INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA
Mercoledì 7 maggio 2025. — Presidenza del presidente Walter RIZZETTO. – Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Claudio Durigon.
La seduta comincia alle 14.20.
Walter RIZZETTO, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.
5-03929 Mari: Sui tempi di erogazione del trattamento di fine rapporto in favore di quindici lavoratrici della cooperativa sociale, in liquidazione, l’Intesa, con sede a Lioni, licenziate il 1° settembre 2020.
Francesco MARI (AVS) rinuncia all’illustrazione dell’interrogazione in titolo.
Il sottosegretario Claudio DURIGON risponde all’interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato.
Francesco MARI (AVS) segnala che dalla risposta del Governo emergono elementi sconosciuti sia ai lavoratori interessati che ai sindacati coinvolti. Giudica come un fatto positivo che sia in corso la procedura per la revoca del commissario liquidatore. Si augura che, a seguito dell’interrogazione in esame, vi possa essere un utile ripristino dei corretti canali informativi tra le parti e una adeguata soluzione della vicenda.
5-03930 Gribaudo: Sui dati relativi alle sospensioni delle patenti a crediti e ai punti effettivamente decurtati dall’introduzione di tale strumento per le imprese edili, nonché sui criteri specifici adottati per la selezione delle imprese da sottoporre a controllo.
Chiara GRIBAUDO (PD-IDP) illustra l’interrogazione in titolo.
Il sottosegretario Claudio DURIGON risponde all’interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato.
Chiara GRIBAUDO (PD-IDP), nel ritenersi insoddisfatta dalla risposta del Governo, evidenzia che, comunque, rispetto ai dati indicati nella interrogazione in titolo, quelli forniti dal Governo nella risposta risultano essere di poco superiori, ma comunque inferiori alla esigua cifra del 5 per cento del totale delle imprese dotate di patente a punti. Ritiene, dunque, che il tema della sicurezza dei lavoratori delle imprese edili sia urgente. Giudica positivamente che il Governo, come emerge anche dalla risposta del Sottosegretario, incontri, domani 8 maggio 2025, le parti sindacali ed il mondo datoriale e produttivo. Sui temi della sicurezza nei luoghi di lavoro manifesta la disponibilità a svolgere un lavoro comune, in Commissione, purché sia improntato alla serietà. Evidenzia come, tuttavia, lo strumento della patente a punti non funzioni adeguatamente. Ciò è dimostrato anche dal fatto che, ad oggi, nessuna patente è stata sospesa ad alcuna impresa, anche per via della necessità che a tal fine si passi per un procedimento i cui tempi in Italia, come è noto, sono sempre molto lunghi. Auspica, pertanto, che l’incontro di domani, annunciato dal Governo, sia produttivo, ancorché si dice certa che questo non sarò sufficiente a risolvere il tema oggetto dell’interrogazione in titolo. Ritiene opportuno che sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro si ascolti chi, anche negli organi costituzionali, possa portare un contributo di idee su quella che definisce essere una vera e propria piaga sociale, come ha recentemente ricordato anche il Capo dello Stato. Conclude richiamando alla necessità di programmare ed introdurre interventi sul tema, senza che nel farlo si svilisca il ruolo del Parlamento.
5-03931 Barzotti: Misure volte all’adozione di un Piano straordinario nazionale per la tutela della salute e sicurezza sul lavoro.
Dario CAROTENUTO (M5S) illustra l’interrogazione in titolo di cui è cofirmatario.
Il sottosegretario Claudio DURIGON risponde all’interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato.
Dario CAROTENUTO (M5S), replicando, dichiara che le morti sul lavoro non possono essere definite sempre come «morti bianche»; spesso, sottolinea, si tratta di veri e propri omicidi sul lavoro in quanto è possibile riscontrare delle vere e proprie responsabilità. Ciò accade, segnala, quando i lavoratori, ad esempio, vengono esposti a rischi maggiori solo per logiche di profitto. Per questo, e anche per le perdite che subiscono le famiglie delle vittime, ritiene che esse abbiano le stesse caratteristiche di un omicidio. Per questo dichiara che è necessario iniziare a lavorare insieme, maggioranza e opposizione, per una legge che preveda l’introduzione della fattispecie dell’omicidio sul lavoro e l’istituzione di una Procura nazionale sul lavoro. Ritiene, infatti, che entrambi questi strumenti possano rappresentare uno strumento reale di contrasto al fenomeno delle morti sul lavoro. Sul tema oggetto dell’interrogazione in titolo, ritiene che sia inoltre fondamentale regolamentare i subappalti in quanto, spesso, le morti sul lavoro vedono coinvolti i dipendenti di aziende in subappalto. Segnala, inoltre, che spesso le statistiche non riportano tutte le casistiche nelle quali i lavoratori sono coinvolti in morti ed infortuni sui luoghi di lavori. A tal fine fa riferimento alle 26 vittime e ai 32.500 infortuni che in sei anni hanno coinvolto i portalettere di Poste italiane. Manifesta la disponibilità per trovare insieme una soluzione comune volta a migliorare lo strumento della patente a punti per le imprese, ritenendo che per come è strutturato adesso non è adeguatamente funzionante. Concludendo, dichiara che non è ammissibile che siano ancora in attività imprese dove vi siano state delle vittime sul lavoro per gravi responsabilità delle stesse imprese.
5-03932 Soumahoro: Iniziative volte a contrastare le morti sul lavoro, con particolare riferimento agli incidenti mortali verificatisi nell’ambito della cosiddetta alternanza scuola-lavoro.
Aboubakar SOUMAHORO (MISTO) rinuncia all’illustrazione dell’interrogazione in titolo.
Il sottosegretario Claudio DURIGON risponde all’interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato.
Aboubakar SOUMAHORO (MISTO) ricorda che nella giornata di ieri, 5 maggio, Endrit Ademi, giovane di 24 anni ha perso la vita sul lavoro. Ricorda, inoltre, che a tale incidente mortale si aggiungono le recenti morti, tutte sul luogo di lavoro, di Raffaele Galano, Stefano Alborino e Vincenzo Salimando. Evidenzia che i più recenti dati Inail segnalano un aumento di circa il 10 per cento delle morti sul lavoro: solo nel primo trimestre del 2025 sono già 200 le vittime di gravi infortuni sul lavoro. Rilevando di non aver nulla da aggiungere ai dati drammatici appena esposti, si alza in piedi e dichiara che utilizzerà il restante tempo a disposizione della sua replica per osservare un minuto di silenzio in memoria di tutte le vittime nei luoghi di lavoro.
(La Commissione tutta si associa osservando, in piedi, un minuto di silenzio).
Walter RIZZETTO, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all’ordine del giorno.
La seduta termina alle 14.50.
SEDE CONSULTIVA
Mercoledì 7 maggio 2025. — Presidenza del presidente Walter RIZZETTO, indi del vicepresidente Marco SARRACINO.
La seduta comincia alle 14.50.
DL 27/2025: Disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali e referendarie dell’anno 2025.
C. 2362 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alla I Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).
La Commissione avvia l’esame del provvedimento.
Silvio GIOVINE (FDI), relatore, ricorda che la Commissione è chiamata ad esprimere alla I Commissione (Affari costituzionali) il parere di competenza sul disegno di legge C. 2362, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 19 marzo 2025, n. 27, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali e referendarie dell’anno 2025, approvato dal Senato.
Passando ad esaminare il contenuto del provvedimento, con riferimento agli ambiti più direttamente riferibili alle competenze della XI Commissione, fa presente che l’articolo 3, comma 3, prevede, a decorrere dal 1° ottobre 2025, l’incremento della dotazione organica del Ministero dell’interno di una unità dirigenziale di seconda fascia, autorizzando la relativa spesa di 44.942 euro per l’anno 2025 e di 179.768 euro annui a decorrere dal 2026. Il comma 4 dispone circa la copertura finanziaria di tali oneri.
Formula, quindi, una proposta di parere favorevole.
Arturo SCOTTO (PD-IDP) intervenendo, dichiara il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore, ritenendo che il percorso e la scelta della maggioranza avrebbero dovuto essere di segno diverso. Segnala, al riguardo, che le elezioni amministrative, oggetto del provvedimento in esame, riguardano diversi comuni e si incrociano con lo svolgimento di un referendum su cinque tematiche importanti, quattro delle quali relative al mondo del lavoro.
Rilevando che sulle proposte referendarie vi possono essere legittimamente posizioni diverse tra maggioranza e opposizione, evidenzia che sarebbe necessario evitare che la maggioranza ed il Governo lavorino, anche indirettamente, affinché il quorum non venga superato, evitando di individuare, come hanno fatto col provvedimento in esame, una data di svolgimento della consultazione referendaria molto a ridosso dell’estate e che, pertanto, rischi di scoraggiare la partecipazione. A tal proposito, ricorda che i Comitati promotori del referendum e le opposizioni avevano chiesto un accorpamento del referendum con il primo turno delle elezioni amministrative. Pur dando atto al Presidente della Commissione di essere intervenuto pubblicamente auspicando la partecipazione al referendum, non condivide la posizione della maggioranza e del Governo di invitare all’estensione gli elettori. Considera, peraltro, che tale posizione abbia in sé un elemento diseducativo soprattutto se proviene dai titolari di cariche di Governo o da chi ricopre incarichi di responsabilità. Giudica, pertanto, questo decreto sbagliato in quanto produce un disincentivo alla partecipazione degli elettori al voto referendario. Fa presente che, in un periodo storico dove l’affluenza è sempre più bassa, il Governo e il Parlamento dovrebbero valorizzare gli istituti di democrazia diretta e partecipativa, come il referendum abrogativo o le proposte di legge di iniziativa popolare. Ricorda, giudicandolo positivamente, che, recentemente, la Camera ha calendarizzato e poi approvato una proposta di legge, sul tema della partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili dell’impresa, di iniziativa popolare, promossa dalla Cisl. Chiede, pertanto, che allo stesso modo venga calendarizzata in Commissione alla Camera la proposta di legge C. 2179 di iniziativa popolare sul salario minimo legale promossa dalle opposizioni, anche perché, come sottolineato dai dati della Fondazione Di Vittorio, sono circa 6,5 milioni i lavoratori che, pur lavorando, si trovano sotto la soglia di povertà. Ricorda, inoltre, che spesso lavoro povero e precarietà sono due facce della stessa medaglia e ritiene che l’approvazione dei quesiti referendari in materia di lavoro possa portare ad un netto miglioramento della condizione salariale in Italia. Conclude ribadendo il voto contrario del suo gruppo alla proposta di parere del relatore.
Mauro Antonio Donato LAUS (PD-IDP) ritiene che l’istituto del referendum vada rispettato a prescindere dal merito e dal contenuto delle proposte referendarie di volta in volta in esame. Evidenzia, richiamandosi all’intervento del collega Scotto, che il Governo ha deciso di calendarizzare il referendum contestualmente al secondo turno delle elezioni amministrative e non al primo turno. Sottolinea come questa decisione sia uno strumento utilizzato scientificamente dal Governo per far abbassare l’affluenza e non far raggiungere il quorum di validità del referendum. Segnala, dunque, che non si tratta di una scelta tecnica, ma di un tentativo politico di neutralizzare la partecipazione al voto referendario. Dichiara che la democrazia diretta non si debba svuotare con quella che giudica una furbizia giocata attraverso il calendario. Richiama la maggioranza al fatto che chi ha il coraggio delle proprie idee non teme il voto dei cittadini, ma lo rispetta. Evidenzia come, dopo tale scelta, che scoraggia la partecipazione dei cittadini al voto referendario, la maggioranza ed il Governo non potranno più sostenere che occorre stimolare in ogni tornata elettorale la partecipazione al voto. Si associa quindi alla richiesta di calendarizzazione della proposta di legge di iniziativa popolare sul salario minimo legale. Rivolgendosi alla Ministra del lavoro, per il tramite della maggioranza, chiede di sapere quale sia l’importo minimo sotto il quale il Governo ritenga che non sia più dignitoso lavorare. Concludendo chiede, inoltre, di ricevere una precisa risposta sulla richiesta di calendarizzazione della proposta sul salario minimo legale, paventando che, in caso contrario, le opposizioni farebbero le loro valutazioni sul comportamento da tenere durante i lavori della Commissione.
Marco SARRACINO (PD-IDP), associandosi agli interventi dei colleghi Scotto e Laus, ribadisce che la soluzione introdotta dal Governo con il provvedimento in esame è, a tutti gli effetti, una scelta sbagliata. Ritiene che sarebbe stato possibile accorpare il voto referendario con il primo turno delle elezioni amministrative, sostenendo che la scelta di calendarizzarlo in concomitanza con il secondo turno dimostra una certa allergia del Governo nei confronti della partecipazione popolare. Sul tema, infatti, sottolinea che con questa scelta la maggioranza non è neutrale, ma al contrario si inserisce nel novero di quanti intendono fare in modo che il referendum non superi il quorum. Sottolinea, ancora, che si tratta di una scelta politica che incentiva gli elettori a non partecipare. Conclude dichiarando che, come annunciato dal collega Scotto, il gruppo del Partito Democratico voterà contro e chiedendo al più presto la calendarizzazione della proposta di legge di iniziativa popolare sul salario minimo legale, ritenendo che il tema dei salari bassi sia la principale emergenza del Paese.
Valentina BARZOTTI (M5S), ricordando che il MoVimento 5 stelle sostiene le cinque proposte oggetto della prossima consultazione referendaria, denuncia il paradosso davanti al quale si trova la maggioranza, tenuto conto che, quando furono approvati alcuni dei provvedimenti legislativi ora oggetto della proposta referendaria, la stessa si trovava all’opposizione e ne aveva contestato l’approvazione. Ritiene, pertanto, incomprensibile che, adesso che la consultazione referendaria potrebbe, appunto, abrogarli la maggioranza inviti all’astensione gli elettori. Ripercorrendo il contenuto delle proposte referendarie, non capisce come la maggioranza possa essere d’accordo a che la tutela del lavoratore licenziato possa essere esclusivamente affidata alla corresponsione di un indennizzo da parte del datore di lavoro. Contesta, inoltre, l’assioma secondo cui che la flessibilità del lavoro garantisca un incremento dei posti di lavoro e un lavoro di qualità, come dimostrato peraltro dai dati degli ultimi anni. Per tali ragioni, aggiunge che è assolutamente necessario calendarizzare la proposta di iniziativa popolare sul salario minimo legale, ricordando che, secondo gli ultimi dati Eurostat, il 9 per cento dei lavoratori dipendenti è sotto la soglia di povertà. Avviandosi verso le conclusioni del suo intervento, auspica che la maggioranza e il Governo tutelino il diritto alla partecipazione dei cittadini in vista del prossimo referendum. Ricorda, infine, che sul tema dell’imparzialità e della trasparenza dei titolari di cariche di Governo ha presentato un’interrogazione relativa al conflitto di interessi della Ministra Calderone con il vertice del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, essendo il marito della Ministra presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro.
Francesco MARI (AVS), annunciando il voto contrario del suo gruppo, coglie l’occasione per denunciare la scelta del Governo di calendarizzare la consultazione referendaria accorpandola al secondo turno delle elezioni amministrative. Ritiene che si tratti di una scelta squisitamente politica fatta al solo scopo di disincentivare la partecipazione degli elettori al voto referendario. Ritiene, infatti, che il Governo avrebbe fatto meglio a calendarizzare il referendum in concomitanza con il primo turno delle elezioni amministrative e, successivamente, pur dichiarando di non condividere politicamente una scelta in tale senso, invitare gli elettori all’astensione.
Denuncia, inoltre, che viene segnalato dalle prefetture che è vietata ogni tipo di comunicazione istituzionale volta a promuovere la partecipazione al voto referendario, sostenendo che, al contrario, a suo avviso sarebbe doveroso che le istituzioni ricordassero che è importante andare a votare. A tal proposito, rileva come a suo avviso dal Governo emerga che vi siano due livelli di partecipazione: quello referendario, meno importante e per il quale il Governo e la maggioranza invitano all’astensione; quello delle elezioni amministrative, dove invece – secondo la maggioranza ed il Governo – è importante recarsi alle urne. Conclude, tuttavia, ricordando che le due consultazioni si influenzano reciprocamente, come fu in occasione della mancata attuazione del referendum sull’acqua pubblica, che condusse ad una flessione di partecipazione nelle tornate elettorali successive proprio perché il risultato di tale voto era stato, nei fatti, disatteso.
Lorenzo MALAGOLA (FDI) dichiara di aver ascoltato con attenzione gli interventi dei colleghi dei gruppi di opposizione, che richiamano importanti temi di attualità su cui la maggioranza ed il Governo prestano la massima attenzione. Segnala, tuttavia, che a suo avviso gli interventi delle opposizioni tradiscono una certa frustrazione dovuta agli ottimi risultati che il Governo sta conseguendo sull’occupazione, dopo anni in cui, quando le attuali forze di opposizioni erano al Governo, i dati sul lavoro non erano mai stati così positivi.
Sul tema della calendarizzazione della consultazione referendaria dichiara che la maggioranza non ha paura del voto degli italiani. Se essi vorranno dare una indicazione chiara a favore delle proposte oggetto del referendum la maggioranza ne prenderà atto. Ritiene, inoltre, legittimo che le forze politiche della maggioranza invitino all’astensione gli elettori, in quanto il compito di raggiungere il quorum è affidato ai comitati promotori dei referendum e non ai partiti.
Nelle more della celebrazione del referendum, tuttavia, segnala come il Governo e la maggioranza, avendo presentato agli elettori un programma in cui, ad esempio, non era inclusa la proposta sul salario minimo legale, andranno avanti con iniziative di segno diverso. Sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro evidenza che il Governo ha appena stanziato 650 milioni aggiuntivi e, a sostegno dei salari, insieme alla maggioranza procederà con la politica – già in atto – di defiscalizzazione delle parti variabili delle retribuzioni.
Davide AIELLO (M5S), confermando il voto contrario del suo gruppo, annuncia che a suo avviso sono le forze di maggioranza ad essere frustrate, poiché altrimenti non si comprenderebbe la paura nei confronti del referendum dimostrata dall’invito all’astensione, che giudica come qualcosa di vergognoso. Ricordando che lo scorso 25 aprile il Presidente della Repubblica ha rivolto un messaggio a tutte le forze politiche per lavorare affinché si riduca la distanza tra politica e cittadini, ritiene che proprio la calendarizzazione del referendum durante il primo turno delle elezioni amministrative avrebbe potuto aiutare a tal fine. Evidenza che con i referendum dell’8 e 9 giugno gli elettori potranno dire basta alla precarietà, basta alle morti e agli infortuni sul lavoro. Ricorda che, proprio qualche giorno fa, è stato l’anniversario della strage di Casteldaccia, in provincia di Palermo, dove cinque operai, dipendenti di un’azienda in subappalto, hanno perso la vita mentre stavano lavorando. Fa presente ancora che secondo l’ILO l’Italia è l’ultimo Paese in Europa per la crescita dei salari. Associandosi alla richiesta di calendarizzare la proposta di legge di iniziativa popolare sul salario minimo legale, segnala che il costo della vita è sempre più alto e che è urgente affrontare la questione salariale. Chiede, infine, alla maggioranza e al Governo Meloni un cambio di passo sul tema, anche se ritiene che purtroppo ciò non avverrà.
Aboubakar SOUMAHORO (MISTO), annunciando il suo voto contrario, segnala che sul tema in esame ci si trovi dentro quella che definisce una vera e propria metamorfosi di tre tipologie. La prima riguarda la partecipazione, intesa come una pianta che causa allergia, facendo sì che i cittadini si rifugino altrove e distanti da essa. Ritiene, tuttavia, che questa scarsa partecipazione non sia responsabilità del singolo cittadino, ma al contrario della politica che dovrebbe interrogarsi sul motivo per il quale le proposte che avanza non contribuiscono a stimolare l’interesse e la partecipazione. A ciò, si aggiungono gli ostacoli che, come con riferimento alla calendarizzazione della consultazione referendaria, sono posti allo scopo di disincentivare la partecipazione degli elettori al referendum. La seconda metamorfosi ha a che fare con il lavoro e con la crisi del potere di acquisto degli stipendi dei lavoratori, che non permette a questi di poter soddisfare nemmeno i bisogni primari e vitali per sé e per la propria famiglia.
Sottolinea, inoltre, che la maggioranza ed il Governo si vantano della crescita dell’occupazione, ma fa presente che ci si dovrebbe interrogarsi sul tipo di occupazione che si tra creando. Questo tema, a suo avviso, conduce alla terza metamorfosi: quella della remunerazione, dove a stabilire i salari dei lavoratori sono sempre più solo «big player», come nel caso del settore agricolo. Dinanzi a questo quadro crede che tra maggioranza e opposizione non ci dovrebbero essere barricate e la Commissione dovrebbe affrontare, insieme, le metamorfosi descritte approvando misure che tornino alla sostanza dell’articolo 1 della Costituzione.
Andrea VOLPI (FDI) dichiara di concordare con i due recenti appelli al voto in occasione delle prossime consultazioni referendarie fatti rispettivamente dal Presidente del Senato, Ignazio La Russa, e dal Presidente della Commissione, Walter Rizzetto. Evidenzia, tuttavia, che vada rispettata la scelta delle forze di maggioranza di invitare all’astensionismo, richiamando alcuni precedenti in cui i membri dell’attuale opposizione, quando erano in maggioranza, avevano inviato gli elettori a non recarsi alle urne in occasione di alcuni referendum. Segnala, inoltre, che la calendarizzazione in giugno delle consultazioni referendarie è assolutamente in linea con quella di precedenti tornate referendarie.
Dario CAROTENUTO (M5S) ricorda che il MoVimento 5 Stelle ha sempre sostenuto la necessità di adottare in maniera diffusa il referendum come strumento di partecipazione e democrazia diretta in modo da responsabilizzare nella gestione della cosa pubblica. Fa presente che oggi la distanza tra istituzioni e cittadini si manifesta anche nella minore affluenza al voto, per tale motivo ritiene che siano insensati gli stratagemmi che il Governo sta attuando, come la calendarizzazione, insieme al secondo turno delle elezioni amministrative, della consultazione referendaria, per rendere più difficile il raggiungimento del quorum. Segnala che è necessario difendere gli istituti di democrazia diretta, come è stato fatto con la calendarizzazione della proposta di iniziativa popolare, citata dal collega Scotto, in materia di partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili dell’impresa. Richiamandosi a tale precedente, chiede che venga quanto prima calendarizzata la proposta di legge di iniziativa popolare sul salario minimo legale, come richiesto dal collega Scotto e da altri colleghi di opposizione già intervenuti.
Walter RIZZETTO, presidente, ricorda che, secondo l’attuale leader del M5S, Giuseppe Conte, «l’uno vale uno» è stato un grave errore del passato e che quindi ciò dimostra che le idee nell’ambito dei partiti possono cambiare nel tempo. Non è d’accordo sulla tesi della crisi della democrazia, giacché nella storia le grandi democrazie hanno talvolta vissuto periodi conflittuali. Sembrerebbe, a suo avviso, che con questo referendum il centrosinistra di oggi disconoscesse le scelte fatte precedentemente dallo stesso schieramento politico; peraltro la parte riformista del PD farà molta fatica a recarsi alle urne per il referendum.
Ricorda che lo stesso Presidente Napolitano nel 2016 dichiarò che l’astensione referendaria è un modo per esprimere la propria scelta. Inoltre, nell’ambito delle consultazioni referendarie che si svolsero nel giugno del 2003 sull’abrogazione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, il partito dei DS fece una campagna per l’astensione. La legittimità della scelta dell’astensionismo è spiegata molto bene da Marco Pannella, che nel 1985, quando fu celebrato il referendum sulla scala mobile – che poi venne definitivamente soppressa dal Governo Amato – invitò a non andare alle urne.
Ricorda come il quorum della maggioranza degli aventi diritto al voto venne inserito dai Costituenti per proteggere il Parlamento da attacchi referendari ripetuti. Inoltre la dichiarazione di Landini secondo cui «Il voto è la nostra rivolta» non è, a proprio avviso, il modo migliore per invogliare al voto un elettorato moderato.
Con riferimento alla richiesta di inserimento all’ordine del giorno della Commissione della proposta di legge C. 2179 d’iniziativa popolare, recante disposizioni per l’istituzione del salario minimo, avanzata dal gruppo del PD e da altri gruppi di opposizione in sede di Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, e ribadita nella seduta odierna, ricorda che presso la 10a Commissione del Senato è in corso l’esame in sede referente della proposta di legge S. 957, recante Deleghe al Governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva nonché di procedure di controllo e informazione, già approvato dalla Camera dei deputati il 6 dicembre 2023 (C. 1275), cui sono abbinate le proposte di legge S. 956 d’iniziativa popolare (recante «Disposizioni in materia di salario minimo») e S. 1237 Magni (recante anch’essa «Disposizioni per l’istituzione del salario minimo»).
Al riguardo fa presente che l’articolo 78 del regolamento della Camera prevede che «quando sia posto all’ordine del giorno di una Commissione un progetto di legge avente un oggetto identico o strettamente connesso rispetto a quello di un progetto già presentato al Senato, il Presidente della Camera ne informa il Presidente del Senato per raggiungere le possibili intese».
L’articolo 51, comma 3, del regolamento del Senato prevede a sua volta che «quando sia posto all’ordine del giorno di una Commissione un disegno di legge avente un oggetto identico o strettamente connesso rispetto a quello di un progetto già presentato alla Camera dei deputati, il Presidente del Senato ne informa il Presidente della Camera per raggiungere le possibili intese».
Nella prassi, le citate norme regolamentari trovano applicazione nel caso in cui la Commissione intenda iscrivere o abbia iscritto all’ordine del giorno un determinato progetto di legge e si accerti che il Senato ha iniziato (precedentemente o successivamente) l’esame di un progetto di legge avente, anche parzialmente, un oggetto identico o strettamente connesso.
Nonostante il tenore letterale delle disposizioni, pertanto, non assume rilievo il mero dato della presentazione, presso l’altro ramo del Parlamento, di un progetto di legge avente le caratteristiche in questione.
La prassi è infatti nel senso che la promozione delle intese costituisce un atto dovuto, per ragioni di correttezza istituzionale e di ordinato svolgimento del processo legislativo, solo qualora la Commissione intenda procedere all’esame o abbia già iniziato l’esame di materia della quale l’altro ramo del Parlamento abbia anch’esso effettivamente avviato la discussione.
L’istituto, che risponde a esigenze di economia e razionalizzazione procedurale, tende a evitare che le Camere nell’attività legislativa lavorino contemporaneamente sugli stessi argomenti e a promuovere la ricerca di accordi per stabilire, in caso di contemporaneo interesse per una data materia, quale delle due Camere debba occuparsene per prima (cioè in prima lettura).
La ratio di tali norme appare vieppiù pregnante nel caso cui si è fatto sopra riferimento, cioè la richiesta di avviare presso la XI Commissione della Camera l’esame della proposta di legge C. 2179 d’iniziativa popolare, recante disposizioni per l’istituzione del salario minimo, giacché presso l’altro ramo del Parlamento, come detto, è già all’esame la proposta di legge S. 957, recante Deleghe al Governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva nonché di procedure di controllo e informazione, già approvato dalla Camera dei deputati il 6 dicembre 2023 (C. 1275), vertente su identica materia.
Una ipotetica calendarizzazione della citata proposta di legge C. 2179, oltre ad essere contraria a principi di economia procedurale, in sostanza interferirebbe con i lavori del Senato sulla materia in questione (peraltro il testo della predetta proposta di legge è identico a quello di una delle proposte di legge all’esame del Senato, la S. 1237 Magni). Oltre ad essere illogico da parte della Camera voler ritornare su un argomento su cui ha già espresso la sua decisione con l’approvazione della proposta di legge C. 1275, che non a caso è stato formalmente trasmesso al Senato per una seconda lettura, nell’ipotesi – per assurdo – che si avviasse l’esame della proposta di legge C. 2179 e si giungesse alla sua approvazione, verrebbe trasmesso al Senato un testo che potrebbe contenere scelte di merito confliggenti con quelle contenute nelle proposte di legge già all’esame del Senato, che medio tempore potrebbe peraltro approvare le predette proposte di legge. Si rischierebbe quindi di deliberare in maniera diversa sulla stessa materia creando un cortocircuito legislativo.
Non per caso quindi non si ravvisano precedenti in cui si è proceduto ad una scelta di calendarizzazione in tal senso.
Peraltro, come sopra detto, nel caso in cui – nonostante l’illogicità di tale scelta, comunque rimessa all’Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi – la XI Commissione per assurdo decidesse di avviare l’esame della proposta di legge C. 2179, comunque, applicando per analogia i principi di cui all’articolo 78 del regolamento della Camera, la Commissione non potrebbe procedere finché il Presidente della Camera – acquisito l’avviso del Presidente del Senato – non abbia fornito le necessarie indicazioni al riguardo (che presumibilmente sarebbero nel senso di non occuparsi del tema presso la Camera fino a quando la sua trattazione è ancora in corso presso il Senato).
Per tali motivi ritiene come appaia evidente non doversi procedere all’inserimento all’ordine del giorno della Commissione della proposta di legge C. 2179 d’iniziativa popolare recante disposizioni per l’istituzione del salario minimo.
Inoltre precisa che, come emerge da un prospetto posto in distribuzione – se non si considerano le proposte di legge la cui calendarizzazione si può considerare condivisa dai gruppi – il rapporto tra proposte di legge calendarizzate su richiesta dell’opposizione rispetto alle proposte di legge calendarizzate nel complesso si attesta sui 3/8, al di sopra quindi della quota di almeno 1/5 riservata all’opposizione, ai sensi dell’articolo 24, comma 3, del Regolamento.
Arturo SCOTTO (PD-IDP), intervenendo sull’ordine dei lavori, ringrazia il Presidente per la risposta articolata e precisa. Ritiene che sia naturalmente fondamentale il rispetto dei regolamenti e delle procedure parlamentari, ma allo stesso punto crede che accanto ad esse vi sia anche la possibilità, con la politica, di affrontare le questioni in campo. In primo luogo, giudica necessario un richiamo del Presidente della Camera sul ritardo che l’iter del provvedimento sta subendo al Senato. In secondo luogo, dichiarando di aver appresso dalla stampa che la Lega sta lavorando ad un progetto di legge sul sostegno ai salari, ritiene che la proposta di legge sul salario minimo possa eventualmente abbinarsi a questo nuovo progetto di legge. In terzo luogo, fa presente che nella delega introdotta dalla maggioranza in sede di approvazione della proposta sul salario minimo alla Camera, non siano nemmeno più presenti le parole «salario minimo», il che renderebbe possibile che la Camera torni ad occuparsene tramite una nuova iniziativa. Segnala, infine, che comunque la prossima settimana il suo gruppo farà pervenire una proposta alternativa con la quale poter tornare ad affrontare il tema del salario minimo.
Walter RIZZETTO, presidente, segnala, con riguardo ai tempi di esame al Senato della proposta di legge S. 957, recante Deleghe al Governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva nonché di procedure di controllo e informazione, già approvata dalla Camera dei deputati (C. 1275), che sarebbe irrituale pretendere che il Presidente della Camera richiami l’altro ramo del Parlamento ad una maggiore speditezza. Peraltro l’eventuale calendarizzazione in Assemblea al Senato sarebbe comunque rimessa alla Conferenza dei presidenti di gruppo.
Valentina BARZOTTI (M5S) ringrazia per la risposta il Presidente, ma ritiene che questa sia stata eccessivamente formalistica. Inoltre, evidenzia che se da un lato è vero che la Presidenza ha concesso più spazi alle proposte in quota opposizione, dall’altro occorre verificare l’iter di avanzamento delle stesse per capire se tali maggiori spazi hanno avuto un effetto positivo. A tale riguardo, elencando le distinte proposte in quota opposizione a prima firma Colucci, Di Biase e Fratoianni, fa presente che sono tutte in una fase di stallo. Auspica, pertanto, che qualche testo di tali proposte in quota opposizione venga approvato.
Walter RIZZETTO, presidente, fa presente che la quota di almeno un quinto riservata ai gruppi di opposizione nella programmazione dei lavori ai sensi dell’articolo 24, comma 3, del Regolamento, riguarda il solo inserimento all’ordine del giorno, non garantendo naturalmente l’approvazione della proposta di legge nel testo perorato dall’opposizione.
Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere del relatore.
La seduta termina alle 17.05.
UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI
L’ufficio di presidenza si è riunito dalle 17.05 alle 17.10.
AVVERTENZA
I seguenti punti all’ordine del giorno non sono stati trattati:
SEDE CONSULTIVA
Modifica all’articolo 19 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, e altre disposizioni in materia di assistenza sanitaria in favore dei cittadini iscritti nell’Anagrafe degli italiani residenti all’estero.
C. 1042 Di Giuseppe, C. 1415 Di Sanzo e C. 1998 Onori.
COMITATO RISTRETTO
Riduzione dei termini per la liquidazione del trattamento di fine servizio dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche e rivalutazione dei limiti di importo per l’erogazione rateale del medesimo trattamento.
C. 1254 Alfonso Colucci e C. 1264 Bagnasco.