichiarazione di astensione fatta dalla collega Serracchiani anche a nome dei deputati del gruppo Partito democratico appartenenti alla Commissione Affari sociali.
Michela ROSTAN (LeU) dichiara il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere delle relatrici.
Massimiliano PANIZZUT (Lega) annuncia il voto favorevole del proprio gruppo sulla proposta di parere.
Nessun altro chiedendo di intervenire, le Commissioni approvano la proposta di parere delle relatrici.
La seduta termina alle 16.20.
ATTI DEL GOVERNO
Martedì 9 ottobre 2018. — Presidenza del presidente Andrea GIACCONE.
La seduta comincia alle 15.10.
Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2016/2341 relativa alle attività e alla vigilanza degli enti pensionistici aziendali o professionali.
Atto n. 47.
(Esame ai sensi dell’articolo 143, comma 4, del regolamento e rinvio).
La Commissione inizia l’esame del provvedimento.
Andrea GIACCONE, presidente, avverte che la Commissione inizia l’esame dello schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2016/2341 relativa alle attività e alla vigilanza degli enti pensionistici aziendali o professionali.
Fa presente preliminarmente che, non essendo ancora stato acquisito il parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, lo schema è stato assegnato con riserva alla Commissione e che, pertanto, l’espressione del parere parlamentare è subordinata all’effettiva trasmissione di tale documentazione.
Invita, quindi, il relatore, deputato Amitrano, a illustrare il contenuto del provvedimento.
Alessandro AMITRANO (M5S), relatore, rileva che, in attuazione della legge n. 163 del 2017 (legge di delegazione europea 2016-2017), lo schema di decreto legislativo in esame è volto al recepimento nell’ordinamento italiano della direttiva (UE) 2016/2341 relativa alle attività e alla vigilanza degli enti pensionistici aziendali o professionali (IORP II). Il termine di recepimento è fissato al 13 gennaio 2019.
Ricorda che la disciplina nazionale relativa alle forme pensionistiche complementari, comprese quelle di diritto privato, è recata dal decreto legislativo n. 252 del 2005, già modificato dal decreto legislativo n. 28 del 2007, che recepiva la direttiva 2003/41/CE, contestualmente abrogata dalla direttiva di cui si propone il recepimento con lo schema di decreto in esame.
Il provvedimento, che consta di quattro articoli, all’articolo 1, comma 1, reca le modifiche introdotte dall’articolo 1 del decreto legislativo n. 252 del 2005. In particolare, la lettera a), introducendo il comma 1-bis, impone alle forme pensionistiche complementari la limitazione delle proprie attività alla previdenza complementare e a quelle ad essa collegate, esplicitando in tale modo il divieto di esercitare attività che esulano da tale campo. La lettera b), che modifica il comma 3 dell’articolo 1 del decreto legislativo n. 252 del 2005, dopo avere provveduto all’aggiornamento delle sigle delle autorità europee coinvolte a vario titolo nel sistema della previdenza complementare (numeri da 1 a 4), introduce ulteriori definizioni, riprese dalla direttiva, funzionali a chiarire univocamente talune delle nuove disposizioni introdotte. Dopo avere segnalato che il comma 2, modificando l’articolo 2 del decreto legislativo, aggiorna il riferimento normativo relativo alle diverse tipologie di contratti di lavoro, rileva che il comma 3, modificando l’articolo 3 del decreto legislativo n. 252 del 2005, riguarda i soggetti autorizzati alla costituzione di fondi di previdenza complementare aperti, non innovando la disciplina già attualmente vigente, ma precisando ulteriormente i riferimenti normativi utili alla loro identificazione univoca.
Dopo avere segnalato che il comma 4, modificando l’articolo 4 del decreto legislativo, sopprime il riferimento al contenuto del decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali per la costituzione dei fondi pensione, in quanto analogo contenuto, aggiornato alla luce della direttiva (UE)2016/2341, è riportato al successivo articolo 5-sexies, si sofferma sul successivo comma 5, che introduce l’articolo 4-bis nel decreto legislativo n. 252 del 2005, riguardante i requisiti generali in materia di governo dei fondi pensione, ad eccezione di quelli individuali. Tra i principi salienti richiesti dalla norma, segnala, in particolare, l’obbligo di assicurare una gestione sana e prudente dell’attività attraverso una struttura organizzativa trasparente e adeguata, con una chiara attribuzione e un’appropriata separazione delle responsabilità e un efficace sistema per garantire la trasmissione delle informazioni. È, quindi, introdotto il principio di proporzionalità da applicarsi con riferimento alla natura, portata e complessità delle attività del fondo pensione ed è stabilito che esso sia descritto in un documento in cui si tengano in considerazione nelle decisioni relative agli investimenti anche i connessi fattori ambientali, sociali e di governo societario. La norma prevede, inoltre, la revisione periodica delle politiche, che riguardano la gestione del rischio, la revisione interna, l’attività attuariale e quelle esternalizzate e che hanno una forma scritta, l’istituzione di un sistema di controllo interno efficace e l’adozione di procedure amministrative e contabili, un quadro di controllo interno, comprensivo della verifica di conformità alla normativa nazionale e alle norme europee direttamente applicabili, e disposizioni di segnalazione adeguate a tutti i livelli del fondo pensione. Infine, l’amministrazione effettiva è svolta da almeno due persone, salvo deroga autorizzata e motivata dal parte della COVIP, tenuto conto del ruolo delle parti sociali, della dimensione, della natura, della portata e della complessità delle attività del fondo. Come si legge nella relazione illustrativa, le disposizioni introdotte dall’articolo 4-bis in esame rappresentano una delle maggiori innovazioni apportate dalla direttiva (UE) 2016/2341.
Il comma 6 modifica l’articolo 5 del decreto legislativo, allo scopo di chiarire meglio, alla luce di quanto previsto dalla direttiva (UE) 2016/2341, la suddivisione dei compiti e delle responsabilità degli organi di gestione dei fondi pensione, anche se già previsti dalla disciplina vigente, con particolare riferimento al direttore generale, al responsabile della forma pensionistica, con riferimento ai fondi aperti e ai fondi individuali, all’organismo di rappresentanza, nei fondi aperti ad adesione collettiva qualora gli iscritti di una singola impresa o gruppo siano almeno cinquecento. La norma prevede, inoltre, la responsabilità ultima in capo all’organo di amministrazione per quanto riguarda l’osservanza da parte del fondo della normativa nazionale e delle norme europee direttamente applicabili.
Rileva che il comma 7 introduce una serie di articoli aggiuntivi all’articolo 5 del decreto legislativo n. 252 del 2005. In particolare, l’articolo 5-bis individua le funzioni fondamentali dei fondi pensioni, ovvero la funzione di gestione dei rischi, la funzione di revisione interna e, a determinate condizioni, la funzione attuariale, in relazione alle quali deve essere assicurata ai titolari che le esercitano la sussistenza delle condizioni necessarie a un efficace svolgimento delle proprie mansioni, obiettivo, equo e indipendente. La norma, inoltre, nel dettagliare la disciplina riguardante tali funzioni, prevede la possibilità che la stessa persona o unità organizzativa adempia anche a più di una funzione, fermo restando il divieto che la stessa funzione sia ricoperta presso l’impresa promotrice, salvo deroga concessa dalla COVIP al ricorrere di determinate condizioni. Segnala il dovere del titolare della funzione di comunicare alla COVIP l’eventuale mancanza di seguito da parte dell’organo del fondo delle segnalazioni di rischio o di irregolarità riscontrate nell’ambito della propria attività.
L’articolo 5-ter disciplina il sistema di gestione dei rischi, che deve essere proporzionato alle dimensioni del fondo, all’organizzazione interna nonché alla dimensione, alla natura, alla portata e alla complessità dell’attività. Segnala che la norma individua le aree nelle quali è necessario che il sistema di gestione dei rischi consideri i rischi che possono verificarsi. Si tratta, in particolare, della gestione delle attività e delle passività; degli investimenti, in particolare in derivati, cartolarizzazione e impegni simili; della gestione dei rischi di liquidità e di concentrazione; della gestione dei rischi operativi; della gestione dei rischi correlati alle riserve; dell’assicurazione e di altre tecniche di mitigazione del rischio; dei rischi ambientali, sociali e di governo societario connessi al portafoglio di investimenti e alla relativa gestione. Infine, la norma prevede l’obbligo di strutturare la funzione di gestione dei rischi in modo da facilitare l’attuazione del sistema di gestione dei rischi.
Osserva che l’articolo 5-quater disciplina la funzione di revisione interna, anch’essa proporzionata alla dimensione del fondo e alla portata delle attività, e ne prescrive la garanzia dell’autonomia di giudizio e l’indipendenza rispetto alle funzioni operative. Il successivo articolo 5-quinquies dispone l’obbligo per i fondi pensione che coprono direttamente rischi biometrici o garantiscono un rendimento degli investimenti o un determinato livello di prestazioni di nominare almeno una persona indipendente, interna o esterna, titolare della funzione attuariale.
L’articolo 5-sexies rinvia ad un decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sentita la COVIP, la definizione dei requisiti di professionalità, di onorabilità, le cause di ineleggibilità e di incompatibilità, le situazioni impeditive e le cause di sospensione riguardanti il rappresentante legale, il direttore generale, i componenti degli organi, coloro che svolgono funzioni fondamentali ed il responsabile dei fondi aperti.
Segnala che, sulla base dell’articolo 5-septies, i fondi pensione possono esternalizzare funzioni o altre attività, comprese le funzioni fondamentali. In tal caso, la responsabilità finale di quanto esternalizzato rimane in capo all’organo amministratore del fondo. La norma, inoltre, specifica che l’esternalizzazione non deve determinare neanche uno dei seguenti effetti: arrecare un pregiudizio alla qualità del sistema di governo del fondo; determinare un indebito incremento del rischio operativo; compromettere la capacità della COVIP di verificare l’osservanza degli obblighi gravanti sul fondo; compromettere la capacità del fondo di fornire un servizio continuo e soddisfacente agli aderenti e ai beneficiari.
Come si legge anche nella relazione illustrativa, l’articolo 5-octies recepisce le disposizioni della direttiva in materia di politica di remunerazione. Essa, nel rispetto del principio di proporzionalità con riferimento alla natura, alla portata e alla complessità del fondo, deve essere definita con riferimento a tutto il personale che gestisce il fondo, ivi comprese le persone che svolgono le funzioni fondamentali o la cui attività abbia un impatto rilevante sul profilo di rischio del fondo. Segnala che il comma 4 elenca i principi a cui deve essere improntata la politica di remunerazione: coerenza con le attività, il profilo di rischio, gli obiettivi e l’interesse a lungo termine, la stabilità finanziaria, la performance del fondo, nonché con una gestione sana, prudente ed efficace del fondo; coerenza con il profilo di rischio e gli interessi a lungo termine degli aderenti e dei beneficiari; esclusione di conflitti di interesse; applicazione al fondo e ai fornitori di servizi esternalizzati; revisione triennale; definizione chiara, trasparente ed efficace.
L’articolo 5-nonies, sempre nel rispetto del principio di proporzionalità, individua i principi relativi all’attività di valutazione interna del rischio, che deve essere effettuata periodicamente e dopo ogni rilevante variazione del profilo di rischio del fondo. Segnala che la norma dispone che della valutazione interna del rischio di tiene conto nelle decisioni strategiche del fondo pensione.
L’articolo 5-decies detta la disciplina in materia di sistema di governo, funzioni fondamentali, gestione dei rischi, funzione di revisione interna, funzione attuariale, requisiti di professionalità e onorabilità, esternalizzazioni, politica di remunerazione e valutazione interna del rischio applicabile ai fondi aperti costituiti nella forma di patrimoni separati. Al fine di evitare eventuali sovrapposizioni di incombenze già sostenute dalle società che li hanno costituiti e al fine di assicurare comunque omogeneità di adempimenti tra tutti i tipi di fondi pensione, la norma prevede l’emanazione di specifiche istruzioni di vigilanza da parte di COVIP, sentite Banca d’Italia, CONSOB e IVASS.
Segnala che il comma 8, che modifica l’articolo 6 del decreto legislativo n. 252 del 2005, dopo avere introdotto modifiche di carattere redazionale, volte a meglio esplicitare le definizioni vigenti, amplia il novero dei modelli gestionali che i fondi pensione possono adottare, comprendendovi anche le convenzioni con gli Organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR). La norma, inoltre, modifica la disciplina relativa alle informative sulle scelte di investimento cui i fondi sono tenuti nei confronti degli iscritti e prevede la possibilità per i fondi medesimi di tenere conto, in sede di decisione di investimento, del potenziale impatto a lungo termine sui fattori ambientali, sociali e di governo societario.
Il comma 9 introduce modifiche all’articolo 7 del decreto legislativo, riguardante la figura del depositario delle liquidità e degli strumenti finanziari dei fondi operanti secondo un modello di contribuzione definita. Come si legge nella relazione illustrativa, le innovazioni introdotte sono significative e sono volte a rafforzare il ruolo di tale soggetto, conformemente a quanto previsto dalla direttiva, garantendo, nel contempo, il fondo pensione, i suoi aderenti e i beneficiari dall’insorgenza di conflitti di interesse derivanti dall’esercizio di ulteriori attività.
Osserva che il comma 10, in tema di mezzi patrimoniali, prevede che in caso di rimodulazione del regime di contribuzione e di quello relativo alla quantificazione e all’erogazione delle rendite per insufficienza di mezzi patrimoniali per l’erogazione diretta delle rendite, è necessarioPag. 156tenere conto della finalità dell’equa ripartizione dei rischi e dei benefici tra le generazioni.
Dopo avere rilevato che i successivi commi 11, 12 e 13 introducono modifiche di carattere redazionale e di coordinamento del testo degli articoli 11, 12 e 13 del decreto legislativo, segnala che il comma 14, con gli articoli da 13-bis a 13-septies, recepisce le innovazioni recate dalla direttiva (UE)2016/2341 in materia di obblighi di informativa a carico delle forme pensionistiche e a vantaggio degli aderenti, anche potenziali, e dei beneficiari. Osservato che il comma 15 reca modifiche di carattere redazionale all’articolo 14 del decreto legislativo, rileva che il comma 16, introducendo gli articoli 14-bis e 14-ter, recepisce le innovazioni della direttiva (UE)2016/2341 in materia di trasferimento transfrontaliero da o verso un fondo di un altro Stato membro. Segnala, in particolare, che il nuovo articolo 14-bis disciplina le modalità di passaggio di tutte o parte delle passività, delle riserve tecniche, delle altre obbligazioni, nonché delle attività corrispondenti di uno schema pensionistico ad un fondo ricevente registrato o autorizzato in un altro Stato dell’Unione europea. Tale disciplina si applica ai fondi aperti aventi soggettività giuridica e operanti secondo il principio della capitalizzazione. Il trasferimento è subordinato all’approvazione preventiva della maggioranza degli aderenti e dei beneficiari coinvolti e dell’impresa promotrice e all’autorizzazione dell’autorità competente dello Stato membro da cui proviene il fondo ricevente e alla valutazione da parte della COVIP della tutela dei diritti individuali e degli interessi degli aderenti e dei beneficiari. Viceversa, l’articolo 14-terdisciplina le modalità di trasferimento di uno schema pensionistico registrato o autorizzato in un altro Stato membro dell’Unione europea ad un fondo ricevente di diritto italiano.
Rileva che i commi 17 e 18, modificando gli articoli 15-bis e 15-ter del decreto legislativo n. 252 del 2005, recepiscono le modifiche recate dalla direttiva in materia, rispettivamente, di operatività transfrontaliera di un fondo italiano in un altro Stato membro e di operatività transfrontaliera sul territorio nazionale da parte di un fondo di un altro Stato membro. Il comma 19 introduce modifiche alla disciplina sul segreto d’ufficio e collaborazione tra autorità recata dall’articolo 15-quater del decreto legislativo, tra le quali segnala la possibilità per la COVIP di utilizzare le informazioni e i dati in suo possesso anche per la pubblicazione di indicatori sulle forme pensionistiche complementari utili per beneficiari e aderenti, nonché per la difesa nell’ambito di procedimenti giurisdizionali avverso propri provvedimenti.
Con il comma 20, in linea con quanto previsto dalla direttiva, si provvede a meglio individuare il perimetro entro il quale la COVIP può esentare i fondi pensione con meno di cento aderenti dall’applicazione di talune norme del decreto legislativo n. 252 del 2005. Il comma 21, introducendo l’articolo 17-bis, recepisce le disposizioni della direttiva che impongono alle forme pensionistiche complementari la redazione e la pubblicazione di bilanci e rendiconti. I commi 22 e 23, che modificano gli articoli 18 e 19 del decreto legislativo, intervengono sulla disciplina riguardante la composizione e i poteri della COVIP, recependo, tra l’altro, la previsione del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, che ha ridotto da cinque a tre, compreso il Presidente, il numero dei commissari.
Segnala infine che, sulla base del comma 24, anche i direttori generali delle forme pensionistiche complementari rientrano tra i soggetti punibili per false informazioni e che il comma 25 dispone l’aggiornamento dell’impianto sanzionatorio alla luce delle innovazioni recate dalla direttiva (UE)2016/2341, la cui procedura è disciplinata dall’articolo 19-quinquies, introdotto dal successivo comma 26.
Passa, quindi, all’articolo 2, che reca modifiche al decreto legislativo n. 209 del 2005 (codice delle assicurazioni private), per recepire le innovazioni apportate dalla direttiva alla disciplina dell’attività riassicurativa.
Infine, gli articoli 3 e 4 recano, rispettivamente, le disposizioni finali e transitorie e la clausola di invarianza finanziaria.
Carlo FATUZZO (FI), ringraziando il relatore per la completezza e la chiarezza della sua relazione, dichiara il suo apprezzamento per le disposizioni relative alle informazioni che devono essere messe a disposizione degli iscritti, dei beneficiari delle prestazioni e di coloro che si accingono ad aderire ai fondi pensione. Tale dovere dovrebbe, a suo avviso, essere esteso anche all’INPS, che, al contrario, non appare tenere nel debito conto la necessità dei suoi utenti di ricevere informazioni dettagliate sulle prestazioni di cui beneficiano o dovrebbero beneficiare.
Debora SERRACCHIANI (PD) chiede al relatore di chiarire se lo schema di decreto legislativo reca disposizioni relative alla legittimazione ad agire nei confronti del datore di lavoro che non versi al fondo pensione dei dipendenti quanto trattenuto a titolo di contribuzione alla previdenza complementare. A legislazione vigente, infatti, la legittimazione ad agire è riconosciuta unicamente al lavoratore e non anche, come sarebbe più opportuno, al fondo pensione che non riceve i versamenti. Allo stato, pertanto, la procedura risulta farraginosa ed estremamente onerosa per i lavoratori dipendenti.
Alessandro AMITRANO (M5S), relatore, si riserva di approfondire i termini della questione sollevata dalla collega Serracchiani e di fornire i chiarimenti richiesti nel corso della seduta di domani.
Andrea GIACCONE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell’esame del provvedimento alla seduta convocata per la giornata di domani, mercoledì 10 ottobre.
La seduta termina alle 15.30.
SEDE CONSULTIVA
Martedì 9 ottobre 2018. — Presidenza del presidente Andrea GIACCONE.
La seduta comincia alle 15.30.
Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018.
Doc. LVII, n. 1-bis, Annesso e Allegati.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).
La Commissione inizia l’esame del provvedimento in oggetto.
Andrea GIACCONE, presidente, avverte che la Commissione avvia l’esame in sede consultiva della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018, ai fini dell’espressione del parere alla V Commissione, che avrà luogo nella giornata di domani, mercoledì 10 ottobre.
Chiede, quindi, al relatore, on. Caffaratto, di illustrare il contenuto del documento.
Gualtiero CAFFARATTO (Lega), relatore, osserva che la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018, della quale la Commissione avvia l’esame nella seduta odierna, reca un aggiornamento del quadro tendenziale e di quello programmatico, con riferimento tanto alle grandezze macroeconomiche quanto agli obiettivi di finanza pubblica alla luce dell’evoluzione del quadro macroeconomico rispetto allo scenario in cui si era inquadrato il Documento presentato in primavera.
Come si legge in premessa, le grandezze macroeconomiche faranno da cornice ad una strategia di politica economica profondamente diversa da quelle precedenti, i cui obiettivi sono l’aumento significativo del tasso di crescita, la riduzione del tasso di disoccupazione e l’evoluzione del rapporto debito/PIL su uno stabile sentiero di riduzione. In questa strategia sono considerati, fra gli altri, fattori di rilancio della crescita economica il reddito di cittadinanza, necessario per assicurare un più rapido ed efficace accompagnamento al lavoro dei cittadini, che sarà introdotto con un disegno di legge collegato alla manovra di bilancio 2019-2021, e una riforma del sistema pensionistico, che ha lo scopo di promuovere il rinnovo delle competenze professionali necessarie a supportare il processo di innovazione. Gli altri punti cardine della strategia del Governo sono rappresentati dalla prima fase dell’introduzione della «flat tax» a favore di piccole imprese, professionisti e artigiani; dal taglio dell’imposta sugli utili d’impresa per le aziende che reinvestono i profitti e assumono lavoratori aggiuntivi; dal rilancio degli investimenti pubblici e della ricerca scientifica e tecnologica; dalla promozione dei settori-chiave dell’economia, in primis il manifatturiero avanzato, le infrastrutture e le costruzioni.
Segnala che, tra i disegni di legge collegati alla manovra di bilancio 2019-2021, oltre a quello già citato relativo all’introduzione del reddito di cittadinanza, figura anche un disegno di legge delega recante disposizioni per la riforma del Codice del Lavoro, nonché un disegno di legge per l’efficienza della pubblica amministrazione.
Allo scopo di rendere raggiungibili gli obiettivi, il Governo, come si legge in premessa, intende pertanto adottare una politica fiscale meno restrittiva, con un indebitamento netto pari al 2,4 per cento del PIL nel 2019, al 2,1 per cento nel 2020 e all’1,8 per cento nel 2021. Esso ritiene tale livello compatibile sia con le esigenze di stimolo all’economia sia con la volontà di mantenere una gestione delle finanze pubbliche stabile ma più graduale e meglio congegnata rispetto allo scenario tendenziale.
Venendo alle principali grandezze macroeconomiche, con riferimento al quadro tendenziale 2019-2021, che incorpora gli aumenti dell’IVA previsti dalla Legge di Bilancio 2018, segnala preliminarmente che, dall’aggiornamento delle variabili esogene alla previsione, emerge un peggioramento del contesto macroeconomico di riferimento che induce ad apportare una revisione al ribasso delle stime elaborate nel DEF di aprile per l’intero arco di previsione. In particolare, il tasso di crescita del PIL reale, pari all’1,2 per cento nell’anno in corso, nel 2019 si riduce, rispetto alle previsione del DEF 2018, dall’1,4 allo 0,9 per cento e si stima pari all’1,1 per cento nel 2020 e nel 2021. La crescita del PIL nominale, pari al 2,5 per cento nel 2018, è stimata pari al 2,7 per cento nel 2019 (era pari al 3,2 per cento nel DEF 2018), al 2,8 per cento nel 2020 e al 2,6 per cento nel 2021. L’indebitamento netto, in peggioramento nel 2018 rispetto al DEF (-1,8 per cento, laddove la precedente stima era pari a –1,6 per cento), è stimato in –1,2 per cento nel 2019, in –0,7 per cento nel 2020 e in –0,5 per cento nel 2021. Il rapporto debito/PIL si riduce, passando dal 130,9 per cento nel 2018 al 129,2 per cento nel 2019, al 126,7 per cento nel 2020 e al 124,6 per cento nel 2021.
Passando al quadro programmatico, che sconta gli effetti delle politiche espansive previste dal Governo, il tasso di crescita del PIL reale è stimato essere pari all’1,9 per cento nel 2019, all’1,6 per cento nel 2020 e all’1,4 per cento nel 2021. Il tasso di crescita del PIL nominale è pari al 3,1 per cento nel 2019, al 3,5 per cento nel 2020 e al 3,1 per cento nel 2021. L’indebitamento netto si riduce dell’1,2 per cento nel 2019, dello 0,7 per cento nel 2020 e dello 0,5 per cento nel 2021. Anche il rapporto debito/PIL nello scenario programmatico è in leggera riduzione al 130,0 per cento nel 2019, al 128,1 per cento nel 2020 e, infine, al 126,7 per cento nel 2021.
Venendo ai dati che più interessano le competenze della Commissione, rileva che, con riferimento al quadro tendenziale, il tasso di occupazione tendenziale, espresso in unità lavorative annue (ULA), pari allo 0,7 per cento nell’anno in corso, è stimato in costante leggero aumento (+0,6 per cento nel 2019, +0,7 per cento nel 2020 e +0,8 per cento nel 2021). Andamento sostanzialmente stabile ha il tasso di occupazione espresso in termini di forza lavoro (FL): dall’1,2 per cento del 2018, al +0,8 per cento nel 2019, +0,7 per cento nel 2020 e +0,8 per cento nel 2021. La crescita del tasso di disoccupazione è in rallentamento, passando dal 10,6 per cento nell’anno in corso al 10,1 per cento nel 2019, al 9,9 per cento nel 2020 e al 9,5 per cento nel 2021. Infine, il tasso di occupazione nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni è previsto pari al 59,5 per cento nel 2019, al 60,0 nel 2020 e al 60,6 per cento nel 2021.
Con riferimento alle grandezze sottostanti tale quadro, segnala che nel 2018 il mercato del lavoro ha continuato a mostrare segni di miglioramento, soprattutto nell’industria in senso stretto e tra i dipendenti. Anche l’offerta di lavoro ha mostrato una tendenza al rafforzamento, soprattutto nel corso del secondo trimestre dell’anno. Nonostante le ultime informazioni relative al mese di luglio indichino un lieve calo congiunturale, la crescita su base annua continua ad essere robusta e superiore all’1 per cento. Il tasso di disoccupazione si è ridotto al 10,4 per cento, anche per effetto della diminuzione della forza lavoro. Il tasso di disoccupazione giovanile, nonostante il progressivo calo, resta su livelli elevati (30,8 per cento). Importanti segnali di miglioramento sono la diminuzione dei disoccupati, il cui numero torna sui livelli del 2012, e il calo del tasso di inattività, che risulta vicino al minimo storico. Per quanto riguarda la tipologia di occupazione, nel corso dell’anno è proseguito l’aumento dei dipendenti a termine mentre ha ripreso vigore l’occupazione indipendente. La Nota di aggiornamento, inoltre, dà conto della lieve crescita della produttività e degli effetti sul costo del lavoro dell’entrata in vigore di numerosi rinnovi contrattuali nella prima metà del 2018. Gli effetti combinati di tali due fattori hanno prodotto un’accelerazione del costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP), specie nel secondo trimestre del 2018.
Passando agli anni successivi, sempre con riferimento al quadro tendenziale, la Nota di aggiornamento sottolinea che, in un contesto di rallentamento del ciclo economico, il mercato del lavoro sarebbe più debole e il tasso di disoccupazione si collocherebbe a fine periodo al 9,5 per cento, in riduzione di un punto percentuale rispetto al 2018.
Passando al quadro macroeconomico programmatico, che, come detto, incorpora gli effetti sull’economia delle misure che il Governo intende presentare al Parlamento con il disegno di legge di bilancio 2019, segnala che il tasso di occupazione, espresso in unità lavorative annue (ULA), ha un andamento di moderata crescita, passando dallo 0,9 per cento nel 2019 all’1,2 per cento nel 2020, per poi contrarsi lievemente nel 2021 (+1,1 per cento). Analogo andamento ha il tasso di occupazione espresso in termini di forza lavoro (FL) (+1,1 per cento nel 2019, +1,3 per cento nel 2020 e +1,1 per cento nel 2021). Il tasso di disoccupazione continua nel suo andamento discendente, passando dal 9,8 per cento nel 2019 al 9,1 per cento nel 2020 all’8,6 per cento nel 2021. Infine, il tasso di occupazione nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni è stimato nel 59,7 per cento nel 2019, nel 60,6 per cento nel 2020 e nel 61,4 per cento nel 2021.
Venendo, quindi, all’andamento a legislazione vigente degli aggregati di entrata e di spesa direttamente riconducibili alle competenze della XI Commissione, segnala che le prestazioni sociali in denaro in rapporto al PIL, confermando un profilo lievemente decrescente, sono previste passare dal 19,8 per cento nel 2018 al 19,7 per cento per ciascuno degli anni successivi. In valori assoluti, esse saranno pari a 357,8 miliardi di euro nel 2019, a 367,8 miliardi di euro nel 2020 e a 376,8 miliardi di euro nel 2021. In tale ambito, la spesa per pensioni è stimata pari a 274,7 miliardi di euro nel 2019, 283,3 miliardi di euro nel 2020 e 291,7 miliardi di euro nel 2021 (in percentuale del PIL, rispettivamente, pari al 15,1 per cento nel 2019 e al 15,2 per cento per i due anni successivi).
Come di consueto, la Nota di aggiornamento dedica un focus specifico alle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico italiano e delle spese pubbliche connesse all’invecchiamento, nell’ipotesi dello scenario nazionale base. La previsione sulla spesa pensionistica si spinge fino al 2070 ed è coerente con gli orientamenti condivisi in ambito europeo e recepiti nelle previsioni aggiornate elaborate dalla Ragioneria generale dello Stato nel Rapporto n. 19 relativo alle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario, pubblicato lo scorso luglio. Essa sconta, inoltre, gli effetti delle misure contenute negli interventi di riforma adottati negli ultimi venti anni. In particolare, come evidenziato dal grafico riportato nel focus, a partire dal 2015, in presenza di un andamento di crescita più favorevole e della graduale prosecuzione del processo di innalzamento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento, il rapporto fra spesa pensionistica e PIL decresce per circa un quinquennio, per poi iniziare una fase di graduale crescita nel decennio successivo. A partire dal 2030 il rapporto spesa/PIL cresce con maggiore intensità fino a raggiungere il 16,2 per cento nel 2044. Successivamente il rapporto scende rapidamente portandosi al 15,6 per cento nel 2050 ed al 13,1 per cento nel 2070, con una decelerazione pressoché costante nell’intero periodo. I fattori che influenzano tale andamento sono identificati nell’aumento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento e nell’applicazione, pro rata, del sistema di calcolo contributivo, che hanno effetti di contenimento della spesa, nonché, con un effetto contrario, nell’incremento del rapporto fra numero di pensioni e numero di occupati indotto dalla transizione demografica, solo in parte compensato dall’innalzamento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento. Nella fase finale del periodo di previsione, la rapida riduzione del rapporto fra spesa pensionistica e PIL è determinata dall’applicazione generalizzata del calcolo contributivo che si accompagna alla stabilizzazione, e successiva inversione di tendenza, del rapporto fra numero di pensioni e numero di occupati. Tale andamento si spiega sia con la progressiva uscita delle generazioni del baby boom sia con l’adeguamento automatico dei requisiti minimi di pensionamento in funzione della speranza di vita. Le previsioni hanno invece un andamento peggiore se fatte nel quadro condiviso a livello europeo in sede di EPC-WGA (Economic policy Committee – Working Group on Ageing), che sconta un quadro demografico e un quadro macroeconomico peggiore con riferimento all’Italia. In tale scenario, la spesa pensionistica in rapporto al PIL si porta al 14,9 per cento nel 2060 e al 13,8 per cento nel 2070.
I redditi da lavoro dipendente della pubblica amministrazione, nel 2018, cresceranno su base nominale di circa il 3,5 per cento nel 2018 per effetto dei rinnovi contrattuali comprensivi della quota di arretrati, rimarranno stabili nel 2019 e si ridurranno dello 0,4 per cento in media nel biennio 2020-2021. L’incidenza sul PIL risulta pertanto in calo, dal 9,6 del 2018 all’8,8 per cento del PIL nel 2021, in linea con le previsioni del DEF. In valori assoluti l’aggregato è stimato pari a 170,1 miliardi di euro nel 2019, 169,5 miliardi di euro nel 2020 e 168,9 miliardi di euro nel 2021.
Sul versante delle entrate, i contributi sociali sono previsti pari a 242,3 miliardi di euro nel 2019, 246,5 miliardi di euro nel 2020 e 251,1 miliardi di euro nel 2021.
Con riferimento ai provvedimenti adottati nel corso del 2018, la Nota di aggiornamento, al capitolo III, ricorda gli interventi per il contrasto del precariato e la salvaguardia dei livelli occupazionali, recati dal «Decreto Dignità», ovvero il decreto-legge n. 87 del 2018, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 96 del 2018. Al medesimo provvedimento, il capitolo IV dedica un apposito focus di approfondimento.
Quanto alle politiche che il Governo intende adottare, la Nota di aggiornamento, sempre al capitolo III, quantifica in circa lo 0,9 per cento del PIL annuo nel periodo 2019-2021 le risorse che saranno impiegate per i pensionamenti anticipati, l’introduzione del Reddito di cittadinanza e la riforma dei Centri per l’impiego. Tali ultimi due interventi saranno finanziati anche con i fondi attualmente destinati al Reddito di Inclusione. Si tratta di interventi che, pur connotandosi come di sostegno ai redditi, saranno allo stesso tempo misure di attivazione, essendo il reddito di cittadinanza legato alla messa in atto di politiche attive sul mercato del lavoro. Anche il provvedimento volto a consentire pensionamenti in età meno avanzata, oltre ad avere risvolti di carattere sociale, costituirà, ad avviso del Governo, un’opportunità sia per le fasce più giovani della popolazione, in termini d’impiego, sia per le imprese, consentendo loro di ringiovanire la forza lavoro.
Segnala, quindi, che al capitolo IV della Nota di aggiornamento, che riguarda la strategia di riforma del Governo, si dà conto anche degli intendimenti dell’Esecutivo per dare seguito alle raccomandazioni del Consiglio dell’Unione europea del giugno 2018. Anche quest’anno, tra le raccomandazioni vi sono quelle che riguardano il miglioramento dell’efficienza del mercato del lavoro attraverso le politiche attive, il miglioramento dell’istruzione e il superamento della discrasia fra la domanda e l’offerta di professionalità, unito ad una riallocazione della spesa sociale dalle pensioni ad altre politiche per l’inclusione. A tale proposito, il Governo, già intervenuto con il ricordato «Decreto Dignità», intende rafforzare il contrasto alla povertà e le politiche attive del lavoro con l’introduzione del Reddito di Cittadinanza e le maggiori risorse finanziarie per i Centri per l’Impiego. La prevista riforma del welfare consentirà l’uscita anticipata di lavoratori che hanno conseguito un elevato numero di anni di contribuzione legandola alla creazione di spazi per l’assunzione di giovani. Funzionale alla promozione di una maggiore occupazione sarà anche una politica fiscale nuova, improntata alla gradualità per evitare eccessivi oneri per la finanza pubblica. Nell’ambito di essa, sono previste una riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, attraverso la graduale introduzione di una flat tax sui redditi dal 2019, nonché una riduzione dell’aliquota delle imposte applicata ai redditi corrispondenti agli utili destinati, tra l’altro, anche a nuove assunzioni. Nel settore della pubblica amministrazione, il Governo, anche con un disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica, intende individuare soluzioni concrete per garantire l’efficienza delle pubbliche amministrazioni, il miglioramento immediato dell’organizzazione amministrativa e l’incremento della qualità dei servizi erogati dalle stesse. Per la pubblica amministrazione locale, si prevede anche lo sblocco del turn over e il rafforzamento delle competenze della dirigenza locale. Particolare attenzione sarà dedicata ai responsabili dei processi e alle figure manageriali e dirigenziali che dovranno stimolare il cambiamento e promuoverlo, contribuendo a migliorare il sistema che coordinano. Ad avviso del Governo, infatti, necessario ripartire dalla dirigenza, rimasta esclusa dalla recente riforma del lavoro pubblico, riconoscendo il merito, favorendo la formazione continua, anche nel settore delle tecnologie digitali, stimolando il raggiungimento degli obiettivi e definendo chiaramente i criteri di valutazione della performance.
La Nota di aggiornamento, quindi, dedica un focus ai contenuti del citato disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica (il cosiddetto «disegno di legge concretezza»), contenente misure volte a favorire l’efficienza delle pubbliche amministrazioni. Tra gli interventi previsti, figurano: l’istituzione, presso il Dipartimento della Funzione Pubblica, del Nucleo delle azioni concrete di miglioramento dell’efficienza amministrativa; l’introduzione di strumenti biometrici (impronte digitali o iride) per verificare le presenze dei lavoratori pubblici; l’adeguamento dei fondi destinati al trattamento economico accessorio del personale in proporzione al numero delle nuove assunzioni; la sostituzione dei buoni pasto erogati sulla base delle Convenzioni BP 7 e BPE 1, stipulate da Consip S.p.A. e risolte per inadempimento; la possibilità, per le Amministrazioni dello Stato, delle agenzie e degli enti pubblici non economici, di assumere personale a tempo indeterminato in misura pari al 100 per cento del personale. cessato dal servizio nell’anno precedente, reclutando, in via prioritaria, figure professionali con elevate competenze in specifiche materie quali la digitalizzazione, la semplificazione dei processi amministrativi, la gestione dei fondi strutturali, la contrattualistica pubblica; la possibilità, per le stesse amministrazioni, di procedere, nel triennio 2019-2021, all’effettuazione di assunzioni, mediante scorrimento delle graduatorie ovvero tramite apposite procedure concorsuali indette in deroga alla normativa vigente in materia di mobilità del personale e senza la necessità della preventiva autorizzazione, da svolgersi secondo procedure semplificate e più celeri.
Nell’ambito delle politiche volte a migliorare il contesto produttivo, la Nota di aggiornamento segnala, per gli effetti positivi anche sul mercato del lavoro, il potenziamento della lotta alle false cooperative, costituite solo per sfuggire alle norme a tutela del lavoro, e il contrasto al lavoro sommerso e irregolare, con la previsione della sanzione dell’esclusione temporanea dalla partecipazione alle gare pubbliche.
Per quanto riguarda le politiche espressamente in materia di lavoro e welfare, la Nota ribadisce l’impegno del Governo nell’azione di miglioramento dell’inclusione sociale, lotta al precariato, incentivazione del lavoro giovanile e femminile. Pertanto, considera strumentali al raggiungimento di tali obiettivi la più volte ricordata intenzione di rivedere il sistema pensionistico, attraverso l’introduzione della cosiddetta «quota 100», per permettere l’accesso anticipato al pensionamento e consentire ai giovani di avere accesso al mercato del lavoro, nonché l’introduzione del Reddito di Cittadinanza, che ha il duplice scopo di sostenere il reddito di chi si trova al di sotto della soglia di povertà relativa e di fornire un incentivo a rientrare nel mercato del lavoro, attraverso la previsione di un percorso formativo vincolante, e dell’obbligo di accettare almeno una delle prime tre proposte di lavoro eque e non lontane dal luogo di residenza del lavoratore. Il Reddito di Cittadinanza opererà in via completamente digitale, riducendo tempi costi e possibilità di frodi. Nel contempo verrà attuata la piena interoperabilità delle banche dati a disposizione dello Stato e dei Centri per l’Impiego, consentendo l’incontro in tempo reale della domanda e dell’offerta di lavoro. La Nota, quindi, aggiunge dettagli sulla connessa riforma dei Centri per l’impiego, nella quale dovranno essere individuate le competenze da formare, funzionali allo sviluppo delle diverse Regioni e dovrà essere definito un sistema di tracciabilità dei fondi destinati alla loro ristrutturazione. La riforma dovrà puntare a rendere omogenee le prestazioni fornite e a realizzare una rete capillare in tutto il territorio nazionale. Il Governo intende attuare un piano di assunzioni di personale qualificato, in aggiunta a quanto già definito nella Legge di bilancio per il 2018. Sarà inoltre dedicata particolare attenzione alla realizzazione del Sistema Informativo Unitario e allo sviluppo di servizi avanzati per le imprese, in grado di facilitare l’attività di ricollocazione dei disoccupati. Infine, sarà necessario assicurare un adeguamento dei locali anche dal punto di vista strutturale, rendendo i centri per l’impiego un luogo in cui il lavoratore può trovare da subito un aiuto e condizioni adattate agli urgenti bisogni derivanti dalla perdita del posto di lavoro.
Il Governo intende dedicare la sua attenzione anche alle donne lavoratrici, la cui carriera lavorativa è caratterizzata da una grande discontinuità. Esse potrebbero avvalersi delle previste misure per integrare le pensioni esistenti al valore della soglia di povertà relativa (di 780 euro mensili). Altro obiettivo del Governo è quello di rendere il lavoro a tempo indeterminato più conveniente rispetto ad altre forme di lavoro. Inoltre, si opererà sul fronte degli incentivi alla genitorialità, con una valutazione degli strumenti in vigore ed una rivisitazione di quelli non pienamente efficaci. In particolare, verrà favorita la costituzione di una rete di centri dedicati (per esempio, asili nido e centri estivi) ed introdotta una politica fiscale che favorisca le famiglie con figli. Per sostenere l’occupazione dei giovani, è previsto lo sblocco del turn over nella Pubblica Amministrazione secondo principi meritocratici. Per quanto concerne il costo del lavoro, la Nota ribadisce che saranno attuate nuove misure per una sua complessiva riduzione, incentivando così sia l’assunzione di nuovi lavoratori, sia favorendo le imprese che opteranno per l’utilizzo di contratti stabili. Infine, un’azione riguarderà anche il miglioramento della sicurezza sui luoghi di lavoro, rispetto alla quale il Governo opererà per modificare il Testo Unico sulla Sicurezza, prevedendo adempimenti semplificati per le PMI ed aumentando le risorse da destinare al personale addetto ai controlli e alla verifica della corretta applicazione delle normative in materia.
Annessa alla Nota di aggiornamento, il Governo, ai sensi dell’articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, ha presentato la Relazione che illustra al Parlamento l’aggiornamento del piano di rientro del saldo strutturale verso l’Obiettivo di Medio periodo (MTO). La correzione del piano in essere è ritenuta dal Governo indispensabile in quanto, pur condividendo l’obiettivo, esso conta di raggiungerlo attraverso un diverso percorso, come evidenziato dalla Nota di aggiornamento. Sulla base, pertanto, di quanto previsto dalla legge n. 243 del 2012, gli scostamenti temporanei del saldo strutturale dall’obiettivo programmatico sono consentiti in casi eccezionali o in relazione all’andamento del ciclo economico con risoluzioni parlamentari approvate a maggioranza assoluta.
Infine, segnala che, tra gli allegati alla Nota di aggiornamento, figura il rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all’evasione fiscale e contributiva (Allegato III). Per la redazione del Rapporto, il Governo, sulla base di quanto disposto dal decreto legislativo n. 160 del 2015, si avvale della relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva predisposta da una Commissione istituita con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, anch’essa allegata alla Nota di aggiornamento (Allegato IV).
In particolare, come risulta dal rapporto, nel 2017, l’Ispettorato nazionale del lavoro (INL) ha ispezionato 160.347 aziende e ha recuperato contributi e premi evasi per un importo di 1,1 miliardi di euro. Ha, inoltre, scoperto 252.659 lavoratori irregolari (+36 per cento rispetto al 2016), di cui 48.073 in nero. Dall’attività preventiva di verifica amministrativa ovvero di vigilanza documentale condotta dall’INPS, di supporto all’azione di contrasto condotta dall’INL, sono stati accertati 295,5 milioni di euro di contributi evasi e sono stati risparmiati 285,8 milioni di euro per mancati pagamenti di prestazioni non dovute. Dal canto suo, l’INAIL ha accerto il mancato pagamento di premi per un ammontare di circa 37,8 milioni di euro.
La relazione, con un approccio più generale al tema, stima che complessivamente, tra il 2012 e il 2015 è cresciuto il ricorso al lavoro non regolare da parte del sistema economico (+5,2 per cento), a fronte di una marcata caduta della componente regolare (-2,8 per cento). L’effetto combinato delle due tendenze ha determinato un significativo aumento del tasso di irregolarità, passato dal 14,9 per cento al 15,9 per cento, con una incidenza più marcata nell’aggregato del lavoro dipendente e senza sensibili differenze tra i comparti produttivi.
Andrea GIACCONE, presidente, ringraziando il relatore, in considerazione della necessità di procedere alle audizioni informali all’ordine del giorno, in mancanza di obiezioni, rinvia il seguito dell’esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018 alla seduta convocata per la giornata di domani, mercoledì 10 ottobre.
La seduta termina alle 16.
AUDIZIONI INFORMALI
Martedì 9 ottobre 2018.
Audizioni nell’ambito dell’esame delle proposte di legge C. 294 Meloni, C. 310 Meloni e C. 1071 D’Uva, recanti disposizioni per favorire l’equità del sistema previdenziale.
Audizione di rappresentanti di CIDA, DIRSTAT e Confedir.
L’audizione informale è stata svolta dalle 16 alle 16.45.
Audizioni di rappresentanti della CGIL, CISL, UIL e UGL.
L’audizione informale è stata svolta dalle 16.50 alle 17.45.
Audizioni di rappresentanti della Confapi.
L’audizione informale è stata svolta dalle 17.45 alle 18.