I comparti artistici e tecnici del teatro San Carlo di Napoli proclamano lo stato di agitazione a oltranza, fermando per la prima volta la programmazione stagionale con la cancellazione del “Don Chisciotte della Mancia” di Giovanni Paisiello, che sarebbe dovuto andare in scena ieri sera, 28 maggio. In forse anche l’appuntamento con “Anna Bolena”.
Al centro della protesta c’è la decadenza anticipata di due anni, dal 1 giugno, della carica di soprintendente di Stéphane Lissner, che fa seguito al decreto legge per cui per le fondazioni lirico-sinfoniche si prevede il divieto di ricevere incarichi, cariche e collaborazioni per coloro che hanno compiuto il 70° anno di età. A questo si intreccia l’incertezza sul futuro occupazionale di circa quaranta precari e le integrazioni salariali.
Dopo la cancellazione dell’incontro tra il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, i sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Fials Cisal e le Rsu del teatro, la situazione resta in bilico, poiché una nuova data per l’incontro non è stata ancora fissata. Tuttavia, “più di una rassicurazione verbale il sindaco non potrà fornire e questo ai lavoratori non basta”, afferma il segretario della Uilcom, Massimo Taglialatela.
“Lottare contro la precarietà, rivendicare la stabilizzazione dei lavoratori, il completamento della pianta organica e l’applicazione del documento ricognitivo attraverso gli impegni assunti da Lissner con i lavoratori è la richiesta che è emersa con forza dalle assemblee sindacali di questi giorni”, afferma la coordinatrice nazionale fondazioni lirico sinfoniche della Slc Cgil, Alessandra Tommasini. “Dunque resta in piedi lo stato di agitazione, l’assemblea vuole fare sciopero a oltranza e attendiamo la convocazione del sindaco”.
Intanto il malcontento arriva fino a Milano, dove i sindacati del teatro della Scala hanno proclamato lo stato di agitazione sul rinnovo del contratto scaduto nel 2020 e prorogato con l’aggiunta di una tantum.
e.m.