Tra il 2022 e il 2024 il 77% delle imprese del vino ha stanziato fondi dedicati all’enoturismo e la metà di esse ha destinato al turismo una quota compresa tra il 6 e il 15% del fatturato. A dirlo i dati raccolti nel primo rapporto dedicato ai modelli di gestione delle cantine, alle scelte di investimento e alla governance italiana del turismo del vino, condotto da Roberta Garibaldi, docente all’Università di Bergamo e presidente Aite-Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, e Srm Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo, e presentato in apertura di “Fine – #WineTourism Marketplace Italy”, il primo Salone italiano interamente dedicato all’enoturismo, su un campione di 200 aziende.
Le imprese più grandi sono quelle che presentano una maggiore propensione ad investire rispetto a quelle più piccole, l’83% rispetto al 75%, ma le seconde destinano una quota maggiore dei propri fatturati che arriva sino al 15%. A livello territoriale sono oltre l’80% le cantine del nord Italia che puntano sull’enoturismo, percentuale che si ferma a meno del 70% al centro e al sud. Per il prossimo triennio il 53% delle imprese afferma di effettuare nuovi investimenti, legati soprattutto all’ampliamento e alla differenziazione dell’offerta. La formazione professionale rimane una priorità per le cantine per il prossimo futuro.
L’attenzione dedicata all’enoturismo determina anche una nuova geografia occupazionale all’interno delle cantine. È ancora maggioritaria la quota, 63%, di quelle realtà dove i titolari si occupano direttamente dell’accoglienza dei wine lovers, mentre solo il 12% ha creato una business unit dedicata e scorporata. Oltre la metà delle cantine intervistate ha destinato tra i 5 e i 9 addetti all’accoglienza, che superano i 10 nel 17% dei casi. Un maggior dinamismo si registra nelle cantine del centro e del meridione, dove il 77% ha più di 5 lavoratori dedicati al turismo del vino, rispetto al nord-est, 63%, e nord-ovest, 59%.
Tra le attività offerte dominano le visite, le degustazioni e i corsi di preparazione al vino, ma sono molto diffuse esperienze diversificate, come le manifestazioni culturali, 59%, e l’organizzazione di eventi e cerimonie, 22%. Per le visite, le degustazioni e i corsi, nel 51% dei casi il prezzo medio applicato è compreso tra 36 e 50 euro, mentre nel 23% supera i 50 euro.
La ricchezza delle esperienze offerte e il prezzo medio mostrano un crescente impatto dell’enoturismo sui profitti delle cantine: il 49% degli intervistati dichiara un’incidenza sul profitto aziendale fino al 30%, il 33% tra il 31% e il 60% e per il 18% delle cantine oltre il 60%.
Guardando al numero dei visitatori, il 68% delle aziende ha accolto tra 100 e 2.000 visitatori l’anno, mentre solo una piccola parte, 5% ha superato quota 5.000. I turisti stranieri rappresentano poco più del 30%, mentre se analizziamo i dati medi europei, i visitatori internazionali pesano in cantina il 43%, con uno stacco di 12 punti percentuali.


























