L’accordo sui dazi al 15% tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea mette in allarme anche la Confederazione Europea dei Sindacati (CES), che richiama la Commissione Europea a introdurre misure per salvaguardare i posti di lavoro e i redditi. Pur essendo meno severo rispetto alla minaccia del 30%, l’accordo “rappresenta comunque un onere significativo per settori chiave. Il risultato probabile sarà una notevole perdita di posti di lavoro e un rallentamento nelle assunzioni nei settori manifatturiero e delle esportazioni”.
A questo proposito, la Ces riporta le stime delle previsioni della BCE di giugno, secondo le quali un dazio del 15% costerà all’economia dell’area euro una perdita di crescita pari all’1,5% tra il 2025 e il 2027 – l’equivalente di 240 miliardi di euro. Inoltre, molti degli elementi più significativi – comprese le esenzioni settoriali e le cosiddette barriere non tariffarie – sono ancora oggetto di negoziato. “Senza tutele forti e vincolanti, c’è il rischio che gli Stati Uniti spingano per ulteriori concessioni, mettendo sotto pressione aggiuntiva l’occupazione, gli standard e gli investimenti pubblici europei”.
A fronte degli impegni presi, molti saranno gli investimenti persi: fondi “urgentemente necessari saranno dirottati verso gli Stati Uniti”. In base a questo accordo, infatti, l’UE si è impegnata a investire 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti, con ulteriori 750 miliardi destinati a energia ed equipaggiamenti militari “risorse che dovrebbero essere investite per creare nuovi posti di lavoro di qualità in Europa”.
Per la Ces, è innegabile che si tratti di “un accordo asimmetrico a favore degli Stati Uniti”, che non tiene conto del fatto che gli USA esportano ogni anno miliardi in servizi finanziari, tecnologici e professionali verso l’UE, “e tuttavia questo quadro non tenta in alcun modo di riequilibrare la relazione o garantire tutele ai lavoratori del settore dei servizi europei”.
Così la segretaria generale della CES, Esther Lynch: “Le istituzioni europee non possono far pagare ai lavoratori il prezzo della loro incapacità di opporsi a Donald Trump. Questo accordo impone alla Commissione la responsabilità di introdurre misure di accompagnamento per proteggere i lavoratori e i loro settori dai dazi che ha accettato. Non basta dire che è il meglio che si poteva ottenere. L’Europa deve sviluppare una strategia industriale autonoma credibile, che protegga e rafforzi l’occupazione e la produzione nel continente. È ora fondamentale che l’UE abbia un piano per finalizzare l’accordo senza fare ulteriori concessioni. Queste minacce non scompariranno. La Commissione deve garantire che l’Europa abbia la capacità di proteggere i lavoratori dal caos generato da Trump e sia pronta a sedersi al tavolo con carte più forti.”
Il vice segretario generale della CES, Claes-Mikael Ståhl, ha aggiunto: “I leader europei devono valutare attentamente l’impatto a lungo termine di questo accordo. I settori strategici devono essere protetti, e ogni partenariato commerciale deve basarsi su equità, reciprocità e un forte impegno per la creazione di posti di lavoro di qualità da entrambe le sponde dell’Atlantico. L’Europa deve investire in posti di lavoro di qualità qui, in casa nostra. Abbiamo bisogno di una strategia industriale a lungo termine focalizzata sulla transizione verde e sulla creazione di occupazione – non di un accordo sbilanciato che trasferisce fondi UE e opportunità di lavoro all’estero. Guardando al futuro, l’Europa deve diversificare le proprie relazioni commerciali con accordi basati sulla democrazia, sui diritti umani e sul diritto internazionale. Questo significa assicurarsi che contengano disposizioni forti in materia di lavoro e ambiente, sostenute da veri meccanismi di applicazione. Questi non sono solo parte dei valori europei, ma anche ciò che sostiene la competitività e il modello sociale europeo.”