L’unione nazionale giudici di pace e l’associazione nazionale giudici di pace hanno proclamato lo sciopero della categoria dal 6 all’ 11 giugno prossimo. In una nota le organizzazioni, nel reiterare le loro richieste di stabilizzazione e di riconoscimento del loro ruolo istituzionale, continuità del servizio sino all’età pensionabile, piene tutele previdenziali ed assistenziali, congruo compenso, indipendenza del giudice ed autonomia degli uffici, denunciano il “comportamento reiteratamente scorretto del Governo, il quale, anzichè disporre, in attesa della definizione delle procedure di conferma dei magistrati in servizio, la proroga nelle funzioni con decreto legge, unico strumento consentito dalla Costituzione, sta procedendo alla proroga medesima, eccedendo dalla delega ricevuta, mediante un decreto legislativo farraginoso, peraltro parzialmente attuativo di una legge parimenti affrettata, incostituzionale, contraria alle direttive comunitarie sul lavoro a tempo determinato ed a tempo parziale applicabili anche ai magistrati onorari sulla base di una vincolante sentenza della Corte di Giustizia Europea del 1° marzo 2012 (cd. caso O’Brien)”.
Nel frattempo, aggiunge la nota, “gli uffici del Giudice di Pace sono nel caos, a seguito del conferimento del potere di coordinamento ai Presidenti di Tribunale, i quali non possono certo garantire la costante presenza in ufficio, come elementari regole di buon andamento imporrebbero, essendo i medesimi già impegnati a tempo pieno nella gravosa direzione degli uffici di Tribunale. E il 31 maggio scade il termine previsto dal decreto legge 192 del 2014, e già prorogato, per l’approvazione dell’elenco degli uffici del Giudice di Pace attualmente chiusi ed ammessi alla riapertura a spese dei Comuni, senza che il Ministero abbia ancora assunto le dovute decisioni”.
“Una politica sconsiderata di amministrazione della Giustizia -conclude la nota – che rischia, anche in vista dell’imminente raddoppio delle competenze, di nuocere gravemente al funzionamento degli uffici del Giudice di pace, gli unici che garantiscano, come anche evidenziato nella relazione allegata al decreto legislativo di imminente approvazione, la ragionevole durata del processo, con durata media delle cause civili e penali pari a 10 mesi”. Secondo le organizzazioni dei giudici di pace, pronte a portare avanti ogni forma di protesta senza soluzione di continuità, “se il Governo non interverrà prontamente, accogliendo le nostre istanze e presentando i necessari aggiustamenti alla legge delega di riforma della magistratura onoraria e degli uffici del Giudice di Pace, si rischia il definitivo collasso della Giustizia”