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Home - Approfondimenti - L'Editoriale - Distanti, forse non irrimediabilmente, ma convintamente: al sindacato non resta che ritrovarsi sulla strada della contrattazione

Distanti, forse non irrimediabilmente, ma convintamente: al sindacato non resta che ritrovarsi sulla strada della contrattazione

di Massimo Mascini
22 Luglio 2025
in L'Editoriale
Sindacato debole, sindacato disunito: dalle macerie del referendum le sfide per tornare a contare

La vera novità del XX congresso della Cisl è stata la posizione assunta dal segretario generale della Uil, Pier Paolo Bombardieri. Per il resto siamo rimasti nella norma, nelle posizioni già note degli altri protagonisti sindacali. Daniela Fumarola, la segretaria generale della Cisl, ha ribadito l’interesse, vivissimo, a un Patto per la responsabilità, un grande accordo riformista per la crescita e la coesione sociale. Nulla di nuovo se non per gli accenti appassionati che la leader sindacale ha usato. E Maurizio Landini, suo omologo della Cgil, ha ringraziato, ma ha declinato l’invito. Abbiamo già tanti patti, ha detto, cerchiamo magari di applicare quelli vecchi. Al più, possiamo fare accordi specifici su singoli argomenti, su crescita salariale, politica industriale, una nuova riforma fiscale. Anche qui, nulla di nuovo, sono sette anni, quanti ne sono passati dal Patto della fabbrica, che a Landini viene periodicamente rinnovato l’invito a rivedere quell’intesa, o ad applicarla, ma per lo più ha sempre fatto orecchio da mercante.

Diverso invece il pensiero di Bombardieri. Intervenendo dal palco della Cisl, ha chiesto innanzitutto rispetto reciproco, nella consapevolezza che la disintermediazione è sport praticato e diffuso. E si è detto disposto a lavorare assieme per arrivare ad atti concreti, non a vane parole. Un percorso, ha specificato, non facile, assai impervio, perché ci sono enormi macigni che occorre affrontare, non aggirare. Sanità, sicurezza, fisco, pensioni, welfare, assistenza, salari, e così via. I temi non mancano, ha osservato, affrontiamoli assieme, noi siamo pronti a discutere perché sappiamo che se troviamo una posizione comune, anche con gli imprenditori, i governi, di qualsiasi colore siano, non potranno che accettare le nostre proposte.

Una posizione di terzietà, diversa rispetto al recente passato, quello degli ultimi anni, che ha visto la Uil sempre molto vicina alla Cgil. Questo che significa, che si andrà a tappe ravvicinate verso un accordo bipartito e poi a una trattativa con il governo? È presto per dirlo, anche perché Confindustria non sembra avere alcuna intenzione di negoziare un altro accordo separato, e quindi il successo di una iniziativa del genere è legata alle decisioni della Cgil, al vertice della quale resta saldo in sella per i prossimi due anni Maurizio Landini. Ma con Confindustria sono in calendario già degli incontri, in questo stesso mese, e lo sviluppo del dialogo potrebbe prendere qualunque direzione.

C’è da dire che la Cisl ha spinto tutto l’acceleratore sulla prospettiva di un accordo. Nella sua relazione Daniela Fumarola ha tenuto ferme tutte le parole d’ordine della sua confederazione. E non poteva fare altrimenti. Partecipazione, contrattazione, autonomia, restano questi i valori da conservare gelosamente. Ma ci ha messo anche altro: il futuro, la voglia di affrontare i problemi di fondo, la caparbietà, la risolutezza. Non ha esitato a respingere il salario minimo legale, come la Cisl ha sempre fatto, e ha sostenuto le ragioni della contrattazione decentrata, facendo intravvedere anche un ruolo sussidiario della contrattazione territoriale rispetto a quella aziendale, ma ha aperto un piccolo spiraglio, o almeno cosi sembrerebbe, sul tema della rappresentanza.

Ugualmente, si è scagliata contro antagonismo, collateralismo, estremismo ideologico, che ha definito tare culturali, ma ha insistito sull’esigenza di aprire una nuova stagione di concertazione. Ha citato l’accordo del 1984 sulla scala mobile, che spaccò i sindacati, ma anche il grande accordo Ciampi del 1993, che li ricompose. Ha criticato i referendum della Cgil, forse per lei tappa ineludibile, ma ha chiesto con forza un patto riformista che superi le divisioni e le scorie del passato.

Non ha convinto Landini, che del resto non ha a sua volta convinto la platea, che almeno in tre occasioni lo ha fischiato, però senza grande cattiveria, un dissenso deciso, ma non strutturato. Posizioni distanti, forse non irrimediabilmente, ma convintamente. A questo punto al sindacato non resta che affrontare le diversità sul terreno che gli è proprio, quello della contrattazione. Anche qui le posizioni dissentono, ma è questo il vero campo di gara del sindacato, è nel confronto negoziale che emergono i valori. Non è un caso se, mentre le confederazioni litigano e si dividono, anche bruscamente, le categorie impegnate nel rinnovo dei loro contratti restino unite. I metalmeccanici per tutti. Ci sono state tante occasioni nel passato in cui le diverse organizzazioni hanno assunto atteggiamenti e partiti differenti, che hanno prodotto stagioni di accordi separati, proprio tra i metalmeccanici, ma oggi al tavolo con la Federmeccanica non c’è traccia di divisione. Ferdinando Uliano, il segretario generale della Fim, lo ha ribadito a Il diario del lavoro: andiamo avanti assieme, ha detto, nel nome dei lavoratori. Del resto, anche Landini, nel chiedere rispetto per i suoi referendum, ha ricordato a tutti che la parola finale la devono avere sempre i lavoratori. Che sanno essere anche molto saggi.

Massimo Mascini

Massimo Mascini

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Direttore responsabile de Il diario del lavoro

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