“Un incontro deludente, che è stato convocato, su richiesta delle tre Confederazioni, dopo sette mesi dall’approvazione del Decreto Lavoro con il quale è stata superata una misura di contrasto alla povertà a carattere universale, quale il Reddito di cittadinanza”. Così le segretarie confederale della Cgil Daniela Barbaresi e Maria Grazia Gabrielli al termine del confronto che si è svolto quest’oggi tra i sindacati e la Ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Elvira Calderone, sulle misure per l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro.
Per le due dirigenti sindacali: “Non c’è stato nessun confronto reale e non abbiamo ricevuto alcuna risposta sull’efficacia ad oggi del Supporto per la formazione e il lavoro, attivo dal primo settembre 2023”. “La Ministra, infatti, – sottolineano Barbaresi e Gabrielli – si è limitata a darci il numero complessivo, già noto, delle domande presentate, ma non di quelle accolte e quindi di quanti beneficiari stiano già effettivamente ricevendo il sostegno economico. Nessuna indicazione, inoltre, sulla quantità e la qualità dei percorsi di formazione attivati, nonostante le differenze territoriali già riscontrate”.
“Inoltre – domandano Barbaresi e Gabrielli – come verrà concretamente garantita la presa in carico dei bisogni delle persone e dei nuclei familiari in condizioni di povertà, se non si prevedono investimenti nei servizi pubblici? Anche gli ultimi dati dell’Ufficio parlamentare di bilancio rilevano una carenza preoccupante di assistenti sociali, soprattutto in alcune realtà territoriali del Paese in cui difficilmente vengono garantiti i Lep. Occorre rafforzare gli organici dei servizi sociali e dei centri per l’impiego, solo così si può affrontare il fenomeno complesso della povertà che richiede risposte molteplici”.
“Resta forte la nostra preoccupazione su come il Governo sta gestendo il dramma della povertà. Un dramma – aggiungono le due segretarie confederali – che non può essere certamente risolto cancellando una misura di welfare universale, come il Rdc, e introducendo l’Adi, una misura categoriale con cui si decide di dividere chi sostenere nella difficoltà e chi no, non in base alla situazione economica, ma in base allo stato di famiglia e dalla quale restano escluse troppe persone e nuclei familiari”. “La serietà del problema non ha bisogno di slogan, ma di risultati concreti, per questo – concludono Barbaresi e Gabrielli – continueremo a monitorare e incalzare il Governo su questi provvedimenti”.
“Nel corso dell’incontro svoltosi oggi pomeriggio al Ministero del lavoro, abbiamo viste confermate le nostre preoccupazioni. In merito all’assegno di inclusione sociale, il provvedimento si presenta complesso per gli addetti ai lavori, figuriamoci per gli aventi diritto”. E’ il commento del segretario generale della Uil, Santo Biondo.
“Trattandosi di persone vulnerabili, riteniamo indispensabile che a gennaio l’Adi non vada solo riconosciuta, ma anche pagata. La tempistica procedurale tra la richiesta di Adi da parte degli aventi diritti e l’esito di verifica da parte dell’Inps è un termine indefinito, che rischia di ritardare l’erogazione del trattamento economico ai destinatari dell’assegno di inclusione sociale. Al fine di apportare i giusti correttivi al provvedimento, abbiamo chiesto al Governo l’istituzione, a partire dalla prima decade di gennaio, di tavoli tecnici e di monitoraggio per seguire l’iter della misura”.
“I dati Istat, che vedono la povertà assoluta crescere e diventare strutturale nel nostro Paese, ci dicono che il Governo ha commesso un grave errore nel sottrarre quasi due miliardi al contrasto della povertà. Pensare – continua – di affrontare questo problema attraverso l’inclusione al lavoro è un obiettivo condivisibile sul piano teorico. Nella pratica, invece, questo processo risulta molto più complicato, dato che gran parte delle persone che vivono in povertà assoluta sono difficilmente occupabili per i deficit di scolarizzazione, per quelli di competenza e per l’età che li vede ai margini del mondo produttivo”.
“Ma non solo, non si può dimenticare che il lavoro non si crea per legge, che, in alcune aree del Paese, mancano le opportunità e, infine, che nel nostro Paese la macchina dei servizi pubblici per l’impiego deve essere potenziata. Su quest’ultimo aspetto specifico, poi, anche alla luce degli indirizzi del Pnrr, siamo in attesa di capire come il Governo intenda attrezzarsi sul tema dei centri per l’impiego e delle politiche attive del lavoro.Sulla povertà assoluta e sul contrasto al lavoro povero, l’Italia non può permettersi passi falsi, ma deve andare decisamente in direzione di un rafforzamento delle risorse, di un ammodernamento delle politiche e di un efficientamento dei servizi essenziali, attraverso un piano straordinario di assunzioni nella Pubblica Amministrazione”, ha concluso.
tn