Lavazza, Sorgenia e Granarolo. Sono italiane le tre aziende sul podio della Italy’s Best Employers 2026, la classifica realizzata da Statista tramite un sondaggio anonimo veicolato dal sito del Corriere della Sera – cui hanno risposto oltre 300mila lettori/dipendenti – con l’obiettivo di premiare il posto migliore in cui lavorare nel nostro Paese. I quesiti hanno valutato molteplici aspetti, come il clima in ufficio, nei laboratori o negli stabilimenti, le dotazioni a disposizione dei lavoratori, ma anche carichi di lavoro, rapporto con i superiori e le retribuzioni. Un focus particolare è stato dedicato al lavoro femminile, soprattutto per quanto riguarda il gender gap nelle sue varie declinazioni.
I risultati, dunque, premiano le aziende italiane – nella top ten figurano anche Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, EssilorLuxottica, Bialetti e Fratelli Carli – mentre a essere penalizzati sono i grandi gruppi come Google, Apple o Cisco che avevano dominato le precedenti edizioni della classifica. Delle 450 imprese coinvolte, i settori più rappresentati sono le vendite al dettaglio e ingrosso (8%), alimentari e bevande (7,5%), educazione e ricerca (7,3%).
L’aggiornamento della classifica, ha spiegato Statista, “ha portato a variazioni nel ranking rispetto alle edizioni precedenti ma, trattandosi di un ampliamento di criteri già esistenti, non è una penalizzazione: piuttosto un punteggio più ricco”. Ma dimostra anche che la brand reputation ha basi anche nella cura del benessere della popolazione dipendente, non solo nelle dimensioni o nelle retribuzioni. Come spiega Joelle Gallesi, managing director di Hunters Group, società di ricerca a selezione di personale qualificato, “disingaggio, progetto e formazione” sono i tre requisiti perché un’azienda faccia bene con i propri dipendenti, soprattutto i più giovani, a cui “garantire una evoluzione continua, anche a livelli medio alti, su competenze e abilità analitiche”. Non un re-skilling, dunque, una “un autentico up-skilling che consenta un salto di qualità”, che non passa attraverso il decoro degli ambienti.
“Siamo dentro una duplice tendenza”, aggiunge Alessandro Rosati, ceo di agap2. “Mentre cresce una domanda di flessibilità, autonomia e fiducia dai lavoratori, ci sono aziende che esercitano tensione sui controlli e burocrazia”. Importante, da parte delle aziende, è fornire ai propri dipendenti chiarezza sugli obiettivi, maggiore partecipazione a progetti allineati ai valori personali e momenti di ascolto.