Più che di uno sciopero, sembra che si tratti di una questione di vita o di morte, per molti organizzatori della grossa protesta degli edili. Il leader del sindacato di categoria IG Bau, Klaus Wiesehuegel, ha deciso infatti di gettare la sua organizzazione nella più grande avventura della sua storia: per la prima volta, i muratori tedeschi (poco esperti di scioperi) saranno mobilitati in uno sciopero di portata nazionale. Già venerdì scorso, oltre 40 mila lavoratori edili hanno bloccato centinaia di imprese e cantieri con una serie di scioperi d’avvertimento, ma sempre di dimensione locale. La prossima settimana, l’astensione dal lavoro paralizzerà il settore su tutto il territorio federale. Nella sua centrale di Francoforte, Wiesehuegel ha già pianificato tutto: lo sciopero colpirà dapprima i grandi progetti delle maggiori città, come Berlino Amburgo e Duesseldorf, per estendersi poi a macchia d’ olio anche tra le piccole e medie imprese e i fornitori.
La scelta della data non è casuale: il 17 giugno del ’53, furono proprio i lavoratori edili di Berlino est a dar vita alla prima rivolta storica contro il regime della Ddr. Ma un momento meno opportuno di questo il leader dell’IG Bau non avrebbe potuto trovarlo. Da sette anni il settore risente duramente di una grave crisi che sembra aver raggiunto negli ultimi mesi il punto culminante. Uno dei giganti tedeschi della costruzione, Philipp Holzmann, si trova in fase di liquidazione, gli altri colleghi sono tutti in perdita, la confederazione del settore annuncia un’ ondata record di fallimenti, le casse pubbliche sono vuote e le prospettive congiunturali appaiono tutt’altro che favorevoli. Proprio in una situazione così drammatica, che è costata finora la perdita di oltre il 40 % dei posti di lavoro, il sindacato dichiara la guerra, con le sue rivendicazioni.
In realtà, si tratta proprio di un grido di disperazione e un tentativo di salvare il poco che resta. Con la mobilitazione, l’ IG Bau non vuole solo ottenere aumenti salariali, comparabili a quelli conseguiti nei settori chimico, metalmeccanico etc., ma anche arrivare a equiparare le tariffe minime tra i lavoratori dell’est e quelli dell’ovest. E non si tratta di una semplice rivendicazione concernente le retribuzioni, ma di un tentativo di bloccare, o almeno frenare il lavoro nero e i tentativi delle imprese di evadere il contratto. La situazione ha assunto proporzioni drammatiche per tutti. Negli ultimi sei anni, sono stati annientati oltre 500 mila posti di lavoro regolari:al tempo stesso, il numero dei lavoratori al nero, degli illegali e degli stranieri è aumentato di almeno 400 mila unità. Tutti i tentativi dell’ IG Bau, attraverso clausole speciali, contratti flessibili, combinabili con aiuti pubblici, moderate richieste salariali e altro, di venire incontro alle esigenze delle imprese, sono risultati vani. Se i datori di lavoro, che finora hanno rifiutato non solo di presentare un’ offerta, ma anche di accettare la proposta di un intermediatore politico, non avanzeranno una proposta accettabile nei prossimi giorni, la Germania sarà teatro di un grosso conflitto sociale. A differenza di quanto è accaduto con lo sciopero nel settore metalmeccanico, il mese scorso, che ha colpito la controparte solo con piccole e circoscritte “punture”, l’IG Bau intende far ricorso a mezzi pesanti, senza esclusioni di colpi. I cittadini dovranno fare i conti con manifestazioni aggressive, occupazioni di containers , taglio di cavi elettrici sui cantieri, blocchi stradali, picchetti, risse e interventi della polizia. La posta in gioco è elevata e rischiosa: se l’IG Bau riuscirà a conseguire risultati concreti, con la sua mobilitazione, potrà collocarsi in futuro allo stesso livello delle organizzazioni maggiori, come Ver. di, IG Metall o IG Chemie. Ma se le azioni di protesta non si dovessero rivelare efficaci, per il sindacato degli edili sarà la fine.
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