RISOLUZIONI
Giovedì 16 novembre 2017. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO. – Interviene la sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Franca Biondelli.
La seduta comincia alle 9.05.
7-00934 Patrizia Maestri: Iniziative per tenere conto, ai fini dell’accesso al pensionamento, delle differenti aspettative di vita e per inserire tra le categorie di lavoratori impegnati in attività usuranti anche gli operatori socio-sanitari.
7-00983 Rizzetto: Revisione della normativa che prevede l’innalzamento dell’età pensionabile in relazione all’incremento dell’aspettativa di vita.
7-01092 Ciprini: Iniziative volte a rivedere la normativa che prevede l’innalzamento dell’età pensionabile in relazione all’incremento dell’aspettativa di vita e ampliamento delle attività considerate usuranti al fine del riconoscimento di benefici previdenziali.
7-01311 Martelli: Iniziative in materia di adeguamento dei requisiti pensionistici in relazione all’incremento dell’aspettativa di vita.
7-01325 Tripiedi: Iniziative volte a rivedere il sistema di adeguamento dei requisiti per l’accesso al pensionamento agli incrementi della speranza di vita.
7-01354 Gnecchi: Rinvio dell’adozione del provvedimento di adeguamento dei requisiti per l’accesso al pensionamento agli incrementi della speranza di vita.
7-01373 Airaudo: Iniziative per sospendere fino al 31 dicembre 2022 il procedimento di adeguamento dei requisiti per l’accesso al pensionamento agli incrementi della speranza di vita.
(Seguito della discussione congiunta e rinvio).
La Commissione prosegue la discussione congiunta delle risoluzioni 7-00934 Patrizia Maestri, 7-00983 Rizzetto, 7-01092 Ciprini, 7-01311 Martelli, 7-01325 Tripiedi, 7-01354 Gnecchi e 7-01373 Airaudo, rinviata, da ultimo, nella seduta del 7 novembre 2017.
Cesare DAMIANO, presidente, ricordato che, nella seduta del 7 novembre, i gruppi si sono pronunciati a favore della predisposizione di un testo unificato delle diverse risoluzioni, fa presente che ha chiesto di parlare la rappresentante del Governo.
La sottosegretaria Franca BIONDELLI, riconoscendo il grande impegno profuso dalla Commissione sul tema della revisione dei meccanismi di adeguamento dei requisiti per l’accesso al pensionamento agli incrementi della speranza di vita, fa presente che il Governo non è allo stato in condizione di esprimere un parere compiuto sulle risoluzioni in discussione e su un eventuale testo unificato dei medesimi atti di indirizzo, considerando che è ancora in corso il confronto con le organizzazioni sindacali. Solo all’esito di tale confronto e alla luce dell’accordo che verrà raggiunto, infatti, sarà possibile per l’Esecutivo esprimere più compiutamente il suo avviso sulle risoluzioni in discussione.
Marialuisa GNECCHI (PD), consapevole dell’importanza del confronto in corso tra Governo e organizzazioni sindacali e in attesa del suo esito, previsto per i prossimi giorni, riconosce che sul tema della necessità di correggere il vigente meccanismo di adeguamento dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita si sono fatti molti e significativi passi avanti, grazie anche all’impegno della Commissione lavoro della Camera dei deputati. Pensa, ad esempio, all’individuazione di alcune attività gravose e pesanti e alla connessa introduzione dell’istituto dell’APE sociale che permette, a determinate condizioni, di accedere al pensionamento ad età inferiori rispetto a quella prevista in via ordinaria. Si tratta di disposizioni introdotte con la legge di bilancio per il 2017, che hanno incontrato notevoli difficoltà di attuazione, che si stanno risolvendo, seppur con notevole ritardo. Ripercorre, quindi, l’impegno della Commissione sul tema, ricordando che, già all’indomani della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 30 gennaio 2014 del decreto direttoriale che ha disposto l’innalzamento dell’età pensionabile a decorrere dal 1o gennaio 2016, in risposta a una specifica interrogazione a risposta immediata da lei presentata, il rappresentante del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in data 8 gennaio 2015, ammetteva l’importanza della questione posta, giudicandola degna di approfondimento ed, evidenziando la necessità di uno studio condiviso con gli altri uffici interessati sotto il profilo tecnico e finanziario, faceva presente che l’INPS si era dichiarato disponibile ad effettuare un approfondimento finalizzato a valutare la possibilità di diversificare il criterio di adeguamento dell’aspettativa di vita in base alle specifiche caratteristiche dell’attività lavorativa. Elenca, quindi, tutti gli atti di sindacato ispettivo e di indirizzo presentati nel corso della legislatura da tutti i gruppi, che testimoniano l’attenzione dei commissari sulla necessità di intervenire, a prescindere dall’accelerazione impressa alla discussione nell’ultimo anno. Sottolinea, inoltre, che sono ormai numerosi gli studi che dimostrano la correlazione tra l’attività lavorativa svolta e l’aspettativa di vita. Ricorda, a tale proposito, che lo stesso rappresentante del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, rispondendo a una sua interrogazione lo scorso 19 gennaio, ha fatto riferimento ad uno studio coordinato dall’Ordine nazionale degli attuari, cui l’INAIL ha contribuito fornendo i dati che consentono di verificare l’andamento della mortalità e della durata di vita nel periodo 1996-2001 nei percettori di rendita per inabilità permanente da infortunio sul lavoro o malattia professionale in rapporto alla platea della popolazione complessiva. Richiama, poi, gli specifici approfondimenti condotti dal collega Tripiedi con riferimento ai lavoratori edili, dalla collega Casellato con riferimento ai maestri, dalla collega Albanella con riferimento ai lavoratori in altezza e dalla collega Di Salvo, con riferimento ai macchinisti, ricordando altresì l’interrogazione a risposta immediata svolta dal collega Rizzetto nello scorso mese di luglio. Osserva che anche un’organizzazione sindacale come la UIL ha pubblicato recentemente uno studio sulla durata media della quiescenza, mettendo a confronto i dati italiani con quelli europei, mentre l’Ufficio parlamentare di bilancio ha approfondito il tema della flessibilità in uscita, confrontando diversi casi nazionali. In particolare, da tale ultimo studio è emerso che l’Italia è l’unico Paese in cui è previsto un requisito unico di età per il pensionamento, a prescindere dall’anno di nascita del lavoratore e che in Germania, in particolare, l’età di pensionamento a 67 anni si raggiungerà solo nel 2030. L’ISTAT, a sua volta, ha dimostrato, attraverso i dati, che vi è una stretta correlazione anche tra l’aspettativa di vita e il livello di istruzione del singolo. Da tale elencazione, pertanto, risulta che, nonostante gli impegni presi, solo l’INPS, l’unico che, grazie alla base dati di cui dispone, potrebbe dare un contributo definitivo alla discussione, non ha prodotto alcuno studio o rapporto da cui trarre le necessarie indicazioni per la decisione. Osserva che l’innalzamento dei requisiti non interessa solo l’accesso al pensionamento, ma anche l’età per fruire dell’assegno sociale: si tratta di una distorsione, a suo avviso, contraria al valore che la Costituzione, all’articolo 1, attribuisce al lavoro, mezzo di nobilitazione dell’individuo e non di usura e consunzione. È consapevole del fatto che la prossima scadenza della legislatura non consentirà di adottare tutti gli interventi che sarebbero necessari e auspica che, nella prossima, l’impegno sia volto, in particolare, alle donne, che più hanno pagato il prezzo delle riforme che si sono succedute negli ultimi anni.
Alla luce, quindi, del lavoro già svolto dalla Commissione e in considerazione del fatto che tutte le risoluzioni in discussione oggi hanno lo scopo di sostenere politicamente il confronto in atto tra il Governo e le organizzazioni sindacali, ritiene che la Commissione possa accogliere l’invito della sottosegretaria a rinviare il voto su un testo unificato.
Giorgio AIRAUDO (SI-SEL-POS) ritiene che le risoluzioni in discussione acquisteranno senso solo se saranno in grado di influire sul corso del negoziato tra Governo e organizzazioni sindacali in atto. Per questo, se comprende la richiesta della sottosegretaria di rinviare il voto su un testo unificato, non comprende perché la Commissione debba accettarla. Una risoluzione unitaria conferirebbe grande peso alla posizione delle organizzazioni sindacali che intendono bloccare il meccanismo di adeguamento alla speranza di vita dell’età per l’accesso al pensionamento. Esprimendo, quindi, il suo dubbio sul fatto che il confronto in atto avrà esito positivo, si dice convinto che il tema non potrà dirsi esaurito con le decisioni che verranno prese a breve, in quanto qualunque Governo succederà a quello attualmente in carica necessariamente dovrà mettere mano al sistema pensionistico, per rimediare agli errori che negli ultimi anni sono stati commessi.
Walter RIZZETTO (FdI-AN), dando atto alla sottosegretaria Biondelli dell’impegno sempre profuso, ancora di più dopo che il numero dei sottosegretari del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, per ragioni a suo avviso politiche, si è andato via via riducendo nel corso della legislatura, si dichiara pessimista sull’andamento della trattativa, dal momento che, a suo giudizio, è il Governo che guida il confronto. Del resto, sia il Ministro del lavoro e delle politiche sociali sia il Ministro dell’economia e delle finanze hanno più volte affermato di considerare il meccanismo dell’adeguamento alla speranza di vita dei requisiti pensionistici il pilastro del sistema e, come tale, intoccabile. Anche la data della conclusione della trattativa è più volte slittata e ora è prevista per sabato prossimo. Entrando, quindi, nel merito dell’argomento, non condivide il disegno di enucleare singole categorie di attività da sganciare dall’adeguamento alla speranza di vita, perché ciò creerebbe divisioni tra i lavoratori. Meglio sarebbe, a suo avviso, superare completamente il meccanismo anche attraverso la votazione di un testo unificato delle risoluzioni già nella seduta di oggi, perché è aberrante, a suo giudizio, che il legislatore sia ostaggio di condizionamenti esterni.
Anna GIACOBBE (PD) ritiene che non si possa non considerare la richiesta avanzata dalla rappresentante del Governo, tenendo conto del fatto che la Commissione segue con grande attenzione e fiducia il confronto in corso tra Esecutivo e sindacati. Ritiene, però, doveroso precisare che non si tratta di una delega delle decisioni in materia, in quanto sarà il Parlamento che dovrà pronunciarsi sugli esiti del confronto che si sta svolgendo in questi giorni, allorché dovrà esaminare il disegno di legge di bilancio per l’anno 2018. Quanto al merito del dibattito in corso, evidenzia che dovrebbe approfondirsi con attenzione il tema dell’individuazione delle categorie per le quali prevedere un’esclusione del meccanismo di adeguamento dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita, accompagnando tale approfondimento alla proroga, almeno fino all’anno 2019, del regime sperimentale dell’APE sociale. Ritiene, inoltre, che si debba considerare con attenzione che diversi degli studi condotti in materia evidenziano che l’aspettativa di vita non è condizionata solo dai lavori svolti, ma anche dalle condizioni economiche e dai tassi di istruzione.
Patrizia MAESTRI (PD), riconoscendo l’impegno assiduo della sottosegretaria Biondelli, si dichiara consapevole dell’importanza di attendere l’esito della trattativa in corso tra Governo e organizzazioni sindacali, anche se non si sente ottimista sui risultati che ne scaturiranno. Riconoscendo l’impegno della Commissione sul tema, che accomuna tutti i gruppi, esprime la sua preoccupazione perché, in assenza di correttivi, nel 2019 l’Italia sarà il Paese con la più alta età minima di accesso al pensionamento. Osserva che il tentativo di fermare il meccanismo di adeguamento dei requisiti non necessariamente comporta conflitti tra le generazioni, come da più parti accusato, e non è dimostrazione di una volontà conservatrice e immobilista. Ricorda di essersi impegnata in modo particolare per ottenere il riconoscimento del carattere di particolare gravosità all’attività prestata dalle operatrici socio-sanitarie, le cui domande di accesso all’APE sociale sono state respinte per la mancanza del requisito della copertura dell’INAIL. Nella consapevolezza del prossimo scadere della legislatura, si augura che le decisioni concrete siano assunte nella prossima e che si allarghi l’interesse ad altre categorie di lavoratori, come, ad esempio, gli autisti soccorritori, ovvero i conducenti delle ambulanze, i quali, in diverse regioni, tra cui l’Emilia Romagna, non possono continuare a guidare oltre i 65 anni di età, nonostante che l’accesso al pensionamento sia consentito ad età più avanzate. Pertanto, pur rispettando le esigenze del Governo, non può ritenersi soddisfatta dell’attuale stato delle cose.
Marco MICCOLI (PD), pur ritenendo che sarebbe stato preferibile votare già nella seduta odierna un testo unificato delle risoluzioni per aggiungere peso politico al confronto in corso, ritiene che la richiesta di rinvio del Governo sia da accogliere per il rispetto dovuto all’impegno profuso dalle parti. Analoga sensibilità sarebbe, a suo giudizio, da pretendere dal presidente dell’INPS, che, al contrario, non si è astenuto nemmeno oggi dall’ennesima dichiarazione iperbolica, resa in un’intervista a un quotidiano in edicola stamani, sul costo dell’eliminazione del meccanismo di adeguamento dei requisiti pensionistici alla speranza di vita, da lui stimato in circa 140 miliardi di euro. Si tratta di un atteggiamento che non aiuta la discussione e, anzi, potenzialmente può danneggiarla. Ritiene, quindi, che debba essere chiaro che, se oggi la Commissione sceglierà di rinviare il voto su un testo unitario delle risoluzioni, lo farà non perché condizionata dalle dichiarazioni del presidente dell’INPS, ma per aderire alla richiesta del Governo di lasciare terminare il confronto con le organizzazioni sindacali.
Ernesto AUCI (SC-ALA CLP-MAIE) ritiene opportuno aspettare la fine delle trattative prima di votare un testo unitario delle risoluzioni in discussione. Venendo, quindi, al merito della questione, tiene a ricordare che il Governo è, a suo avviso, l’unico soggetto, tra le parti in causa, a tenere conto della necessità di verificare la sostenibilità del sistema pensionistico e la compatibilità delle decisioni che si vogliono prendere con le generali esigenze della finanza pubblica, parametri di cui nessuna delle risoluzioni in discussione tiene conto. A suo avviso, al contrario, sarebbe opportuno destinare le scarse risorse finanziarie disponibili a obiettivi che consentano di sostenere la crescita economica, in via di consolidamento. Il rischio è quello di perdere di vista i principi fondamentali alla base della società, in quanto, come recita l’articolo 1 della Costituzione, l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro non sulle pensioni. Ricorda che la necessità di intervenire sul sistema pensionistico, in modo anche dettato dall’urgenza della situazione, è dipesa proprio dal fatto che nel passato molte delle decisioni assunte hanno avuto un corto respiro e non si è tenuto conto dei moniti che provenivano da più parti. Per questo, alla fine, quando la questione è divenuta ineludibile si è messo mano al sistema pensionistico in maniera drastica e, forse, affrettata, in un momento nel quale, tuttavia, rimandare ulteriormente l’assunzione di decisi correttivi non sarebbe più stato possibile. Consapevole della necessità di rivedere alcuni meccanismi, tra cui quello dell’adeguamento dei requisiti pensionistici alla speranza di vita, il legislatore è intervenuto, introducendo istituti, quali l’anticipo pensionistico, sociale e volontario, che, di fatto, permettono l’accesso al pensionamento ad età inferiori. Sarebbe preferibile, a suo avviso, lavorare su tali istituti, estendendoli a selezionate categorie di attività, che, oggettivamente, non possono essere esercitate ad età avanzate, ma, in generale, oggi è ben possibile esercitare l’attività lavorativa fino a 70 anni, tenendo comunque ben distinto il requisito minimo stabilito dalla legge dall’età reale a cui mediamente in Italia si accede al pensionamento, che si aggira oggi intorno ai 62 anni.
Davide TRIPIEDI (M5S) fa osservare al collega Auci che, al di là delle questioni economiche, al momento di assumere le decisioni è necessario considerare il fattore umano, mentre i tecnici tendono a ridurre le persone a numeri. Venendo al merito della questione, è ormai assodato che bisogna tenere conto che ad attività diverse corrispondono aspettative di vita diverse e auspica che il tema sia approfondito, anche in un apposito tavolo tecnico. Intende, quindi, ricordare che anche in questa Commissione siedono rappresentanti di gruppi che hanno votato le misure che oggi si vogliono correggere e che non aiutano la causa dei lavoratori nemmeno le estemporanee dichiarazioni del presidente dell’INPS, che, evidentemente, pensa di dovere svolgere un ruolo politico che non gli spetta. In ogni caso, ritiene che la Commissione debba votare già nella seduta odierna un testo unificato delle risoluzioni in discussione per dare un maggiore impulso alla trattativa, spingendola verso un risultato positivo. Infatti, dal blocco del Parlamento le organizzazioni sindacali non possono trarre beneficio nella loro interlocuzione con il Governo.
Chiede, pertanto, alla sottosegretaria Biondelli di riconsiderare il proprio orientamento in modo da consentire il voto sulle risoluzioni, che si fondano sulla necessità di reintrodurre finalmente nel sistema pensionistico il principio di equità.
Cesare DAMIANO, presidente, associandosi ai ringraziamenti formulati dai colleghi alla sottosegretaria Biondelli, concorda con il collega Tripiedi sul fatto che il meccanismo di adeguamento dei requisiti pensionistici alla speranza di vita è stato introdotto e, successivamente, affinato da Governi del centrodestra. Ricorda anche che la situazione si è consistentemente aggravata quando si è scelto, a suo giudizio in modo sconsiderato, di superare il sistema delle quote, derivanti dalla somma dell’età anagrafica e dell’anzianità contributiva, introdotto dal Governo in cui era Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Evidenzia, infatti, che con tale sistema, l’età del pensionamento era di 62 anni e non di 66 anni e 7 mesi. Riconosce di avere dovuto adeguarsi alle necessità di scongiurare una crisi finanziaria come quella della Grecia votando nel 2011, come del resto il collega di partito Bersani, la manovra contenuta nel decreto-legge n. 201 del 2011, approvata essenzialmente per ragioni di equilibrio di bilancio, ma ricorda anche di essersi poi impegnato attivamente per la correzione di storture, a volte dovute ad interpretazioni amministrative non condivisibili del dettato normativo, che sono emerse con la progressiva applicazione della nuova disciplina.
Tra le incongruenze da correggere c’è, a suo avviso, anche l’adeguamento alla speranza di vita, che si applica in modo indistinto a tutte le tipologie di attività. Come la maggior parte dei colleghi, non è per il suo totale superamento e, per questo, trova inaccettabile che il presidente dell’INPS comunichi stime di costi iperbolici, come a voler contrastare un tentativo di addossare i costi di una decisione del genere alla collettività. Ma, in ogni caso, il sistema pensionistico ha pagato e pagherà un importante tributo al risanamento dell’economia italiana, come dimostra il periodico rapporto della Ragioneria generale dello Stato, che quantifica in circa 900 miliardi di euro, pari al 60 per cento del prodotto interno lordo, i risparmi cumulati nel periodo fino al 2060 grazie alle riforme che si sono succedute a partire dal 2004. A suo avviso, non può quindi essere accettato il tentativo di fare politica diffondendo dati non corredati dalle necessarie spiegazioni, senza contare che sarebbe opportuno scorporare dal dato della spesa pensionistica, cui le istituzioni europee fanno riferimento quando chiedono interventi restrittivi, gli effetti fiscali, che ammontano a circa 50 miliardi di euro, senza i quali la spesa pensionistica italiana sarebbe allineata alla media dell’Unione europea. Si dichiara consapevole del fatto che la Commissione è costretta a confrontarsi con istituzioni che mandano precisi messaggi politici, dalla Banca d’Italia, alla Corte dei conti e all’INPS, sottolineando come sia giusto in questa fase concentrarsi sugli strumenti che, come ha fatto notare il collega Auci, già attualmente permettono, a determinate condizioni, l’accesso anticipato al pensionamento. Ricorda, infatti, l’ampio confronto volto a consentire il completamento della sperimentazione relativa alla cosiddetta «opzione donna», reso necessario dalla presenza di una interpretazione amministrativa fortemente restrittiva e i risultati raggiunti con riferimento ai lavori usuranti, per i quali il meccanismo di adeguamento all’aspettativa di vita è stato disattivato fino al 2025 con la legge di bilancio 2017. Osserva, in ogni caso, che molta strada rimane da fare, richiamando – a titolo meramente esemplificativo – ulteriori categorie di lavoratori che operano in condizioni faticose o disagiate, di cui ha personale conoscenza, come i lavoratori impiegati sui vaporetti nella laguna veneta e gli operai delle fabbriche di ceramica di Civita Castellana.
Conclusivamente, preso atto della richiesta di rinvio della votazione formulata dalla rappresentante del Governo e considerato che tale richiesta è stata accolta dalla maggioranza della Commissione, ritiene che vi siano le condizioni per il rinvio del seguito della discussione delle risoluzioni ad altra seduta.
Walter RIZZETTO (FdI-AN) ribadisce la richiesta di procedere già oggi alla votazione delle risoluzioni, non essendovi ostacoli di carattere regolamentare.
Cesare DAMIANO, presidente, osserva che la rappresentante del Governo ha segnalato di non essere in grado di esprimere il parere sulle risoluzioni in discussione nella seduta odierna, chiedendo conseguentemente un rinvio, sul quale si è espressa favorevolmente la maggioranza dei gruppi presenti. Rinvia, quindi, il seguito della discussione congiunta delle risoluzioni ad altra seduta.
La seduta termina alle 10.15.
INTERROGAZIONI
Giovedì 16 novembre 2017. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO. – Interviene la sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Franca Biondelli.
La seduta comincia alle 10.15.
5-12577 Lombardi: Consiglio di amministrazione del Fondo nazionale di previdenza per i lavoratori del giornale quotidiano «Fiorenzo Casella» e rinnovo del contratto collettivo dei lavoratori poligrafici.
La sottosegretaria Franca BIONDELLI risponde all’interrogazione nei termini riportati in allegato.
Claudio COMINARDI (M5S), intervenendo in sede di replica in qualità di sottoscrittore dell’atto di sindacato ispettivo, si dichiara insoddisfatto della risposta della rappresentante del Governo. Nel sottolineare l’uso spesso troppo disinvolto del denaro versato nei fondi pensionistici, che rappresenta una patologia del nostro sistema previdenziale, evidenzia che i lavoratori sopportano sacrifici per mettere da parte risorse da utilizzare al momento del pensionamento, che spesso subiscono drastiche svalutazioni o riduzioni incomprensibili a causa della cattiva gestione dei fondi stessi. Ritiene, in proposito, che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali dovrebbe svolgere con maggiore efficacia il proprio ruolo di vigilanza, in quanto troppo spesso si ha notizia di casi in cui non sono stati rispettati i basilari principi di trasparenza e di informazione nei confronti degli iscritti, che ignorano in molti casi gli investimenti finanziati con il proprio risparmio previdenziale.
Ritiene che il conflitto di interessi del Fondo «Casella» sia emblematico di un sistema che gode di una sostanziale immunità, nel quale agli editori si è garantito di non versare i contributi, con la conseguente creazione di un «buco» di circa sedici milioni di euro. A tale situazione hanno contribuito, a suo avviso, i sindacati, che hanno consentito, in sostanza, lo smantellamento del Fondo, costituito anche grazie alle rinunce compiute dai lavoratori in occasione dei rinnovi contrattuali.
Sottolinea che la crisi del Fondo ha inizio nella seconda metà degli anni ’90 del secolo scorso e che già nel 2004, in un’indagine conoscitiva svolta presso il Senato con riferimento al reperimento delle risorse pubblicitarie dei mezzi di comunicazione di massa, era emerso che il Fondo era destinatario di diversi interventi di sostegno finanziario da parte del Governo al fine di tutelare gli iscritti, che, tuttavia, fino al 2013 non hanno avuto notizia delle preoccupanti perdite di bilancio dell’ente. Osserva, del resto, che in circa vent’anni le Istituzioni competenti non hanno adottato i necessari interventi e che, pertanto, è necessario che ora si diano risposte cristalline agli iscritti al Fondo, anche con riferimento alle sue prospettive future.
5-12665 Baruffi: Tutela dei lavoratori impiegati presso lo stabilimento della società Castelfrigo di Castelnuovo Rangone (Mo).
La sottosegretaria Franca BIONDELLI risponde all’interrogazione nei termini riportati in allegato.
Davide BARUFFI (PD) osserva che la risposta fornita dalla rappresentante del Governo, che contiene un vero e proprio bollettino di guerra, testimonia in modo evidente la gravità della situazione denunciata nella sua interrogazione e già oggetto di precedenti atti di sindacato ispettivo nel corso della presente legislatura. Invita, in particolare, a considerare la condizione di particolare debolezza dei lavoratori coinvolti nelle vicende denunciate, che prestano la propria opera per orari molto lunghi in condizioni particolarmente disagevoli e faticose, spesso alle dipendenze di società cooperative che aprono e chiudono a ritmo rapidissimo. Rileva, inoltre, che in molti casi si tratta di lavoratori stranieri che, dovendo rinnovare il proprio permesso di soggiorno, sono sottoposti a fortissime pressioni per poter continuare a lavorare. Con specifico riferimento alla vicenda affrontata dalla sua interrogazione, auspica che si trovi una soluzione che garantisca la tutela dei centoventisette lavoratori interessati e che alla seconda riunione del tavolo partecipino tutte le parti coinvolte. Ritiene, inoltre, importante che si svolgano i necessari approfondimenti circa l’abuso della forma giuridica cooperativa.
Cesare DAMIANO, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all’ordine del giorno.
La seduta termina alle 10.30.
SEDE REFERENTE
Giovedì 16 novembre 2017. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO. – Interviene la sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali Franca Biondelli.
La seduta comincia alle 10.30.
Modifiche alla legge 20 maggio 1970, n. 300, e altre disposizioni concernenti la tutela dei lavoratori dipendenti in caso di licenziamento illegittimo.
C. 4388 Laforgia e C. 4610 Airaudo.
(Seguito dell’esame e conclusione).
La Commissione prosegue l’esame delle proposte di legge, rinviato, da ultimo, nella seduta del 15 novembre 2017.
Cesare DAMIANO, presidente, ricordato che nella seduta del 15 novembre scorso si è esaurito l’esame delle proposte emendative presentate, avverte che sono pervenuti ulteriori pareri delle Commissioni competenti in sede consultiva, segnalando in particolare che la I Commissione ha espresso parere favorevole, mentre la II e la X Commissione hanno espresso parere contrario. Fa presente, altresì, che la V Commissione, che ha avviato l’esame della proposta di legge nella giornata di ieri, esprimerà il proprio parere direttamente all’Assemblea. Ricorda, infine, che nella seduta di ieri si era già dato conto dei nulla osta espressi dalla XIV Commissione e dalla Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Preso atto dei pareri espressi, alla luce di quanto prospettato dalla relatrice nella seduta di ieri, pone in votazione la proposta di conferire alla deputata Titti Di Salvo il mandato a riferire in senso contrario in Assemblea sul provvedimento in esame.
Giorgio AIRAUDO (SI-SEL-POS), nel preannunciare la presentazione di una relazione di minoranza, a nome del proprio gruppo, ribadisce che costituisce un errore grave non affrontare i temi oggetto delle proposte di legge in discussione, scambiando la ricostituzione dei diritti con un’ipotesi di modesto incremento dei risarcimenti in caso di licenziamento illegittimo. Ritiene, comunque, che questi argomenti potranno essere ulteriormente sviluppati nel corso dell’esame in Assemblea.
Davide TRIPIEDI (M5S) prende atto con rammarico dell’orientamento espresso dalla relatrice e dalla maggioranza e auspica che in Assemblea si possa svolgere una discussione effettiva sulle proposte dei diversi gruppi politici.
La Commissione delibera di conferire alla deputata Titti Di Salvo il mandato a riferire in senso contrario in Assemblea sul testo del provvedimento.
Delibera, altresì, di chiedere l’autorizzazione a riferire oralmente.
Cesare DAMIANO, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove per l’esame in Assemblea sulla base delle indicazioni dei gruppi.
La seduta termina alle 10.40.
UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI
Giovedì 16 novembre 2017.
L’ufficio di presidenza si è riunito dalle 10.40 alle 10.45.
ATTI DEL GOVERNO
Mercoledì 15 novembre 2017. — Presidenza della presidente della VII Commissione Flavia PICCOLI NARDELLI. — Interviene la sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e per il turismo, Ilaria Carla Anna Borletti Dell’Acqua.
La seduta comincia alle 15.25.
Sull’ordine dei lavori.
Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, dopo aver ricordato che alle ore 12 di oggi è scaduto il termine per la presentazione di emendamenti sulla proposta di legge C. 4665, approvata dal Senato, recante «Disposizioni per la celebrazione dei centocinquanta anni dalla morte di Gioacchino Rossini», propone che la Commissione ne prosegua l’esame nella seduta di domani.
(Così rimane stabilito).
Schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di lavoro nel settore cinematografico e audiovisivo.
Atto n. 467.
(Seguito dell’esame ai sensi dell’articolo 143, comma 4, del regolamento e conclusione – Parere favorevole con condizioni).
Le Commissioni proseguono l’esame dello schema di decreto in oggetto, rinviato nella seduta dell’8 novembre 2017.
Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori è garantita anche dal circuito chiuso. Ricorda che la scadenza per il parere sullo schema di decreto è prevista per domani 16 novembre e che l’esame è iniziato lo scorso 25 ottobre con lo svolgimento delle relazioni da parte delle colleghe Narduolo, per la VII Commissione, e Patrizia Maestri, per la XI Commissione. Rammenta, inoltre, che sono pervenuti i pareri del Consiglio di Stato e della Conferenza Stato-Regioni. Domanda quindi alle relatrici, deputate Narduolo e Patrizia Maestri, se abbiano predisposto una proposta di parere.
Patrizia MAESTRI (PD), relatrice per la XI Commissione, risponde affermativamente e puntualizza che la proposta di parere favorevole, il cui contenuto sarà illustrato nel dettaglio dalla collega Narduolo, relatrice per la VII Commissione, reca una condizione, volta a recepire uno dei rilievi sollevati dal Consiglio di Stato, e un’osservazione, volta a circoscrivere il perimetro della deroga all’applicazione dei limiti quantitativi alla stipula di contratti a tempo determinato.
Giulia NARDUOLO (PD), relatrice per la VII Commissione, illustra una proposta di parere favorevole con una condizione e un’osservazione.
Marisa NICCHI (MPD) propone che l’osservazione riferita all’articolo 1 sia posta come condizione.
Patrizia MAESTRI (PD), relatrice per la XI Commissione, si esprime favorevolmente sulla proposta della collega Nicchi, in quanto la trasformazione in condizione dell’osservazione relativa alla necessità di limitare le possibilità di derogare alla normativa vigente in materia di contratti a tempo determinato conferirebbe maggiore carattere incisivo al parere che le Commissioni si apprestano ad approvare. Sul punto chiede di acquisire l’avviso del Governo.
La sottosegretaria di Stato Ilaria Carla Anna BORLETTI DELL’ACQUA concorda.
Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, pone in votazione la proposta di parere favorevole con condizioni.
Le Commissioni l’approvano.
La seduta termina alle 15.30.
COMITATO RISTRETTO
Mercoledì 15 novembre 2017.
Modifica all’articolo 18 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, concernente la responsabilità dei dirigenti in materia di sicurezza dei luoghi di lavoro.
C. 3830 Pellegrino e C. 3963 Carocci.
Il Comitato ristretto si è riunito dalle 15.30 alle 15.35.
SEDE REFERENTE
Mercoledì 15 novembre 2017. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO. – Interviene la sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali Franca Biondelli.
La seduta comincia alle 14.20.
Modifiche alla legge 20 maggio 1970, n. 300, e altre disposizioni concernenti la tutela dei lavoratori dipendenti in caso di licenziamento illegittimo.
C. 4388 Laforgia e C. 4610 Airaudo.
(Seguito dell’esame e rinvio).
La Commissione prosegue l’esame delle proposte di legge, rinviato, da ultimo, nella seduta del 9 novembre 2017.
Cesare DAMIANO, presidente, fa presente che con riferimento alla proposta di legge Atto Camera n. 4388 Laforgia, adottata come testo base per il prosieguo dell’esame nella seduta del 9 novembre 2017, sono state presentate tredici proposte emendative (vedi allegato), che sono da considerarsi ammissibili.
Fa presente, peraltro, che prima della seduta sono stati ritirati gli emendamenti Mazziotti Di Celso 1.3, 2.1, 3.2, 4.2 e 5.2.
Segnala, infine, che la XIV Commissione e la Commissione parlamentare per le questioni regionali hanno espresso nulla osta sulla proposta di legge in esame.
Dà, pertanto, la parola alla relatrice perché esprima il proprio parere sulle proposte emendative presentate.
Titti DI SALVO (PD), relatrice, osserva che, anche a seguito di quanto emerso in sede di comitato ristretto, non ritiene che vi siano le condizioni per il conferimento di un mandato a riferire favorevolmente in Assemblea sul testo della proposta di legge Atto Camera n. 4388. Pur rispettando la cultura che ispira la proposta di legge che fa esplicito riferimento alla «Carta dei diritti universali del lavoro» della CGIL, a suo giudizio la scelta di riproporre come architrave di un sistema di diritti del lavoro il ripristino del diritto di reintegra nel posto di lavoro difronte alla sentenza di illegittimità del licenziamento, cioè l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, e la sua estensione anche alle aziende con meno di quindici dipendenti, non risolve in modo efficace la necessità di tutelare il valore e la dignità delle persone che lavorano in un mercato profondamente cambiato, così come è cambiata la struttura produttiva nel tempo dell’economia digitale. Sottolinea, infatti, che viviamo in un tempo in tutto diverso da quello del 1970 in cui lo Statuto dei lavoratori si sviluppò intorno al perno dell’articolo 18, Condivide senz’altro la necessità di aprire una riflessione politica larga con chi, in Parlamento e tra le forze politiche, pensa che il valore del lavoro sia il fondamento della qualità della democrazia. Tale riflessione politica larga non può, a suo avviso, esaurirsi nella discussione sulla proposta di legge C. 4388 Laforgia nell’ultimo scampolo di legislatura. A suo avviso, la riflessione dovrebbe partire dalla necessità di scegliere un nuovo architrave del sistema di diritti: dal diritto alla formazione, al diritto all’equo compenso, affrontato nell’ambito dell’esame del decreto-legge n. 148 del 2017 presso l’altro ramo del Parlamento, al diritto ad un salario minimo nei settori non coperti dalla contrattazione collettiva. Il diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro, a suo giudizio, non risolve le nuove frontiere della precarietà. Ricorda che nell’odierna seduta dell’Assemblea è stata approvata in prima lettura la proposta di legge Atto Camera n. 1041, in materia di tracciabilità delle retribuzioni, contro l’abuso continuo e insistito di buste paga false, sottolineando come si tratti di un piccolo tassello di lotta contro l’economia sommersa e la precarietà assoluta del lavoro «grigio» e del lavoro nero, che fa seguito alle disposizioni introdotte con la legge contro il caporalato, alle norme contro le dimissioni in bianco e alla scelta di mettere al centro del Jobs Act e di tutti gli interventi successivi il lavoro a tempo indeterminato.
Assicura, comunque, ai colleghi che hanno presentato le proposte di legge che la maggioranza è estremamente interessata ad approfondire il tema dei licenziamenti, con particolare riferimento all’impatto dell’applicazione del decreto legislativo n. 23 del 2015, che disciplina il contratto a tutele crescenti. Ricorda, dal resto, che lo stesso Jobs Act prevedeva il monitoraggio di quell’impatto. Pur segnalando che è stata data risposta alle interrogazioni dalle colleghe Maestri e Chimienti sulla quantità dei licenziamenti successivi all’entrata in vigore della nuova normativa, evidenzia tuttavia la necessità di acquisire dati più disaggregati e di svolgere un vero e proprio monitoraggio, in linea con le previsioni della legge n. 183 del 2014, al fine di fare scelte concrete, non fondate su una semplice valutazione speculativa.
Rileva, in ogni caso, qualunque scelta sul tema contenuta nella proposta di legge Atto Camera n. 4388 sarebbe teorica perché non esistono le condizioni né politiche né temporali perché la proposta completi il suo iter parlamentare. Sottolinea come esista, allo stato, un unico provvedimento che sicuramente arriverà in porto, la legge di bilancio, pur auspicando che anche altri progetti di legge si possano tradurre in legge. Osserva, del resto, che il disegno di legge di bilancio attualmente in discussione al Senato già affronta il tema, prevedendo all’articolo 20, il raddoppio del contributo che il datore di lavoro è tenuto a versare prima di procedere ad un licenziamento collettivo. Tale previsione, pertanto, si presta a ulteriori riflessioni, che potrebbero riguardare, in particolare, la misura dell’indennità risarcitoria prevista dal decreto legislativo n. 23 del 2015.
Alla luce di tali considerazioni, pertanto, invita al ritiro di tutte le proposte emendative presentate, avvertendo che altrimenti il parere deve intendersi contrario.
La sottosegretaria Franca BIONDELLI esprime parere conforme a quello della relatrice.
Ivan CATALANO (Misto-CIpI) dichiara di concordare con la posizione espressa dalla relatrice, evidenziando che la scelta del proprio gruppo di ritirare le proposte emendative è maturata proprio in ragione dell’intenzione dai lei preannunciata di andare nella direzione del conferimento del mandato a riferire in senso contrario sul testo della proposta di legge Atto Camera n. 4388.
Giorgio AIRAUDO (SI-SEL-POS) rileva che, con la presentazione della proposta di legge C. 4610, il suo gruppo ha inteso offrire una risposta a quei cittadini, oltre un milione, che hanno firmato la «Carta dei diritti universali del lavoro» proposta dalla CGIL, da cui le proposte di legge all’esame della Commissione traggono origine. In particolare, con le proposte di legge in esame si è inteso avviare un dibattito nella sede naturale di discussione, dando in questo modo ai cittadini la possibilità di conoscere le opinioni dei gruppi politici sul tema della tutela dei lavoratori. Pur rispettando le considerazioni della relatrice, anche in ragione della sua storia personale, dissente dagli argomenti da lei proposti in quanto, a suo avviso, il diritto del lavoro, nel corso degli ultimi decenni, è stato progressivamente smantellato, ed è necessario, pertanto, ripristinare le tutele che si sono perdute. In una situazione in cui il lavoro dell’uomo è messo sullo stesso piano delle merci e, come queste, è considerato solo sulla base del suo costo, la riduzione del danno non è più sufficiente, in quanto sono saltati anche i rapporti di forza, non solo con riferimento al lavoro dipendente ma anche con riferimento a talune tipologie di lavoro autonomo che mascherano rapporti di subordinazione. Con l’obiettivo, pertanto, di restituire dignità al lavoro e ai lavoratori, il ripristino delle tutele assicurate dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori costituisce il primo passo, anche perché i dati dimostrano che l’entrata in vigore del Jobs Act ha determinato un significativo incremento del numero di licenziamenti individuali per giusta causa. Difende anche la scelta di ampliare la tutela ai lavoratori di aziende con meno di quindici dipendenti, in quanto le piccole imprese da tempo hanno perso il tradizionale carattere di impresa familiare, con la conseguenza di rendere più fragile il rapporto tra lavoratore e datore di lavoro. È pertanto necessario che il Parlamento intervenga per conferire maggiore forza all’azione delle parti sociali e perché il tema dei diritti dei lavoratori torni a essere avvertito come un’esigenza non rinunciabile né comprimibile. Ritiene, peraltro, che l’esame delle proposte di legge al termine della legislatura possa costituire un utile strumento per gli elettori per valutare la posizione delle diverse forze politiche.
Giovanna MARTELLI (MDP) intende esprimere il suo dissenso su quanto affermato dalla relatrice, forte del fatto di essere stata tra coloro che, a suo tempo, avevano votato a favore del Jobs Act. Come dimostrato dai dati citati dal collega Airaudo, tale legge, nonostante le intenzioni, non ha apportato i benefici che ci si aspettava e, anzi, ha considerevolmente ridotto le tutele e i diritti dei lavoratori. Pertanto, prendendo atto di ciò, è quanto mai necessario correggere gli errori compiuti, perché non è accettabile pensare che le riforme debbano passare per lo smantellamento delle tutele dei lavoratori. Non condivide nemmeno l’opinione della relatrice sulla mancanza di prospettive di approvazione delle proposte, sottolineando che la proposta Atto Camera n. 4388 è stata presentata nel mese di marzo di quest’anno e che solo una precisa volontà politica ha impedito che l’esame fosse concluso per tempo. Auspica, quindi, che la discussione proceda nei tempi stabiliti e che, attraverso una stretta interlocuzione tra il Parlamento e le organizzazioni sindacali, si possa rimediare agli errori commessi modificando le parti del Jobs Act che hanno dimostrato di non avere raggiunto gli obiettivi.
Davide TRIPIEDI (M5S) si dichiara dispiaciuto per l’orientamento espresso dalla relatrice, in quanto, a suo avviso, ci sarebbe spazio per migliorare il testo base delle proposte di legge. Evidentemente, a suo avviso, manca la volontà politica di farlo. Il Parlamento rischia di perdere l’occasione per lavorare al ripristino dei diritti dei lavoratori, a cominciare dal reintegro in caso di licenziamento illegittimo, considerando anche i dati allarmanti richiamati dai colleghi che lo hanno preceduto. Oltretutto, la via suggerita dalla relatrice, quella di agire sulla monetizzazione dei licenziamenti, rischia di avere conseguenze anche psicologiche nei lavoratori, che, sentendo la pressione del ricatto, rinuncerebbero a impegnarsi nella difesa dei propri diritti. Ribadisce la contrarietà del suo gruppo all’estensione della disciplina previgente anche alle imprese con meno di quindici dipendenti, dal momento che nelle imprese di piccole dimensioni è meno scontata la fungibilità dei singoli lavoratori e vi è una maggiore propensione di questi a condividere gli obiettivi dell’azienda. In ogni caso, giudica utile un impegno serio del Parlamento sul tema, in quanto è inaccettabile fare campagna elettorale sulla pelle dei lavoratori.
Marco MICCOLI (PD) esprimendo grande rispetto per le opinioni espresse dai colleghi, di cui conosce il personale impegno, intende evidenziare il valore politico della scelta compiuta dal gruppo del Partito Democratico e dalla maggioranza, che ha portato a non porre in votazione emendamenti soppressivi dei diversi articoli della proposta di legge adottata come testo base, in modo da tenere viva una discussione sui temi riguardanti la disciplina dei licenziamenti illegittimi.
La prossima scadenza della legislatura, infatti, rende irrealistica l’approvazione delle proposte di legge da parte dei due rami del Parlamento, svuotando di contenuto la discussione sulla necessità di introdurre correttivi alla riforma del mercato del lavoro recata dal Jobs Act. Non si tratta, pertanto, di manovre speculative, ma semplicemente della necessità di assicurare un esito sicuro alle modifiche, esito che il prevedibile arenarsi dell’iter di esame delle due proposte di legge in esame, al contrario, impedirebbe.
Auspica, quindi, che il Parlamento colga l’occasione e, con spirito costruttivo, enuclei possibili interventi correttivi della disciplina adottata in attuazione della legge n. 183 del 2014.
Ernesto AUCI (SC-ALA CLP-MAIE), apprezzando la chiarezza con la quale il collega Airaudo ha espresso la preoccupazione per il fatto che gli elettori abbiano chiare le posizioni dei gruppi politici, rileva che i giudizi negativi espressi dai colleghi sui risultati del Jobs Act non appaiono supportati dai dati statistici. Il numero dei licenziamenti, a parte un picco iniziale, risulta in costante diminuzione e l’occupazione è in significativo aumento, tanto da stupire gli economisti, che si aspettavano che la crescita occupazionale fosse preceduta da una stabile ripresa economica. I giudizi positivi che le organizzazioni economiche internazionali hanno cominciato a esprimere sulla situazione economica dell’Italia fanno tutti riferimento agli effetti positivi che la riforma del mercato del lavoro comincia a dispiegare. Non appare dimostrabile, invece, che il ripristino del testo previgente dell’articolo 18 della legge n. 300 del 1970 centrerebbe l’obiettivo di aumentare le tutele dei lavoratori. Questo, a suo giudizio, è conseguibile solo favorendo il recupero della produttività, unico fattore in grado di migliorare la qualità del lavoro e il suo valore. Auspica, quindi, una maggiore cautela nell’affrontare i pilastri alla base dell’innegabile miglioramento della situazione italiana, con particolare riferimento, oltre alla riforma del mercato del lavoro, anche alla riforma pensionistica, considerando che la ripresa economica è l’unica strada per creare nuovi posti di lavoro.
Walter RIZZETTO (FdI-AN), riconoscendo che in materia di licenziamento ha nel tempo maturato opinioni diverse rispetto a quelle che aveva al tempo dell’esame del Jobs Act, trova che la proposta di legge Atto Camera n. 4388 presenti alcuni punti condivisibili, considerando, inoltre, che sul diritto del lavoro, nel corso di questa legislatura, si sono registrate opinioni altalenanti. Condivide, pertanto, l’intenzione dei gruppi proponenti di puntare l’attenzione sulla necessità di ripensare il Jobs Act, rilevando che sarebbe stato necessario un contraddittorio più approfondito in occasione dell’esame della riforma proposta a suo tempo dal Governo. Dissente, invece, dall’impostazione di ancorare il diritto al reintegro alle dimensioni dell’azienda, in quanto le tutele dei lavoratori devono essere assicurate in quanto tali, a prescindere dal numero dei dipendenti di ciascuna impresa. Infine, giudica contraddittorio l’atteggiamento della CGIL che, da un lato, spinge per il ripristino del previgente testo dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e, dall’altro, non assicura il diritto al reintegro ai suoi stessi dipendenti. Sulla base di tali premesse, rileva l’opportunità che la Camera possa svolgere una discussione di merito sui temi posti all’attenzione dalle proposte di legge oggi all’esame della Commissione.
Giuseppe ZAPPULLA (MDP) riconosce che, dietro la tensione che si avverte nella discussione, vi è la condivisione di un medesimo percorso da parte di molti dei colleghi intervenuti. Ritiene giusto che il Parlamento prosegua l’esame delle proposte di legge in quanto, dopo anni in cui si è creduto di ottenere nuova occupazione con la riduzione dei diritti dei lavoratori, oggi la politica ha l’occasione di cambiare approccio, tornando a considerare le tutele dei lavoratori il perno dello sviluppo.
Irene TINAGLI (PD), condividendo le opinioni espresse dalla relatrice e dal collega Auci, osserva che gli ultimi dati disponibili dimostrano che il numero dei licenziamenti è in costante riduzione. Nella consapevolezza che molto rimane da fare, giudica opportuno che il Parlamento faccia pressione sul Governo perché assicuri il monitoraggio permanente degli effetti della legge n. 183 del 2014, con la pubblicazione dei relativi rapporti, che costituirebbero una preziosa base per il lavoro del legislatore, consentendogli di identificare le aree nelle quali è maggiormente necessario introdurre modifiche mirate. A suo parere, invece, sarebbe opportuno che il Governo intervenisse su altre questioni che, più del diritto al reintegro, minano i diritti dei lavoratori. Intende fare riferimento, ad esempio, alla necessità di incrementare la produttività del lavoro, in costante diminuzione negli ultimi venti anni. Lo svilimento, infatti, della prestazione lavorativa rende più fragili i lavoratori medesimi, rendendoli fungibili rispetto alle macchine e, in questo modo, aumentando la possibilità di licenziamento. Solo arricchendo il contenuto del lavoro, attraverso un percorso di formazione mirato e al passo con i progressi tecnologici, il lavoro dell’uomo non sarà sostituibile e, per questo, riprenderà a essere equamente remunerato, assicurando, per questa strada, nuova dignità ai lavoratori.
Cesare DAMIANO, presidente, ritiene che la perdita di produttività del lavoro sia innanzitutto una conseguenza della precarietà. A suo avviso, è pertanto necessario perseguire la stabilità dei rapporti di lavoro, per ottenere l’auspicato aumento della produttività. Quanto all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, fa presente di averne in passato difeso con forza il mantenimento, ma di aver maturato nel tempo il convincimento che esso rappresenti lo strumento più adeguato per far fronte alle nuove esigenze che si pongono nell’attuale mondo del lavoro, nel quale circa l’80 per cento delle nuove assunzioni riguarda lavoratori con contratti di lavoro a termine. I punti su cui, a suo giudizio, dovrebbe concentrarsi l’impegno del Parlamento, riguardano, invece, temi come l’inderogabilità dei contratti collettivi nazionali di lavoro, con il superamento dell’articolo 8 del decreto-legge n. 138 del 2011, o l’equo compenso.
Si dichiara, peraltro, d’accordo con l’esigenza di un intervento sulla disciplina dei licenziamenti illegittimi animato da propositi di giustizia sociale, che renda, in particolare, più oneroso per le imprese il ricorso al licenziamento, evidenziando che – a suo avviso – tale intervento potrebbe trovare opportuna collocazione nel disegno di legge di bilancio per il 2018, attualmente all’esame del Senato. il Ulteriori temi, come quello della proporzionalità tra la sanzione del licenziamento e l’addebito disciplinare contestato potrebbero essere, invece, realisticamente approfonditi solo nella prossima legislatura.
Avverte, quindi, che, nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione passerà all’esame delle proposte emendative presentate.
La Commissione respinge l’emendamento Tripiedi 1.1.
Giorgio AIRAUDO (SI-SEL-POS), intervenendo sul suo emendamento 1.2, osserva che esso è volto a garantire la tutela dei lavoratori transgender, attualmente non considerati dalla normativa.
La Commissione, con distinte votazioni, respinge le proposte emendative Airaudo 1.2, Dall’Osso 3.1, Chimienti 4.1, Cominardi 4.01, Lombardi 5.1, Ciprini 5.01 e Airaudo 5.02.
Cesare DAMIANO, presidente, essendosi concluso l’esame delle proposte emendative, rinvia il seguito dell’esame del provvedimento alla seduta convocata per la giornata di domani.
La seduta termina alle 15.20.
COMITATO RISTRETTO
Mercoledì 15 novembre 2017.
Modifiche al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e altre disposizioni concernenti la sicurezza sul lavoro e la tutela assicurativa contro gli infortuni e le malattie professionali del personale delle Forze armate e del comparto sicurezza.
C. 3826 Pili, C. 3925 Scanu, C. 4243 Cirielli e C. 4245 Vito.
Il Comitato ristretto si è riunito dalle 15.45 alle 15.55.
COMITATO DEI NOVE
Martedì 14 novembre 2017.
Disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell’ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato.
Emendamenti C. 3365-B approvata dalla Camera e modificata dal Senato.
Il Comitato dei nove si è riunito dalle 13.50 alle 13.55.
COMITATO DEI NOVE
Martedì 14 novembre 2017.
Disposizioni in materia di modalità di pagamento delle retribuzioni ai lavoratori.
Emendamenti C. 1041-A Di Salvo.
Il Comitato dei nove si è riunito dalle 14 alle 14.10.