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Home - Dal mondo - Inattiva - Economia mondiale, cauto ottimismo

Economia mondiale, cauto ottimismo

7 Gennaio 2002
in Dal mondo - Inattiva

L’economia mondiale, ed in particolare quella di Stati Uniti ed Eurolandia, sembra iniziare a vedere nuovamente la luce in fondo al tunnel. Sia pur consci delle incertezze che tuttora aleggiano e senza nascondersi le grandi difficoltà che l’Argentina dovrà ancora affrontare, i banchieri centrali del G-10 mandano da Basilea un segnale di “cauto ottimismo”. I dati economici che arrivano soprattutto dalle due grandi economie di Usa e Zona Euro iniziano infatti a non essere più solo negativi e suggeriscono che il fondo è stato toccato e la ripresa arriverà nel corso dell’anno.
Ad illustrare il giro d’orizzonte fatto dai governatori nel consueto appuntamento alla Banca dei Regolamenti Internazionali – la prima del 2002, alla quale ha preso parte anche il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale Horst Koheler – è stato oggi il numero uno della Banca d’Inghilterra e portavoce del G-10, Eddie George secondo il quale il senso della discussione è stato “cautamente ottimista”.
Nell’analisti della congiuntura internazionale, ha spiegato George, sono sembrati “tutti molto coscienti del fatto che nel breve periodo l’economia resterà relativamente debole, ma rispetto a novembre scorso iniziano ad emergere alcuni segnali di ripresa in Usa e Eurolandia e in alcuni paesi emergenti”.
“La situazione – ha sottolineato – è migliorata nel senso che due mesi fa i dati che avevamo erano generalmente negativi, mentre quelli che ci arrivano ora sono complessivamente più variegati”. A suo parere, questa situazione “non era inaspettata, perchè due mesi fa eravamo ancora nell’ombra dell’11 settembre e la visione generale allora era che gli attentati avevano reso il rallentamento più pronunciato e più lungo e che avremmo toccato il fondo tra la fine dello scorso anno e la prima metà di quest’anno con una crescita piatta o negativa”. Proprio questo, secondo George, è quello che stiamo vedendo. “I dati recenti più variegati che mostrano tra l’altro un miglioramento del clima di fiducia e un progresso degli aggiustamenti di Borsa – ha aggiunto George – penso che tutto questo suggerisca che siamo su quella strada: ora siamo intorno al fondo e mano a mano che avanziamo nel prossimo anno ci auguriamo di vedere la ripresa”.
Per quanto la situazione attuale sia generalmente ancora “caratterizzata da incertezza e rischi”, il panorama Usa è “modestamente incoraggiante” e le stime di consenso vedono una “ripresa intorno al 3% nell’ultima parte del 2002”. Simile anche il consenso degli economisti sulle prospettive di Eurolandia, “il cui andamento decisamente piatto – ha detto – potrà continuare all’inizio di quest’anno per poi arrivare ad una crescita del 2-2,25% nel quarto trimestre”.
“Grande eccezione” è costituita invece dal Giappone, paese nel quale, secondo i banchieri del G-10, “continua la stagnazione”. Il paese, ha precisato George, dovrà spingere sull’acceleratore delle riforme e provvedere a rafforzare il sistema finanziario. Mosse che, se anche potranno avere un impatto negativo sull’economia quest’anno, è la strada dolorosa che dovranno comunque compiere “per rimettere l’economia in condizione di riavviare una crescita sostenuta dal 2003”.
Giappone a parte, in Asia ci sono “alcuni punti luminosi” e tra questi in particolare la Cina, dove per quest’anno è confermata una crescita al 7% come nel 2001.
Innegabilmente critica la situazione Argentina, anche se “non ci sono segnali di contagio per gli altri paesi del Sudamerica”. George ha osservato che le risposte del nuovo Governo Duhalde stanno venendo alla luce, ma è ancora troppo presto per valutarne l’impatto. “Nell’immediato futuro – ha detto – ci sarà un periodo molto difficile, ma c’è la prospettiva che l’economia si stabilizzi e la crescita possa riprendere, condizione indispensabile perchè la situazione si normalizzi nel tempo”. In ogni caso però, “non sarà un aggiustamento rapido”. Ma comunque, i governatori hanno convenuto che l’approccio di supporto adottato finora dal Fmi “non è più sostenibile”.

redazione

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