È tempo di raduni giovani dei vari partiti e sarebbe cosa giusta e saggia rivolgere a loro, che sono veramente il futuro di un paese, le proposte concrete per sostenerli e magari aiutarli a crescere. Prima di tutto (e questo è affidato soprattutto agli insegnanti, ma anche ai partiti!), la storia dei vari popoli che ora soffrono la guerra e dove intere generazioni sono sterminate, così da affrontare le dinamiche e la verità della storia che non mente mai e dare la possibilità di crearsi una opinione e non sfogare la loro rabbia in manifestazioni strumentalizzate. È così per l’Ucraina, Israele, Gaza, la Russia, l’America, dove ci sono le popolazioni che subiscono dogmaticamente l’arroganza dei potenti che si spartiscono la loro terra. Ma stando con i piedi piantati per terra, i giovani e le giovani italiani che in materia di lavoro hanno una eredità creativa straordinaria e i dati sconfortanti denunciano ancora troppi Neet e ancora troppi/e disoccupati, e all’economia del nostro paese farebbe tanto bene sostenerli, che generano innovazione e possono avere il coraggio di mettere su imprese in start- up, magari come tutti coloro che non hanno esperienza, ma accompagnandoli con i vecchi maestri in pensione, che attenzionano i rischi e incoraggiano a mettersi in gioco.
Perché vero è che le startup in Italia sono sottoposte al Codice della Crisi di impresa del 2022, con la previsione che nessuna operazione sul capitale, anche di ripianamento delle perdite, costituisce provvedimento adeguato, a meno che l’intervento non si accompagni a un piano di ristrutturazione aziendale con concrete prospettive di recupero dell’equilibrio economico, non aiuta sicuramente le startup alle quali chiede di comportarsi come aziende mature e non le protegge abbastanza soprattutto sulla sperimentazione dei brevetti che sono società di software costruiscono programmi fanno consulenza su app e finisce lì, senza poter registrare i brevetti e rendendo più semplice fondare una impresa – e magari, se non funziona, chiuderla, ma riprovare a costruirne una nuova irrobustendo l’innovazione, con politiche fiscali adeguate che sostiene questo percorso e sostenendo la rete delle startup un in venture capital così crescono, attenzionano gli sbagli, riducendo i vincoli burocratici e incoraggiando a riprovare a riniziare se sbagli e a non a mollare.
C’è poi la questione dei giovani occupati che, appunto, nelle piccole imprese non hanno neanche la possibilità di aderire ai fondi pensione previdenziali e sanitari poiché sono aumentate le tassazioni e comunque talmente alta che fiscalmente sono inaffrontabili. Sta di fatto che dopo venti anni in generale (e non ci sono i giovani nel conteggio generazionale e di comparto annuale della Covip!) nel rapporto tra fondi e Pil siamo faticosamente all’11% contro un modello OCSE superiore al 75%. Inutile allora sciacquarsi la bocca con proposte di utilizzo del Tfr che non serve neanche più a tutelare i pensionamenti, figuriamoci gli aumenti salariali. E poi ci sono i giovani che non si presentano neanche ai centri per l’impiego, che virtualmente dovrebbero lavorare in armonia e concretamente con le agenzie di somministrazione e dunque abbiamo ancora un timido accesso, presa in carica e dialogo concreto tra chi cerca lavoro e chi chiede figure professionali in aziende con rispettivo percorso di addestramento.
A livello territoriale, è fondamentale che si diano priorità alle reti di imprese perché sappiano usare gli incentivi, i programmi, i finanziamenti, le offerte di corsi professionali con formatori che sappiano fare il loro mestiere e non a enti di formazione decotti. Ai giovani diamo più possibilità e loro rispondono.
Alessandra Servidori

























