Un aggiramento dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, con licenziamenti “facilitati” e tutele solo per il mondo imprenditoriale. Questo il parere di molti esperti del mondo del lavoro sulla normativa relativa ai processi del lavoro in discussione in in Parlamento. L’iter dei provvedimenti non è ancora concluso, ma giuslavoristi e magistrati esprimono preoccupazione per lo scenario che potrebbe aprirsi. A loro avviso l’allargamento dell’uso dell’arbitrato comporterebbe un affievolimento dei diritti dei lavoratori. Infatti secondo la norma contenuta nel ddl lavoro le controversie tra il datore di lavoro e il dipendente potranno essere anche risolte da un arbitro anziché da un giudice. Un superamento dell’articolo 18 quindi, perché di fronte a un licenziamento l’arbitro deciderà secondo equità e non secondo diritto. Già nel contratto di assunzione infatti, anche in deroga ai contratti collettivi, potrebbe essere stabilito che in caso di contrasto le parti si affideranno a un arbitro, ipotesi che il lavoratore potrebbe trovarsi costretto ad accettare in un momento di debolezza negoziale, quale è quella dell’assunzione.
I sindacati guardano con scetticismo al disegno di legge.
Il più critico è Epifani, segretario generale della Cgil, che ritiene “questo ddl una vera e propria controriforma delle basi del diritto del lavoro italiano”. A suo avviso il ddl “porta sostanzialmente a una forma di arbitrato obbligatorio che farebbe saltare le forme tradizionali delle tutele contrattuali e delle libertà dei lavoratori di poter ricorrere a queste scelte. “In questo modo, osserva, naturalmente si rende il lavoratore più debole. Se lo si fa addirittura nel momento del suo ingresso nel lavoro lo si segna per tutta la vita. Per questo siamo contro questo principio e speriamo che non venga approvato. In ogni caso, conclude Epifani, faremo ricorso se ci sono le condizioni di legittimità costituzionale.
Per il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, “l’unica cosa da fare è che queste materie siano affidate alle parti sociali” e che “la politica regoli se stessa che è già abbastanza sregolata”.
Anche per il segretario della Uil, Luigi Angeletti, è importante, così come per gli altri temi del mercato del lavoro, confrontarsi e discuterne con il sindacato e le associazioni imprenditoriali, “che sanno trovare soluzioni più efficaci del Parlamento”. “Negli anni scorsi – continua – c’era l’intenzione di abrogare l’articolo 18, ora c’è quella di trasformare il reintegro in rimborso o in una penale ai lavoratori, quindi la questione è diversa”, ha aggiunto Angeletti, precisando che “nel caso di danni seri non staremmo con le mani in mano”.
Arriva immediatamente la risposta dalle istituzioni. Secondo il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, “la polemica dei soliti noti su un testo di legge sul lavoro è l’ennesima prova della malafede di chi vuole sempre accendere la tensione sociale”. “Il lavoratore, spiega il ministro, avrà la possibilità in più di ricorrere all’arbitrato e tutto sarà regolato dai contratti collettivi”.
Francesca Romana Nesci