La frenata globale ha trovato nuove conferme. Lo sostiene Confindustria nel consueto Congiuntura Flash in cui si legge che “la sua intensità non è uniforme. Tra i paesi emergenti è uno scalare di marcia in Cina e India e prende la forma di arretramento dell’attività in Brasile. Tra gli avanzati si traduce in flebile crescita negli Usa e minaccia di farsi recessione nell’Eurozona. L’anticipatore OCSE indica che il peggioramento proseguirà almeno fino alla primavera 2012. Con andatura a zig-zag il commercio mondiale sta calando: le valutazioni sugli ordini esteri dicono che la caduta si accentuerà. In Italia ciò toglierà supporto all’export, proprio quando la domanda interna, già debole, risentirà dell’indispensabile e accelerato abbattimento del deficit pubblico; il balzo d’agosto di produzione e fatturato è uno scarto momentaneo dalla tendenza di stasi-flessione tracciata dai giudizi sugli ordini e dalle attese delle imprese manifatturiere; le quali durante l’estate hanno percepito un netto deterioramento delle condizioni per investire. Le politiche di bilancio diventano più restrittive nelle maggiori economie occidentali simultaneamente: tale coralità ne acuisce l’impatto congiunturale negativo. La crisi dei debiti sovrani in Europa sta causando nuove difficoltà di bilancio e rifinanziamento alle banche, che reagiscono con un ulteriore giro di vite sull’erogazione del credito; la retroazione sull’economia reale rende più arduo centrare gli obiettivi di risanamento. La spirale può essere spezzata attraverso il cambiamento delle aspettative che solo l’accordo UE e il rapido approntamento di strumenti adeguati può imprimere; la soluzione europea non basterà però a risvegliare l’appetito degli investitori per i titoli di Stato più penalizzati, senza misure per la competitività e la crescita nei rispettivi paesi. La BCE può fare ancora molto sul fronte dei tassi di interesse (ha più spazi di intervento rispetto alla FED) e nello stabilizzare i mercati finanziari. I cambi riequilibrano un po’ i divari negli scenari: giù l’euro, su dollaro e valute dei
BRICS. Prezzi delle materie prime meno cari ridanno parte del potere d’acquisto a consumatori e aziende. (LF)
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