• Today is: giovedì, Giugno 1, 2023

Ilva, Corte d’assise: 22 anni a Fabio e 20 a Nicola Riva. Confiscati gli impianti

redazione
Maggio31/ 2021

La Corte d’assise di Taranto a conclusione del processo “Ambiente svenduto” ha condannato gli ex proprietari e gestori dell’Ilva: ventidue anni sono stati inflitti a Fabio Riva e 20 a Nicola Riva. I giudici hanno anche disposto la confisca degli impianti dell’area a caldo dell’ex Ilva di Taranto.

Fra i 47 imputati del processo figurava anche l`ex governatore della Puglia, Nicola Vendola accusato di concussione aggravata, che è stato condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione. Tre anni sono stati inflitti all’ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, accusato di tentata concussione. Pene pesanti, per il disastro ambientale, sono state inflitte anche all’ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva, Girolamo Archinà, 21 anni e 6 mesi, e all’ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso, a cui sono stati inflitti 21 anni.
Il processo è iniziato nel 2014 dopo un’incidente probatorio. La sentenza è arrivata dopo 11 giorni di camera di consiglio.

“La sentenza – dichiara il leader della Fim-Cisl, Roberto Benaglia – individua precise responsabilità legate al disastro ambientale e alla dolosa mancanza di tutele sanitarie per i cittadini e per chi ha lavorato nel polo siderurgico della città. Si tratta di una pagina negativa del modo di fare industria che ha contrastato non solo con il bene comune e gli interessi della collettività, ma addirittura con il rispetto delle norme sanitarie e di legge”.

“Crediamo come sindacato che a maggior ragione oggi serva ricostruire nella trasparenza un patto nuovo tra azienda, lavoro e città, che abbia la priorità di rendere completamente sostenibili sul piano ambientale e sanitario le produzioni e finalizzi a tale obiettivo ogni investimento pubblico e privato. – aggiunge – a tal fine vediamo con forte preoccupazione la confisca degli impianti disposta dalla magistratura. Le colpe del passato non devono ricadere sul futuro di Acciaierie d’Italia e del lavoro del polo siderurgico. Lanciamo un ulteriore forte allarme: tenere tante spade di Damocle sulla testa del polo siderurgico non aiuta a risolvere i nodi critici da cui passa la necessità di produrre acciaio verde nel prossimo futuro, non ci arrendiamo al fatto che lavoro e ambiente possono coesistere e avere un futuro anche a Taranto”.

“Questa sentenza con pesanti condanne penali deve rappresentare la fine di un`epoca, fatta di inquinamento, di conflitto tra salute e lavoro, tra cittadini e lavoratori”. Lo dichiara Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, secondo cui “deve essere quindi l`inizio di una nuova fase con una forte accelerazione della transizione ecologica e una produzione ecosostenibile che riporti un equilibrio tra fabbrica e città. Oggi è stato stabilito, ancora una volta, che uno stabilimento così grande e importante per l`intero Paese non può essere lasciato in mani private senza alcun controllo da parte dello Stato che, al contrario, deve garantire contemporaneamente il rispetto della salute e il lavoro”.

Palombella sottolinea che “dopo questa sentenza lo Stato è di fronte a un`unica strada: investimenti corposi, anche grazie ai fondi europei, per anticipare i tempi della transizione ecologica del più grande sito siderurgico europeo, verso una produzione ecosostenibile, abbattendo le emissioni delle fonti inquinanti, salvaguardando l`ambiente, l`occupazione e un asset strategico per il nostro Paese. Non è più rimandabile – aggiunge – un intervento diretto dello Stato nel controllo della maggioranza di Acciaierie d`Italia. Per questo chiediamo al Governo di indicare una direzione chiara, di dirci come immagina il futuro del sito e della città di Taranto, quali progetti concreti vuole mettere in campo e con quali tempistiche. Da Taranto dipende anche il futuro di tutti gli altri stabilimenti del gruppo”.

Dopo nove anni dal sequestro degli impianti “è arrivato il momento delle scelte definitive da parte dello Stato – conclude – non è più il tempo di rimandare decisioni che da troppi anni i lavoratori e i cittadini di Taranto attendono”.

E.G.

redazione