E’ allarme per durata e intensità del rallentamento dell’economia italiana. Il secondo trimestre si apre con un Pil in calo dello 0,5% congiunturale e l’inflazione al +6,3% su base annua. Nella filiera turistica i consumi sono ancora sotto di oltre il 30% rispetto a livelli pre-crisi. E’ quanto emerge dalla Congiuntura di Confcommercio.
Il conflitto in Ucraina ha “esacerbato e reso più estesi nel tempo una serie di impulsi negativi preesistenti e le tensioni inflazionistiche non sono più definite transitorie. Ben prima del conflitto in Ucraina, si erano accumulate tensioni sulle materie prime, energetiche e non, il cui impatto sui prezzi al consumo e sui costi variabili delle imprese si avvertiva con inequivoca evidenza già nella parte finale dello scorso anno”.
D`altra parte, la ripresa, seppure abbastanza diffusa, non stava coinvolgendo nella stessa misura i diversi settori produttivi, trascurando le filiere del turismo, della socialità, della convivialità.
Nel confronto annuo la variazione del Pil, ad aprile, si attesterebbe al 2,9%. Il dato, che segue già un primo trimestre negativo, conferma di timori sulla difficoltà di raggiungere nel 2022 una crescita prossima al 3%.
Nel confronto con marzo 2021, l`Icc, indicatore dei consumi, registra una variazione del +4,8%, frutto di una crescita del 44,8% per i servizi e di un calo del 3,9% per i beni. Rispetto allo stesso mese del 2019, però, la domanda, nel complesso, è ancora mediamente inferiore dell`11,8%.
tn