Il Consiglio europeo di Siviglia deve rappresentare l’occasione per trasformare gli obiettivi fissati a Lisbona due anni fa in una vera Maastricht del lavoro, con la stessa cogenza che ha condotto l’Europa sulla strada del risanamento dei bilanci pubblici. Con questo auspicio, Confindustria e Cbi, l’associazione degli imprenditori britannici, hanno presentato un documento congiunto per recuperare lo spirito che animò la firma del documento nella capitale portoghese. La lettera, che e’ stata consegnata a Silvio Berlusconi e Tony Blair, si fonda su tre parole d’ordine: flessibilizzazione, liberalizzazione e semplificazione. Le imprese chiedono a Bruxelles di fare un passo indietro. ‘Basta’ con regolamenti e direttive, che gia’ riempiono volumi per 80 mila pagine, osserva il vicepresidente della Confindustria Gian Marco Moratti. Quello che serve, aggiunge D’Amato, e’ ‘una politica a favore dello sviluppo.
Dobbiamo ringiovanire l’Europa. E la vecchia impostazione, fondata sugli interventi dall’alto verso il basso, non e’ coerente con Lisbona e i suoi obiettivi’. E se anche gli inglesi, che godono di una delle economie piu’ avanzate e flessibili del vecchio continente, puntano a un miglioramento della propria competitività, rileva il numero uno di viale dell’Astronomia, ‘a maggior ragione questo problema dovremmo porcelo in Italia, dove si regirano rigidità tra le maggiori d’Europa’. Perchè se Lisbona deve diventare ‘un imperativo categorico’, e’ anche vero che poi ‘ogni Paese deve fare i propri compiti a casa’.
Secondo il presidente degli industriali italiani, Antonio D’Amato, ‘va immediatamente colmato il ritardo accumulato’. Ma soprattutto ‘deve essere superata la logica che in materia di politiche del lavoro possa esistere uno standard uguale, valido per tutti i Paesi dell’Unione’. Ogni nazione ha invece bisogno di ‘riforme su misura’ e gli strumenti devono essere introdotti dalle parti sociali, senza interventi dall’alto della Commissione. Serve insomma ‘un significativo cambiamento di rotta’.
Molto duro il giudizio su Bruxelles del responsabile per gli affari europei della Cbi, Andrew Moore. ‘La Commissione – afferma – sembra interessata piu’ a proteggere quanti hanno gia’ un lavoro, piuttosto che chi ne e’ senza. Ma ciò rischia solo di produrre minore occupazione e di minare il tessuto sociale.
Per questo il mondo delle imprese sta perdendo fiducia nella Commissione, che non sta facendo quanto dovrebbe fare per raggiungere gli obiettivi di Lisbona’.
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