Dal responso delle urne, a causa della pessima legge elettorale chiamata “porcellum” dal suo estensore, risulta evidente che la coalizione di centro-sinistra, pur avendo vinto, sia pur di poco, le elezioni, ha la maggioranza alla Camera ma non al Senato. Questa “sconfitta politica” del centro-sinistra ha indirettamente offuscato le più grandi perdite di Lega e PDL (niente affatto vincitori, perché abbandonati dalla metà del proprio elettorato), che però si sono aggiudicati le regioni chiave per differenza.
Se è vero (come emerge da una prima, seppur sommaria analisi) che ben il 5% del popolo del PD è emigrato verso il M5S di Grillo, questa è solo protesta? Indignazione morale? Basta con l’austerità? Oppure, anche ribellione ai sacrifici a senso unico? Un insopportabile impoverimento? Una sopravvivenza non più sostenibile? Una rottura sociale? Dario Fo; Celentano; la manifestazione a S.Giovanni (piazza storica della sinistra); oppure, ci sono motivazioni più profonde?
Ritengo che il punto politico risieda nel fatto che il PD non ha dato la sensazione di una politica discontinua dall’austerità, non è stato percepito come un’alternativa; più un deficit di credibilità, che la mancanza di un programma; non ha fornito una decisa visione di un possibile futuro migliore, soprattutto al suo popolo impoverito: dai piccoli imprenditori e artigiani, dai lavoratori e pensionati, ai precari, disoccupati ed espulsi dal ciclo produttivo. In più non si è fatto paladino in modo risoluto ed energico (come avrebbe dovuto, anche per attaccare la mala politica di PDL-Lega, vedi Lombardia, Lazio, etc.) di una profonda riforma moralizzatrice della politica (nonostante lo slogan moralità e lavoro).
Non è la prima volta che, quando il centro-sinistra pensa di aver vinto, perde sempre. C’è da augurarsi che questa ulteriore “sberla” serva, affinchè la sinistra faccia finalmente la sinistra (non rivoluzionaria – basterebbe proporre con forza e decisione, il modello vincente di socialdemocrazia nordica).
Dopo il voto, le prime dichiarazioni di tanti, insistono sulla “responsabilità verso il Paese”.
Paese quale? Paese di chi? Il Paese di quel 10% che detiene il 50% della ricchezza nazionale? Il Paese di chi è stato esentato dai sacrifici dell’ultimo anno? Il Paese di chi evade, truffa e non paga mai dazio? Il paese della corruzione e delle rendite? Il Paese degli egoismi, delle corporazioni, delle clientele, del familismo?
La sola responsabilità è verso quella parte d’Italia che sta “SOTTO”, e da sola, ha subìto i sacrifici di un anno di Monti, per rimediare ai disastri di un decennio sconsiderato, governato per 8 anni su 10 da Pdl-Lega. Perché, anche se si dice che non esiste più destra e sinistra, ritengo che continua ad esistere un “sopra” ed un “sotto”. Basta con l’inganno della responsabilità del Paese (cos’ì com’è), in nome della quale i sacrifici sono pagati, solo e sempre, da chi sta sotto e che frega sempre il centro-sinistra.
L’unica responsabilità è quella “SOCIALE”, verso il ceto medio produttivo impoverito (piccoli imprenditori, artigiani, etc.), verso lavoratori, pensionati, precari, disoccupati ed espulsi dal ciclo produttivo, verso i nuovi disagi e le nuove povertà, etc.
Quindi, in nessun caso, mai più ed ancora mai, nessun “governissimo”, o “governo di salvezza nazionale”, “grande coalizione”, in alleanza con chi è stato il responsabile principe del disastri, che da noi imperversa da un ventennio, ormai impresentabile in Europa e nel mondo. La ripetizione di tale eventualità, sarebbe la pietra TOMBALE definitiva, non solo per il PD e il centro-sinistra, ma per qualsiasi prospettiva futura dei progressisti. Tutti quelli che si affannano a dire che sarà impossibile qualsiasi intesa tra Centro-sinistra e M5S, in realtà, tifano e lavorano per farla saltare, affinchè la sola soluzione possibile (per il bene del Paese – ma sempre quello dei pochi, mai quello degli impoveriti) sia l’abbraccio mortale con Pdl-Lega; così il PD si suiciderebbe, autocondannandosi alla forse definitiva insussistenza politica, perché sbagliare 1 volta si può, una seconda pure, una terza proprio NO, in quanto “errare è umano, perseverare è diabolico”; in tal caso, veramente Grillo spazzerebbe via tutti.
Piuttosto, penso che l’unica possibilità, oggi esistente (in alternativa al ritornare al voto subito), consista nell’OFFERTA, DA PARTE DEL CENTRO-SINISTRA AL M5S, DI UN “GOVERNO DI PROGRAMMA” COMPOSTO DA TEMI COINCIDENTI CON IL PROGRAMMA DEL M5S, tra cui:
- la riforma della legge elettorale,
- provvedimenti urgenti contro la corruzione (compreso il falso in bilancio ed il conflitto di interessi),
- norme stringenti anti-evasione e destinazione dei proventi per abbassare le tasse su lavoro e pensioni,
- il riequilibrio nel mercato del lavoro (tra cui la drastica riduzione del numero dei contratti “atipici” e che il lavoro stabile costi di più del lavoro precario), nonché incentivare il part-time volontario (sull’esempio olandese),
- dare ossigeno sia alle imprese strozzate dai mancati pagamenti della Pubblica Amministrazione e dalla mancanza di credito, sia ai bassi redditi che non riescono ad arrivare a fine mese, per rivitalizzare la domanda interna;
più altri temi compatibili e concordati; con una durata stabilita dall’attuazione del programma condiviso.
A quel punto, spetterà a Grillo ed al M5S decidere: se accettare (sull’esempio siciliano definito “meraviglioso” dallo stesso Grillo), oppure rifiutare l’offerta, di poter attuare buona parte dei punti presenti nello stesso programma M5S, per sfasciare tutto, cinicamente e senza scrupoli, per ritornare al voto con l’obiettivo, non dichiarato, di ottenere un risultato ancora migliore, buttando spregiudicatamente alle ortiche il “dare voce ai cittadini”, il “risolvere i problemi di chi non ce la fa più”, “il nostro programma è il vero cambiamento”, etc., che sono il filo conduttore del M5S e della campagna elettorale appena conclusa.
La reazione della rete in queste ore, da parte del popolo grillino, contro l’eventualità del rifiuto di un accordo ed a favore dell’intesa programmatica con il centro-sinistra, lascia ben sperare.
di Flavio Pellis




























