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Home - Approfondimenti - La nota - Confindustria, il debutto di Orsini. Piena sintonia con Meloni contro il green deal, e ai sindacati tende la mano: “abbiamo molte cose da fare insieme”. Ma Landini risponde con freddezza

Confindustria, il debutto di Orsini. Piena sintonia con Meloni contro il green deal, e ai sindacati tende la mano: “abbiamo molte cose da fare insieme”. Ma Landini risponde con freddezza

di Nunzia Penelope
18 Settembre 2024
in La nota
Assemblea Confindustria, tra diffidenza e aperture i sindacati tirano le somme sul debutto di Emanuele Orsini

Una relazione breve, 24 pagine scritte “larghe”, con solo i punti essenziali, senza scendere troppo nel dettaglio. Così Emanuele Orsini si è presentato per la prima volta come presidente degli industriali davanti alla platea dell’assemblea di Confindustria. Platea, va detto, alquanto fredda e avara di applausi: non più di quelli strettamente necessari.  In prima fila, il governo quasi al gran completo, a partire dalla premier Giorgia Meloni, così come i rappresentanti delle istituzioni, presidenti di Camera e Senato, vicepresidenti, eccetera.

Chi si aspettava un programma scandito nei particolari, una analisi approfondita sul quadro economico italiano e internazionale, una opinione sull’operato del governo, in particolare sulle riforme istituzionali, premierato autonomia differenziata, o sulla nuova governance europea appena insediata, sarà rimasto deluso.  Orsini si è limitato a pochi accenni. Su un tema soltanto è andato fino in fondo, e cioè sulla transizione energetica: bocciando su tutta la linea il green deal europeo. Un terreno su cui Confindustria ha trovato una perfetta sintonia con la premier, intervenuta subito dopo la relazione di Orsini per bocciare a sua volta il piano verde europeo. “Il green deal è pieno di errori che mettono a rischio la sopravvivenza dell’industria, se rimane cosi sarà una debacle” avverte Orsini; “è il risultato di un approccio auto distruttivo, ideologico, e quanto al motore endotermico vedo una strategia non intelligentissima”, fa eco Meloni.

Entrambi concordano sulla necessità di un cambio di rotta, a partire dalla questione automotive: Orsini chiede di sapere “prima del 2026”, come e se sarà modificata la data tagliola del 2035 per la fine del motore tradizionale, mentre la premier sembra addirittura chiedersi se l’auto abbia davvero ancora un futuro: “una volta l’auto era il motore trainante della nostra economia, ma oggi i giovani non sono più interessati, e forse dobbiamo iniziare a pensare se non ci siano altri settori più promettenti nei quali investire risorse”.

Altra sintonia perfetta tra industriali e Governo scatta sul piano casa proposto da Confindustria per consentire ai neo assunti di ottenere una abitazione ad affitto calmierato: Orsini ne ribadisce la necessità, Meloni è d’accordo e annuncia che “il governo è pronto a lavorarci assieme agli imprenditori”. E ancora, Orsini accusa la burocrazia, storico nemico dell’impresa, annunciando che entro qualche settimana la Confindustria proporrà al governo “una serie di misure a costo zero” per snellire le procedure burocratiche. Meloni concorda e aggiunge: “anche io sono vittima della burocrazia, c’è troppa gente che i problemi non vuole risolverli”.

Sintonia anche per quanto riguarda l’economia nazionale. Orsini ricorda che malgrado tutte le temperie e le tempeste, l’Italia è il quarto esportatore al mondo: “Chiunque avesse predetto un successo simile, avrebbe suscitato incredulità. Invece è quello che sta avvenendo”. Al governo, il presidente degli industriali chiede di rendere permanente il taglio del cuneo fiscale, e, in vista della legge di bilancio, da atto all’esecutivo “di tenere dritta la barra dei conti pubblici” ma sollecita anche “serie politiche industriali” e “rilevanti incentivi agli investimenti”. Per il leader degli industriali occorre “finanziare le misure a favore della crescita, in modo strutturale e deciso”. Tra queste, “introdurre l’aliquota premiale sull’Ires per gli utili reinvestiti; abolire l’Irap per le società di capitali e non sostituirla con una sovraliquota Ires; ripristinare l’Ace, poiché la patrimonializzazione delle nostre imprese è elemento essenziale per investire”.  Cose che costano. Però, ha aggiunto Orsini, “non ci limitiamo solo a chiedere. Siamo pronti a un esame serio e dettagliato di molte fiscal expenditures, detrazioni e deduzioni d’imposta che, nel corso dei decenni, si sono accumulate a centinaia e molte non corrispondono a vere finalità di crescita”.

A sua volta la premier rivendica uno per uno i successi del suo esecutivo: occupazione (“mai cosi tanti italiani al lavoro dai tempi dell’unità d’Italia”), Borsa in gran spolvero, titoli di stato che vanno a ruba, e si sbilancia a promettere “una crescita del Pil 2024 all’1 per cento, contro lo 0,9 delle previsioni ufficiali”. La premier difende a spada tratta anche le grandi riforme del suo governo: premierato, giustizia, e autonomia differenziata, sulle quali spiega che il governo andrà avanti ad ogni costo: “faremo quel che va fatto, nonostante molte opposizioni” e poi “decideranno gli italiani”. Concludendo, Meloni si dice pronta ad avviare anche subito un lavoro serio con gli industriali, promettendo loro “un confronto leale e regole certe”.

E un confronto è anche quello che Orsini propone ai sindacati. Rivolgendosi a Cgil, Cisl e Uil il presidente di Confindustria afferma che ‘’abbiamo tanto da fare insieme, e siamo pronti ad avviare un confronto”. A partire da “un patto per la sicurezza nei cantieri” e di “un’azione comune” per contrastare i contratti pirata, capitolo su cui gli industriali, come anche i sindacati, sono estremamente sensibili, tanto che Orsini ritiene necessario dare maggiori regole alla rappresentanza. E proprio questo potrebbe essere il capitolo da affrontare nel primo incontro che avrà con i leader di Cgil, Cisl e Uil.

Nei prossimi giorni si vedrà se tutte queste sintonie dichiarate in pubblico si tradurranno in fatti concreti. Con Orsini la Confindustria sembra comunque aver avviato un nuovo corso, dopo gli anni inconcludenti della precedente gestione. La prossima settimana, intanto, sono già previsti alcuni incontri a Palazzo Chigi su manovra e altro. Intanto, va registrato che nei commenti del post assemblea, a fronte di una Cisl aperturista e di una Uil possibilista, da parte di Maurizio Landini c’è invece un atteggiamento se non di totale chiusura, quanto meno critico nei confronti della Confindustria. Meglio dunque non essere troppo ottimisti, e non sperare che davvero si apra una stagione di serio confronto tra governo e parti sociali, ma chissà.

Nunzia Penelope

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Vicedirettrice de Il Diario del lavoro

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