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Home - In evidenza - Economia, Ocse conferma le stime di crescita dell’Italia: nel 2024 Pil +0,7%, debito-Pil invariato al 141,4%

Economia, Ocse conferma le stime di crescita dell’Italia: nel 2024 Pil +0,7%, debito-Pil invariato al 141,4%

22 Gennaio 2024
in In evidenza, Notizie del giorno
Italia, Ocse: nel 2020 Pil a +0,6%, ma la disoccupazione salirà al 12,3%

L’Ocse ha confermato le previsioni di crescita economica per l’Italia. In una tabella contenuta oggi nel rapporto sulla Penisola, l`ente parigino riprende le stime che erano state diffuse lo scorso 29 novembre, in occasione dell`aggiornamento del suo Economic Outlook: il Pil dovrebbe segnare una crescita dello 0,7% quest`anno, analoga a quella del 2023, e una lieve accelerazione al più 1,2% nel 2025.

Il tasso di disoccupazione salirebbe quest`anno al 7,8%, due decimali in più del 2023, ma poi si riporterebbe al 7,6% nel 2025. Sempre secondo l’Ocse l’inflazione di fondo, ossia la crescita dei prezzi al netto di energia e alimentari, si smorzerebbe al 3,1% quest’anno, dal 4,5% del 2023, e al 2,55 nel 2025.

Infine, l’incidenza del debito pubblico lordo sul Pil resterebbe immutata al 141,4% quest’anno, per poi limarsi al 140,5% nel 2025.

Tra le raccomandazioni, l’Ocse segnala all’Italia di intervenire per “consolidare le finanze pubbliche”, tenuto conto dell’elevato livello del debito e della la sua traiettoria, “che in assenza di cambiamenti nelle politiche prevede un incremento”. Il debito pubblico, quale percentuale del Pil, è tra i più elevati dell’area, pertanto “viste le forti pressioni sul bilancio all’orizzonte, occorrono riforme fiscali e della spesa per contribuire a portare il debito su un percorso più prudente”. In assenza di variazioni delle politiche, il rapporto debito pubblico/Pil andrà ad aumentare. “Tra il 2023 e il 2040, la spesa pubblica per i costi connessi all’invecchiamento della popolazione e al servizio del debito dovrebbe aumentare di circa il 4,5 % del Pil. È probabile che l’accelerazione della transizione climatica e l’adattamento ai cambiamenti climatici – si legge – generino ulteriori pressioni sulla spesa”.

“Per riportare il rapporto debito/Pil su un percorso più prudente, sostenere i costi futuri e rispettare le regole fiscali europee, sarà necessario un duraturo aggiustamento di bilancio. È necessario risparmiare sulla spesa pubblica – afferma l’Ocse -. Le prossime revisioni della spesa, che attualmente mirano a realizzare risparmi di bilancio annuali pari a circa lo 0,2 % del Pil, dovranno divenire più ambiziose”.

In questo senso, in Italia alcuni aspetti dell’attuale meccanismo di riforma fiscale dovrebbero contribuire “a far fronte alle pressioni di bilancio”, per cui occorrerebbe tuttavia “proseguire con gli sforzi volti a contrastare l’evasione fiscale, anche continuando a promuovere i pagamenti digitali e invertendo l’aumento del massimale sulle transazioni in contanti”.

“Vi è inoltre margine per ridurre l’erosione della base imponibile dell’imposta sul reddito, anche – aggiunge l’ente parigino – riducendo le spese fiscali e limitando la proliferazione di regimi speciali di imposte forfettarie”.

In Italia “la riforma della tassazione del governo è basata su una legge delega che dovrà essere seguita da decreti attuativi”, osserva un’economista dell’Ocse interpellata sul tema.
“Riteniamo che alcuni dei principi delineati, specialmente la riduzione della spesa e l`ulteriore digitalizzazione, per ridurre l’evasione fiscale, aiuteranno a consolidare le finanze pubbliche. Ma sul quanto – avverte – dipenderà dalla attuazione dei decreti”.

Le pensioni sono tra le voci che più incidono sulla spesa pubblica complessiva, per cui secondo l’Ocse “bisogna intervenire per mettere la traiettoria del debito/Pil su un percorso più prudente eliminando gradualmente i regimi di pensionamento anticipato”. Inoltre, sempre nel breve termine, “sarebbe opportuno mantenere la parziale deindicizzazione delle pensioni elevate, per poi sostituirla nel medio termine con un’imposta sulle pensioni elevate che non siano correlate ai contributi pensionistici versati. Il contributo di solidarietà potrebbe essere mantenuto finché il reddito relativo dei pensionati sarà allineato alla media dell’Ocse”.

Ma non solo. Anche “lo spostamento dell’imposizione dal lavoro alle successioni e ai beni immobili renderebbe il mix fiscale più favorevole alla crescita, consentendo al contempo di incrementare le entrate”. Un tema, questo, che l’ente parigino sostiene da molti anni. “Sarebbe altresì necessario – aggiunge l’Ocse – aggiornare i parametri per il calcolo della base imponibile dell’imposta sugli immobili, tenendo conto dei relativi effetti distributivi”.

Sul fronte lavoro le cose non vanno meglio, soprattutto per quanto riguarda le sfide legate alla bassa crescita della produttività, alla scarsa partecipazione al mercato del lavoro, in particolare delle donne, e alla povertà relativamente elevata. “Sarà necessario un pacchetto completo di riforme per passare a una crescita guidata dall’innovazione e rafforzare, al contempo, l’inclusività”, raccomanda l’Ocse. “La partecipazione dei giovani e delle donne al mercato del lavoro è tra le più basse della zona dell’Ocse – si legge nell’Outlook-. Le prospettive dei giovani sul mercato del lavoro potrebbero essere migliorate potenziando gli Istituti Tecnologici Superiori (Its Academy), mentre la partecipazione delle donne al mercato del lavoro potrebbe essere rafforzata ampliando in misura considerevole la copertura dei servizi per la cura della prima infanzia, nonché aumentando ulteriormente gli incentivi per il congedo di paternità”.

Altro tema caldo riguarda gli incentivi al lavoro per i beneficiari delle prestazioni che hanno sostituito il Reddito di cittadinanza, che “potrebbero essere migliorati rendendo più graduale la revoca del sussidio in caso di assunzione”. L’ente parigino ricorda che il governo ha revocato il Reddito di Cittadinanza e ha introdotto un nuovo regime di assistenza sociale (Adi) e un programma di sostegno all’occupazione (Sfl). “L’ampliamento, a un tasso ridotto, della copertura dell’assegno di inclusione (Adi) alle persone con prospettive molto deboli sul mercato del lavoro – si legge – garantirebbe che i limitati fondi disponibili per la formazione siano mirati alle persone impiegabili, garantendo allo stesso tempo che i più vulnerabili rimangano coperti dalla rete di sicurezza sociale”.

“Il potenziamento del sistema di formazione – aggiunge l’Ocse – contribuirebbe ad agevolare l’accesso delle persone vulnerabili al mercato del lavoro. La mancanza di competenze rappresenta un notevole ostacolo all’occupazione. Il Pnrr prevede finanziamenti per un nuovo programma di apprendimento permanente, che dovrebbe essere integrato da un rigoroso controllo di qualità sugli erogatori della formazione. A tal fine – si legge – sarebbe opportuno introdurre un sistema di certificazione a livello nazionale per gli erogatori di formazione e ampliare i programmi esistenti che subordinano il pagamento degli erogatori della formazione alla condizione che i beneficiari trovino stabilmente un’occupazione”.

In Italia, prosegue il rapporto, “occorre eliminare le restanti barriere normative alla concorrenza, in particolare nel settore dei servizi professionali”. L’ente parigino, poi, mette nel mirino il sistema dell’equo compenso. “Le regole di ‘equo compenso’ per i servizi professionali rischiano di essere percepite come tariffe minime, riducendo in tal modo l’ingresso nel mercato e la concorrenza sui prezzi. Sarebbe pertanto opportuno ridurne l’ambito di applicazione”. Inoltre, “la riforma della concorrenza varata nel 2022 dovrebbe essere pienamente attuata, anche prevedendo concessioni per gli appalti pubblici alla loro scadenza”, aggiunge l’Ocse.

Quanto a giustizia e Pubblica Amministrazione, le riforme in corso nel settore “saranno fondamentali per aumentare gli investimenti e la produttività”, sottolineando quanto “la lunga durata dei processi e l’eccessiva burocrazia hanno frenato gli investimenti pubblici e privati”. Pertanto, “è opportuno portare a compimento le recenti riforme volte a semplificare le procedure giuridiche e amministrative, ad aumentare le capacità e a rafforzare gli incentivi correlati alla performance dei giudici e dei dipendenti pubblici – dice l’ente parigino -. Il rafforzamento della mobilità di questi ultimi ridurrebbe il radicamento in posizioni caratterizzate da un’eccessiva discrezionalità sulle procedure amministrative e, di conseguenza, il rischio di corruzione”.

e.m.

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